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Autore: Girasolerossofuoco    22/07/2015    2 recensioni
L'accademia di Pandora non è una normale scuola superiore, il suo obiettivo è creare persone capaci di ottenere un contratto colle Chain e di diventare così guardiani della città. Nel cammino che porta gli studenti a diventare difensori della città, la vita e le passioni si intrecciano. C'è Gil che è sempre stato convinto di amare il suo padroncino, ma qualcosa lo sorprenderà. Xerxes e Sharon che si amano, ma non osano dichiararsi a causa della loro differenza di classe. Elliot che odia se stesso per essere attratto dai ragazzi e sopratutto da uno in particolare. Vincent è ossessionato dal fratello, ma un'altra persona riuscirà a curarlo? Echo è una ragazza timida e maltrattata, segretamente innamorata di un suo compagno di classe. Qualcuno però trama nell'ombra; la realtà é come appare?
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray, Un po' tutti, Vincent Nightray, Xerxes Break
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le urla erano interrotte da qualche sporadica risata sadica.

"Mio signore," chiamò un servo appena apparso nella stanza.

L'uomo si voltò con lentezza, nello sguardo vi era dipinto il fastidio che provava per quella irruzione. 

"Cosa vuoi?" 

"Emm... Mio signore, lui ha accettato," balbettò. 

Come se fosse stato scosso dall'elettricità, trasalì. Poi proruppe in una risata fragorosa. Si portò le mani al viso, per coprirsi gli occhi che trasudavano lacrime. "Bene, bene," ripeté. "Bene, bene, bene, bene. Ottimo lavoro, dobbiamo festeggiare!" 

"Sì signore." Il servo sospirò, per fortuna aveva recato buone notizie. Sapeva fin troppo bene cosa succedeva a chi lo informava di eventi spiacevoli. 

L'uomo si mise a correre per i corridoi finché non trovò la porta che gli interessava. La aprì, spalancandola.

"Piccola mia, finalmente sta quasi arrivando il momento che aspettavamo da tanto!"

Lei lo guardò inebetita, indecisa se credergli o meno. Si alzò dal letto, tirandosi dietro le lenzuola. Afferrò un piccolo orsetto di peluche poco distante e lo strinse a sè. "Hai sentito kuronana? Fra poco usciremo da qui," bisbigliò. 

"Come? Dici che vuoi una prova?" Chiese all'orsetto. Poi alzò lo sguardo. "Dov'è la prima testa?" Chiese all'uomo.

Lui si portò un dito alla bocca, per smaltire la tensione. "Non c'è ancora, ma cadrà molto presto."

"Non mi basta!" Urlò la ragazza, lanciando per aria il pupazzetto. "Ti odio, ti odio! Dov'è la testa, dov'è!" Poi emise un grido inarticolato, disumano. 

"Piccola, calmati, è solo questione di mesi."

Lei si era accasciata al suolo e piangeva. L'uomo le si avvicinò e le accarezzò il voltò, cercando di rassicurarla.

"Me lo prometti?" Chiese, asciugandosi gli occhi e sussultando sempre meno.

Odiava vederla piangere, perché quando lacrimava le ricordava lei. Il suo volto sorridente lo tormentava, lo torturava ogni notte, mentre, durante il giorno, lo faceva sentire terribilmente solo.

Se tutto fosse andato secondo i piani, ogni cosa sarebbe tornata a posto. Proruppe in una risata, dapprima appena sussurrata, poi fragorosa e raggelante.

"È ora del tè," annunciò seria in voltò.

"É vero, iniziamo subito."

Fu così che il tea-party cominciò.

 

 

"Signorina Baskerville, vada al suo posto!" Esclamò la professoressa, piazzandosi davanti alla fanciulla. Un dito picchiettava contro il braccio, segno che la sua pazienza era al limite. 

"Questo è il mio posto!" Rispose Alice, gonfiando le guance. Odiava essere rimproverata, sopratutto quando era dalla parte della ragione. Incrociò le braccia dietro la testa e mise i piedi sul tavolo. Grazie al cielo era in prima fila, altrimenti tutti avrebbero potuto conoscere il colore di biancheria che indossava. "Io, da qui, non mi muovo," affermò calma. 

Spinse leggermente indietro lo schienale e cominciò a dondolarsi lentamente con la sedia. Perché tutto il mondo ce l'aveva con lei? 

