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Autore: SagaFrirry    21/07/2015    1 recensioni
Seguito dell'Olympus Chapter, caricato qualche mese fa e che in principio non doveva avere un seguito. Visti però i numerosi fan (vi voglio bene, davvero) e le richieste..l'Olympus è tornato! Spero sia gradito a chi ha seguito il primo racconto. Inizia il viaggio alla ricerca del senno perduto di Arles!E ovviamente possiamo farci mancare una buona dose di nemici? Certo che no!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Gold Saints, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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IV

 

SOSPETTI

 

Ares stava sfogando la sua frustrazione contro un ignaro ed innocente capitello con cui si divertiva a giocare, come fosse un pallone. Rideva soddisfatto, dopo averlo scagliato lontano, quando un’ombra coprì il sole. Guardò verso l’alto, con aria interrogativa, giusto in tempo per vedersi Hades piombargli addosso. Furioso, il Dio degli inferi brandiva la spada. Per fortuna Ares è una divinità difficile da cogliere di sorpresa in battaglia e quindi aveva facilmente parato il colpo.

“Ma che problemi hai!? Sei impazzito?!” ringhiò, mentre lo zio lo attaccava di nuovo.

Il potere di Hades era notevole ed Ares sapeva bene di non potergli tenere testa molto a lungo. Si fissarono negli occhi, lama contro lama. Hades lanciò un grido ed Ares finì spinto indietro. Poi il Dio degli inferi saltò , sollevando la spada dietro la testa, pronto ad abbassarla sul corpo del nipote.  Il Dio della guerra spalancò gli occhi e riuscì solo per un soffio a schivare quel colpo, che fece tremare tutto il santuario e lasciò un profondo solco in terra.

“Ma vaffanculo!” sbraitò Ares “Si può sapere che ti ho fatto?!”.

“Dov’è mia moglie?”.

“Sotto a Pesci, credo!”.

“Non lei! Non parlo di Persefone! Dov’è Eleonore?”.

“E io che cazzo ne so?!?”.

Hades ricominciò ad attaccare. Atena, allarmata dal trambusto, osservava la scena. Aveva paura che, intervenendo, potesse dare il via all’ennesima guerra santa. Phobos e Deimos si fissarono. Non era la prima volta che il loro padre litigava con qualche altro Dio ma era meglio comunque restare all’erta.

“Dov’è mia moglie?” domandò ancora Hades.

“Non lo so” confermò Ares “Perché mai dovrei saperlo?!”.

“Basta con le cazzate!”.

“Ma quali cazzate?! Oh, fatti curare!”.

Hades gridò di nuovo. Il suo cosmo oscuro bruciava e si espandeva in fretta, avvolgendo Ares. Il Dio della guerra reagì, respingendolo con la propria aura rossa. Quando entrambi ebbero raggiunto la massima potenza, esplosero con un boato che risuonò più volte al Tempio.

“Fate qualcosa!” supplicò Atena, raggiungendo Phobos e Deimos.

“E perché?” domandò Deimos “A papà fanno bene un po’ di sberle ogni tanto..”.

“Ma..”.

“Ti ammazzo se non me lo dici!” sbraitava Hades e pareva davvero intenzionato a fare quanto detto.

Saltò per colpire di nuovo il nipote, che riuscì a schivare di nuovo per un pelo, questa volta grazie all’armatura alata. Il Dio degli inferi ghignò, indossando a sua volta le vestigia divine e spiccando il volo. Dopo uno scambio di colpi in aria, il re degli inferi scagliò Ares in terra. Al centro di un cratere appena formato dalla sua stessa testa, il Dio della guerra si scosse. Steso a terra, la vista gli si appannò per qualche istante. Quando rimise a fuoco, davanti a sé stava Phobos.

“Adesso basta!” lo sentì dire.

Hades ringhiò di rabbia e partì in picchiata, con la spada sguainata. Phobos non si mosse. Guardò, con il solo occhio buono, il Dio dell’oltretomba. Questi scendeva sempre di più ma, quando fu giunto abbastanza vicino all’obbiettivo, sussultò. Quello sguardo..

Ares non gli diede modo di riflettere e lo colpì con un poderoso cazzotto, che lo ribaltò in terra.

“Vedi di darti una calmata, zio. Io la tua adorata mogliettina non l’ho vista, così come nessuno di noi” sbottò il Dio della guerra.

Hades si rialzò. Le due divinità ansimavano per la fatica.

