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Autore: Fujiko_Matsui97    21/07/2015    5 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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L'atmosfera si era di colpo fatta gelida e sprezzante, e il respiro caldo di Cyborg sul suo viso quasi da bambina era l'unica cosa che richiamava Jinx ad affrontare la realtà delle parole:

-Cosa..?-

Il suo era poco più di un sussurro, le dita ancora aggrovigliate fra quelle di lui, in quel timido tepore, gli occhi fissi l'uno sull'altra non bastarono a non interrompere quel momento. Un forte cigolio, infatti, distolse la loro attenzione dalla questione, facendoli voltare verso l'uscio:

-Jinx, ho chiamato un'altra ragazza per sostituirti al numero di stasera, come avevamo concordato.- la voce di Gizmo era tagliente e le sue iridi pece erano fisse sulla ragazza, senza rivolgere la minima attenzione all'ospite improvviso. Cyborg osservò stupito il lampo di furia che attraversò le pupille della ballerina, prima che un ringhio ne distorcesse i tratti:

-Scusaci un secondo, Cyborg.- gli mormorò vaga, prima di dirigersi verso il suo datore di lavoro, tentando di assumere una camminata calma. L'altro se ne accorse e la vide trasportare l'altro fuori dalla porta, prendendogli la mano con decisione.

 

-Che stai combinando?- asserì in un sibilo lei, sprezzante: -Non abbiamo concordato proprio nulla, e tu utilizzi il trucchetto delle notizie in pubblico per fregarmi?!-

-Jinx, ti sto dicendo in tutti i modi che devi smetterla di esibirti.- rispose lui, cingendole le spalle con le mani per mostrarle il suo sguardo preoccupato, tagliato in due dal filo di luce che arrivava in corridoio: -Può essere dannoso per la tua situazione, lo capisci? Io non sono capace di... far fronte a questa cosa.-

-E io ti sto dicendo che tu non capisci.- mormorò lei, l'atteggiamento più composto mentre si scrollava di dosso le sue mani, abbassando lo sguardo e stringendosi le mani sulle braccia come se avesse freddo: -Io non posso smettere, non lo farò. E... a questa cosa posso far fronte anche da sola, come ho sempre fatto.-

-Questa non è una situazione comune come le altre volte, Jinx. Non puoi sempre contare su te stessa! Permettimi di decidere io cos'è giusto per te...- aveva abbassato i toni nell'ultima sentenza, che sembrava quasi implorata ma, notando il silenzio carico di ostilità della ragazza, s'indurì, stringendo i pugni lungo i fianchi.

-Lui continua a chiamarti qui, lo sai? E io non so più che dirgli per giustificare la tua assenza.-

Jinx sembrò tremare a quelle parole, ma il suo atteggiamento smarrito durò il tempo di qualche secondo: come una statua nuovamente i suoi tratti si fecero assenti e privi di emozione, e si era già voltata dandogli le spalle per nascondergli il viso, i pugni lungo i fianchi.

-Puoi dirgli che non voglio più avere niente a che fare con lui. Da oggi in poi sarò solo io a badare a me stessa.-

Gizmo non fece in tempo a risponderle che Jinx aveva già varcato la soglia della porta, ritornando sorridente da quel cliente, come se niente fosse: strinse gli occhi e scosse il capo, abbattuto per quell'atteggiamento infantile. Ma, dopotutto, con Jinx non si sapeva mai cosa aspettarsi.

Cyborg notò la ragazza che si avvicinava a lui con un sorriso fiducioso e, se poco prima aveva osservato interrogativo e anche preoccupato il suo gesticolare e la sua rabbia per l'uomo, chiedendosi cosa ci fosse sotto, quel volto sereno spazzò via ogni suo pensiero scomodo.

-Ora devo andare ad aiutare per lo show di stasera. È troppo se ti chiedo di tornare più tardi?- gli si avvicinò maggiormente, sussurrandogli sarcastica per non farsi sentire dall'altro: -Gizmo mi sta rompendo le scatole, non permette ai clienti di stare qui fuori orario di apertura.-

Cyborg la fissò stupito, prima di lasciare il suo sguardo a posarsi su quello dell'uomo dietro la porta aperta e ridacchiare, ritornando a lei: -Non c'è problema... ci vediamo stasera, allora.- mormorò e, sollevata una mano, indugiò per farla posare sui capelli ancora sciolti e corposi; la abbassò senza nemmeno sfiorarla, preferendo invece allontanarsi per non infastidirla.

Notando il suo imbarazzo, il sorriso di lei si allargò, da gatta, e mentre si stava allontanando gli prese la mano da dietro.

Cyborg si voltò a guardarla, sorpreso, mentre lei la sollevava fino a posarla sulla sua guancia e stringerla lì con l'ausilio delle piccole dita: l'uomo arrossì appena, sorridendole mentre il cuore aumentava i suoi battiti e le dita si muovevano per carezzarle appena la pelle morbida.

