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Autore: Hiroyuki    24/07/2015    1 recensioni
L'avatar Korra si è battuta per anni per portare l'equilibrio nel mondo, compiendo grandi imprese di mirabile importanza. Ma anch'ella, alla fine, ha raggiunto il termine del suo cammino, riunendosi con gli spiriti.
Il ciclo dell'avatar, però, non si interrompe ed una nuova incarnazione fa la sua comparsa, per raccogliere la pesante eredità dei suoi predecessori: nato nella nuova Federazione Unita della Terra, creata dopo la guerra con Kuvira, l'avatar Kin si appresta a terminare l'addestramento e cominciare il proprio cammino.
Ma anche l'avatar può cadere, anche l'avatar può essere preda del proprio egoismo... e allora, cosa succede quando colui che dovrebbe portare equilibrio nel mondo, diffonde, invece, il caos?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin, Jinora, Korra, Meelo, Nuovo personaggio, Raava
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Libro 1: Entropia
Capitolo tre


«Perché avete fatto del male al mio amico?», domandò la fanciulla con una voce dolce e cristallina.

«Scusa, non sapevamo che fosse uno spirito… e che ci fosse un altro spirito al suo interno», rispose Yoshi, ancora stupefatto da quella visione.

«A dire il vero, sarebbe stato il tuo “amico” ad attaccare noi», replicò Kin, con fare stizzito, dimostrando quanto poco aveva gradito quell’aggressione a sorpresa.

«Mi stava solo difendendo…», replicò la fanciulla che, poggiando le mani sul bordo dell’apertura nel tronco, ne uscì fuori, rimettendosi in piedi. «E comunque io non sono uno spirito, lui lo è», rispose all’affermazione di Yoshi con una leggera risata.

«E quindi chi saresti? E cosa ci fai qui nel Regno degli spiriti?», la incalzò ancora l’avatar, piuttosto sospettoso.

«Mi chiamo Aliza, molto piacere», rispose lei, senza tentennamenti. «Sono una normalissima umana, esattamente come voi, abito nella Nazione del Fuoco, ma sono un’orfana. Fin da piccola ho sempre avuto un legame speciale con gli spiriti, possiamo dire che mi hanno cresciuta loro e, così, ho pensato di venire a visitare il loro mondo. Il mio amico qui, mi stava solo proteggendo durante la meditazione, per questo vi ha attaccati. Non voleva farvi del male», spiegò ai due ragazzi, poggiando la mano destra sul tronco dell’albero, accarezzandone lievemente la superficie.

«Be’, in questo caso tutto a posto», rispose Yoshi con un sorriso, procedendo poi alle presentazioni. «Io mi chiamo Yoshi e lui è Kin. Veniamo dalla Federazione Unita della Terra e… lui è l’avatar», per pronunciare l’ultima frase si avvicinò alla ragazza, abbassando il tono e portando una mano alla guancia, come a volerle rivelare chissà quale segreto.

«Molto lieta di conoscervi», rispose Aliza, afferrando i lati della gonna rossa ed allargandola, facendo un leggero inchino. «Onorata di conoscere l’avatar».

Kin osservava la ragazza, decisamente affascinato da lei e non solo per la sua evidente bellezza, ma anche per forte spiritualità che mostrava in ogni suo atteggiamento. Era un’ammirazione condita da una punta di invidia, per il fatto che proprio lui, l’avatar, il ponte fra umani e spiriti non riusciva ad entrare in contatto con quelle entità che, invece, sembravano così legale a lei.

«Be’, il piacere è tutto nostro», disse infine Kin, rendendosi conto che era rimasto a fissarla troppo a lungo. «...ehm… se vuoi puoi restare con noi, pensavamo di accamparci qui».

«Sì, stavamo cercando un posto dove Kin possa provare i suoi esercizi di meditazione, sai, non è ancora riuscito ad entrare in contatto con gli spiriti… ehi, perchè non provi a farti aiutare da Aliza? Lei sembra essere brava in queste cose», Esclamò Yoshi, prima verso la ragazza e poi verso l’avatar.

Kin strinse i denti, pensando per un attimo di scagliare un masso contro quel pettegolo di Yoshi che aveva spiattellato tutte le sue difficoltà alla prima venuta. «Diciamo che sono ancora in addestramento», esclamò, cercando di giustificarsi.

«Se vuoi sarei felice di darti una mano», disse gentilmente Aliza. Un’offerta che, tutto sommato, non dispiaceva così tanto all’avatar. In fondo poteva essere l’occasione giusta per stare un po’ da soli.

«Perchè no...», rispose Kin. «E magari, Yoshi, mentre noi ci esercitiamo, potresti andare a cercare un po’ di legna per il fuoco di stasera, che ne dici?».

