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Autore: hinata 92    22/07/2015    1 recensioni
L'atteso (o forse no) seguito di Polvere Incantata.
A Death City volano fiori di arancio per Lucy e Simon e tutti sono pronti a festeggiare il lieto evento. Ma nessuno immagina che stanno per finire tutti vittima della più grande maledizione stregonesca della storia...
Una sorpresa in più: questa è una storia... a bivi!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Polvere incantata'
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Nel bivio precedente avete deciso di vedere la reazione delle streghe?

Allora siete nel capitolo sbagliato, cliccate pure qui per raggiungerlo.

Oppure avete deciso di vedere la reazione della Shibusen?

Anche in questo caso siete nel capitolo sbagliato, cliccate pure qui per raggiungerlo.

Non vi ricordate alcun bivio fra cui scegliere?

Può capitare, cliccate qui per rinfrescarvi la memoria.

Siete convinti di seguire la reazione di Simon?

Allora siete nel posto giusto! Buona lettura!

 

In bilico tra due versioni di sé! L’odio può amare?

 

Una strana e arcana musichetta si diffuse fra le fronde, lieve, leggera, non invasiva, al punto tale da confondersi con il fischio della brezza. Veloce, più veloce quasi del vento stesso, la melodia attraversò le infinite e contorte vie del giardino, senza mai sbagliare, sicura e diretta là, verso il centro di tutto, dove tutto era iniziato.

E là, e là soltanto, Simon riprese la sua forma corporea, lasciandosi andare sulla dura pietra che, come sempre negli anni, lo attendeva. Respirò profondamente, cercando nei familiari profumi una calma che sembrava aver perduto definitivamente. Non aveva cercato quel luogo apposta, era scappato senza pensare, anzi, cercando disperatamente di non pensare, di non impazzire, e si era lasciato guidare dai ricordi e dall’istinto verso un luogo dove cercare pace e serenità. La serenità che aveva perduto di colpo, forse per sempre, scoppiata all’improvviso come una bolla di sapone.

Cos’era successo?

Era successo che aveva cercato di cancellare il passato di colpo, con una passata di spugna, e fingere che non fosse mai esistito, di essere nato improvvisamente poco più di una settimana prima, come Venere dalle onde del mare. E poi il passato era tornato a bussare, violentemente e con una forza inaspettata, con quella delicatezza che solo e soltanto Lucy poteva avere.

Lucy.

Simon sentiva la sua anima come un mare in tempesta. Avvertiva ancora dentro di lui, forti e potenti come prima, il desiderio e l’istinto di puro Male, quella sete di potere e in minor parte di distruzione che lo aveva guidato fino a quella mattina. Ma non riusciva a togliersi dalla mente il volto sorridente di Lucy, la sua voce leggiadra, il suo canto dolcissimo e sereno...

Lucy.

Urlò, un urlo di sfogo e di disperazione. Era dilaniato da due istinti opposti e antagonisti, entrambi dotati della stessa forza. Nascose il volto fra le mani.

Amarla o ucciderla?

Perché amarla?

Perché come si poteva non amare una creatura così? In grado di affrontare l’inferno di una guerra scatenata dal suo stesso innamorato per venirlo a cercare? Capace di non nascondere la paura, ma di mostrare come affrontarla, ogni volta in modo diverso, ogni volta come fosse la prima? Capace di accantonare tutto per lui?

Perché ucciderla?

Perché era il maggior ostacolo ai suoi piani. L’unica cosa che poteva farlo recedere dalle sue più profonde convinzioni. Perché aveva un potere sconosciuto persino a lui, che della magia aveva capito tutto o quasi in pochissimo tempo.

Perché l’amava.

Simon allontanò per un attimo le mani dal volto, gli occhi sbarrati a guardare una cosa così semplice, così ovvia da stupirsi che gli ci fosse voluto così tanto tempo per capirlo.

Lui amava Lucy.

La amava come Maestro d’armi violinista.

La amava come Stregone Oscuro.

L’unica cosa che lo teneva unito come individuo, che ancora non lo aveva reso pazzo o schizofrenico, diviso fra due personalità diverse e opposte, era l’amore per quella ragazzina.

Lacrime cristalline e ombrate scivolarono dal suo volto, bagnandogli le mani, gli abiti e il terreno.

Ecco qual era il suo potere, quello che fino a quel momento non era riuscito a comprendere.

Lucy aveva il potere di renderlo una persona, un individuo unico nonostante le mille sfaccettature diverse che lo componevano, così diverse, opposte persino, ma coerenti, in qualche modo. Era così, e lo era sempre stato. Era per lei che era riuscito ad affrontare suo padre, al matrimonio, tirando fuori una grinta che quasi non sapeva di avere. Era per lei che riusciva ad essere il violinista pacifico e il Maestro d’armi in missione. Lei era il perno che permetteva alla sua anima di rimanere in equilibrio.

