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Autore: Martyx1988    23/01/2009    7 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 7 - Discesa dall'Olimpo

Quella sera Venere era più luminosa del solito, notò Ayame, appoggiata al parapetto del grande balcone della sala da ballo, ormai tristemente vuota. Gli ospiti se n'erano andati ormai da molti minuti e la Tata e il resto del personale si era ritirato nelle proprie stanze per la notte. Lei invece era rimasta lì, ancora in abito a sera, sicura che non avrebbe preso sonno una volta entrata in camera. Si era messa allora a contemplare distrattamente il cielo, ripercorrendo più volte con la mente tutti gli avvenimenti della serata e sentendo un piacevole vuoto allo stomaco ogni volta che arrivava al momento del baci che si era scambiata con Hyoga nel buio del giardino. Ricordava ogni minima sensazione, ogni singolo brivido che quel tocco caldo e umido le aveva provocato, e il desiderio di riprovarli cresceva ogni volta. Fosse stato per lei, gli si sarebbe gettata tra le braccia subito dopo che Josuke se n'era andato, ma Hyoga sembrava come sparito nel nulla. La Tata era infine riuscita a dissuaderla dal correre verso la casa di Saori per rivederlo, non trovandolo rispettoso nei confronti del povero sposo rifiutato.
Mentre la sua mente si trastullava in pensieri e ricordi, il suo sguardo era caduto su quella stella onnipresente in cielo, che quella sera sembrava voler brillare più della Luna stessa. Non riuscì a non contemplarla con meraviglia, a non identificarsi in quello splendore, a non incuriosirsi quando la vide pulsare allo stesso ritmo del suo cuore, a non spaventarsi quando l'alone aureo della stella si espanse nella sua direzione, come un unico raggio, andando ad illuminarla nella sua interezza e a scaldarla col suo calore. Si sentì in pace, come se fosse sempre stata la sua dimensione ideale, e si lasciò andare al godimento di quel calore chiudendo gli occhi.
Una leggera brezza le accarezzò il viso e Ayame aprì gli occhi, incontrandone un paio blu e profondi davanti a lei, fluttuanti nel vuoto. Si lasciò scappare un urlo e indietreggiò, ma sulla sua bocca si pose delicatamente una mano diafana, da cui proveniva lo stesso calore della stella. Piano piano la mano e gli occhi divennero parte di una figura impossibile da definirsi umana, tanta era la bellezza mistica e il calore che essa emanava. Davanti ad Ayame era comparsa una donna dalla pelle innaturalmente candida e liscia, dal corpo perfetto in ogni suo dettaglio, dallo sguardo malizioso e irresistibile incorniciato da una morbida chioma tendente all'azzurro-argento. La leggera e succinta veste bianca lasciava poco di quel corpo all'immaginazione dell'osservatore, e le parti scoperte erano adornate cinture e bracciali dai motivi floreali e piumati, i cui colori richiamavano la chioma e le iridi della donna.
Osservava Ayame con sguardo benevolo e quasi materno, sorridente. La ragazza parve tranquillizzarsi un poco.
"Chi sei?" domandò a fil di voce tenendosi comunque a debita distanza.
"Io sono te" rispose la figura con voce cristallina e lontana, muovendo impercettibilmente le labbra carnose al punto giusto.
"Cosa...cosa vuol dire?". La risposta sibillina ricevuta le fece ritornare il timore nei confronti della donna.
"Esattamente quello che ho detto"
"Continuo a non capire"
"Non te l'hanno mai detto?"
"Cosa? Cosa dovevano dirmi?"
"Chi sei veramente"
"Io...io lo so chi sono" cercò di assumere un atteggiamento fiero "Sono Ayame Kobayashi, ultima discendente della famiglia Kobayashi"
"Sì, tu sei Ayame, ma sei anche qualcos'altro che si trova nel profondo della tua anima"
"Cosa c'è nella mia anima?". La piega che aveva preso il discorso la spaventava sempre più.
"Ci sono io"
"Smettila di farmi gli indovinelli!" urlò Ayame, che aveva iniziato a respirare affannosamente "Voglio sapere chi sei!"
"A quanto pare non sai niente. E va bene. Io sono la dea dell'amore e della bellezza, Afrodite"
Non fu la risposta a spiazzare Ayame, quanto la sensazione che provò nell'udire quel nome. Nel profondo, Ayame aveva sempre saputo chi fosse quella donna ultraterrena, ne aveva sempre conosciuto la natura, ma inconsapevolmente. La rivelazione di Afrodite era stata come un riportare a galla antichissimi ricordi che qualcuno aveva sigillato dentro di lei. La paura per la dea scomparve del tutto, lasciando spazio ad una insana voglia di sapere.
"Cosa vuoi da me?"
"Impedirti di commettere il più grave errore della tua vita"
"Perchè? Cosa ho fatto?"
"Sei andata contro il tuo destino, come me del resto. L'ultima volta che decisi di seguire il mio cuore, esso mi portò alla rovina e alla vergogna, e causò ingenti sofferenze al genere umano. Perchè è questa la conseguenza della furia di una divinità"
"E io con tutto questo cosa c'entro?"
"Il tuo rifiuto nei confronti del giovane Satou per seguire il tuo cuore è del tutto assimilabile al mio. Sono venuta perciò ad impedirti di portare nuovamente sofferenza al genere umano e a far sì che il tuo destino si compia, come le Moire hanno deciso"
"Mi stai obbligando a sposare Josuke contro la mia volontà? Mi spiace ma ho preso la mia decisione e non tornerò indietro. Tu più di tutti dovresti capirmi"
"Ti capisco eccome, Ayame. Ricordati che sono parte di te. Per questo motivo ho scelto il tuo corpo per reincarnarmi, sei ciò che di più simile a me esista sulla faccia della Terra. Ma proprio per questo sono venuta ad impedirti di compiere il mio stesso errore, a renderti migliore di me, a qualunque costo"
"E se non volessi?"
"Non hai scelta"
"C'è sempre una scelta, e io ho scelto di amare un'altra persona"
"Allora mi dispiace, Ayame, ma il prezzo che dovrai pagare sarà molto alto"
"Cosa...che vuol dire?"
Ma il tempo per le parole era terminato. Afrodite iniziò ad avanzare con passo deciso ed elegante verso di lei. Ayame indietreggiò rapidamente fino a toccare il vetro della porta-finestra con la schiena. Cercò a tentoni la maniglia, ma per quanto cercasse di forzarla il potere della dea la teneva bloccata. Afrodite continuò ad avanzare, non accennava a fermarsi nemmeno quando fu a pochi centimetri da Ayame. Fu pervasa da un calore incredibilmente piacevole, si sentì completa in ogni sua parte. Cadde a terra priva di sensi, un cuore argentato le comparve sulla spalla lasciata scoperta dal vestito.