-A stasera.- ripetè lei dolcemente, come una musa incantatrice e lui, annuendo, staccò da lì la mano a malincuore, ricambiando il cenno di saluto fino ad uscire dal locale, le mani nelle tasche per preservare quel tocco precedente.

Jinx rimase a salutare con la mano fino a quando fu fuori col sorriso sulle labbra e, una volta uscito, quest'ultimo sparì dal suo viso, venendo sostituito da una smorfia sofferente che precedette il suo appoggiarsi tremante ad uno dei tavoli con le dita.

Emise un gemito strozzato mentre si accasciava in ginocchio, le forti fitte al ventre e Gizmo, ancora dietro la porta per essere pronto a cantargliene quattro, con un ringhio disperato le corse incontro, afferrandola fra le braccia decise: “Bugiarda.” imprecò in mente, il respiro di lei inquieto e lamentoso, che soffiava furibondo per non far uscire le lacrime dagli occhi pallidi.

Il dolore era insopportabile.

-Che ti dicevo?! Tu sei davvero..!- non fece in tempo a finire quella frase urlata che lei gli sferrò sul un braccio un pugno per fargli mollare la presa dal suo busto, riacquisendo per un attimo la sua postura. Gizmo poteva vedere le stille di sudore sulla fronte mentre le sue iridi erano talmente sottili dalla furia che erano riuscite a paralizzarlo: -Ti ho detto che è tutto a posto. Che, sei sordo per caso?!-

Si scostò una ciocca rosa dal viso, posizionandola dietro l'orecchio mentre abbassava lo sguardo, riprendendo la sua umanità: -È solo un colpo di calore, nulla di che. Torna dietro le quinte, due secondi e ti raggiungo.-

Gizmo si rialzò cauto da terra, non distogliendo lo sguardo da lei per coglierne la più minima esistazione, costringendola ad ammettere ciò che era palese ai suoi occhi. Tuttavia, questo non successe.

Jinx era come di pietra, eterea come una bambola, sofferente come un vecchio antiquario mentre se la vede portare via. Scosse il capo ancora, e in un sospiro stanco se ne andò, lasciandola in ginocchio come lei gli aveva ordinato.

La ragazza si godette lo scricchiolio dei passi sulle assi di legno di quel posto che era ormai la sua casa da più di due anni, le dita che tremanti sfioravano il pavimento: quasi senza accorgersene una grossa goccia d'acqua cadde davanti a lei, scurendo il materiale già bruno. O forse era una lacrima?

Maledisse lei e la stupidità, il giorno in cui aveva incontrato lui, il giorno che era stato l'inizio di tutto. Avvertiva l'odio nelle ossa, le dita a scacciare via il sale bagnato sulle guance ormai sempre pallide e scarne, quei problemi così evidenti.

Lo stomaco si tese per un istante mentre lei afferrava le labbra per reprimere un conato di vomito e, l'acido nella gola, respirò a fondo in un sussurro stizzito, prima di alzarsi traballante e riprendere il controllo del suo corpo e dei suoi ricordi.

Trascinò i piedi ancora nudi fino alla porta da cui Gizmo era uscito, chiudendo le luci e immergendosi nell'oscurità dei corridoi per raggiungerlo e ricominciare la recita.

Esibirsi era la sua vita, e nessuno gliel'avrebbe portata via.

 

 

 

 

-Ok, portami da qualche parte e facciamola finita in fretta.-

Raven camminava furibonda per la strada, le braccia conserte mentre rimuginava su quanto potesse essere stata stupida a finire così nella trappola di quel tipo: l'ambulanza li aveva prelevati dopo qualche minuto di attesa e, in ospedale, erano bastati pochi controlli. Fortunatamente Beastboy non era ferito gravemente e, dopo qualche raccomandazione di assoluto riposo e una fasciatura all'altezza del polpaccio destro, gli avevano permesso di tornare a casa.

O almeno, questo era quello che avrebbe dovuto fare, con le preghiere e speranze di Raven di rinviare quel momento: tuttavia, l'esito della sfida di un paio di orette prima era ben vivido nella mente del ragazzo che, sornione, aveva ribadito che stava benissimo e pronto a scarrozzarla per la Barcellona notturna, nonostante i pensieri omicidi della mora.

-Dato che ti devo fare da cavaliere, permettimi almeno di comportarmi da gentiluomo...- sorrise lui divertito, approfittando del suo voltarsi interrogativa per prenderle gentilmente la mano e abozzare un buffo inchino, portandosela alle labbra: -... dove vuole andare stasera, signorina?-

Raven arrossì, mostrandogli un broncio infantile che lo fece ridacchiare e, sfilando subito la mano dalla presa calda del ragazzo, rivolse altrove lo sguardo: -Come sei teatrale..!- commentò, nascondendo però l'ombra di un sorriso che l'altro non esitò a notare.