"Alicechan, perché... Emm... Perché non ti sposti vicino a Sharon?" Domandò titubante Oz, che le era seduto al fianco. Alle volte era proprio testarda, inoltre aveva un'indole troppo selvaggia per essere una nobile. A lui stava simpatica, perché conosceva le sue sofferenze e aveva compreso, dopo tutto quel tempo passato assieme, la sua bontà d'animo, tuttavia non poteva amare quella sua testardaggine. Talvolta assomigliava ad un mulo ed era impossibile farle cambiare idea, proprio come stava accadendo ora.

"Questo è il mio posto," protestò con veemenza. 

"Signorina, non lo vede che è in mezzo al banco? Essi sono stati costruiti per due persone, non per tre!" La professoressa di matematica era quasi al limite della sopportazione. È vero che Alice e Oz erano sempre stati compagni di banco, ma non poteva bloccare le lezioni solo perché il signorino aveva deciso di stare con un'altra persona.

"Io...io... Posso andare in un altro posto," mormorò Echo, stingendo i pugni in grembo. Si sentiva terribilmente dispiaciuta. Per colpa sua i due ragazzi stavano litigando.

"No, Echochan, sono stato io a chiederti di sederti qui, è Alice che deve spostarsi." Era stato il duca Vessalius a proporre alla piccola signorina dai capelli bianchi di stare vicini, per quell'anno. Era rimasto parecchio sorpreso quando Echo gli si era avvicinata e aveva cominciato a parlare, come se finalmente avesse accettato l'amicizia che gli avevano porto. Di solito si limitava a fissarli o a rispondergli monosillabi, invece ora sembrava contenta di stargli vicino, quindi doveva approfittare di questa situazione per stabilire un rapporto più intenso. Le aveva letto negl'occhi un'incredibile sofferenza e aveva tutta l'intenzione di renderla più serena. In effetti vivere con Vincent-Sama deve essere parecchio dura per una persona normale.

"Ecco, vai," asserì Alice. "Lascia stare il mio servo."

"Ma Oz-kun non è il tuo servo," rimbeccò la ragazza. Non aveva mai capito il motivo di tale soprannome.

"Sì che lo è," annuì. Molti anni prima aveva perso una scommessa e da quel giorno era diventato il suo servitore.

"Signorina, torni al suo posto." Questa volta, nella voce della professoressa, era scomparsa ogni traccia di pazienza. 

Alice guardò Oz, che le sussurrò di non prendersela troppo; le ricordò che erano anni che speravano che Echo si aprisse con loro, non poteva rompere questo magico momento. Fu grazie alle parole del biondo che si alzò, sbuffando, e si mise in cerca di un altro compagno di banco. Tutti i suoi amici la guardavano con un sorriso sulla faccia, credevano che fosse gelosa del suo "servo", in realtà non sapeva neanche lei perché aveva agito in quel modo così infantile. 

"Alicechan, siediti pure qui," la invitò Sharon, che aveva lasciato un posto libero proprio in previsione che sarebbe stato occupato dalla Baskerville. 

"Grazie."

Si lasciò scivolare sulla sedia, poi posò il mento sul freddo tavolo di legno. La professoressa iniziò a parlare, ma lei non capiva quel che stava dicendo. 

"Psss, Sharon," la chiamò bisbigliando. "Perché ridi?"

"Non sto ridendo, sto solo sorridendo," rispose tronfia. Non riusciva a trattenersi per la scenetta di prima, era stata abbastanza comica, sopratutto perché, secondo lei, quello era l'indice dell'amore che Alice provava nei confronti di Oz. 

A lei piacevano così tanto le storie d'amore, quindi aveva tutta l'intenzione di seguirne lo sviluppo. Inoltre quella sera ne avrebbe parlato con Xerx-niisan e si sarebbero confrontati su quale fossero i veri sentimenti della Baskerville. Un argomento piuttosto interessante di conversazione.

"Non te la prendere, Oz kun può star con te tutto il giorno," osservò la Rainsworth. "Stare qualche ora separati non farà altro che rinvigorire la vostra passione." Ghignò malignamente, sapeva che l'avrebbe messa in imbarazzo, ma qualcuno doveva pur farle capire i suoi sentimenti.

"Non è così, non amo Oz kun!" Urlò la mora, proprio in un momento di silenzio totale. Tutti si voltarono a guardarla, increduli e divertiti.

"Bene signorina Baskerville, ora che lo ha reso noto, posso continuare la lezione?"

Annuì. Si sentiva terribilmente in imbarazzo, se avesse potuto si sarebbe lanciata dalla finestra. Anche Oz si era voltato, ma in lui vi affiorò solo il solito dolce e innocente sorriso. 

Si voltò verso la finestra. Nel cortile una classe aveva l'ora di ginnastica. "Che sfiga avere quella lezione al lunedì mattina," osservò.