La notte era piacevolmente calda, rinfrescata da una leggera brezza primaverile. Eppure il suo camino era acceso e in esso il fuoco scoppiettava vivo come non mai, lanciando sinistri riverberi sul viso del ragazzo. Dalle fiamme due occhi rossi lo scrutavano e un ghigno malefico lo rallegrava. Era lui, la sua essenza, la sua anima nascosta, e lo scrutava dalle fiamme che lui stesso aveva creato. Gli aveva proposto un patto, un accordo impossibile da rifiutare. Il vigore del corpo in cambio di ospitalità nel corpo stesso e di cieca obbedienza ai suoi ordini. Il tutto per raggiungere uno scopo comune.
Josuke stava già saggiando la sua parte di accordo, in piedi davanti a quelle fiamme innaturalmente rosse e vive. Osservava con occhi estasiati quell'essere sovrannaturale e infinitamente potente che lui stesso aveva risvegliato, guidato dall'odio verso l'unica creatura che avesse dimostrato di amarlo, ma che come tutti gli aveva poi meschinamente voltato le spalle. Ayame. Non riusciva a togliersela dalla testa, era un'ossessione. Ma più di lei lo era lui, il giovane dai capelli biondi con cui l'aveva vista ballare allontanarsi dalla festa per fare chissà cosa. Il solo pensiero lo faceva ribollire di rabbia e alimentava quel fuoco davanti a lui.
"Sì, Josuke, così". La bocca tra le fiamme si mosse lasciando uscire una voce quasi infernale "Odiali con tutto te stesso, risveglia il nostro potere e riprendiamoci ciò che ci spetta. Dimostriamo al mondo la nostra potenza. Abbattiamo chi ci ostacola. Io e te insieme"
"Insieme" ripetè Josuke, stringendo un pugno davanti a sè e sentendo la potenza del dio scorrergli nelle vene del braccio, fino a scaturire in una solleticante fiammata tutt'attorno alla sua mano chiusa. Le fiamme del camino si unirono a quelle da lui create, e il dio entrò nel suo corpo, completandolo. Gli occhi di Josuke si tinsero di rosso, la carnagione diafana divenne viva e purpurea sulle guance, i muscoli riacquistarono la vigorosità di un tempo.
La fiamma continuò a bruciare sul suo palmo aperto, quindi si divise in cinque fiammelle più piccole che subito schizzarono in cinque direzioni diverse.
"A me, Ciclopi di Efesto"

Buongiorno a tutti! Causa sciopero dei treni non sono potuta andare in facoltà e ne ho approfittato per aggiornare. Ho notato con piacere che molti hanno indovinato chi fossero le divinità in ballo in questa fic, spero però di non essere caduta nel banale :)
Ringraziamenti a:
-roxrox: eh sì, adesso cominciano i guai per Hyoga & Co. ma sapranno farsi valere come al solito...dimmi che ne pensi di questo capitolo!
-Krisalia Kinomiya: grazie per il commento al cap. precendente, sono contenta che ti piaccia la storia! Attendo un tuo parere su questo nuovo pezzo!
-MeMs: come avrai notato ci hai visto giusto, il dio zoppo è sceso tra noi :) spero che questo pezzo ti piaccia!
-ti con zero: eccoti accontentata, anche se dopo un po' di tempo :D spero di essermi fatta perdonare!

Grazie anche a tutti i lettori silenziosi! A presto!
   
 
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