«Va bene!», esclamò Yoshi. «Basta solo che che non ci siano altri spiriti-alberi-difensori qui in giro».

Aliza scoppiò in una risata divertita. «No, no, stai tranquillo. L’unico che conosca di questo tipo è questo. Ma cerca di non danneggiare troppo la vegetazione».

«Agli ordini!», rispose prontamente il dominatore della terra, portando le dita della mano destra, tese, alla fronte scimmiottando un saluto militare. Quindi si allontanò per iniziare la propria ricerca.

Nel frattempo, Aliza e Kin avevano cominciato i propri esercizi di meditazione: seduti uno di fronte all’altra, la ragazza correggeva le posture dell’avatar e gli dava consigli su come liberare la mente e lasciare che l’energia degli spiriti fluisse dentro di lui per stabilire un contatto.

La maestra era molto paziente, ma l’allievo decisamente cocciuto e, per quanto si sforzasse, non riusciva a stare fermo o a liberare la mente, che continuava ad essere piena di dubbi e di pensieri.

Le lezioni durarono diverse ore, fino a quando il sole era oramai calato ed aveva lasciato il posto alla notte.

Kin era rimasto da solo, seduto a gambe incrociate vicino al fiume perchè, secondo Aliza, il rumore dell’acqua agevolava la concentrazione. Forse era vero, ma c’era qualche altra cosa che contribuiva a disturbarla: le risate di Aliza e Yoshi, seduti attorno al fuoco, che sembrava si divertissero molto, insieme. Un fastidio crescente, non dato tanto dal rumore che facevano, non solo almeno, ma anche dall’intesa che sembravano avere. In fondo lui era l’avatar, era lui la persona più importante del mondo, avrebbe dovuto ottenere l’ammirazione ed il rispetto degli altri.

«Adesso B-A-S-T-A!», strillò Kin al suono un po’ più alto di una risata di Yoshi. Allungò le braccia verso il cielo, emettendo due fiammate dai pugni stretti. «Siete insopportabili, non ci si riesce a concentrare con tutto il baccano che fate, me ne vado!», esclamò ancora, allontanandosi poi dalla zona.

I due si zittirono improvvisamente nel vedere quella scenata, non capendo cosa lo avesse fatto arrabbiare tanto.

«Aspetta», lo pregò Aliza. «Oramai è buio e non è sicuro aggirarsi per...».

«Lascialo andare», la interruppe Yoshi, poggiandole una mano sulla spalla. «Non siamo stati molto rispettosi verso di lui, in fondo si sta impegnando tanto, e ha tante pressioni addosso. Dobbiamo capirlo».

Kin avanzava nella notte, senza una meta precisa, con il solo obiettivo di allontanarsi il più possibile dagli altri due. La situazione era surreale. Possibile che avesse così grande difficoltà? Possibile che non riuscisse a compiere le straordinarie imprese per cui i suoi predecessori erano diventati famosi ed amati da tutti?

«Sono stati davvero sgarbati, non è vero?», disse all’improvviso una voce roca che proveniva dalla spalla destra dell’avatar.

Il ragazzo si voltò immediatamente, e notò che una strana creatura gli si era arrampicata addosso: era una specie di scimmietta anche se più piccola del normale ed aveva un pelo color viola scuro. Il muso era allungato ed aveva una lingua verde simile a quella di una lucertola.

«E tu chi saresti?», replicò immediatamente Kin, un po’ stizzito di essere diventato il mezzo di trasporto del primo spirito che passava da quelle parti. E, soprattutto, perchè si intrometteva nei suoi affari?

«Il mio nome è Sovelis, onorato di conoscere l’avatar», rispose prontamente la creatura. «Non giudicarmi male, ma ho assistito alla scena e penso che i tuoi amici non siano stati molto delicati con te. Dovevano aiutarti, assisterti, non pensare ai fatti loro».

«Dunque anche tu pensi che io abbia ragione. Le mie difficoltà nascono proprio da questo genere di cose… maestri che non sono capaci di insegnare correttamente, amici che si fanno gli affari loro».

«Ma certo, ma certo...», lo spirito annuiva ripetutamente con il suo piccolo capo. «Tu sei l’avatar, sei la massima autorità, il migliore di tutti. È ovvio che non può dipendere da te».

«Quindi l’avatar è tornato, finalmente, era da tempo che non si faceva vedere in giro», esclamò una voce femminile, proveniente dall’oscurità, anticipando una figura che, camminando verso Kin, si fermò a pochi passi da lui.

Sembrava essere una normalissima ragazza, sui quattordici anni. Aveva i capelli castani che arrivavano fino alle spalle, tranne alcune ciocche, legate in uno chignon. La ragazza indossa degli abiti tipici dei nomadi dell’aria e sulla sue fronte si poteva notare il tatuaggio di una freccia, simbolo di un maestro dell’aria, emergere dai capelli, così come sulle sue mani.