“Se non è qui..” parlò di nuovo il Dio degli inferi “..allora dov’è?”.

“Non ne ho idea. Dimmi..perché dovrei saperlo io?!”

“Non è qui dal tuo marmocchio imbarattolato?”.

“Parli di Arles? Intanto non offendere e poi no, non è qui da lui. La freccia dell’odio, ricordi?”.

Hades parve calmarsi. Fissò di nuovo Phobos, avvicinandosi con la mano al volto del Dio della paura. Questi si ritrasse, tenendo le braccia incrociate.

“Da quando la vita sta scorrendo via da te, Phobos?”.

 

Il freddo era pungente. Tolomeo osservava Mur con una certa invidia, perché se ne stava con le maniche corte e camminava tranquillo come se niente fosse. Si arrampicava agilmente lungo quel sentiero ripido e ghiacciato con rapidità ed il giovane faticava a seguirlo. Però non voleva certo mostrare di essere in difficoltà! Quando scivolò, sentì la mano di Mur sorreggerlo saldamente.

“Scusa, ragazzo” sorrise il Lemuriano “Io vivo qui da anni e non mi rendo conto di quanto possa essere complicato camminarci per qualcuno che non è abituato”.

“Grazie per l’aiuto..”.

“Non ti vergognare, sei solo un cucciolo. Ne hai di strada fare ancora! Il fatto che tu riconosca ed affronti le tue debolezze è una grande cosa”.

“Voi dite?”.

“Non darmi del voi, per favore! Mi fai sentire vecchio!”.

“Scusate..”.

“Oh, Tolomeo! Chissà se anche tuo padre era così da giovane!” rise divertito Mur.

“Non lo ricordate?”.

“Io sono più giovane di tuo padre. Ricordo solo vagamente alcune cose ma comunque era già grandicello. Ed a quindici anni era Gran Sacerdote..”.

“E poi si stupiscono se uno non si sente all’altezza..”.

“Erano altri tempi. Quelli della mia generazione hanno ricevuto l’armatura di piccolissimi. Io a sette anni, per esempio. Una cosa inconcepibile adesso. Ma al tempo era prossima una guerra santa”.

“Ho sentito storie straordinarie sui cavalieri della vostra generazione..”.

“Non credere a tutto quello che ti dicono”.

“Non avete forse abbattuto il muro del pianto, affrontato i giudici infernali e..”.

“Ah sì, quelle cose le abbiamo fatte!”.

“Straordinario”.

“Beh, ora tocca a voi! Noi vecchietti ci siamo fatti da parte. Largo alle nuove generazioni! Tocca  a voi scrivere un nuovo capitolo che i posteri leggeranno meravigliati”.

“Lo spero..”.

“Tu a quanto pare sai tutto di me, Tomeo. Ma io non so nulla di te, se non il fatto che sei figlio di Gemini. Dimmi qualcos’altro. Qualcosa che non so..”.

“Tipo?”.

“Non lo so..amici al tempio? Altri nuovi cavalieri? Gusto di gelato preferito?”.

“Vaniglia e stracciatella. Amici..non direi. I giovani sono pochi. Mia sorella non ha mai affrontato l’addestramento quindi non saprei..il figlio di Ares ed Atena è sempre per le sue..diciamo che ho passato molto più tempo con Phobos e Deimos che con altri cavalieri”.

“Non so se spaventarmi oppure compiacermi. Avere a che fare con molte divinità è un bene, a volte”.

“Kanon mi ha sempre guidato”.

“Altra cosa che non capisco sia un bene o un male ma..va bene! A me piace la fragola”.

“Eh?”.

“Come gusto di gelato!”

“Ah!”.

 

“Eleonore..scomparsa..” mormorò Atena.

“Non so davvero che pensare” annuì Hades.

“Sei preoccupato?”.

“Certo! È mia moglie! Io la amo! Me l’hanno rapita, ne sono certo..”.

“Oh, su, non essere melodrammatico adesso! Magari si è solo allontanata un attimo. Aveva bisogno di un po’ d’aria o che ne so io..”.

“Non sono convinto..comunque mi dispiace di averti colpito, Ares”.

“Anche a me dispiace” mentì Ares, che si stava fasciando seduto in un angolo.

Hades si passò una mano sul volto, ferito.

“Che hai detto a mio figlio, Hades?” continuò il Dio della guerra.

“A Phobos? Sono affari privati, non trovi? Se vorrà, te lo dirà”.