-Forse.- scrollò le spalle, le mani in tasca mentre un ghigno sghembo faceva capolino sul suo viso:

-Ma solitamente funziona. E poi, ti ricordo che io ti ho raccontato qualcosa di me, ma io di te non so niente... non ti conosco abbastanza da capire quali posti preferisci frequentare.-

-Le spiagge no di sicuro.- ammise lei fra i denti, seccata, mentre il ricordo di quell'avventura le compariva in mente prima che potesse scacciarlo, con grande piacere per Beastboy, che le strizzò l'occhio fingendo di non capire la frecciatina a lui rivolta:

-Oh? Pensavo ti piacessero. Vedi? Sei una sorpresa continua...- la superò, iniziando ad incamminarsi, un sorriso determinato che precedeva un lieve sussurro per non farsi udire da lei.

-... ma imparerò a starti dietro.-

Si voltò, invitandola a raggiungerlo, il volto serio e cordiale che incontrava il suo, ostile eppure un po' più fiducioso, quegli occhi scuri come le notti d'inverno: -Vogliamo andare..?-

 

 

 

 

-Vorrei partecipare alle selezioni delle cheerleaders per la partita dei Bàsquet Manresa.-

Era ormai buio per le strade ma, per fortuna, dopo tante ore di allenamento Starfire aveva realizzato che il suo piano era fattibile eccome e, anche se mancava meno di una settimana al torneo e al suo numero di apertura, i suoi progressi, grazie all'aiuto di Robin, erano stati rapidi e incredibili.

Il moro, attendendola poco più dietro, osservò interessato l'interno del college, le mani nelle tasche: si trovavano nella stanza della segreteria, e nonostante non ospitasse la direttrice dell'istituto le pareti erano piene di attestati e la scrivania ricoperta di premi e coppe sportive.

Inizialmente aveva mostrato la sua perplessità nel pensare che avrebbero trovato la scuola aperta a quell'ora, ma la rossa gli aveva assicurato che, essendoci anche lezioni serali, non vi era nulla di cui preoccuparsi.

-Sai che mancano sei giorni alla partita, vero?- domandò la segretaria sollevando le sopracciglia e mettendo in mostra la sua montatura che incorniciava lenti doppie: era evidentemente infastidita da quei mocciosi che pensavano di poter fare il comodo loro quando volevano loro... le iscrizioni, poi, erano già chiuse da almeno due settimane!

-Si, è solo che... cioè...- Robin notò Star in difficoltà, che sollevava gli occhi al cielo pensierosa per poi portarsi una ciocca sangue dietro l'orecchio, leccandosi appena il labbro superiore, tesa: -Mi dispiace per il ritardo, solo che non ero... non ero sicura di potercela fare.-

-Non eri sicura, dici?- la cinquantenne sollevò il mento stizzita, una leggera smorfia sul volto: -Vorrei ricordarti che quelli del Manresa sono i giocatori più importanti che abbiamo mai ospitato nella nostra palestra fin da quando ho memoria. Non è assolutamente consentito accettare collaboratori “insicuri” del proprio operato.-

La rossa si mordicchiò il labbro e si avvicinò un po' in più, pronta a ritirare tutto ma, prima che potesse aprire bocca, una presa salda e sicura le avvolse il polso, facendola voltare sorpresa. Robin l'aveva fermata dal suo gesticolare per giustificarsi e, un sorriso cordiale rivolto alla donna, avanzò fino a porsi davanti a Starfire, coprendola col suo corpo:

-Ascolti, signora.- posò i palmi sulla scrivania, aumentando il contatto visivo: -Mancano ancora sei giorni, credo che possiamo arrivare ad un compromesso.-

-Io rispetto le regole, signorino...- ribattè lei, piccata, sporgendosi sui gomiti verso di lui, le dita sotto il mento: -... e le regole di quest'istituto stabiliscono che la data delle selezioni è già lontana da un pezzo.-

-Guardi per un secondo la mia accompagnatrice.- mostrò il profilo per far sì che lo sguardo della donna venisse catturato dalla figura di Starfire, stupita, mentre si accarezzava le mani l'una con l'altra in uno stato di indecisione;

-Stai dritta con la schiena.- le sussurrò velocemente per poi ritornare a parlare ad alta voce, facendola raddrizzare in un istante, le iridi spalancate: ma che stava combinando Robin?!

-Alta, fin troppo per la sua età, fisico magro e asciutto, spalle larghe al punto giusto e aspetto particolare e gradevole...- annunciò con professionalità, indicandola con gesti delicati delle mani mentre lei lo osservava con la coda nell'occhio, arrossendo un po' in più ad ogni complimento:

-... e movenze, le assicuro, atletiche e precise. Dubito che un soggetto così non possa tornarvi utile, dico bene?-

Seguì un silenzio carico di tensione alle parole del moro, nel quale quest'ultimo rivolgeva alla segretaria un'espressione serena ma determinata, e quest'ultima squadrava la rossa dalla testa ai piedi, il cuore della ragazza che batteva forte dall'agitazione. Le iridi scure della cinquantenne andavano dal basso verso l'alto con una calma irritante e, finalmente, dopo qualche secondo si sfilò gli occhiali, agitandone le stecche con un sospiro affranto:

-... Effettivamente non posso darle torto.-

Dinanzi a quelle parole, entrambi i giovani lasciarono fuoriuscire, chi rumorosamente e chi un po' meno, tutta la tensione accumulata fino a quel momento sotto forma di un sospiro lieve. Tuttavia, la gioia non durò a lungo:

-... Ma non c'è comunque tempo perchè la signorina possa ritornare per nuove selezioni. Ho già valutato le alunne durante lo stage, e la partita si terrà a breve.-

Ho valutato”, aveva detto? Allora era lei ad aver deciso i membri della squadra!