Il gruppo di persone in pantaloncini corti chiari si mise a correre in cerchio, vicino al campo di basket. Una persona la colpì in particolare: si trattava di testa d'alga-kun. Teneva lo sguardo fisso a terra ed era in testa alla fila. Poco dopo venne raggiunto da pagliaccio-kun.

Pagliaccio-kun cinse le spalle di testa d'alga-kun non appena smisero di muoversi. La professoressa parlava ma quei due parevano non darle il minimo ascolto, anzi erano impegnati in una conversazione o, meglio ancora, il canuto stava cucciando un lecca lecca mentre proferiva qualche parola, mentre l'altro si teneva la bocca coperta da una mano e si limitava ad annuire o scuotere la testa. Poco dopo Gil alzò lo sguardo e per caso incrociò quello della ragazza. Rimase qualche secondo paralizzato con la bocca semi-aperta e le guance che diventavano secondo dopo secondo sempre più rosse. 

Alice si sentì turbata da ciò che vide; per la prima volta, notò la perfezione del viso di Gilbert. Non ci aveva mai fatto caso, ma il suo naso era piccolo e delicato, gli zigomi alti, gli occhi erano luminosi e quel colore così insolito li rendeva magnetici, inoltre i capelli sembravano così morbidi. Chissà, forse avrebbe potuto scoprirlo, se solo li avesse potuti accarezzare. Alzò una mano e lo salutò, lui però abbassò subito lo sguardo. Xerxes, invece, credendo che stesse salutando tutti e due si inchinò leggermente in avanti, toccando un immaginario cappello. 

L'amico trovò il coraggio di rialzare il mento, ma la magia si era rotta ed Alice pensò bene di fargli la linguaccia.

"Signorina, la pianta di comunicare con l'esterno? Devo sbatterla fuori dall'aula?" Chiese incattivita la professoressa.

"No!" Urlò Alice. Cosa le stava succedendo? 

Non ebbe molto tempo per chiederselo che la porta si aprì ed entrò, lanciato da chissà chi, un coniglietto di peluches senza testa. Il contenuto morbido e bianco si sparse un poco sul pavimento, mentre il corpo giacque sulla cattedra. 

La professoressa, esaurito l'ultimo goccio di pazienza, spezzò una matita. "Alice," gridò. "Vada a recuperare Vincent Nightray e lo porti dal preside, tanto non serve a nulla la scuola per persone come voi."

La signorina Baskerville fu molto offesa nel sentirsi paragonata a quel maniaco dei conigli, però non rispose, per lo meno avrebbe passato la giornata a scorrazzare per i corridoi. 

Prima di uscire osservò Sharon che le sorrise malignamente (e la cosa la preoccupò un po' visto che temeva sempre i pensieri della duchessa), Oz invece scosse la testa per il biasimo, mentre Echo stava ancora troppo vicina al suo servo.

Nei corridoi regnava il più assoluto silenzio, rotto solamente dai passi cadenzati di qualcuno poco distante. Seguì quel suono fino a quando non udì più nulla. Davanti alla prima A, Vincent stava immobile, come assorto in contemplazione.

Alice si nascose dietro l'angolo e lo osservò per qualche minuto. Egli spiava dal buco della serratura e ridacchiava. Di cosa ci fosse così divertente proprio non lo capiva. Stava quasi per andargli incontro e dirgli di recarsi dal preside, quando lui estrasse la testa del coniglio mozzata e infilò le orecchie nel buco, incastrandole dentro, di modo che rimanesse a penzolare.

La signorina Baskerville era alquanto inorridita da quei gesti sconclusionati, tuttavia, prima ancora di avere il tempo di tirargli un calcio sul capo, venne richiamata dalla professoressa di inglese. 

"Signorina, visto che è qua in giro, può portare questo" - le mollò un documento- "alla professoressa Dasty? Grazie." Non attese neanche la risposta e sparì dietro l'angolo.

Alice diede un'occhiata al foglio che si era ritrovata tra le mani, era un'inutile circolare, di quelle che nessuno legge, ma firmano tutti.

Si guardò intorno, indecisa se seguire Vincent o andare giù in palestra, dalla professoressa di ginnastica. Optò per la seconda scelta, così per lo meno il maniaco dei conigli avrebbe ricevuto una doppia punizione.

