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Autore: Scamandria    23/07/2015    2 recensioni
"L’ultima canzone è sempre quella che ricorderai meglio delle altre, rappresenta un momento in cui ti trovi faccia a faccia con la tua vita, in cui il pensiero, avaro di quei pochi istanti di libertà rimasti,si apre incontrollato. Ti guardi intorno, cercando imprime per sempre dentro di te i volti di chi ti è vicino e ha vissuto con te quest’esperienza, le voci della folla che canta come se da questo dipendesse l’esistenza stessa del mondo, le luci, i suoni, i respiri di persone così diverse unite insieme come fossero una sola, e che il giorno dopo torneranno ad essere tanti piccoli sconosciuti incrociati per strada."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui, finalmente arrivati alla fine. Non che non ami il mio lavoro, sia chiaro: fare il cantante è ciò che ho sempre desiderato, il “sogno nel cassetto” che tanti hanno ma solo pochi realizzano davvero. Ma l’ultima canzone è sinceramente la parte di un concerto che preferisco; e non solo perché significa che sarò nel mio letto di lì a tre ore (perché, parliamoci chiaro, stare per ore sotto centinaia di riflettori e fare decine di canzoni di fila stancherebbe tutti). L’ultima canzone è la più importante di un concerto. Sì, perché proprio in quel momento capisci che presto tornerai alla tua solita vita di sempre, che quel tempo in cui hai potuto accantonare per un po’ la quotidianità sta per scadere. Così la tua mente corre come un Centerentola impazzita, cercando di rendere indimenticabile quel momento, di legarlo magari ad un ricordo felice o a qualcosa che ti ha segnato nel profondo, rievocando così tutti quei momenti che credevi seppelliti nella tua memoria ma che lei ha conservato come piccoli tesori. Ti trovi a riaprire tutta quella serie di scrigni che non avresti mai pensato di ritrovare, e ti rendi conto che brillano ancora più vivamente di quando li avevi lasciati.  L’ultima canzone è sempre quella che ricorderai meglio delle altre, rappresenta un momento in cui ti trovi faccia a faccia con la tua vita, in cui il pensiero, avaro di quei pochi istanti di libertà rimasti,si apre incontrollato. Ti guardi intorno, cercando imprime per sempre dentro di te i volti di chi ti è vicino e ha vissuto con te quest’esperienza, le voci della folla che canta come se da questo dipendesse l’esistenza stessa del mondo, le luci, i suoni, i respiri di persone così diverse unite insieme come fossero una sola, e che il giorno dopo torneranno ad essere tanti piccoli sconosciuti incrociati per strada. Per questo non è facile per noi cantanti scegliere le ultime canzoni dei nostri concerti. Perché nel bene o nel male esse segnano anche noi, esprimono il messaggio finale che vogliamo lasciare a chi ci ha ascoltato, a chi ci supporta ogni giorno, a chi ha fatto tanta strada solo per vedere cinque “ragazzini” fare ciò che hanno sempre sognato. E devo dire che questa sera ci è andata proprio bene. Se è vero che ogni canzone contiene una parte del vissuto di chi l’ha scritta, Ready to run è uno degli emblemi della nostra vita come gruppo. Certo, forse sto un po’ esagerando. E forse sono un po’ di parte, avendo contribuito io stesso alla sua stesura. Ma non è questo il punto: fatto è che io e Louis nello scriverla abbiamo cercato di dar voce ad ognuno dei nostri compagni, alle paure, alle esitazioni, alle debolezze affrontate e a quelle che ci tengono ancora prigionieri. Nello scriverla abbiamo revocato momenti felici passati insieme, abbiamo cercato di inserire in ogni nota e in ogni parola una parte di quello che abbiamo costruito in questi anni, una parte di quello che siamo stati, siamo e, si spera, saremo. Certo, il dover scrivere ancora una volta l’ennesima canzone d’amore non ha aiutato molto. Ma alla fine la canzone è andata abbastanza bene. Ok, forse più che “abbastanza”, data la razione dei fan.  