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Autore: LaMusaCalliope    23/07/2015    2 recensioni
DAL TESTO:
"Stavolta Jo l’aveva combinata davvero grossa. Erano mesi che Ellen sopportava i suoi stupidi scherzi; era passata oltre a ogni genere di diavoleria, dalla carta igienica nello zaino ai libri completamente evidenziati (che poi, dove lo trovasse il tempo per evidenziarle i libri solo gli dei lo sapevano). Ma ciò che aveva fatto quella stessa mattina aveva superato ogni genere di limite. Potrebbe anche essere sembrato un incidente, ma Ellen sapeva che non era così, conosceva troppo bene il suo pollo."
Buona lettura!!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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~~Quando entrò nella sua stanza, Ellen la trovò stranamente silenziosa, segno che le sue due compagne non erano ancora rientrate. Lasciò la borsa sul pavimento in mezzo al salone e si diresse verso la sua camera. Prese dei vestiti asciutti e si cambiò, poi avvolse i capelli ancora bagnati in un asciugamano. Il tutto si svolse in religioso silenzio. Stava ancora ripensando a quello che era successo in piscina e prima, davanti alla porta; ai baci di Jo, così inaspettati ma al tempo stesso sentiva di averli sempre desiderati. Era decisamente confusa. C’era solo una cosa da fare. Cercò il suo lettore MP3 che aveva saggiamente deciso di nascondersi da qualche parte. Lo cercò ovunque e alla fine lo trovò sotto il letto. Lo attaccò a un amplificatore che aveva  in camera, vicino alla sua chitarra. Accese il lettore e subito la voce calda di un ragazzo riecheggiò nella stanza, in sottofondo si distingueva una melodia lenta. Era Kiss Me, di Ed Sheeran. Adorava quel ragazzo e quella canzone, avrebbe  potuto ascoltarla fino alla fine dei suoi giorni. Iniziò a canticchiarla a bassa voce, ma più la canzone andava avanti più lei sentiva la necessità di sfogarsi e così alzò il tono, fino quasi ad urlare e non le interessava se l’avrebbero sentita e data quindi per matta (cosa che in effetti era), lei ne aveva bisogno.
La canzone finì e la seguì Don’t, sempre di Ed Sheeran. Quella canzone era decisamente la più adatta ad uno sfogo. Non appena iniziò il ritornello, si aggiunse una seconda voce al coro. Martha, la sua compagna di stanza, era entrata urlando “Don’t fuck with my love!” come se si trovasse al concerto del cantante e non nel dormitorio della seconda università più prestigiosa del mondo.
- Sei sola? - le urlò Martha. Ellen spense lo stereo. – Certo. Con chi dovrei essere? – e mentre lo diceva sperò che la sua amica non si stesse riferendo a Jo.
- Vediamo … alto, rosso, capelli ricci, occhi castani, pallanuoto. Ti dice nulla tutto questo, Elly? – disse ridendo.
- Sì mi dice che qualcuno qui ha visto qualcosa di troppo -  Ellen alzò gli occhi al cielo. Ci mancava solo che Martha assistesse al bacio di Jo. Conoscendola, avrebbe cominciato a ricamare sulla faccenda. E infatti …
- Avanti! Ho visto come ti guardava … per questo ho pensato di lasciarvi un po’ soli, per chiarire magari i vostri sentimenti e così mi sono fatta un giro e ho incontrato qualcuno, ma poi ho sentito la musica e tu che cantavi e mi sono detta “Non stanno chiarendo” e quindi sono entrata e ti ho trovato in compagnia di Ed Sheeran. – disse tutto questo mentre tirava fuori da un cassetto i suoi colori e un album di fogli bianchi e li metteva sulla scrivania; scelse una matita dal suo porta penne e la temperò fino a che non ottenne una punta fine. Si sedette e iniziò a disegnare.
Ellen decise di studiare lettere inglesi per lunedì, ma la sua mente vagava altrove, soffermandosi sulle parole dell’amica. – chi hai incontrato oggi? – le chiese. Martha non la degnò di uno sguardo, non alzò nemmeno gli occhi dal disegno; Ellen le si avvicinò. Sul foglio a tutta pagina, c’era il volto di un ragazzo. Aveva i capelli riccissimi, lunghi fino alle spalle appena tracciate, una ciocca rasta sulla destra. Martha intanto andava definendo i contorni e le ombre sotto gli occhi e sul naso. Ellen sembrava conoscere quel ragazzo e all’improvviso si ricordò di lui alle lezioni di arte che seguiva con Martha il giovedì. Vicino si stava delineando un altro volto, era di una ragazza. Aveva capelli corti con una frangia di lato, un sorriso appena accennato e gli occhi che guardavano fissi quelli del ragazzo che ricambiava. Era Martha.
Ellen non fece in tempo a chiedere spiegazioni che uragano Zoe piombò nella stanza, andando ad abbracciare le sue compagne. Era sempre così.