 

La palestra era situata in un edificio adiacente alla scuola. Di solito i ragazzi si cambiavano lì poi, a seconda dei casi, ci si trasferiva al chiuso o all'aperto. Ad Alice stava molto simpatica la prof Dasty, le dava sempre buoni voti e di tanto in tanto qualche regalo. Non che fosse raccomandata, solamente sapeva che era orfana e quindi cercava di donarle qualche premura in più. 

Il sole era piuttosto caldo a quell'ora, così fu un sollievo quando si rintanò al fresco dell'aria condizionata dell'ingresso della palestra. Nel corridoio un gruppo di ragazzi del settimo anno si fermarono a salutarla, riferendole che quella mattina la lezione era finita prima, in quanto una ragazza si era sentita poco bene. 

Entrò nel campo di pallavolo e basket, dove appunto sedeva la professoressa. Aveva una piccola cattedra che usava per controllare il registro. 

"Professoressa Dasty, ho questo foglio da farle firmare!" Esclamò Alice saltellando e sventolando il pezzo di carta. 

"Oh, grazie. Vieni, vieni," la invitò. Siglò il documento senza neanche degnarlo di uno sguardo, dopodiché chiese alla fanciulla se avesse già il cibo per il pranzo. Scosse la testa, nella confusione se lo era dimenticato, e con orrore si rassegnò a dover mangiare alla mensa.

"Ecco," le porse un piccolo sacchettino, con all'interno una scatoletta di alluminio rettangolare. "Sono dei totani fritti e delle patate arrosto, li ho presi in rosticceria, ma è sempre meglio della mensa."

Ad Alice le si illuminarono gli occhi. "Grazie mille!" 

La professoressa annuì sorridente, poi la congedò. 

Tornando indietro si fermò un attimo davanti agli spogliatoi maschili. Era vero quello che dicevano circa l'ordine e la pulizia di quel luogo? Una volta, Sandra le aveva confidato che si nascondeva il fantasma dell'ordine e del profumo, ammazzato anni or sono dai ragazzi. Si avvicinò titubante, poi si chinò ad osservare lo spogliatoio dal buco della serratura. Prima di entrare in territorio nemico doveva assicurarsi che non fosse una discarica. 

Dentro regnava il più tranquillo silenzio. Le panche erano vuote e il pavimento sgombro. Forse Sandra si era sbagliata...

Una macchia bianca offuscò la sua visuale. La signorina trasalì e si tirò un po' indietro per massaggiarsi gli occhi. Quello era il manto del fantasma? Quando tornò ad osservare dentro, la situazione era come prima. Silenzio rotto solo dallo sbattere di una finestra poco lontano.

Alice posò la mano sulla maniglia, pronta a spalancare la porta, quando dal buco della serratura tutto divenne bianco, poi rosa, rosso ed infine nero. Spaventata mollò la presa e fece qualche passo indietro. Lanciò un'occhiata alla palestra, ma la professoressa sembrava scomparsa. Attorno non c'era nessuno, non si sentiva nulla eccettuato lo sbattere della finestra. 

La maniglia si girò lentamente. Il cigolio era fastidioso e terribile, sembrava di essere stati catapultati in un film dell'orrore. 

Spuntò un manto candido.

Alice era pronta a colpirlo con un destro, quando apparve una faccia.

"Alice-San, da quand'è che ti diletti a spiare i maschi?" Chiese ridendo il fantasma.

"Scemo di un pagliaccio! Mi hai spaventato!" Gridò la fanciulla.

"Ohi, ohi," sussurrò. "Non è nulla." Enfatizzò le sue parole con un gesto della mano, come se volesse scacciare via la paura di Alice. Poi lanciò uno sguardo al sacchettino odorante di pesce. "Le mie scuse signorina." Accennò ad un inchino. "Stavate solamente cercando un posto dove ingozzarvi. Devo informarvi che lo spogliatoio maschile non è il luogo più adatto dove consumare un pasto." La schernì. Uscì definitivamente dalla stanza e spalancò la porta, invitandola a varcare la soglia. 

"No!" Protestò la piccola Alice. Non intendeva mangiare seduta nelle panche, dove magari i suoi compagni posavano i gioielli sudati. Incrociò le braccia e distolse lo sguardo. "Pensi male Pagliaccio-kun, io non ho..."

Una spinta la catapultò dentro lo spogliatoio, subito dopo sentì chiudersi la porta alle spalle.

No, quello era un incubo. Non poteva veramente averla chiusa là dentro. 

Si osservo intorno. Tutto era a posto, proprio come aveva potuto spiare prima. L'odore era gradevole, anche se molto lontano dal profumo che emanava lo spogliatoio femminile.

