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Autore: _Diane_    23/01/2009    2 recensioni
IMPORTANTE. Riprendo in mano la fiction dopo tanto, taaanto tempo! Spero possa ancora piacere, io vi prometto che ce la metterò tutta affinché questa storia, alla quale sono affezionata, abbia un degno sviluppo e un grande finale ^^ Enjoy!
TRAMA: Shinichi è quasi ventenne ormai. Dopo che l'organizzazione è stata finalmente debellata è potuto tornare alla vita di tutti i giorni, fatta di investigazioni e amore per la sua fidanzata Ran, che lo ha perdonato nonostante tutte le passate bugie. Ma sembra non esserci pace per lo Sherlock Holmes del nuovo millennio. Deve indagare su una persona scomparsa, riconquistare la fiducia del suo vecchio amico Heiji, scoprire perché ci siano due Kaito Kid che scorrazzano per i cieli di Tokio...
Ci riuscirà, anche stavolta?
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Un po' tutti | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 7: Believe in me

-Sei uno scemo…-
Aoko stringeva forte Kaito, che ricambiava la stretta; quanto le era mancata quella ragazza negli ultimi mesi?
-Lo so.-
Rispose lui, socchiudendo gli occhi come per volersi concentrare ma notando come Kudo, che nel frattempo si era alzato in piedi, lo guardasse stupito. In effetti sia Aoko -che Kaito stesso- si stupì che l’amico non avesse ribattuto la sua affermazione.
“Sono uno scemo ad aver creduto di potere stare così tanto lontano da te…” Pensò Kaito, mentre alleggeriva la stretta dell’abbraccio e socchiudeva gli occhi, per cercare quelli della ragazza un poco più in basso.
-Però anche tu sei una zucca vuota.- Aggiunse, con quel sorriso sghembo che faceva impazzire tutte le ragazze… Soprattutto Aoko, che proprio per questo non voleva ammetterlo. Lei che girò lo sguardo, arrossendo un po’ in viso e facendo un’espressione imbronciata.
-Sparisci all’improvviso, mi lasci gli abiti di Kaito Kid e pensi che stia con le mani in mano? Si vede che mi conosci male.-
-Ehi-ehi, non parlare di Kid come se fosse un’altra persona…-
-Tu per me sei solo Kaito Kuroba. Punto.-
-Perché proprio ora che mi conosci davvero vuoi nascondere ciò che sono?- Kaito cercò di non alterarsi, ma involontariamente creò uno spazio tra lui e Aoko, alzando un po’ la voce.
-Voglio nascondere e dimenticare ciò che non sei! E tu non sei un ladro!-
-Certo che lo sono! E lo sarò, almeno finché questa faccenda non sarà finita.-
-Non… Non ti riconosco più.-
Disse lei guardandolo un attimo negli occhi, e poi allontanandosi verso i divani, dove si era intanto accomodato nuovamente Shinichi.
-Comunque sia… Non sei restata con le mani in mano, Aoko. Hai capito ciò che dovevi fare.-
-E sarebbe?-
-Chiamare lui. Ora posso davvero mettere la parola “fine” a questa faccenda.-
Kaito stava in piedi dietro ad una poltrona, osservando Shinichi ma continuando a parlare con Aoko. Quel ragazzo, prima ostinato rivale ed ora eccellente collaboratore, sarebbe stato in grado di aiutarlo a raggiungere i suoi scopi? Lo sperava con tutto il cuore.
Quel Kudo che lo guardava con la solita aria investigativa ed un sorriso leggero sulle labbra… Probabilmente aveva già capito tutto -o gran parte- ciò che stava succedendo, però era comunque impossibile penetrare più a fondo nei suoi pensieri. A volte Kaito si chiedeva se anche Kudo conoscesse la famosa “faccia da poker” dei grandi illusionisti.

