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Autore: LillaVanilla    22/01/2009    2 recensioni
Ti ho vista mentre uscivi da una macchina nera lucida ed elegante ho visto il tuo giubbotto lucido e laccato e le tue scarpe bianche toccare una dopo l'altra l'asfalto brinato e luccicante. Ti sei diretta verso un anonimo cancello verde con la vernice scrostata riluttante hai premuto il campanello leggermente impolverato.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voglio che che tu veda ogni lacrima bollente
desidero che tu osservi ogni goccia che fluisce dal mio corpo bianco e freddo
Volgio che tu mi guardi negli occhi
e che veda quello che hai distrutto
mangiandolo e succhiandolo da dentro,
lasciando solo un inutile guscio esterno vuoto.
Un guscio fragile perchè solo una stupida copertura.
Ti ho vista mentre uscivi da una macchina nera lucida ed elegante
ho visto il tuo giubbotto lucido e laccato
e le tue scarpe bianche toccare una dopo l'altra l'asfalto brinato e luccicante.
Ti sei diretta verso un anonimo cancello verde con la vernice scrostata
riluttante hai premuto il campanello leggermente impolverato.
Due fogli uguali in mano.
Entrata nella casa sembravi più alta,
non sembravi una bambina
apparivi grande
solo un piccolo rossore sulla tua guancia sinistra era il tradimento del tuo corpo
al tuo volere di non essere più solo considerata solo come una piccola adolescente.
I capelli appena lavati e leggeri
e il troppo profumo che ti metti sempre.
Con qualche parola ti sei liberata di quella piccola scocciatura.
Guardando dall'alto quella piccola bimba.
Lei si sentiva inferiore a te
piccolina rintanata nel suo completo di pile.
Una maglia di almeno sei anni e i pantaloni del pigiama
i colori spenti come lei
di quei vestiti che erano stai indossati qualche volta di troppo senza essere lavati,
leggermente polverosi
I capelli sbarazzini e alzati sulla testa in un taglio insolito,
uno dei pochissimi segni che trapelavano all'esterno del suo io interiore.
Qualche parola di convenienza di finta preoccupazione e apprensione.
E poi via sulla mercedes tirata a lucido,
verso una serata di ebbrezza e spensieratezza.
Si sarebbe dimenticata presto, molto presto, di quell'altra;
di quella piccola nota stonata nella sua serata perfetta
così alla moda e frivola.
Un'altro guscio forse vuoto,
ma convintissimo invece di essere pieno.
La nota stonata e polverosa sarebbe andata a letto presto.
Ma non prima di aver sentito sulla lingua il sapore degli acidi gastrici
sulle guance le lacrime che bruciano come fuoco,
e sulle labbra screpolate un sapore salato.
Non prima di assaporare qualche goccia metallica di sangue scuro
di macchiarne le lenzuola e il materasso in profondità.
Rosso vermiglio,
solo per l'ultima volta.



  
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