“Qualcosa di grave? Adesso mi preoccupa pure lui”.

“Ho saputo che avete smarrito Tolomeo..preoccupazioni su preoccupazioni..”.

“Sfotti?”.

“No, affatto. Se mio figlio partisse per missioni impossibili sarei preoccupato quanto voi”.

“Bene..credo..”.

“Ti ammazzerò con le mie mani se scopro che c’entri qualcosa con Eleonore”.

“Ti scuoierò a partire dalle palle se scopro che c’entri qualcosa con Tolomeo”.

“Ma quanto amore c’è nell’aria..” sospirò Atena.

 

Mur e Tolomeo raggiunsero quello che aveva tutta l’aria di essere un tempio abbandonato. Tra la neve, sperduto fra le rocce di una delle vette più alte del mondo, il ragazzo percepì un cosmo molto potente.

“Percepisco un potere..è quello di Shaka?” domandò e Mur annuì.

Il giovane si guardò attorno, continuando a camminare.

“Di chi sono quelle ossa in terra?”.

“Di tutti coloro che hanno infastidito questo luogo inutilmente. Spero che le tue non si uniscano al mucchio”.

Tolomeo non rispose, non sapendo che cos’altro dire.

“Shaka..” chiamò Mur “..scusa se ti disturbo”.

Il cavaliere della Vergine era seduto nella sua solita posa, di fronte ad una statua consumata dalle intemperie e dal tempo. Vestito in modo leggero, Tolomeo rabbrividì nel vederlo. Però ammirò la forza di volontà di quell’uomo.

“Chi è quel ragazzo che porti con te, Mur? Il suo cosmo..è quasi familiare” domandò Shaka, senza aprire gli occhi.

“Il nuovo cavaliere dei Gemelli. Deve parlare con te”.

“Ha una buona motivazione oppure finirà cadavere?”.

“Io credo che le sue ragioni siano alte e meritevoli”.

“Vedremo. Lasciaci soli”.

Tolomeo si voltò, osservando Mur mentre si allontanava senza porsi un solo problema. Poi tornò a guardare Shaka, che gli fece segno di avvicinarsi con una mano.

“Siediti qui accanto a me, ragazzo. Lascia che i nostri cosmi comunichino”.

L’ospite fissò perplesso il cavaliere della Vergine ma poi si avvicinò e sedette. Shaka, ad occhi chiusi, non cambiò posizione. Uno di fronte all’altro, il cosmo oro della Vergine si espanse, sfiorando Tolomeo. Il ragazzo ne fu intimorito, non sapendo cosa aspettarsi. Ma tentò di rilassarsi.

“Tu sei..legato ad Arles” parlò, dopo un po’, Shaka.

“Sono suo figlio. Siete andato via dal Grande Tempio poco prima che nascessi. Da cosa lo avete capito?”.

“Il tuo cosmo ha qualcosa in comune con il tuo genitore”.

“Ah sì? Beh, sono il cavaliere dei Gemelli, come lo era lui”.

“No. C’è dell’altro”.

“E che cosa?”.

“Spero nulla di troppo negativo..”.

“Negativo?”.

“Perdi mai il controllo, Gemini?”.

“No”.

“Nemmeno quando sei parecchio arrabbiato o turbato?”.

“Cambio colore ma non perdo il controllo”.

“Sicuro?”.

“Sicurissimo, signore”.

“Bene..più o meno..”.

Il cosmo di Shaka brillò ancora accanto a quello di Tolomeo e poi si ritrasse, su ordine del suo padrone.

“Che cosa vuoi da me, Gemini?”.

“Il mio nome è Tolomeo. Arkeiros Tolomeo. Potete chiamarmi così”.

“Va bene, Tolomeo. Ma rispondi alla mia domanda”.

“Sono qui perché mi è stato detto che una divinità indiana può aiutare mio padre e nessuno meglio di voi è in grado di indirizzarmi sulla strada giusta”.

“Per aiutare tuo padre? E cosa ti fa pensare che io voglia aiutarlo?”.

“Niente. Di fatti, se è vero quel che mi hanno detto, immagino potevate aiutarlo tempo fa, senza far venire me fin qui a supplicarvi”.

“Sei un ragazzo sveglio..”.

“Perché?”.

“Perché che cosa?”.

“Perché non lo avete aiutato? Se davvero esiste questa divinità, perché non avete fatto in modo che risvegliasse mio padre?”.