Colpito al cervello da quell'uso della prima persona, la voce di Robin uscì immediata e sorridente, fin troppo, mentre appoggiava i palmi sulla scrivania nuovamente, fiducioso:

-Allora la valuti adesso.-

 

 

 

 

-Scelta interessante.- ammise Beastboy divertito, la mano poggiata su un fianco mentre pensava che, effettivamente, qualunque cosa di lei lo era, irrimediabilmente.

Studiò sorridendo l'esterno di quel locale, ricoperto di legno scuro e grosse vetrate che permettevano di osservare i tavoli disposti all'interno, i clienti seduti a mangiare con gusto e ridere, il tintinnio delle posate udilbile fin da fuori. Erano visibili i fumi leggeri dei narghilè, così come le stoffe arabe colorate appese alle pareti come fossero arazzi:

-Adoro la multietnia, e in questo Barcellona non credo sia superabile da nessuna città. Avanti, entriamo.- aprì la porta a vetri, venendo poi sostituita dalla presa ferrea di Beastboy, il polso ornato da bracciali fascianti in pelle, e un profumo di cous cous e carne invase le loro narici, assieme ad un leggero calore dato dall'assenza di brezza notturna.

-Raven?!- il ragazzo alla cassa, le lentiggini sulle guance scure come chiazze nere e la penna sistemata dietro l'orecchio, corse loro incontro dopo averli notati entrare, gioioso;

-Aamir!- rispose lei, sorpresa, e i loro palmi si schiacciarono in segno di saluto quando furono l'uno dinanzi all'altro: -È da molto che non ci vediamo... e il tuo amico qui chi è?-

-Conoscente, prego. Non mettergli altre idee strane in testa.- fulminò con lo sguardo il diretto interessato dietro di lei tentando di nascondere il suo imbarazzo quando, per tutta risposta, egli si limitò a sorridergli malizioso: -Lui è Beastboy.-

-Io sono Aamir e... gran bel soprannome, amico!- ammise il ragazzo con stupore, stringendogli la mano per presentarsi: -Ti ringrazio.- rispose l'altro, sciogliendo la presa per sorridergli gentile, ritornando dietro Raven per posarle una mano sulla spalla e raccogliere una ciocca scura fra le dita, morbidamente;

-Vorrei offrire la cena a questa splendida creatura stasera... potresti indicarci un tavolo adatto all'occasione?- la mora arrossì, borbottando qualche insulto in spagnolo che l'altro non udì, troppo occupato a sorridere angelicamente al cameriere che, ridacchiando, annuì:

-Si... credo proprio di potervi aiutare!- fece loro strada fino al centro della sala, indicando loro un tavolo vuoto per due, rotondo e coperto da colorate stoffe violacee:

-Grazie, Aamir. Inizia a portarci due drink.- sorrise leggermente la mora sedendosi al suo posto. Beastboy la seguì immediatamente dopo, osservandola assorto mentre chinava il capo per sistemare la borsa sullo schienale della sedia, i capelli che le accarezzavano le spalle sottili.

-Hai detto che ami le multietnie...- si sporse avanti sui gomiti, le mani che si carezzavano il labbro sorridente: -... e scommetto che quello è uno dei tuoi gadget che lo testimoniano.- indicò la piccolissima pietra che portava sulla fronte, di un rosso brillante e dalla forma rombica. Raven se la sfiorò automaticamente con le dita, incrociando lo sguardo con il suo per breve tempo:

-Quasi. Questo è un simbolo delle lezioni di meditazione che iniziai a frequentare durante il mio viaggio-studio in India. È l'unico ricordo che ho di quella terra... beh, ovviamente oltre alla perfetta conoscenza della lingua.- sorrise sorniona, poggiando il viso sul palmo della mano, le gambe accavallate con morbidezza: -So parlare cinque lingue diverse.-

-Beh, ammetto che l'idea di sentirmi dire che sei pazza di me in cinque diverse lingue non è che mi faccia schifo...- commentò lui, superato il primo stupore per quella confessione, con un sorriso sornione, prima di trattenere una risata nel vederla arrossire e alzare gli occhi al cielo, sarcastica: -Fattela odiare, allora, perchè dubito che accadrà mai.-

Si era sporta avanti con i gomiti, i loro sguardi di finta innocenza mentre non interrompevano il contatto visivo, e Beastboy ebbe quasi la tentazione di raggiungere il suo viso con la mano destra, occupata a reggersi il mento, per carezzarle ancora una volta le lisce ciocche corvine.