Poi, d’un tratto, un cellulare suonò. Shinichi alzandosi sfilò l’apparecchio telefonico dalla tasca dei pantaloni, rispondendo alla telefonata.
-Pronto? Ah, s-sei tu? Certo, sono io! …Ehi Haibara calmati, sto bene!-

Kaito rimase ad osservare insieme ad Aoko l’espressione mutata all’improvviso sul volto del giovane detective. Ora esprimeva un misto tra incertezza e terrore di aver commesso uno sbaglio imperdonabile… Certamente lei gli stava chiedendo cosa era successo l’altra sera, cosa ci facesse lui nei panni del ladro Kid.
-Cosa dicevi Kaito? Quel che dovevo fare era mettere in stato d’agitazione un'altra povera ragazza con i tuoi pazzi piani?-
Aoko lo guardava con il suo solito sguardo di ghiaccio, ma le guance leggermente arrossate… L’espressione che solitamente lei gli riservava quando lui le alzava la gonna alle superiori. Però lui non le rispose, continuando ad ascoltare la conversazione di Shinichi, che camminava per la stanza gesticolando.
-Non solo un ladro, te lo giuro! Solo che è un caso difficile… Ti prometto che tutto andrà bene, tornerò al più presto. Stai con gli alti… Credimi.-
Nella stanza calò un silenzio tale che sia Kaito che Aoko poterono sentire il sospiro della giovane ragazzina castana, seguito da una voce leggera che non riuscirono a cogliere… Il viso sbiancato di Shinichi quando chiuse la chiamata, lo lasciava solo ad intendere.
Mentre Kudo si lasciava sprofondare nella poltrona, fissando il vuoto davanti a lui, Kaito gli passò dietro, poggiandogli entrambe le mani sulle sue spalle.
-Lo so. So quanto possa essere in apprensione anche una ragazza che apparentemente sembra mostrarti indifferenza…-
-….-
Mentre Kaito avvertì una saetta fulminarlo da dietro Shinichi rimaneva fermo, fissando il vuoto, la bocca semi aperta.
-Mi dispiace, una volta finita questa faccenda farò di tutto per aiutarti.-
-No, non è quello il motivo…-
-Cosa ci può essere di più pazzesco dopo aver scoperto che il tuo amico è un ladro di fama mondiale?-
-Il fatto che in città sia apparso un terzo Kaito Kid.-

