Angolo Autrice. Buongiorno! Rieccoci con
un nuovo aggiornamento :) Non posso fare a meno di scrivere e scrivere,
ho tantissime cose in serbo per questa storia - non lo so nemmeno io da
dove viene tutta questa ispirazione, lol - ed è tutto merito
di voi fantastiche lettrici che leggete e recensite e mi fate tanto
felice :D
Prima di lasciarvi alla lettura, però, alcune note! Enjoy :)
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NOTE. Alcune chiarificazioni che mi sembrano
d'obbligo visto i dubbi di qualche lettrice e riguardante le
età dei nostri protagonisti. È canon
che i demoni vivano ben più a lungo degli umani, e che
invecchino molto lentamente. Lo stesso Inuyasha, pur essendo un
mezzodemone, ha più di duecento anni (contando i cinquanta
trascorsi sigillato contro il Goshinboku) e ne dimostra
all’incirca 17 (ved. Wikipedia). Non è impossibile
dunque che Sesshoumaru, essendo un demone completo e uno molto potente,
invecchi a una velocità ancor più minima: per
questo non mi pare impossibile che all'età reale di
centosette anni ne dimostri all'incirca sette o otto, rendendolo
tecnicamente coetaneo di Kagome.
Onde evitare ulteriori dubbi, vi lascio un piccolo specchietto della CRONOLOGIA di
questa storia, in cui ho cercato di unire canon e headcanon, tenendo
conto dei dettagli e delle informazioni disseminate per tutta la serie:
- 1000 circa, periodo Heian. Nascita di Sesshoumaru.
- 1107, p. Heian. Kagome (6 anni) finisce dentro il pozzo per la prima volta e viene trovata da un piccolo Sesshoumaru (7 anni umani).
- 1290, periodo Kamamura. Nascita di Inuyasha, morte di Inu No Taisho.
- 1446, periodo Sengoku. Kikyo sigilla Inuyasha al Goshinboku.
- 1496, p. Sengoku. Kagome (15 anni) attraversa per la seconda volta il pozzo Mangiaossa, libera Inuyasha dal suo sigillo ecc.
- 1499/1500, p. Sengoku. Naraku viene sconfitto.
Spero di essere stata abbastanza
esaustiva, in ogni caso se avete altri dubbi non esitate a chiedere! :)
Vostra,
Niglia.
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{6}
Reassurance
Sesshoumaru osservò a
disagio la sua preda scoppiare in un pianto disperato, scoprendo che
trovarsi
impotente di fronte alle lacrime di una femmina non era una sensazione
particolarmente piacevole.
Si guardò freneticamente
intorno, sperando forse che una soluzione a quel problema gli apparisse
davanti
come per magia; per sua sfortuna, nella tenda c’erano solo
loro due – e per sua
stessa richiesta, per di più – per cui dubitava
che qualcuno sarebbe arrivato a
toglierlo da quell’imbarazzante frangente.
Dopotutto, suo padre era
stato chiaro al riguardo: se davvero voleva tenerla, allora si sarebbe
dovuto
occupare di lei.
Il giovane youkai
maledisse il proprio orgoglio.
«Bambina», la chiamò,
rendendosi conto di non sapere il suo nome. «Bambina!»
I grandi occhi blu e inondati
di lacrime dell’umana si aprirono di scatto quando lui
alzò la voce, per poi
posarsi tremanti sulla sua persona.
Incerto se complimentarsi
per aver attirato la sua attenzione o no, visto che lei continuava a
singhiozzare, egli continuò. «Fai cessare questo
pianto inutile, non ho
intenzione di farti del male.»
Come avrebbe probabilmente
dovuto prevedere, ottenne soltanto di farla piangere di più.
Decisamente irritato e al
limite dell’esasperazione, Sesshoumaru ricorse
all’ultima tattica – ringhiò.
In realtà, il verso non
era minaccioso in sé e per sé: non era che il
soffiare di un cucciolo,
minaccioso quanto un micio appena nato, che solitamente causava le
risatine
condiscendenti degli adulti e i sorrisi affettuosi delle madri. Suo
padre lo
rassicurava in continuazione sul fatto che i suoi ringhi avrebbero
acquistato
volume e ferocia, con il passare del tempo.
Ma su di un’umana già
terrorizzata per conto suo l’effetto fu del tutto diverso.
Kagome strillò, strappando
le mani alla sua stretta e indietreggiando sul giaciglio in modo da
distanziarsi da lui il più possibile. Sesshoumaru
scoprì che dopotutto non gli
piaceva la puzza di terrore che proveniva dall’umana in quel
momento – era acre
e spiacevole, e unita all’odore salato delle sue lacrime lo
metteva a disagio.
Preferiva di gran lunga il profumo che emanava la notte prima.
«Non piangere», riprovò con
cautela, sforzandosi di non alzare la voce.
Lei singhiozzò, incapace
di obbedire. Le mancava la sua famiglia – qualcosa le diceva
che non si sarebbe
ricongiunta con loro per un bel po’ di tempo – non
aveva idea di dove si
trovasse e quel ragazzo le aveva appena ringhiato contro! Come poteva
calmarsi?
Kagome serrò gli occhi e
fece quello che sua madre le diceva sempre di fare quando si svegliava
all’improvviso dopo un incubo: si sforzò di
canticchiare la sua ninna nanna.
Sesshoumaru aggrottò la
fronte – che cosa stava facendo, adesso?
Lanciò un’altra occhiata all’entrata
della tenda, supponendo che forse non
sarebbe stato così grave chiedere aiuto a chi ne sapeva
più di lui di femmine
piagnucolanti… Ma no, non poteva
ammettere la sconfitta così facilmente, non si sarebbe
mostrato debole con suo
padre dopo essersi abbassato a chiedergli se poteva tenere
l’umana.
Sospirò. Poi, silenzioso
come un’ombra, in un battito di ciglia le fu accanto. Le
prese le mani tra le
sue e la attirò gentilmente verso di sé,
strappandole l’ennesimo singulto.
Tuttavia la bambina non
oppose resistenza quando il giovane demone posò le sue mani
sulle proprie
guance, emettendo uno strano verso calmante che fece cessare le sue
lacrime.
Kagome lo fissò a occhi
sgranati, e Sesshoumaru si sforzò di sorridere in maniera
rassicurante.
Era
quasi come addestrare i cuccioli di drago.
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Drabble: 561 parole.