-Ah, si? Staremo a vedere...- mormorò lui in un sorriso malizioso, prima di tornare con la schiena sul sedile, seguito quasi subito dalla mora, nel vedere che Aamir aveva accostato al loro tavolo, posando i rispettivi alcolici davanti a loro:

-Siete fortunati, questa sera c'è la notte del “Paso Doble”, con musiche tipiche della nostra terra e spagnole. Avete qualche numero da richiedere per le nostre ballerine del ventre?-

-Grazie Aamir, ma noi andiamo davvero di fretta e...-

-Oh, andiamo, Raven, non essere gelosa delle loro danzatrici...- la bloccò Beastboy, un ghigno divertito sul volto quando notò la sua espressione perplessa:

-... tanto lo sanno tutti che non sai ballare.-

Raven lo fulminò con lo sguardo, osservandolo nella sua posa morbida, il gomito sopra lo schienale della sedia e il divertimento dipinto sul volto. Strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure:

-Mi stai forse sfidando..?-

-Io..?- domandò falsamente stupito l'altro, corrugando la fronte prima di bere rilassato il suo drink al cocco: -Non mi permetterei mai...-

Forse fu il sorrisetto innocente che le rivolse, o forse il suo sguardo seducente rivolto solo a lei ma Raven, la rabbia che montava nel petto, pensò che sarebbe stato molto meglio tornare qualche minuto dopo a casa e salvare il suo orgoglio piuttosto che permettere a quel ragazzo di batterla... ancora.

-Aamir?- si scostò i capelli dal collo con un gesto fluido, le braccia conserte mentre annunciava il crollo di Beastboy e dei suoi discutibili metodi di divertirsi. Lo mormorò fra i denti con decisione, non notando il sorrisetto divertito sul volto del cameriere:

-Preparami un costume. Mi unirò alla danza.-

 

 

 

 

 

-Cosa?- domandò stupita la donna, flebile nel rispondere, un sopracciglio che scattava verso l'alto.

-COSA?!- ripetè Starfire con un po' più di impeto, la voce strozzata e l'espressione terrorizzata mentre la sua mente sperava di aver percepito male dei dati;

-Ho detto: la valuti adesso.- ripetè l'altro con sicurezza, serio mentre evitava lo sguardo allucinato della rossa, che ancora non riusciva a credere ai suoi occhi... e alle sue orecchie.

-Ma, mi scusi...- si permise di intervenire la donna, perplessa mentre si grattava leggermente una guancia: -... sicuramente lei non sa quello che sta dicendo.-

-Si, infatti, Robin non sa proprio cosa sta dicendo..!- incalzò Starfire con voce incredibilmente acuta, ridacchiando nervosa e ponendosi, disperata, davanti al moro nella speranza di farle dimenticare tutto. Purtroppo, però, da cavaliere qual era, questi la spostò gentilmente, ritornando in primo piano:

-Lo so benissimo invece. La mia amica è pronta: abbiamo provato tutto il pomeriggio e sono sicuro non sarà una perdita di tempo.-

Il labbro della rossa tremava dalla tensione mentre la donna lo fissava sorpresa: non sapeva cosa sperare ma tutto quello che voleva, in quel momento, era scomparire dalla faccia della terra, magari nascondersi in un tombino, il più presto possibile pur di non affrontare quella furia scatenata della segretaria e umiliarsi maggiormente.

-E va bene.- annunciò lei, alzandosi in piedi velocemente e superando i due, aprendo la porta e rivolgendo loro una breve occhiata: -Vi mostro la palestra, e mi auguro che la signorina abbia una traccia per esibirsi.-

-Ovviamente.- le rispose Robin, sorridente, mentre tronfio usciva dall'ufficio dopo di lei, soddisfatto del suo potere persuasivo: essere avvocato di certo serviva a qualcosa, come aveva sempre sperato.

-Sei forse impazzito?!- lo raggiunse agitata Starfire, sussurrandogli impaurita nell'orecchio: -Robin, non sono per niente sicura che sia una buona idea!-

-Rilassati.- la adocchiò lui, per niente scomposto mentre le sorrideva, ricordandole la sua stessa frase di quando era lei a commettere la pazzia di guidare senza patente: -Hai provato per tutto il giorno, e non c'è passo che tu riesca a riprodurre alla perfezione. Andrà tutto bene.-

-Ma se la coreografia non era nemmeno finita..!- rispose lei ed esasperata si passò una mano sul volto prima di fissarlo furiosa, ben attenta che la donna, di spalle, non li stesse ascoltando: -La traccia musicale dura almeno quattro minuti, Robin. E io ne so riprodurre solo due!-

