Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Scottature    23/07/2015    1 recensioni
Questa storia è ispirata alla realtà, come i suoi personaggi. Ed è come vorremmo che fosse.
Sei ragazzi, sei vite, sei voci.
Un'unica storia che li unisce, mentre il tempo cerca di dividerli.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nene
 

Ebbid la lasciò andare, era giusto che corresse da Nene se stava male.
Sembrava anche a lui molto strano quello che era successo, ma sapeva che qualcuno sicuramente lo avrebbe informato.
Mezza popolazione della scuola che frequentavano era presente alla festa e le voci giravano anche troppo velocemente.
Forse qualcuno aveva visto il bacio che prima aveva dato a Sole, ma non lo preoccupò più di tanto.
Ripensò alle labbra di Sole con un sorriso sghembo stampato in faccia.
Erano proprio come se le aveva immaginate: calde e morbide, al sapore di lampone.
Non se le sarebbe dimenticate tanto facilmente.
Era stato strano passare del tempo con lei e la loro conversazione non era caduta sul banale o ridicolo.
Lei non lo infastidiva, per nulla.
Sembrava tutto tremendamente naturale e giusto.
Essere lì con lei, su quella panchina a parlare di sé e ad osservarsi sembrava ciò che di più sbagliato in un modo terribilmente giusto ci potesse essere in quel momento.
E – merda – pure quel bacio gli era parso così adatto, quasi doveroso, eppure così frettoloso e fastidiosamente piacevole.
Doveva ammetterlo, baciarla era stato un piccolo sfizio, un segno che aveva sentito il bisogno di lasciarle, quasi come non volesse farle dimenticare.
E fu di certo il bacio più avventato e fugace che avesse mai dato, ma ne valse la pena.
Quella serata ne valse totalmente la pena.

Un petalo che gli cadde sulla spalle fermò lo scorrere dei suoi pensieri.
Ebbid si sedette di nuovo sulla panchina, osservando con particolare attenzione il riflesso della luna sull’acqua.
Lo prese in mano e si mise a giocherellarci, come spesso faceva, come anche prima.
Lo faceva perché sapeva di averne il controllo.
Odiava, infatti, non poter avere il controllo su qualcosa: la situazione con Sole, ad esempio, gli stava parecchio sfuggendo di mano.
Non poteva provare quel genere di emozioni, non doveva.
Non era sicuro però di riuscire a distruggere tutto in quel momento, non gli era bastato.
Aveva ancora degli spazi vuoti da riempire, domande che si era posto su di lei e su come riuscisse quasi ad addolcirlo la sola visione di quel suo sorriso.
Se voleva capire e riuscire a controllare la situazione, doveva rischiare.
L’aveva sempre detto: la curiosità l’avrebbe portato a morire e impazzire per una ragazza non era nei suoi piani.
Ormai, però, era troppo tardi.

Fece un sospiro e si passò una mano tra i capelli.
Doveva tornare alla realtà e pensare a gestire la festa.
C’era un po’ di gente che aveva dei conti in sospeso con lui e non gli sarebbe dispiaciuto divertirsi un po’ con qualche bicchiere di Jack Daniel’s, i suoi amici con cui fare cazzate e i cuori spezzati delle ragazzine stupide che ci provavano con lui rendendosi quasi ridicole.
Questo era il vero Ebbid.
Ed era ora di dare inizio alla vera festa.


 
 
 

Nene non riuscì a fermarsi.
La sua testa era come un palloncino, non riusciva a pensare a nulla e, ciò che aveva appena vissuto, le occupava totalmente la mente.     
Grow… era solo un idiota.
Sapeva che aveva sbagliato ad aver fiducia in lui, a dirgli cose che avrebbe dovuto tenere solo per se stessa.
Grazie a quella serata aveva scoperto che quello sguardo era tutt’altro che dolce e buono.
Fanculo a lei stessa, che si era fidata e che c’era cascata.
Fanculo al suo cuore che le martellava in petto e che ultimamente aveva preso a sciogliersi un po’ per lui.
Fanculo a quegli stupidi che l’avevano guardata come se loro fossero dei santi e come se invece lei avesse fatto qualcosa di dannoso per l’intero Universo.
E fanculo soprattutto e di nuovo a Grow, l’unica persona in grado di farla sentire - in meno di 10 minuti - come se ogni cosa andasse davvero bene e subito dopo come se il pavimento le stesse crollando sotto ai piedi.

Senza volerlo si ritrovò davanti al bancone degli alcolici.
Afferrò una bottiglia: non sapeva cosa contenesse, ma ne mandò giù il contenuto a grandi sorsi, svuotandola completamente.
La gola le bruciava e l’alcol le aveva lasciato subito sul palato un gusto dolciastro e nauseante.
Si rese conto che aveva finito una bottiglia intera solo quando, portandosela alla bocca, non ne uscì più nulla.
Sicuramente quella cosa che aveva scolato, insieme a tutti gli altri drink liquidati piuttosto velocemente, non le avrebbe fatto un bell’effetto, anche se di solito reggeva abbastanza bene l’alcol.
Si guardò intorno, ma non vide nessuno che conosceva.
Forse era un bene, più che un male.
Sole molto probabilmente era ancora con Ebbid e se erano ancora insieme allora sicuramente si erano trovati parecchio bene.
Ebbid secondo lei era una persona… difficile.
Certo, non quanto uno che pensi tuo amico e poi alla prima occasione ti sputtana davanti a tutti… che stronzo.