“Perché Arles è un uomo pericoloso. Chiuso in quella teca, può mondarsi dai suoi peccati ed evitare di commetterne altri”.

“Ma..non credo sia giusto questo ragionamento”.

“Tu che ne sai? Pensi forse, con la tua inesperienza, di saperne di più di chi si è ritrovato contro l’uomo che vuoi salvare? ”.

“Contro?”.

“Come nemico, ragazzino. Ho dovuto affrontarlo e l’unico motivo per cui non mi ha vinto è stato perché la forza delle Surplici non è alla pari di quella di un’armatura d’oro”.

“Surplici?”.

“Vedo che nessuno ti ha raccontato tutta la storia..”.

“A me non interessa tutta la storia. Io voglio aiutare un uomo che è ridotto in quello stato per salvare delle vite e per far terminare una guerra”.

“Sembri molto sicuro di te. TI prenderesti ogni responsabilità delle tue azioni?”.

“Ovviamente”.

“In te non percepisco malvagità. Ma del resto, non ne percepivo nemmeno nel Gran Sacerdote Arles. Perciò potrei sbagliarmi..”.

“Credete che io possa avere intenzioni malvagie?”.

“Credo che un Arles in questo universo sia più che sufficiente e se tu sei come lui e lo risvegli..”.

“Non credo che voi possiate essere nella posizione di giudicarmi. Sono gli Dei che lo fanno, non gli uomini. Fatemi parlare con questa divinità e vedremo cosa sarà deciso. Se non vorrà risvegliarlo perché troppo pericoloso, allora accetterò la cosa. Ma sarà un Dio a dirmelo, non un mortale”.

“E se questa divinità vedesse in te qualcosa di pericoloso e decidesse di eliminarti?”.

“Non so. Non sono quel genere di persona che accetta pienamente la volontà divina. Ma di certo so accettare di più un giudizio divino rispetto ad uno umano”.

“Sei cresciuto in mezzo agli Dei. Loro che dicono?”.

“Non sono molto d’aiuto. Passano il tempo a picchiarsi, litigare ed accoppiarsi”.

“E questo ti fa disprezzare il divino?”.

“No. Mi fa disprezzare chi resta seduto sul proprio culo invece di aiutare. E questo lo fanno in troppi!”.

“Beh..se non vuoi essere giudicato da me, ma se Atena fin ora non ha fatto nulla contro di te..allora lascerò che sia qualcun altro a lavorare al posto mio. Ti svelerò dove trovare la Dea che ti serve ma toccherà a te convincerla ad agire. E non credo sia un’impresa facile”.

“Non era impresa facile nemmeno attraversare l’inferno e giungere qui. Eppure l’ho fatto. Ci provo, almeno. Non mi posso scoraggiare, a questo punto del viaggio”.

“Vuoi sfidare la sorte?”.

“Voglio viverla”.

“Vivere il proprio destino..anche se fosse a te avverso?”.

“Almeno ci avrei provato. Se dovessi ascoltare le voci che circolano sul mio destino, allora non sarei mai dovuto divenire cavaliere”.

“In questo caso..lascerò che sia la Dea a giudicarti”.

 

“Phobos?” chiamò Deimos, intravedendo il gemello fra le colonne “Eccoti, finalmente!”.

“C’è qualche problema?”.

“Hades ti ha ferito?”.

“No..perché?”.

“Sei sparito..”.

“E allora?”.

“Ah, niente. È che sai che papà è paranoico ultimamente. Non so proprio che abbia..”.

“Il piccolo della famiglia è partito a salvare il pazzo della famiglia. Immagina che senso di inferiorità se Tolomeo riesce nell’intento, dopo che papà ci ha provato per più di dieci anni..”.

“Che acidità, Phobos!”.

Phobos non rispose. Aveva altro per la testa. Cosa intendeva Hades con quella frase? La vita stava scorrendo via? Pur essendo vissuto migliaia di anni, non aveva alcuna intenzione di morire! E, se proprio doveva morire, non di certo con il corpo invecchiato ed indebolito! Ma in quel tempo di pace, lui che altro poteva fare?

“Che schifo quest’Era!” borbottò.

 

Ho come il presentimento che qualche Shakiano mi starà odiando..chiedo scusa. Vi faccio una domanda: quale personaggio volere assolutamente apparire e quale invece già non sopportate (o non avete sopportato) e vi incazzate se lo faccio ricomparire? XD nei limiti del possibile, vi posso accontentare

   
 
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