 La finestra continuava a sbattere. Doveva essere nella stanza delle docce, lì affianco. Lì si diresse e in effetti la finestra era aperta. Il bagno era composto da una decina di stanzine per la doccia e altrettante coi water. Sorprendentemente, anche lì era tutto in ordine. 

Appena si avvicinò un po', l'acqua di una doccia cominciò a scorrere. Che fosse il fantasma? 

Corse indietro. Nelle panche non c'era alcun indumento, quindi Xerxes era stato l'ultimo ad andarsene. Udì l'acqua spegnersi. Che cosa stava succedendo? 

Tornò alle docce. Quello che vide la sconvolse profondamente: Gilbert era appena uscito. Grondava d'acqua ed era avvolto in un piccolo e sottile accappatoio, che gli copriva i fianchi e le cosce. Notò l'intensificarsi dei peli mentre seguiva la linea del busto. Chissà quanto era peloso... Cosa si stava chiedendo? Perché doveva pensare al suo...

Gilbert tentava di asciugare i capelli con un asciugamano rosa. La scena era piuttosto tenera, sopratutto perché teneva gli occhi chiusi mentre compiva questa attività.

Alice cercò di nascondersi dietro il muro, per non fargli capire che lo stava spiando, ma proprio in quel momento la notò. 

Urlò e qualche istante dopo anche lei si unì alle sue grida. Si puntarono il dito contro e si chiesero a vicenda cosa ci facessero in quel luogo. Dato che Gilbert aveva palesemente un motivo per essere lì, mentre Alice era manifestamente un'imbucata, ella pensò di risolvere la questione a pugni. Per lo meno lo avrebbe potuto tramortire, così che non ricordasse nulla. 

Gli si lanciò contro per tirargli un destro (la sinistra era ancora occupata a tenere il sacchetto coi totani), ma poco prima di arrivare a segno lui la fermò, bloccandole a mezz'aria il braccio.

"Sei impazzita, stupido coniglio?" Le chiese Gilbert, cercando di non pensare che fosse quasi nudo. Lei lo aveva spiato mentre faceva la doccia come aveva fatto lui quella mattina? Arrossì al ricordo. Era una creatura meravigliosa, con l'acqua e il sapone che le scivolavano addosso. Ora invece assomigliava più ad un demone.

Alice si dimenò. Non sapeva più cosa fare, quindi tirargli un colpo in testa era la cosa migliore. Tentò di divincolarsi, ma riuscì solo a tirare in avanti e costringendo, quindi, Gil a resistere a quella spinta. Il ragazzo era trenta buoni centimetri più alto di lei e non fu difficile non cadere, tuttavia, il pavimento era reso scivoloso dall'acqua che aveva grondato e quindi perse l'equilibrio. Cadde e, come quella mattina, la trascinò dietro, con sé, a terra. 

Lei gli cadde completamente sopra, con le gambe divaricate, attorno ai suoi fianchi. 

"Alice..." Gilbert gemette un poco quando sentì la pressione sul suo membro. Perché reagiva così velocemente al contatto con quella fanciulla? Lui la odiava, le portava via l'amore del padroncino.

La ragazza rimase di pietra. Il viso di Testa d'alga-kun era arrossato e i capelli ricci erano lucenti per l'acqua. 

"Che stai facendo?" Chiese inorridita la Baskerville, sentendo l'amichetto premere contro le sue mutandine.

"Io... Io..." Si nascose la faccia tra le mani. Non aveva il coraggio di riferirlo.

"Sei un pervertito!" Lo rimproverò. Eppure lei non riusciva a staccarsi. Stranamente quel contatto le accelerava i battiti del cuore. Alice sentì l'impulso di togliere le mani da suo viso, per osservarlo meglio. Lui non oppose resistenza, ma voltò la testa.

"Alice... Io... Devo dirti una cosa," bisbigliò. Ora il suo colorito assomigliava più a quello di un'aragosta che a quello di un uomo. Dopo poco trovò il coraggio di guardarla in viso.

La fanciulla sussultò. Era bello da mozzare il fiato. Perché non se ne era mai resa conto? Venne catturata dal liquido dorato e magnetico delle sue iridi. Qualcosa la spingeva ad avvicinarsi; fu così che si chinò su Gilbert con l'intenzione di baciarlo.

 

 

Ciao a tutti! Scusate per l'attesa, spero che questo capitolo vi piaccia! Ovviamente sono ben accetti i consigli per migliorare :D Chissà se Alice avrà il coraggio di baciare Gil, ma sopratutto che vuol dire quest'ultimo alla fanciulla? :D Alla prossima, un bacio!

Girasolerossofuoco.

   
 
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