Ucciderla avrebbe significato perdere quel perno. Perdere la sua razionalità. Perdere il controllo, definitivamente.

Perdere se stesso.

Quindi no, non c’era una scelta da fare. Non poteva ucciderla. Poteva solo amarla.

Ma lui era il Male incarnato. Lei, così pura, così dolce, così giusta e buona, non avrebbe mai potuto amarlo, così.

Di più.

Lui, in quanto incarnazione del Male, era autorizzato ad amare?

Non sarebbe stato contro i suoi stessi principi, la sua stessa natura?

Forse.

O forse no.

In fondo qualcuno aveva forse stabilito delle regole? Non che lui sapesse. E anche se fosse stato così, aveva abbastanza potere per sovvertirle.

«Simon?»

Ci aveva riflettuto troppo e troppo profondamente. Avrebbe giurato di aver sentito la voce di Lucy chiamarlo, con quella voce dolce e leggera come una brezza d’estate...

Alzò lo sguardo. Forse ora aveva anche le allucinazioni visive, oltre quelle uditive, perché la vedeva lì, di fronte a lui, bella come sempre, con quell’aria preoccupata che spesso la caratterizzava...

La figura ripeté timidamente, nascosta parzialmente da un cespuglio: «Simon?»

Il ragazzo sbarrò gli occhi.

Non era un’allucinazione?

Era vera?

«Lucy?»

Lei non rispose, annuì in silenzio e cercò di avvicinarsi, ma Simon balzò in piedi e si allontanò gridando: «NO! PER FAVORE, VATTENE! NON VOGLIO FARTI DEL MALE!»

Lucy si fermò per un secondo, un secondo soltanto, sorpresa. Poi il suo volto si distese in un sorriso dolcissimo.

«Questo era quello che aspettavo di sentirti dire. Questa è la prova che sei sempre tu e nessun altro, come continuo a dire dall’inizio di questa storia.»

«Eh?»

Lucy si avvicinò ancora, ma questa volta Simon la lasciò fare. Lei si limitò a prendergli delicatamente la mano, come aveva fatto prima.

«Questo è esattamente quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo visti a Death City. Quale prova migliore per dimostrare che sei sempre tu?»

Simon si morse un labbro, confuso: «Come... come mi hai trovato?»

«Sono tua moglie... o quasi... e ti conosco piuttosto bene. Se hai bisogno di tranquillità cerchi di isolarti, e questo labirinto nella casa di villeggiatura della tua famiglia è il posto ideale. Lo sapresti percorrere ad occhi chiusi, me l’hai detto tu stesso...»

«Già...»

«Ricordi quando?»

Simon annuì, lasciandosi guidare dalla sua amata di nuovo verso la panchina: «Il giorno in cui ti ho presentato la mia pazza famiglia.»

Lucy l’incalzò: «E...»

Simon sorrise dolcemente, in un sorriso che nulla aveva a che vedere con lo Stregone Oscuro che era stato fino a poco prima: «... e la prima volta che ci siamo baciati, proprio qui, su questa panchina.»

«Visto? Non è cambiato nulla!»

Simon ridacchiò: «Già... nemmeno...»

Prese fiato profondamente, per poi gridare divertito: «TANA PER KEVIN DIETRO LA SIEPE!»

Kevin, che fino a quel momento aveva silenziosamente osservato la scena di sottecchi, con fare fintamente annoiato uscì allo scoperto. In realtà non aveva perso di vista un attimo l’amico di sempre, e non ci voleva un esperto in magia esoterica per capire che il ragazzo era fortemente combattuto: i suoi occhi erano tornati azzurri, come un tempo, ma i capelli erano strani, con la radice bionda, anche se di un biondo più scuro rispetto a come era abituato a vederlo, che diventavano via via più scuri, fino a divenire neri in punta. Sembrava fosse passato per le mani di un parrucchiere pazzo, ma per una volta tenne la sua ironia per sé. Simon aveva dimostrato di poter reagire molto male in quel momento ed era meglio non irritarlo.

«Beccato.»

Simon gli sorrise e per un momento sembrò che non fosse cambiato nulla. Poi sospirò.

«Se solo... sapeste cosa mi è successo...»

Lucy gli strinse ancora di più la mano: «Siamo qui per questo. Spiegaci, Simon, solo tu puoi farlo.»