♠ ♠ ♠

-Sono sicura che deve esserci una spiegazione!-
-Certamente, signorina! Allora perché non la espone?-
-Bhè, ecco io…-
Ran stava difendendo Shinichi. Ancora una volta, ancora nonostante lui le continuasse a mentire. Eppure non riusciva ancora a credere a ciò che era successo quella sera… Ma la cosa che la meravigliava di più era la completa diffidenza che le riservava Heiji Hattori, seduto dietro la pesante scrivania in legno scuro del suo ufficio, una sigaretta tra le dita e lo sguardo corrucciato perso oltre il vetro della finestra leggermente socchiusa.
-Vede? Una spiegazione non c’è!-
-Heiji, smettila di trattarmi come se non mi conoscessi!-
-Forse ti conoscevo, ora non più. Molte persone che pensavo di conoscere oggi non le riconosco più.-
Ran cercava di mantenere il respiro costante, mentre la rabbia le saliva dallo stomaco, fino a formare un grosso nodo nel petto che le rendeva difficile fare entrare ed uscire aria dai polmoni. Avrebbe voluto prenderlo e scuoterlo per le spalle, fargli capire che si stava sbagliando, che Shinichi sicuramente era stato incastrato o dallo stesso Kid… O da altri. Anche questo contribuiva a formare quel blocco nei polmoni per il quale stava rischiando di svenire nell’ufficio provvisorio a Tokio del capo della questura di Osaka. Non proprio un bello spettacolo, dato che la polizia di Tokio aveva fatto di tutto per mettere a suo agio Hattori, data la fama di “rompiscatole nazionale” che si era creato da qualche tempo.
Tutto in quella stanza, benché provvisorio, era stato evidentemente curato nei più infinitesimali particolari, dal ricamo del tendaggio delle finestre alle rotelle della sedia dalla quale proprio in quel momento si alzò, dopo averla violentemente spostata all’indietro.
-Dobbiamo provare a chiamarlo. Deve costituirsi.-
-Neanche per sogno! Così lo rintracceresti e lo sbatteresti in prigione senza ascoltare la sua difesa!-
-Sempre a difenderlo tu, eh? Sai che potresti diventare uno splendido avvocato?- Disse con ironia tagliente Heiji rivolto sempre a Ran… Che deglutì, prima di controbattere.
-Io sono dalla parte della giustizia. Tu da che parte sei, Hattori?-
-Dalla parte di chi non ruba e non uccide nella mia città.-
La ragazza tirò un sospiro di sollievo quando si ricordò che Shinichi aveva appena cambiato il numero di cellulare e l’aveva dato a poche persone, tra cui lei. Comunque incrociò le braccia e inspirò ancora una volta. Dove era finito L’Hattori che conosceva?
Ran purtroppo conosceva la risposta a quella domanda; si trattava di una risposta dolorosa ed insensata.
-So quanto ti manca. Manca anche a me. Tantissimo.-
Heiji fece una tirata alla sigaretta così forte che cominciando a tossire, la spense nel portasigarette sulla scrivania e si mise in piedi di fronte alla finestra, dandole le spalle. Ran continuò.
-Però questo non vuol dire che ti devi ridurre così. Lei non lo avrebbe voluto.-
Dopo questa discussione, il tempo parve fermarsi. Ran poteva scandire i secondi che si dilatavano grazie al ticchettio del pesante orologio metallico sulla scrivania di Heiji, mentre tutto il resto era avvolto in un assordante silenzio. Poteva solo immaginare lontanamente quanto le mancasse… Quanto le mancasse Kazuha. Ran l’aveva vista così sicura di sé un attimo prima, con due pallottole in ogni polmone poi… Prima che lei si abbandonasse tra le braccia di Heiji e la portassero quasi priva di vita in ospedale. Lui non l’aveva abbandonata in nessun momento. In effetti era lei che gli aveva fatto da scudo, lei che lo aveva amato al punto da dare la vita per lui. Proprio per questo non riusciva a capire fino in fondo i sentimenti del ragazzo; come sarebbe stato vivere senza metà del proprio corpo? Il pensiero di Ran scivolò involontariamente su Shinichi, e si sentì profondamente in colpa: lei avrebbe fatto davvero di tutto per aiutarlo?

Poi il cellulare le vibrò in tasca.