«Scusa, e tu, esattamente, chi saresti?», chiese Kin, nuovamente sorpreso di vedere spuntare fuori dal nulla un’altra ragazza.

«Però sei qui con tutto il tuo corpo, non solo con il tuo spirito. Immagino che questa sia un’intelligente pensate dei miei fratelli», proseguì la ragazza, ignorando completamente la domanda dell’avatar.

«Fratelli? Ma non sarai mica… no, non può essere...», balbettò ancora il ragazzo.

«Jinora, figlia del maestro dell’aria Tenzin e nipote dell’avatar Aang, tuo predecessore due vite fa», rispose ella con un sorriso.

«Ma non è possibile, tu sei… tu sei… », avrebbe voluto aggiungere un “morta”, ma non sembrava carino nei confronti della nuova arrivata.

«Be’, dovresti saperlo che nel Regno degli Spiriti, piuttosto che quello che si cerca, si incontra quello di cui si ha bisogno. Dovrebbero avertelo spiegato Meelo e Rohan», lo interruppe Jinora, con fare da maestrina. «E quindi, vediamo cosa sai fare. Avanti, concentrati».

«Perchè questo spirito ti sta dando ordini? Tu sei l’avatar, non dovresti essere tu a prendere ordini», esclamò Sovelis, che era rimasto appollaiato ad ascoltare tutta la conversazione.

«E tu, esattamente, chi saresti?», chiese Jinora, avvicinandosi alla spalla di Kin per osservare meglio la creaturina. «Sei uno spirito piuttosto curioso, non ne ho mai visti simili a te. Ma ora non disturbare l’avatar, via». Così dicendo, spinse con il dorso della mano destra lo spirito, che saltò giù dalla spalla di Kin e sparì nel buio della notte.

«Ma perchè l’hai fatto? Non stava facendo niente di...», provò ad opporsi l’avatar, ma Jinora non voleva sentire ragioni. «Ti stava distraendo e non lo ammetto. Adesso seduto, e inizia a concentrarti».

Kin sbuffò al nuovo ordine, seppure impartito in tono pacato e gentile dalla ragazza, quindi si rimise seduto, con le gambe incrociate, in posizione di meditazione. Jinora poggiò il palmo della propria mano destra sulla fronte e i tatuaggi a forma di freccia si illuminarono, facendo immediatamente cambiare espressione alla ragazza, che divenne più cupa ed accigliata.

«È strano, sei…. pesante...», esclamò con un filo di voce.

«Ma se sono in ottima form….», il ragazzo non riuscì a terminare la propria replica che Jinora sollevò appena la mano dalla sua fronte, per poi calarla nuovamente facendola schioccare rumorosamente.

«Intendo nella testa, non nel fisico, sciocco», lo ammonì lei con il sorriso sulle labbra, ma subito dopo, tornò seria «Vedi, da quello che so degli altri avatar, erano tutti concentrati verso l’esterno, verso gli altri. Certo, consideravano un onore ed un privilegio la loro condizione, sapevano della loro importanza, ma tutte le loro azioni erano volte al bene supremo, a portare equilibrio. Tu sei più… egoista. Sembra che per te l’essere avatar sia una forma di privilegio, un onore per cui essere celebrato e non un impegno da svolgere con costanza e dedizione».

«Be’...», Kin era un po’ in imbarazzo dinanzi a quella ragazza che riusciva a leggergli dentro così bene. «Magari mi vanto po’, ma cosa c’è di male? Io sono consapevole dell’importanza del mio ruolo ma, semplicemente, credo che sia giusto ricevere qualche riconoscimento».

Jinora staccò la mano dalla fronte dell’avatar e piegò le ginocchia, in modo da arrivare più o meno alla sua altezza e guardarlo negli occhi. «Ascolta Kin, i riconoscimenti si devono basare sulle imprese che si compiono, non per diritto di nascita. Non dimenticare che il tuo ruolo è quello di portare equilibrio nel mondo e non semplicemente per ricevere applausi. Perchè è quello che sei, è intrinseco nel legame con Raava, lo spirito della luce che ti rende avatar. Ma non dimenticare che non sei solo, puoi contare sugli spiriti e, soprattutto, sui tuoi amici che ti saranno sempre accanto per sostenerti e battersi per te, come tu fai per loro».

Le parole della ragazza pesavano come macigni nel cuore di Kin, specialmente quelle sugli amici, che certamente non aveva trattato bene. Lentamente girò il capo verso la luce oramai lontana del falò, nei pressi dell’albero-spirito e il rimorso per come li aveva trattati fu ancora più forte. Si voltò nuovamente verso Jinora, ma era sparita, senza fare rumore, senza lasciare traccia, come se non fosse mai esistita.  
   
 
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