-Se non fai nessun errore e ti dimostri sicura di te la valutazione terminerà prima.- ribattè lui velocemente, voltandosi di nuovo a fissarla, le dita che andarono a stringere le sue, facendola sussultare e arrossire dalla sopresa:

-Chiunque giudichi vuole sempre dimostrarsi professionale ed esperto, che lo sia davvero o meno, ed è per questo che dovrebbe notare subito la bravura di un allievo, almeno all'apparenza.- sorrise sornione, abbassando ancora di più il tono della voce, mormorii che giunsero ad accarezzare le sue labbra strette fra loro: -Tu comportati come se non ci fosse alcun pezzo mancante nel tuo numero e fai sfoggio delle tue capacità migliori, senza sembrare tesa. Sorridi. Ti assicuro che ti fermerà prima... e se non lo dovesse fare, sappi che non mi chiamerò più Richard Grayson.-

-Mi auguro che un opzione del genere non sia nemmeno contemplabile.- ribattè lei, alzando gli occhi al cielo in un sospiro tremante mentre raggiungevano la porta d'ingresso alla palestra, accostandosi alla segretaria: -Mi fido di te, Robin. E spero non troppo da pentirmene.-

-Siamo arrivati.- annunciò la donna atona, illuminando la struttura e indicando con l'indice il grosso stereo accostato alla parete: -Puoi cominciare quando vuoi.-

Starfire si staccò di malavoglia dal moro dopo che lui le rivolse un ultimo occhiolino rassicurante e, le dita tremanti, si avvicinò all'apparecchio, piegandosi sulle ginocchia per non cadere. Infilò il cavo del suo cellulare e, dopo aver notato che purtroppo non stava per abbandonarla ma era carico come il sole, biascicò insulti, stizzita, e si preparò a selezionare la traccia musicale col piccolo telecomando.

Tenendo d'occhio i due, che si erano seduti sulle panche del pubblico, si posizionò al centro della sala, respirando profondamente e sfilandosi il giacchino rosa con grazia. Robin appoggiò i gomiti sulle ginocchia e portò le dita in preghiera davanti al viso, contemplativo, sperando che tutto andasse per il meglio e sentendo il nervosismo prendere il sopravvento quando Starfire, in un sospiro appena accennato, selezionò play.

I tremiti non erano visibili mentre si muoveva fluida per il palco, gli occhi socchiusi e le labbra che si muovevano canticchiando la canzone che aveva sentito per tutta quella giornata, ancora e ancora.

I piedi a stento si appoggiavano sul duro parquet, le braccia che accompagnavano rapide ogni movimento, la gola del moro secca per l'emozione. La musica sembrava quasi meno precisa dei movimenti che lei esponeva per accompagnarla e, il tempo che pareva non passare mai, Robin adocchiò il volto della segretaria, un'espressione assorta, le iridi aguzze.

Starfire si piegò all'indietro senza difficoltà, posando le dita sul pavimento per darsi la spinta in una capriola all'indietro, le gambe sottili sincronizzate, mentre il cuore prendeva a battere più rapido al pensiero che, di lì a poco, non avrebbe più saputo che passi compiere.

Robin sembrò leggerle in quegli occhi di giada e, tossicchiando leggermente, si appoggiò sghembo allo schienale della panca, le gambe accavallate mentre apriva bocca, per poi interrompersi qualche istante: stava per domandarle “cosa ne pensasse” ma, se avesse mostrato insicurezza per la coreografia della rossa, poteva sorgere un atteggiamento di sfida e un invito a continuare.

Doveva assolutamente ricorrere a tutte le sue armi retoriche per prevedere le mosse della donna.

-È brava, non è vero?- buttò lì, con nonchalance e soddisfazione, mentre si posizionava sereno a braccia conserte, un sorrisetto soddisfatto sul volto. Ghignò sollevato quando l'altra, da previsione, si risvegliò dalla sua trance, sbattendo le palpebre:

-Ehm... si, certo, devo ammettere che...- balbettò tossendo appena, chiudendo i fogli informativi nella cartella e agitando la mano verso la rossa per farla fermare, con suo grande sollievo:

-Puoi fermare la musica, è abbastanza.-

-Ne è sicura?- domandò innocente Robin, sporgendosi verso di lei con atteggiamento disponibile: -Voglio dire, se vuole può anche terminare, lei può...-

-Ho detto che va bene così.- si ritrovò a nascondere un ghigno divertito quando lei mostrò una smorfia piccata, alzandosi in piedi per uscire dalla palestra a passi lenti: -La direttrice in persona ha affidato a me questo arduo compito, e ne va il buon nome dell'istituto. Sta forse insinuando che non saprei riconoscere un talento in poco tempo?-

-Non mi permetterei mai.- sottolineò il moro con un leggero cenno del capo a mo' di scusa, per poi strizzare l'occhio a Starfire, felice e affaticata e ancora al centro della stanza, quando lei gli diede le spalle:

-Lei è ufficialmente dentro. Raccolga le sue cose ed esca di qui, le farò sapere notizie al più presto.-

-V... va bene! Grazie mille!- rispose su di giri, il sorriso radioso che non accennò a scomparire quando l'altra se ne fu andata, lasciandoli soli nella palestra:

-Oh, Robin! È fantastico!- quasi gridò, correndogli incontro impulsivamente per saltargli addosso in un abbraccio che mai avrebbe voluto che finisse: -Tu sei fantastica.- le rispose il moro, emozionato, staccandola da lui solo per poterla guardare negli occhi, le mani che le cingevano le spalle.

