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Autore: Hiroyuki    21/07/2015    1 recensioni
L'avatar Korra si è battuta per anni per portare l'equilibrio nel mondo, compiendo grandi imprese di mirabile importanza. Ma anch'ella, alla fine, ha raggiunto il termine del suo cammino, riunendosi con gli spiriti.
Il ciclo dell'avatar, però, non si interrompe ed una nuova incarnazione fa la sua comparsa, per raccogliere la pesante eredità dei suoi predecessori: nato nella nuova Federazione Unita della Terra, creata dopo la guerra con Kuvira, l'avatar Kin si appresta a terminare l'addestramento e cominciare il proprio cammino.
Ma anche l'avatar può cadere, anche l'avatar può essere preda del proprio egoismo... e allora, cosa succede quando colui che dovrebbe portare equilibrio nel mondo, diffonde, invece, il caos?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin, Jinora, Korra, Meelo, Nuovo personaggio, Raava
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Libro 1: Entropia
Capitolo due


La notizia del viaggio dellavatar per il soggiorno nel Regno degli Spiriti aveva avuto una certa rilevanza e così, il giorno stabilito per la partenza, nella piazza costruita attorno al portare di Republic City, si era radunata una discreta folla per osservare il giovane avatar, che ancora non aveva fatto molto per farsi conoscere, iniziare la sua avventura.

Kin era in piedi, un giovane di circa un metro e ottanta, vestito con una divisa verde a maniche corte, con i simboli classici della Federazione Unita della Terra, i capelli neri e un po mossi erano sciolti e ricadevano sulle spalle, mentre gli occhi verdi scrutavano con attenzione il fascio di luce che, a partire dal centro della piazza, si stagliava in cielo.

«Dunque è quello che devo attraversare?» chiese Kin ai due anziani maestri che non lo avevano lasciato solo fino allultimo.

«Esatto!» esclamò il maestro Meelo. «Una volta che avrai attraversato il portale ti ritroverai nel Regno degli Spiriti. Mi raccomando, fai attenzione, non ti avventurare in sentieri pericolosi e ricordati che non tutti gli spiriti sono amichevoli. Quindi se avessi qualsiasi problema, torna immediatamente qui».

«In ogni caso, alcune guardie del Loto Bianco, resteranno qui a presidiare il portale, nel caso avessi bisogno di aiuto» Completò la spiegazione il maestro Rohan. «E comunque non ci andrai di certo da solo». Aggiunse solo in un secondo momento mentre un sorrisetto beffardo compariva sul volto del nomade dell'aria.

Tutto d'un tratto l'entusiasmo del giovane avatar si tramutò in disperazione. Era logico che i due avessero qualcosa in mente e subito la sua mente prese a volare su quale fosse il baby sitter che gli avrebbero messo accanto. Forse una guardia del Loto Bianco, forse un maestro dell'aria... magari proprio uno dei due sarebbe stato l'inaspettato accompagnatore. Invece la realtà si rivelò ancora peggiore della fantasia.

«Ehi, Kin, non vedevo l'ora di partire con te per questa missione. Quando me l'hanno detto non riuscivo a crederci che proprio io e te saremmo andati nel Regno degli Spiriti insieme».

Un ragazzo all'incirca dell'età di Kin si fece avanti tra la folla. Anch'egli indossava una tunica della Federazione della Terra, sprovvista di maniche, molto simile a quella indossata dall'avatar. Era un ragazzo piuttosto robusto, forse con qualche chilo di troppo, con i capelli corti ricci, di colore castano chiaro. Gli occhi erano grigi ed era di una decina di centimetri più basso dell'avatar.

«Yo... Yoshi? Non ci posso credere, hanno chiesto a te di accompagnarmi?» chiese l'avatar con un'espressione di incredulità e sgomento.

«Non è fantastico?» replicò Yoshi, mostrando un sorriso da cui trapelava tutta la sua gioia.

«No, per niente» avrebbe voluto rispondere Kin, ma, per gentilezza, si limitò ad un forzato sorriso che appariva più come un ghigno. In effetti non aveva nulla contro Yoshi, si conoscevano da una vita, era un buon dominatore della terra e di grande inventiva, nonché nipote di Bolin ed Opal, da parte di madre, e di Varrick e Zhu Li, da parte di padre, tutti amici dell'avatar Korra.

Eppure qualcosa del suo carattere non gli era mai andato a genio: troppo burlone, troppo ingenuo, troppo allegro e spensierato, in ogni occasione. Un atteggiamento decisamente opposto a quello che gli avevano sempre insegnato dovesse essere il suo, più serio ed equilibrato.

«Allora, cosa state aspettando?» la voce del maestro Meelo risuonò come una sveglia nella mente di Kin, riportandolo alla realtà. «Volete partire adesso o dobbiamo aspettare che faccia notte?».

I due ragazzi annuirono quasi all'unisono, sebbene con espressioni completamente all'opposto quindi, lentamente, si avvicinarono al fascio di luce, leggermente intimoriti. Quando arrivarono a pochi centimetri da esso si fermarono, scambiandosi un'ultima occhiata, quindi mossero un passo avanti ed entrarono.

Immediatamente, le abitazioni e le strade di Republic City sparirono, per lasciar posto ad un ampio giardino, pieno di fiori viola, mentre numerose creaturine dalle forme più strane, fecero la loro comparsa intorno ai due dominatori.

«Fantastico, è questo il Regno degli Spiriti? È ancora più spettacolare di come lo avevo immaginato» esclamò entusiasta Yoshi.