La musica irrompe nei miei pensieri come ormai accade quasi sempre, ed io, abituato a quella sensazione che tanto assomiglia al momento in cui ti addormenti dopo una lunga corsa, l’accolgo dentro di me. Perché la musica ormai è parte di me, è diventata indispensabile come respirare. Guardo intorno i ragazzi che si affrettano a raggiungermi sulle scale; anche loro si guardano intorno cercando gli occhi dei compagni, e solo in pochi riusciranno a cogliere quante emozioni diverse racchiudano quegli sguardi. Non ci siamo mai detti nulla riguardo alla canzone, ma fin da quando l’abbiamo presentata agli altri tutti hanno capito ciò che essa racchiudeva. Non sono servite parole, gli occhi lucidi e i sorrisi erano stati più che eloquenti. Harry si porta il microfono alla labbra, e la sua voce profonda riempie lo stadio come un’onda improvvisa: … then there is me inside a sinking boat running out of time…. Questa frase doveva essere una delle ultime della canzone, ma all’ultimo abbiamo deciso che era perfetta per la parte iniziale di Harry. O meglio, Louis ha deciso così. Nessuno di noi ha mai ben capito cosa ci fosse fra lui e il riccio, ma fin dagli inizi è stato chiaro a tutti che il loro rapporto era qualcosa fuori dal comune. Quando l’uno mancava o era malato, l’altro sembrava spegnersi lentamente come un fiammifero, ma quando al contrario si rincontravano dopo la pausa fra i tour sembravano un spettacolo pirotecnico talmente grandioso che quasi credevi di non fosse reale. Perciò  spesso distoglievamo lo sguardo da loro, quasi fossimo indegni di vedere quelle scene, quasi ci sentissimo colpevoli di rubare anche solo un secondo a ciò che c’era fra quei due ragazzi. Ma non so perché, quando o come,  c’è stato un momento in cui quella sincronia si è interrotta. C’è stato qualcosa che si è inserito nell’universo che essi avevano creato solo per loro, che si è infilato nel muro che li separava dalla corruzione del mondo circostante e che li ha distrutti dall’interno. Sono stati momenti difficili per tutti: Louis era sempre aggressivo, non mangiava quasi nulla e aveva cominciato a fumare più del solito; Harry aveva perso il sorriso. E, ve lo posso garantire, un Harry Styles che non sorride, che guarda tutto e tutti con degli occhi così spenti che a malapena sembrano vivi, è uno spettacolo che nessuno dovrebbe mai vedere. Mai. Uno spettacolo che sembra logorare anche te che osservi impotente mentre due tuoi amici si fanno del male a vicenda semplicemente vivendo del silenzio dell’altro, aspettando un passo, una mossa, una frase che possa rimettere tutto apposto ma avendo anche la consapevolezza che nulla potrà mai tornare come prima. Harry aveva perso la sua bussola, ed ora era in balia della corrente. Stringo il microfono nella mano destra mentre con l’altra mi premo forte l’auricolare all’orecchio per prendere bene l’attacco, lasciando che la melodia guidi la mia voce in quella serie di note che ormai conosco a memoria: … and every time I turn around it’s only gaining speed… e non posso fare a meno di pensare a tutte quelle volte in cui ho creduto di non farcela, di non essere abbastanza forte anche solo per alzarmi ed andare a scuola. A tutte quelle volte in cui mi hanno detto che non ero abbastanza: abbastanza carino per uscire con una ragazza, abbastanza alla moda per essere popolare, abbastanza bravo per entrare ad XFactor. There is a moment when you finally realize, there’s no way you can change the rolling tide… Perché se c’è una cosa che ho capito da tutte queste esperienze, è che non puoi aspettare che ciò che desideri si realizzi da sé: devi combattere per ottenere ogni cosa, devi dimostrare agli altri e a te stesso che nulla può  fermare la tua corsa. Devi stringere i denti ed andare avanti, ingoiare rifiuti e insuccessi e trovare sempre un nuovo modo per metterti in gioco. Perché nessuno può dirti veramente quello che vali: lo devi sapere tu. E l’unica cosa di cui non mi pentirò mai è il fatto di non essermi arreso davanti a nulla, di essere andato sempre avanti e di aver affrontato ogni situazione con orgoglio. Perché dopo ogni caduta, dopo ogni pianto fatto di nascosto in camera mia per non farmi sentire dai miei genitori, ho trovato la forza di reagire. Ed ora eccomi qua. Perciò, preso da questi pensieri, canto il ritornello quasi urlando, forse con una lacrima a rigarmi in viso, e trascino anche gli altri nella foga del momento: This time I’m ready to run, escape from the city and follow the sun… Sembra quasi l’urlo liberatorio di cinque ragazzi che hanno visto fin troppe cose per la loro giovane età, che sono dovuti crescere troppo in fretta per far fronte a ciò che il successo ha portato loro in così poco tempo. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato di arrivare fino a questo punto, ma nessuno immaginava neanche quanto difficile potesse essere avere questa vita, passare dall’andare dal fruttivendolo tutti i giorni al non poter uscire senza qualcuno che ti guardi le spalle. La cosa che manca di più a gente come noi è la quotidianità: sì, proprio quella quotidianità che sembra ucciderti ogni giorno di più, ingabbiandoti in una serie di azioni meccaniche e ripetute; è una di quelle cose il cui valore capisci solo alla fine, quando ormai è persa per sempre. Harry  conclude il ritornello impeccabile come sempre, sorridendo con quelle sue buffissime fossette e ammiccando ad una fan che probabilmente avrà una crisi di nervi dopo una cosa del genere (so che è brutto ammetterlo, ma certe volte lo facciamo un po’ apposta per vedere le reazione delle ragazze) e passa la parola a Niall. Il biondo si appoggia all’amata chitarra che tiene sulle ginocchia, e inizia ad intonare la sua parte: There is a future in my life I can’t forese… Io e Louis abbiamo deciso di dare a Niall questa parte nel momento esatto in cui Julian ha inserito questa frase nel testo. Niall è così: spontaneo, solare, sempre pronto a farsi due risate per tutto. Ricordo ancora come andava dietro a Louis i primi tempi, ridendo per qualsiasi cosa lui dicesse come di fronte ad uno dei migliori spettacoli di cabaret. Il che irritava molto l’altro, che iniziava perciò a dargli dei calci per scollarselo, causando risate ancora più forti da parte dell’irlandese e nuove risate da parte di noi altri tre che assistevamo alla catastrofica situazione. Niall è l’unico del gruppo che non sembra mai preoccupato del futuro; si gode a pieno quello che ha ora, ringraziando ogni giorno Dio o chi per lui per l’opportunità che gli ha dato. Ha sempre voglia di sperimentare cose nuove, è sempre posto a vedere posti nuovi o conoscere nuove persone. Ha amici sparsi per tutto il mondo, perché è così facile voler bene al piccolo Niall, sempre pronto a farti ridere e ad aiutarti a combattere lo stress della vita, ad impugnare la sua chitarra e dare vita ad uno spettacolo perfino in mezzo alla strada. I stay on course and keep you next to me. Una persona come lui non è facile da trovare, per questo tutti noi ce lo teniamo stretto, e aspettiamo ogni volta che l’uragano che è in lui arrivi a spazzar via tutte le nostre preoccupazione; per questo tentiamo sempre di proteggerlo da tutto e tutti, di non far spegnere la piccola stella che è in lui. Perché se il sole si spegnesse, gli altri pianeti resterebbero senza luce. Con un dito sfiora la spalla del ragazzo che gli sta di fianco, imitando probabilmente quelle coppie di ballerini che si passano alternativamente la danza con un semplice tocco e facendo alzare gli occhi al cielo a Zayn, che tutta questa drammaticità non l’ha mai capita. Così Louis attacca: there will always be the kind to criticize… E si commuove ogni volta Louis a cantare questa parte. In una delle riunioni in cui abbiamo lavorato alla canzone se ne è uscito fuori con questa frase, fissando con sguardo vacuo le mattonelle di fronte a lui. Sembrava una silenziosa richiesta di aiuto, ed io non potetti far altro che dare agli altri segno di uscire (e di appuntarsi la frase, ovvio) e attendere. Attendere che lui si aprisse, che lui finalmente buttasse fuori tutto quel marciume che si tiene dentro da anni e che lo sta rovinando ogni giorno di più. Ma non ottenni una confessione quel giorno: scoppiò a piangere non appena mi guardò, un pianto di quelli strazianti che ti colpiscono come un fulmine a ciel sereno. Lo abbracciai, e restammo così per più di un’ora, lui che singhiozzava e batteva il pugno sulla mia spalla, io che lo stringevo sempre di più e strizzavo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano sempre di