-Sei stata grandiosa, sicura di te e, soprattutto, ti sei divertita.- sospirò, accarezzandole con le dita la guancia rosea e calda per la fatica, morbida come quella di una bambina.

-Te l'avevo detto che ce l'avresti fatta.-

-È solo grazie a te.- le rispose lei, sorridendogli dolcemente e tornando ad affondare il capo nel suo petto sicuro e confortevole, accarezzando la stoffa ruvida della camicia fra le dita, inspirando serena il suo profumo inebriante di acqua di colonia:

-Tu mi hai dato la forza... mi sei stato vicino, nonostante tutto. Avanti...- si allontanò da lui gioiosa, afferrandolo per il polso e trascinandolo con lei al centro della sala, i riflettori che le illuminavano il viso sottile: -... prova con me!-

-Con enorme piacere.- ridacchiò lui, osservandola di sottecchi in tutta la sua bellezza mentre lei riaccendeva la musica pronta a partire, riproducendo quei passi ancora e ancora.

 

[Consiglio: inserite questa canzone durante questa scena^^ avrei preferito la versione instrumental... ma dato che non sono riuscita a trovarla su internet ecco qua quella cantata! https://www.youtube.com/watch?v=cyOqIKGbYkg ]

 

Robin la accompagnava afferrandola per la vita magra e abbronzata, ammirando sotto le palpebre socchiuse per il respiro corto le sue curve graziose e l'epressione rilassata, talvolta ad occhi chiusi, che assumeva mentre piroettava fra le sue braccia: era incredibile come potesse stregarlo solo distendendo le labbra a forma di rosa, e come lo rendesse una misera marionetta ogni qualvolta avvertiva la sua pelle fresca a contatto con la sua, bollente di desiderio.

Sorrise intenerito alla vista dei suoi capelli corposi che sembravano avvolgerle la schiena ad ogni movimento, la sua risata contagiosa e, quando inciampò sui suoi pedi una volta riafferratala dopo una giravolta, quasi non avvertì il dolore dato il suo corpo leggero.

Un rumore sordo seguì ad un imprecazione e a degli occhi verdi sgranati, prima che il moro d'impulso la sorreggesse per evitare che cadesse: la sentiva lì, fra le sue braccia, la schiena a contatto diretto con la sua spalla, le sue dita sulla nuca accaldata.

Starfire sollevò smarrita lo sguardo quando sentì il respiro di Robin sulla guancia, fulminandolo con le iridi color dell'erba al mattino: probabilmente il moro avrebbe dovuto lasciare la presa ma in quel momento, con il corpo di lei nelle sue mani come quello di una bambina in cerca di protezione, fu certo che non ne sarebbe stato in grado nemmeno volendo. La rossa socchiuse le palpebre, arrossendo leggermente mentre le sue dita raggiungevano la guancia di Robin, sfiorandola esitante: i loro cuori palpitavano all'unisono, e il moro era così vicino al suo viso che credette di svenire; percorse con lo sguardo una ciocca sangue isolata dal resto, riccia e che le accarezzava dolcemente la spalla e, respirando piano per non far rumore, dischiuse le labbra quando vide quelle di Starfire avvicinarsi sempre di più alle sue.

Robin socchiuse gli occhi, estasiato quando avvertì il suo respiro profumato lambirgli la pelle: si sentiva come in una bolla di sapone, poter vedere l'arcobaleno dei colori di lei e sentirsi isolato da qualunque problema, convinto che con lei al suo fianco nessuna questione sarebbe sembrata davvero importante.

Le loro labbra si sfiorarono con la morbidezza di un petalo di fiore, con l'impazienza di due amanti.

Amanti...

Una scossa arrivò al cervello di Robin e, quando la ragazza strusciò i piedi sul parquet per incastrare finalmente le loro labbra come pezzi di un puzzle perfetto, l'aria vuota avvolse il suo viso.

-De... devo andare adesso.- la rossa riaprì gli occhi, il cuore tanto potente da farle male in petto, lo sguardo smarrito mentre per poco non cadeva per le braccia di lui che avevano lasciato il suo corpo: il moro si era allontanato da lei in un tempo tanto breve da sembrare un soffio, dandole duramente le spalle per non affrontare quel suo sguardo così carico di sincerità... quella onestà che tanto era mancata nel suo cuore.