Nene tirò su col naso, sapeva che pensare di nuovo a lui non le avrebbe fatto bene.
Non doveva pensare e basta, non poteva farlo.
E riconfermò a se stessa che Grow era solo un idiota egoista.
Stavolta si era davvero sentita ferita da quell’idiota, aveva esagerato e soprattutto aveva tradito la sua fiducia.
Nene ricacciò indietro le lacrime, non poteva piangere, non per lui.
Doveva darsi un contegno e trovare qualcuno con cui passare la serata e divertirsi.
Solo così non si sarebbe rattristata e il pensiero del ragazzo non l’avrebbe più infastidita.
La testa però cominciò a girarle vorticosamente.
Si sentiva quasi schiacciare e la musica al massimo volume non la aiutava.
L’alcol stava facendo il suo effetto.
Si annotò mentalmente di non bere un’intera bottiglia la prossima volta che avrebbe cercato di distrarsi da qualcosa.
Forse aveva esagerato, ma sentiva di averne avuto il bisogno.
Non doveva assolutamente pensare a quello che era successo o i suoi buoni intenti di non piangere sarebbero andati a farsi fottere.
E in quel caso, lui l’avrebbe vista e non si sarebbe risparmiato di prenderla di nuovo in giro e magari di darle pure della bambina.
Per quella sera ne aveva davvero avuto abbastanza.
Una cosa era certa: doveva cercare di sedersi o di trovare un appoggio stabile o le sue gambe molto probabilmente non avrebbero retto molto a lungo.
Riusciva a fatica a camminare.
Con qualche passò un po’ sbilenco raggiunse una panca accostata ad un muro fortunatamente vicino a lei e si sedette.
Da lì riusciva a vedere tutta la folla di persone ammucchiate che si muovevano cercando di ballare quasi decentemente e fallendo.
Alcune ragazzine avevano dei vestitini molto corti e sicuramente qualche ragazzo ne aveva approfittato.
I suoi occhi si rabbuiarono per qualche secondo.
Erano solo delle stupide.
Nene spostò la sua attenzione su una sagoma che si stava velocemente avvicinando a lei, non riusciva bene a distinguerne i contorni.
Era possibile che l’alcol agisse così velocemente?
O forse aveva la vista appannata a causa delle… no, le lacrime no.
Non poteva piangere.

“Nene, ma che hai fatto!?”

Sole la strinse forte a sé, si vedeva che era terribilmente preoccupata.
Era davvero contenta che Sole fosse con lei, aveva bisogno che qualcuno le stesse vicino.
Nene però non riuscì a sorridere e non si sforzò nemmeno di farlo.
Sentiva caldo, ma era sicura che stesse sudando freddo.
La nausea e il mal di testa la stavano uccidendo lentamente.
L’alcol, come un martello, continuava a batterle in testa e tutto ciò che avrebbe voluto era un letto comodo su cui stendersi.
Forse doveva dirle cos’era successo, ma non ne aveva proprio voglia.
Si sentiva distrutta e continuava a ripetersi di non pensare e di non piangere.
E raccontare a Sole ciò che era accaduto le avrebbe rovinato la serata e avrebbe portato Nene sia a pensare, sia a piangere.
Sapeva che Grow era ancora alla festa e avrebbe potuto vederla e questa, di certo, sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe potuto desiderare.

“Mh… Niente, abbiamo solo litigato un po’…”

La sua voce era strascicata e flebile e nemmeno il suo sguardo doveva essere stato dei migliori, perché Sole la osservò leggermente alterata e ancor più preoccupata.
Nene cercò di rialzarsi, ma si ritrovò a vacillare pericolosamente in un equilibrio molto precario.
Sole la prese per il braccio e la fece risedere, aveva intuito la situazione.
Fece un respiro profondo e la guardò negli occhi cercando di non arrabbiarsi troppo.

“Nene, sei ubriaca! Quanto hai bevuto? Non ti lascio neanche più un secondo da sola e dopo mi devi delle spiegazioni.”

Nene fece uno sguardo un po’ confuso, come se non sapesse di cosa stesse parlando.
E forse doveva essere così, non sapeva neanche se era riuscita a capire metà di quello che aveva detto Sole.
Stava per risponderle, ma un conato di vomito fece diventare la nausea quasi insopportabile.

“Io… devo andare… al bagno, subito.”

Anche tentare di pronunciare una frase con un minimo di logica le risultava difficile.
Si mise una mano sulla bocca per cercare di soffocare la nausea e di resistere abbastanza.
Sole la aiutò ad alzarsi, capì che era meglio lasciare le domande da parte e se Nene fosse riuscita a vomitare subito, forse il resto della serata l’avrebbe passato alla meno peggio.