Kevin si limitò ad incoraggiarlo con un cenno della testa e Simon, con profondi sospiri, cercò di raccontare l’inenarrabile, il profondo cambiamento che il canto delle streghe aveva causato in lui, e più o meno quello che aveva fatto in quelle due settimane scarse.

Alla fine di tutto Lucy, ancora un po’ sconvolta da quanto non aveva mai pensato di poter udire dalla bocca dell’uomo che amava, sentì sul palmo della mano qualcosa di caldo e umido. Sollevò lo sguardo. Simon stava piangendo a dirotto, come se quel racconto gli avesse tolto tutti i freni inibitori, e ancora cercava di parlare fra i singhiozzi.

«Voi non sapete quanto è difficile... una parte di me vorrebbe tornare a casa con voi e fingere che sia stato solo un brutto sogno... ma come faccio? Non posso prendere la mia magia e questo... istinto malvagio... prenderli, buttarli in una scatola, dimenticarmene e fingere che non siano mai esistiti... fanno parte di me, ora, e non posso ignorarli... non ho scelto di essere così, ma ora non ne posso fare a meno... anche se decidessi di non usare la magia, questa uscirebbe da sola, farebbe del male a chi mi circonda anche contro la mia volontà... e non è neanche quello che voglio, in fondo, voglio solo essere... me... ma non so quasi più chi sono...»

Simon cercò di asciugare le lacrime con la manica.

«So solo che ti amo, Lucy, e questo non cambierà mai. Ma il resto...tutto il resto... è difficile da dire a parole... e forse ancora più difficile da capire, per voi...»

Kevin, che era rimasto in piedi e in disparte per tutto il tempo, sospirò: «E se invece ti dicessi che ti capisco benissimo?»

Simon lo guardò sorpreso: «Eh?»

L’amico gli sorrise: «Ragiona per un attimo. Chi ero quando mi avete conosciuto? Nient’altro che un assassino. Credi che anche se ho smesso di uccidere, questa cosa sia completamente scomparsa in me?»

Allungò un braccio e lo trasformò in veleno: «La prima cosa che mi è stata imposta prima di entrare alla Shibusen è stata di non usare mai completamente i miei poteri. Voi stessi, all’inizio, me lo ricordavate sempre. Poi però avete smesso. Forse avete pensato che mi fossi dimenticato quella parte della mia vita, ma non è vero. A volte provo ancora l’istinto di uccidere. Non posso non farlo, è radicato dentro di me, di più, è scritto dentro il mio stesso sangue. Quindi, sì, Simon, capisco cosa significhi lottare ogni giorno contro la tua stessa natura.»

Simon lo aveva guardato tutto il tempo con gli occhi sbarrati. Non aveva mai davvero pensato che Kevin potesse avere quel problema, così straordinariamente simile a quello che stava provando lui in quel momento. Certo, non c’entrava la magia, ma forse era davvero l’unica persona al mondo in grado di capire cosa stesse provando.

L’amore della sua vita e il suo migliore amico.

Come aveva potuto stare senza di loro per così tanto tempo?

«Non è una cosa semplice. Avrò bisogno di un po’ di tempo per riflettere e per capire cosa fare... e chi voglio essere.»

Lucy annuì, lentamente: «Certo... io... sono disposta ad aspettare.»

Simon le strinse la mano con più forza: «Non da sola. Non più. Verrai con me, questa volta. E anche tu, Kevin.»

Poi, resosi conto di aver utilizzato un cipiglio un po’ troppo autorevole, si affrettò ad aggiungere imbarazzato: «Se volete, ovviamente.»

Lucy gli saltò al collo: «E me lo chiedi? Ti avrei seguito di nascosto in ogni caso!»

Simon ricambiò l’abbraccio, felice. Poi si rivolse a Kevin.

«E tu?»

«Vi seguirò anch’io. Ma voglio che mettiamo in chiaro un paio di cose fin da subito.»

Simon si staccò un attimo da Lucy e si alzò in piedi con uno sguardo serio e determinato, a cui Kevin non era abituato e che per un attimo lo disorientò. Un attimo, però.

Se questo era il nuovo lato del suo amico che doveva imparare a conoscere e ad affrontare, bene, era il caso di cominciare fin da subito. Sapeva essere tosto almeno quanto lui, se voleva, ed entrambi lo sapevano bene.

«Non ho problemi a viaggiare con te, Simon, sei e sarai sempre il mio migliore amico. Non ho grossi problemi neanche con la magia in sé, se questa però non ti trascina con il suo utilizzo a mostrare il peggio di te. È per la nostra sicurezza, e soprattutto per quella di Lucy, che ti chiedo di stabilire fin d’ora qualche piccola limitazione.»