uscire. Louis piangeva perché basava molto della sua vita sull’opinione degli altri. Louis piangeva, perché gli altri sono capaci di farti del male solo per il semplice piacere di vederti a pezzi, vedono quanto tu dipendi da loro e per questo si sentono speciali. Louis piangeva, perché sa benissimo tutte queste cose ma non può fare a meno di ripetere sempre gli stessi errori. Louis piangeva perché si incolpa del divorzio della madre e della scomparsa del padre, perché crede che i suoi errori e le sue debolezze abbiano fatto scappare Harry, perché non si ritiene abbastanza bravo per cantare. But I know, yes I know, we’ll be alright… Sembra quasi voler convincere se stesso che tutto alla fine andrà per il meglio, che troverà la forza per affrontare ogni cosa, che andrà avanti nonostante tutto. E non importa se sembra non crederci a fondo neanche lui: anche solo pronunciare queste parole è un piccolo passo verso la sicurezza che deve acquisire. Torniamo così al ritornello, passando veloce alla parte del moro, che canta queste parole osservando un punto impreciso in fondo alla stadio: …This time I’m ready to run, I’ll keep everything that I’ve got for your love. Zayn è sempre stato il più chiuso del gruppo, così timido che all’inizio a mala pena ci rivolgeva una parola: per questo i suoi acuti trasmettono tutto questo calore, la sua voce crea una serie di brividi che ti percorrono il corpo e ti fanno venir voglia di chiudere gli occhi e abbandonarti completamente al loro suono. È l’anima stessa di Zayn che canta in questi casi, quell’anima che lui tiene sempre nascosta dietro una corazza fatta di freddezza e silenzio, quell’anima che solo in pochi conoscono veramente e che io ho l’onore di aver visto in azione. Perché io ho visto Zayn aiutare la sua famiglia quando ormai non aveva quasi nulla. L’ho visto consolare Harry quando i primi tempi aveva nostalgia di casa, stare vicino a Louis quando si incupiva, giocare  ai videogiochi con Niall quando nessuno ne aveva voglia. E per ultimo, l’ho visto aiutare me: con un abbraccio o un sorriso, ascoltandomi quando mi lamentavo, accogliendo a braccia aperte ogni mia confessione e dandomi sempre i giusti consigli per tutto. Zayn Malik sarà pure timido, silenzioso e diffidente, ma ha un cuore così grande che potrebbe soffocare chiunque. Cantiamo quindi l’ultimo ritornello a squarcia gola, ognuno perso nelle proprie riflessioni e con il cuore che batte al ritmo della batteria di Josh. … cause I wanna be free, and I wanna be your, I’ll never look back now I’m ready to run. E Louis canta a Harry il suo dolore, ed  Harry canta Louis la sua voglia di sistemare le cose, Niall grida al mondo il suo amore per la vita, Zayn esprime cantando ciò che non riesce a dire a parole, ed io ringrazio tutti loro per ciò che abbiamo saputo creare insieme dopo tanta fatica. Così il concerto finisce, anche l’ultima canzone se ne va, e noi ragazzi , con la gioia nel cuore e il sorriso sulle labbra, facciamo la nostra uscita accompagnati dalle urla e dagli applausi.
 
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DRIIIIIIN   DRIIIIIIIN  DRIIIIIIIIN !
Spalanco improvvisamente gli occhi, che trovo stranamente più appiccicaticci del solito, gonfi forse, e anche  le guance sembrano leggermente umide sotto il sottile strato di barba che le ricopre. La canzone ancora mi rimbomba in testa, ma cerco di ignorarla e di concentrarmi su ciò che mi circonda. In camera mia ci sono delle figure stese sul pavimento, ma cercando di mettere bene a fuoco la stanza riconosco subito i ragazzi che ho di fronte. Vedo Niall con un piede di fuori e la bava alla bocca, che russa come un vecchietto con la polmonite ed ogni tanto tira fuori qualche parola senza senso, perso nel suo sogno; Harry con il codino sfasciato che abbraccia un cuscino come fosse un gattino da proteggere; Louis che come un angelo custode abbraccia da dietro il ricco, e in quella posizione sembra davvero aver trovato la pace. Ma… non vedo Zayn. Un flash della giornata precedente si fa spazio nella mia mente, afferro il cellulare e leggo il display.
 
26.03.2015
   
 
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