Il nome della persona che lo chiamava gli fece seriamente pensare che non potessero stare lontani neanche per un’ora senza cercarsi a vicenda.
-Shinichi, sei davvero tu? Non sai quanto sono felice di sentirti… Dove sei?-
-Cosa, è Kudo? Passamelo subito!-
Disse Heiji tornando in sé e girandosi di scatto verso Ran che si limitò a fargli segno di tacere, mentre ascoltava le parole di Shinichi dall’altra parte del telefono.
-Sì Ran sono io. Anche io sono contento di sentirti… Però non c’è tempo per parlare e non posso dirti dove mi trovo.-
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Ran avvertì nuovamente quella morsa ai polmoni che le rendeva difficile respirare. Sarebbero cominciate ancora le bugie? I sotterfugi?
Evidentemente anche Shinichi in quel breve lasso di tempo avvertì quelle sensazioni. Poi continuò a parlare, in tono così dolce e familiare che Ran si stupì non fosse al suo fianco. -Devi andare via, lontano da Tokio… Ho chiamato mia madre, verrà a prenderti domani mattina per portarti con lei in America.-
-E… e perché?- Domandò Ran, che di colpo lo avvertiva lontano. Partire?
-Ti devi fidare di me. Ti prometto che è l’ultima volta.-
-Io mi sono sempre fidata di te. Però… devi spiegarmi! Come pretendi che me ne vada in vacanza mentre non so… Non so dove sei e in cosa sei coinvolto? Kid ti ha costretto a fare ciò che hai fatto ieri, vero? O ti ha incastrato?-
-Ran, ti amo. Più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non starei lontano da te più di un minuto.-
-Allora, diamine…- Ran cercò di reprimere le lacrime che minacciavano di rigare il suo viso –perché non mi spieghi che succede? Potrei aiutarti!-
-Ho sentito che c’è Hattori lì con te. So che vuole catturarmi, che non gli importa sentire le mie ragioni… Devo aiutare me stesso ed un amico, devo trovare il modo di provare all’uomo che ti trovi a fianco la mia innocenza.-
Ran si appoggiò al muro, prendendo a guardare negli occhi di Hattori… Un tempo animati dalla stessa passione di Shinichi, ora freddi e spenti.
-Ok.-
-O-Ok?- Shinichi parve quasi sorpreso all’affermazione schietta di Ran.
-Sì, ok. Domani farò ciò che mi hai detto. Ah, Shinichi…-
-Dimmi.-
-Ti amo anch’io.-
Ran sentì il sospiro che Shinichi faceva sempre quando le sorrideva, ed il blocco che aveva nei polmoni sembrò darle finalmente pace. Dopodiché chiuse la comunicazione, continuando a guardare Hattori negli occhi.
-Ti ha detto dov’è? Cosa devi fare domani? Parla, Ran!-
-Non posso.- Le rispose semplicemente lei, alzando le spalle. Sì girò e stava per uscire dalla stanza, quando le mani forti di Hattori che stringevano le sue mani la costrinsero a voltarsi nuovamente ed a guardarlo intensamente negli occhi. Che avevano lasciato spazio ad una immensa dolcezza e tristezza…
-Tu sai come era vestito l’uomo o il ragazzo che sparò a Kazuha quella sera. Che avrebbe dovuto uccidere me. Si trattava di qualcuno vestito da Kaito Kid.-
Quindi Heiji davvero pensava potesse essere stato Shinichi? Come faceva a pensare ad una cosa simile? Però in effetti alcuni elementi pesavano sulla testa del suo ragazzo… Il vero Kaito Kid non usava mai pistole vere, mentre Shinichi aveva una buona mira e precisione con quella vera.
Nonostante tutto… Ran riuscì a lasciare le mani di Hattori e allontanandosi, disse:
-“E se il colpevole fosse un tuo carissimo amico?” “Farei di tutto per dimostrare la sua innocenza e sarei comunque distrutto.”-
Ran dopo aver citato quelle parole che lo stesso Shinichi le aveva detto tempo addietro, oltrepassò la porta e la chiuse dietro di sé.





Commenti dell’autrice:

Chiedo immensamente perdono, come capita troppo spesso ultimamente, per il ritardo immenso con cui pubblico questo settimo capitolo! Però è un periodo in cui davvero cerco di districarmi tra miliardi di cose, inoltre ho altre cose da scrivere e da disegnare… -__- Quindi ringrazio davvero di cuore sia la nuova lettrice Liz Shelley sia l’adorabile Rinalamisteriosa!! Mi fate davvero arrossire con tutti questi complimenti… Mi fa piacere che nonostante non sia la solita fiction “normale” ci siano persone come voi che mi sostengono… GRAZIE! Ve l’avrò detto miliardi di volte,… XD
Comunque parlando del capitolo… Ho cercato di analizzare la situazione dal punto di vista di Kaito e poi di Ran, per avere una nuova visione dei fatti. Sono stati chiariti alcuni punti, molto sono in sospeso… Come sempre fatemi sapere il vostro parere, ci tengo molto! Anche quello di chi ha solo messo la storia tra i preferiti! ^__^

Un saluto!

Diane
   
 
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