I bagni non erano molto distanti per loro fortuna ed erano stati allestiti all’esterno dentro ad una specie di cabina di modeste dimensioni, adatta per tutte le persone che quella sera si sarebbero scolate litri di Vodka e Malibu.
Nene riuscì a raggiungerli solo grazie al sostegno di Sole, che non perse tempo poi a legarle i lunghi capelli corvini in una coda, in modo che non se li sporcasse.
La ragazza cercò di sostenersi da sola inutilmente sul water, ma dovette ricorrere all’aiuto di una paziente Sole che le tenne la testa.
Sole l’avrebbe uccisa sicuramente il giorno dopo e lei l’avrebbe come minimo sposata per dimostrarle la sua gratitudine.
La testa non le smetteva di girare e l’odore nauseante del bagno la faceva sentire peggio.
Non riusciva a pensare a nulla, nemmeno sforzandosi.
Non poteva nemmeno chiudere gli occhi perché sarebbe potuta collassare, dato lo stato in cui si trovava.
Aveva qualche conato, ma non riusciva a buttare fuori nulla.
Si sentiva lo stomaco sottosopra e le gambe le tremavano.
Come diavolo si era cacciata in quella merda di situazione?
Cosa pensava di risolvere scolandosi una bottiglia di alcol insieme ad una svariata serie di bicchieri?
La gola continuava a bruciarle, il gusto dolciastro dell’alcolico che aveva ingerito le dava il voltastomaco e la situazione rendeva il tutto più drammatico.
Si rese conto, proprio in quel momento, che, anche cercando di dimenticare con l’alcol, pur passando una nottata d’inferno, non ci sarebbe riuscita.
Grow l’aveva tradita e ciò che sapeva di più importante e intimo di lei l’aveva sbandierato ai quattro venti… Come aveva potuto farle questo?

Una lacrima veloce le scivolò sulla guancia, l’odore acre a nauseante si faceva sentire ancor più prepotentemente.
Era colpa di lui se ora si trovava in questo schifo.
Voleva dare tutta la colpa a lui, perché lei stava male solo per causa sua.
E la cosa peggiore era che con la morosa che si ritrovava, proprio a lei doveva rompere i cogl…
In quel momento lo stomaco di Nene non resse più e la ragazza credette per un momento di vomitare perfino l’anima.
Lei accucciata sul water a buttare fuori tutto quello che si era scolata non doveva essere di certo una bella visione.
Si chiese anche come riusciva Sole a stare lì in piedi a tenerle la testa, molto probabilmente lei non ce l’avrebbe mai fatta.

Quando ebbe finito, Nene  si sentì quasi schifosamente bene.
Si reggeva in piedi a stento, ma almeno la sensazione terribilmente nauseante e fastidiosa era in parte passata.
Si lavò il viso e Sole l’aiutò a uscire dal bagno e a trovare un posto in cui distendersi.
Prese il cellulare di Nene e scrisse un messaggio al fratello della ragazza chiedendo di venirle a prendere dalla festa.
La testa le pulsava tanto che sembrava in procinto di scoppiare, ma sapeva che una profonda dormita avrebbe risolto anche questo.

“Grazie Sole… Dopo quando arriviamo a casa ti spiego tutto…”
“Tu non hai idea di quanto io fossi preoccupata. Poi quando ti ho visto tirare uno schiaffo a Grow e scappare via… Mi devi delle spiegazioni.”

Nene lo sapeva: avrebbe dovuto ripensare a tutto quello che era successo per motivare a Sole cosa era accaduto, ma delle spiegazioni erano più che doverose e se le meritava tutte.

“Però anche tu avrai qualcosa da raccontarmi… Vi ho visti, tu e Ebbid. Sembravate così carini insieme…”

Nene fece un sorrisetto malizioso, ma comunque meno accentuato dei suoi soliti.
Sole arrossì vistosamente e fece un sorriso un po’ timido, abbassando lo sguardo e trovando tutto d’un tratto il suolo particolarmente interessante da guardare.

“Non tantissimo, Nene.”

La ragazza non riuscì a spiegarsi meglio a causa del cellulare si mise a squillare insistentemente; era Ben, il fratello di Nene, che le informò di presentarsi il più velocemente possibile fuori dal cancello.
L’arrivò del ragazzo salvò Sole da una situazione decisamente scomoda e leggermente imbarazzante.
Sapeva che però nei giorni seguenti, quando l’amica si fosse ripresa, l’avrebbe tappezzata di domande di ogni tipo e ripensare a ciò che c’era stato con Ebbid, le faceva battere il cuore all’impazzata.

Le due quindi, evitando incontri indesiderati, raggiunsero abbastanza velocemente la macchina e Nene si appoggiò al finestrino socchiudendo gli occhi, ignara del fatto che qualcuno con una manata stampata sulla guancia la stesse osservando da lontano, parecchio preoccupato.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Scottature