– che splendida giornata, non è vero? – urlò con la sua voce squillante. Zoe era stata, dal giorno in cui l’avevano conosciuta, la più ottimista del gruppo, vedeva tutto con una prospettiva diversa che, guarda caso, era la più favorevole. Il suo unico difetto era forse l’eccentricità del suo mondo. Vestiva sempre con colori sgargianti e mai di nero, diceva che era triste. I suoi capelli erano per metà viola e in quel momento li aveva raccolti con una matita. Il suo ottimismo giornaliero non parve attenuarsi nemmeno quando vide le facce serie delle due amiche.
– È successo qualcosa di bello oggi? – chiese sempre con quel sorriso sulle labbra.
- niente di interessante, Zoe. Come al solito. A te invece? – disse Martha senza nemmeno staccare gli occhi dal disegno ormai completato.
- Niente di che – guardò le due amiche: una disegnava e l’altra era alla ricerca di un libro (era così disordinata). Sembravano entrambe distratte. La prima stava ripassando per la ventesima volta il contorno, rischiando di bucare il foglio e l’altra non si era accorta che il libro che cercava, probabilmente quello di lettere inglesi, si trovava proprio accanto a lei. “Okay, qui ci vuole il rimedio alla Zoe” pensò la ragazza. Si avvicinò al letto di Ellen, prese uno dei suoi cuscini e senza tanti preamboli lo tirò a Martha, colpendola di fianco, sbagliò una linea che rovinò il disegno. La ragazza guardò prima il foglio e poi la tiratrice, l’ultima con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
– ragazze, avete visto il mio libro di lettere inglesi? – chiese Ellen ignara dell’accaduto. Martha non l’ascoltò nemmeno.
- preparati a morire - Recuperò il cuscino e lo ritirò a Zoe che lo lanciò di nuovo, stavolta a Ellen, prendendola alla schiena. Quest’ultima si voltò, cercando di capire chi fosse stata l’attentatrice. Alla fine decise. Prese un secondo cuscino dal letto di Martha e li tirò entrambi. Le due ragazze riuscirono a schivarli.
Fu così che iniziò una vera e propria battaglia di cuscini con piume che volavano e ragazze che si rincorrevano per tutta la camera.
Alla fine, esauste per la guerra, si lasciarono cadere sul pavimento del salone col sorriso ancora sulle labbra.

 – Ellen, dormi? – Martha la chiamava dall’altro lato della stanza. Ellen si alzò e sgattaiolò vicino al letto di Martha, per poter parlare meglio. Dopo la guerra dei cuscini avevano rimesso tutto a posto, saltando la cena in mensa. Cosa di cui Ellen era davvero felice dato che voleva dire rimandare l’incontro con Jo. E sapeva che proprio lui era l’argomento di cui Martha voleva parlare.
– insomma, Jo … chi l’avrebbe mai detto? – Ellen taceva. Preferiva aspettare. – ma cosa è successo? -  e allora Ellen non poté più resistere. Raccontò all’amica tutto quello che era successo, dal libro nell’acqua alla vendetta, fino ad arrivare al bacio in piscina. – È stato strano. Non me lo aspettavo. Poi mi ha assicurato che era stato solo un incidente destinato a non ripetersi e allora mi sono tranquillizzata. Ma poi … lo hai visto anche tu cosa ha fatto. E ha detto che non era stato un incidente, che era stata una cosa voluta da lui. Che senso ha dire una cosa e poi negarla? Ha bisogno di rivedere il suo concetto di coerenza – e intanto Martha sorrideva, come se la situazione fosse ovvia, ma preferì non esprimersi. Cambiò argomento. – Si chiama Luke – disse solo questo. Ellen sperò che continuasse, ma non lo fece. – e … ? – era curiosa di sapere dove lo avesse incontrato, cosa si fossero detti. Martha non si fece pregare due volte, per fortuna. – L’ho conosciuto alle lezioni di arte, ricordi? E la prima cosa che ho notato di lui è stato lo zaino che usa. È a dir poco splendido. Ah quanto lo vorrei … Da quel momento lo vedo ovunque e non metaforicamente. Veramente. In caffetteria, in biblioteca, in corridoio. Come oggi. L’ho riconosciuto dallo zaino, solo lui ce l’ha così bello. Aveva legato i capelli però. Ho fatto la cosa più ovvia: l’ho seguito per vedere dove andasse. Si è fermato a prendere degli appunti da un suo amico. Quando ho visto che si stava facendo tardi sono tornata indietro e ho sentito te che cantavi. Questo è tutto. – Martha guardò il soffitto, evitando lo sguardo dell’amica. – oh sì, immagino che di quel ragazzo ti piaccia solo lo zaino, non è vero? – disse infatti.
- Piantala, Elly. È la verità. Piuttosto, cosa intendi fare con Jo?-
Quella era la domanda che le ronzava in testa da tutto il pomeriggio, e non aveva ancora trovato una risposta. Ma non era l’unica. Un’altra le faceva compagnia e recitava “Perché lo hai baciato?” e nemmeno questa aveva una risposta vera e propria, solo una sfumatura che Ellen non voleva mettere a fuoco, per paura delle conseguenze.
   
 
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