«Già, ma non possiamo distrarci, credo che laggiù ci sia un fiume, potrebbe essere un buon posto per accamparci» rispose molto più pragmaticamente l'avatar.

Yoshi sollevò appena le spalle, per poi incamminarsi nella direzione presa dall'amico, ma continuando ad essere interessato molto di più agli innumerevoli spiriti, dalle forme più disparate, che popolavano quel mondo.

«Non ti sembra incredibile? Ognuna di queste creature è uno spirito, ognuna di esse....»

«Sì, sono gli spiriti, chi altri pensavi che avremmo incontrato nel Regno degli Spiriti?» lo interruppe bruscamente Kin.

«Be', tu sei qui per entrare in contatto con loro, ma se non li guardi nemmeno come fai?» Yoshi non voleva rinunciare al proprio ruolo di “aiutante” dell'avatar e si posizionò dietro di lui, mettendogli l'indice ed il medio sulle tempie, cominciando a massaggiargliele. «Avanti, concentrati e fai tutte quelle tue cose da avatar» lo incalzò.

Kin strinse i denti per poi esplodere con tutta la sua frustrazione. «Oh, senti, smettila con le tue buffonate, non ci sono riusciti i maestri dell'aria a farmi entrare in contatto con gli spiriti, non ci riuscirai certo tu con i tuoi massaggi» esclamò a gran voce.

Yoshi si ritirò subito indietro, colpito e sorpreso dalla veemenza con cui gli era stato risposto. «Ok» si limitò a bofonchiare, per poi continuare a camminare dietro all'avatar, comunque sempre interessato ad osservare gli spiriti che, tra l'altro, prese a disegnare sul taccuino che portava sempre con sé, nel caso gli fosse venuta qualche idea da annotarsi.

Dopo circa un'ora di cammino, esattamente come aveva detto Kin, i due arrivarono ad un corso d'acqua, proprio nel punto in cui curvava bruscamente verso ovest. Sulla sponde est si ergeva un enorme albero alto ameno una ventina di metri. Il tronco era largo quasi quanto il tempio dell'aria di Republic City e i rami, oltre una certa altezza, si curvavano, arrivando quasi nuovamente a toccare terra, terminando in ciuffi di foglie color rosso vivo.

«Ecco, possiamo fermarci qui a riposare. C'è l'acqua, e l'ombra di questo albero mi sembra l'ideale per recuperare le energie» disse Kin con tono molto sicuro di sé. Quindi si sfilò lo zaino, appoggiandolo a terra, per poi voltarsi verso Yoshi. «....e... senti, comunque per prima volevo dirti che mi..» ma prima che l'avatar potesse terminare le proprie scuse all'amico, vide uno dei rami dell'albero piombargli addosso con un movimento curvo e sbatterlo a terra.

Subito dopo un altro ramo si sollevò alto in cielo per poi lanciarsi verso Yohsi. Kin alzò le braccia al cielo, con movimenti circolari e, subito, l'acqua del fiume si sollevò formando un lungo serpentone azzurrò che andò a colpire lateralmente il ramo, deviandone la traiettoria in modo che non colpisse il dominatore ancora per terra. Subito dopo strinse i pugni e l'acqua si tramutò in ghiaccio, bloccando il ramo in quella posizione.

«Attentò!!!» strillò Yoshi che, nel frattempo si era rialzato. Kin si voltò notando due rami lanciati verso di lui ma, prima che potesse intervenire, Yoshi colpì il suolo con il piede destro, facendo sollevare due lastre di terra tra Kin e i rami, che vi impattarono contro, distruggendoli.

L'avatar fece un salto indietro, anche a causa dei frammenti che gli erano volanti contro e, immediatamente, reagì balzando in avanti; fece una capriola in aria e dalla sua gamba tesa fuoriuscì una raffica di vento che spinse lontano i due rami, facendo anche svolazzare un consistente numero di foglie.

Nel frattempo Yoshi non era certo rimasto a guardare: colpì nuovamente il terreno con il piede, facendo sollevare un grosso blocco di pietra, quindi lo colpì prima con il pugno destro, scagliandone la metà superiore contro il tronco l'albero; poi con il pugno sinistro, lanciò la seconda metà verso un altro ramo che stava cercando di colpirlo con una sferzata.

«Adesso basta!» esclamò Kin, stufo di quel gioco. Effettuò una rotazione su se stesso ed aprì il palmo della mano, da cui scaturì una lunga fiammata che si andò ad abbattere contro il tronco dell'albero.

Immediatamente tutti i rami cessarono di muoversi tornando nelle loro posizioni originali, mentre il punto colpito dalla fiammata aveva lasciato un'apertura nel grande tronco.

«Ma cosa caspita è successo?» domandò Yoshi non appena si accorse che l'albero aveva smesso di attaccarli.

«Non saprei dirlo, forse questo albero è, in realtà, uno spirito... ma guarda, c'è qualcosa dentro il tronco» rispose Kin.

I due si guardarono un attimo con aria interrogativa, poi, senza pronunciare alcuna parola, si avvicinarono all'apertura restando stupefatti da quello che videro: una ragazza!

All'interno dell'albero c'era una ragazza, di circa 15 anni, seduta a gambe incrociate con le mani appoggiate alle ginocchia in posizione di meditazione. Indossava degli abiti rossi, tipici della nazione del fuoco ed aveva morbidi capelli castani che ricadevano sulle spalle in graziosi boccoli. Quando aprì gli occhi, mostrando un azzurro profondo dell'iride, i due ragazzi si scambiarono un nuovo sguardo, ancora più perplesso.

   
 
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