Simon lo guardò con aria dura e severa, gli occhi nuovamente scuri: «Sta bene. Fai la tua proposta.»

Kevin ebbe un attimo di esitazione. Gli avevano fatto notare spesso di essere un po’ lunatico, alle volte, ma anche lui aveva dei cambiamenti così netti? Quasi non riusciva ad associare la persona che aveva davanti al ragazzino in lacrime di qualche minuto prima e a quello che gli aveva gridato ridendo di uscire dal suo nascondiglio.

«Non dico che tu non possa usare la magia, ma solo a patto che questa non faccia del male a nessuno.»

Simon annuì e Kevin continuò: «Durante il tuo periodo di “riflessione”, non potrai contattare le streghe in alcun modo. Se deciderai di riunirti a loro potrai farlo, ma solo dopo avercelo comunicato prima e sapendo che è una scelta senza ritorno.»

Aspettò il cenno di assenso, poi concluse: «E se vedrò che tenterai di fare qualunque tipo di stranezza, che sia ipnosi, farci del male fisicamente o altro, qualunque cosa diversa da quello che hai sempre fatto, o se ti vedrò comportarti in modo ambiguo o falso nei nostri confronti, soprattutto verso Lucy, considererò rotto il patto.»

Kevin allargò le braccia trasformandole in polvere: «E in quel caso riprenderò anch’io per quest’unica volta a seguire la mia natura originaria e ti ucciderò pur di fermarti.»

Lucy sbarrò gli occhi e fece per intervenire, ma Simon la fermò con un gesto brusco. Aveva negli occhi lo sguardo da Stregone Oscuro, perché in fondo era con lui che Kevin stava stringendo il patto.

«Accetto il tuo patto, Kevin Akai. Se romperò una delle tue condizioni, sarai autorizzato a tentare di uccidermi. Ma se perderò completamente il controllo, non contare sul fatto che stia fermo mentre tu mi togli la vita.»

«In quel caso sarà una lotta senza esclusione di colpi.»

«Bene.»

«Bene.»

Simon si sciolse improvvisamente in un sorriso, mentre gli occhi lentamente si schiarivano: «Stabilito questo, ora che facciamo?»

Kevin si rilassò di colpo, buttando fuori la tensione con un profondo respiro, poi riprese a parlare: «Non possiamo rimanere qui a lungo. Ci troveranno presto e su una cosa hai perfettamente ragione, Simon, gli altri non capirebbero, ti hanno visto come il potente e malvagio Stregone e quella immagine condizionerà il loro giudizio.»

Simon annuì: «Dobbiamo anche prestare attenzione alle streghe. Se le conosco abbastanza bene verranno a cercarmi, hanno bisogno di me per il loro piano e non possono sostituirmi con nessun altro.»

Lucy, che fino a quel momento era stata in silenzio, prese la parola: «Forse so io dove andare.»

Simon e Kevin si voltarono verso di lei e la ragazza sorrise imbarazzata: «Però vi avverto, in condizioni normali non lo proporrei nemmeno, è una piccola follia...»

Kevin rise: «Tanto, peggio di così...»

Simon li guardò con aria divertita: «Anch’io ho una proposta da farvi, sapete?»

Il ragazzo osservò i loro sguardi curiosi e un pochino preoccupati e rise di cuore. Sì, ci sarebbe voluto un po’ di tempo a tutti, prima di abituarsi davvero a tutte quelle novità.

 

 

Kevin: «Va bene, Simon, cosa vuoi fare?»

Simon: «Una piccola follia...»

Kevin: «E due. Mi sta venendo il dubbio che qua invece ci stiamo trasformando tutti in Kishin...»

Lucy: «Su, dai, non sarà una cosa così terribile...»

Simon: «...»

Lucy: «... v-vero?»

 

Soul Eater, Richiamo di sangue, 15° capitolo: Ritorno al luogo proibito! In quanto tempo si può decidere il colore della propria anima?

 

Simon: «E se ti dicessi che ho deciso...»

Lucy: «...»

Kevin: «...»

Simon: «... di portare il mondo verso la distruzione...»

Lucy: «GLOM!»

Kevin: «...»

Simon: «... lasciando che Kevin cucini la cena?»

Lucy: «NO, PER FAVORE, CI PENSO IO!»

Simon: «AHAHAHAHAH!!! Scusami, Lucy, ma la tua faccia era troppo bella...»

Kevin: «... grazie...lo so anch’io di non essere un grande cuoco... ma addirittura usarmi come arma per l’Apocalisse...»

 

Vi è piaciuto questo bivio? Spero proprio di sì, perché da adesso in poi la storia prenderà nuovi binari...

Vi aspetto al prossimo capitolo!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

 

  
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