-Robin... ma cosa..?-

-Purtroppo gli altri mi stanno aspettando.- annunciò senza pause il moro, voltandosi appena verso di lei in un doloroso bagliore di preoccupazione: -Mi dispiace. Tu ce la fai a tornare da sola?-

Starfire era lì, ancora scossa per quell'atteggiamento, lo sguardo stupito e le mani che si toccavano flebili: -Io... si, certo. Non preoccuparti.-

Non aggiunse altro e, in un sospiro e sotto lo sguardo preoccupato della rossa, uscì velocemente dalla palestra, lasciandola con un vuoto incolmabile nel petto: che gli era preso?

 

-Ma che mi è preso...- mormorò Robin fra i denti qualche minuto dopo, furibondo mentre, uscito in fretta dalla struttura, si ritrovava a fare i conti col suo comportamento disgustoso. In un moto di rabbia mollò un calcio esasperato al vaso dell'ingresso, il terriccio scomposto per terra: si passò le mani sul viso come per lavare via i problemi, il sangue che pompava veloce nelle vene.

Era un verme... nient'altro che un verme.

Doveva fermare quella maledizione, impedire che Starfire avesse al suo fianco un disgustoso bugiardo, recuperare la sua vita.

E c'era solo una cosa che potesse aiutarlo a recuperare quell'obiettivo e l'esistenza perfetta che gli stava sfuggendo dalle mani.

Cacciò fuori il cellulare dalla tasca e, tremante, compose un numero. Un numero che aveva sempre saputo a memoria, l'emblema dello scorrere delle giornate, la routine di cui per qualche giorno aveva avuto l'illusione di dimenticarsi:

-Pronto, Kitten?- anche durante gli squilli di attesa il petto gli doleva terribilmente, e in un sospiro basso si costrinse ad ignorarlo: doveva farlo per lui... doveva farlo per Starfire.

-Si, sono io. Scusami per averti fatto penare in questi giorni... mi farò perdonare. Volevo avvisarti di non spostarti da casa domani...- riaprì gli occhi con lentezza, il viso tornato quello professionale e freddo di un tempo:

-... torno in America.-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Buonasera miei dolcissimi Tamariani! :3 Come state? Io penso che sposerò presto il ventilatore, spero solo che accettino l'unione matrimoniale con un oggetto inanimato (insomma, lo fanno persino con Kitten...)

Spero tanto di avervi sorpreso con questo capitolo! La canzone inserita nel mezzo è una cover -di cui non apprezzo molto la voce, onestamente- della canzone dei Goo Goo Dolls che io amo perché è mia e del mio ragazzo che approfitto per salutare (lui mi tradisce con Raven -.- XD) Ad ogni modo... cosa nasconderà Jinx, come reagirà BB e soprattutto Robin combinerà qualche guaio?!

Raven: Piantala di fare domande a cui solo tu sai rispondere... sta diventando snervante. E poi, io sto cercando di leggere, quindi fate silenzio! >.>

Beastboy: Hai interrotto il capitolo sul più bello -.- Io volevo vedere Rae che ballava la danza del ventre per me, non è giusto!

Io: Beeh... non è esattamente per te ma... lasciamo perdere ^^''

Beastboy: Tsk... sei solo gelosa u.ù

Io: …..... si, forse è vero XD

Raven: Prego?

Io: In ogni caso, inizialmente il capitolo doveva contenere molti più eventi (come sempre nella mia testa, poi... vi è mai capitato di avere tante prospettive e poi riuscire a realizzarne la metà perchè ci impiegate troppe parole?! XD): di fatto doveva esserci tutto l'appuntamento della Dark Girl e del nostro Playboy preferito ma non avevo considerato che la scena di Robin e Star sarebbe venuta tanto lunga, motivo per cui sperando che l'abbiate apprezzata continuerò il tutto nel prossimo capitolo! *^*

Il disegno iniziale è in bianco e nero e l'ho fatto perchè, dato che non ho ancora avuto modo di disegnare alcuna coppia dello scorso sondaggio, ho voluto inserire una specie di pic rappresentativa del capitolo^^ Non ne sono soddisfattissima (ci sono molti disegni di gran lunga migliori della BBRae che ho fatto) ma comunque spero vi piaccia! :3

E ora giungiamo alla QOTD del giorno!

 

QOTD: “Se doveste essere l'amata di uno dei nostri boys in questa storia, quale scegliereste come vostro partner e dove vorreste che vi portasse ad un primo appuntamento?

 

L'idea più sfiziosa e romantica, ma soprattutto che saprà cogliere nell'idea le personalità diverse dei nostri ragazzi, potrebbe essere selezionata e disegnata nella situazione con il ragazzo in questione e... la ragazza che mi convincerà come girl, ovviamente contattata in privato e domandato l'aspetto fisico :D

Alla domanda precedente della coppia io rispondo la BBRae perchè riescono sempre a sorprendermi qualunque cosa facciano, e sono così diversi da essere perfetti a dir poco assieme!^^

A prestissimo, e buenas noches, vi voglio bene!<3

 

 

 

 

-FM.

   
 
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