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Autore: Marra Superwholocked    24/07/2015    2 recensioni
AAA
1. Idea originale del titolo: "Carry Salt"
2. SPOILER per chi non ha ancora visto la settima (per lo meno la quinta!) stagione di Supernatural!
– 25 marzo 2012 – Perrine, Florida –
In America è appena uscito "The Born-Again Identity" ("Nato due volte"), la diciassettesima puntata della settima stagione di "Supernatural". Questa stessa puntata è uscita qui in Italia il 15 agosto del 2013 (programmazione televisiva italiana). Ma Silvia e Catherine, due liceali italiane, sono partite che era il 2014 con il TARDIS del Dottore... Cos'è successo durante il loro ultimo viaggio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che Lucifero abbia ucciso Gabriele?
(Questa storia è il seguito di "Correte, la Nebbia sta arrivando")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
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Capitolo 11
Quando la TARDIS vuole fare la simpatica[1]

 

«Ragazze!» Il Dottore si fece largo tra i due Winchester e andò dritto da Catherine e Silvia. Sollevò di peso la prima, stringendola in un abbraccio tutto giravolte e sorrisi, e tentò di fare lo stesso anche con Silvia, la quale, però, aveva volontariamente spostato il suo baricentro in modo che il Dottore non potesse spostarla nemmeno di un centimetro. Avrebbe potuto far ricorso all'arte magica, chissà come più potente in quell'angolo dell'universo, ma no: si ricordò di Dynamo.
Il Dottore rise imbarazzato per poi strofinarsi le mani. Si aspettava di tutto: un rimprovero, parole grosse, mattoni in testa... Non conosceva bene Silvia quanto la sua Catherine, così dolce e sempre sorridente. Silvia era sempre pensierosa, a volte tetra e scontrosa. Sì, era capace di ridere anche per ore, ma conservava in sé un aspetto a dir poco misterioso. Nulla di consapevole, non lo faceva apposta e forse era proprio per questo motivo che lei poteva contare su di una sola vera amicizia.
«Ci hai abbandonate.» Silvia rimase a fissare quel ragazzotto che ricambiava poco volentieri il suo sguardo. «Ci hai lasciate non solo in America, ma addirittura in universo che non era nemmeno il nostro» si ritrovò ad ansimare. «Non ci hai detto una sola parola. Non hai risposto quando ti abbiamo chiamato. E hai il coraggio di venir qui come se nulla fosse ed esclamare tutto radioso “Ragazze!”
Il Dottore scambiò un'occhiata sfuggevole con Catherine e lo stesso fece con i Winchester. «Io non potevo... E mi disp-»
SBAM! ed il Dottore si ritrovò con la faccia girata dall'altra parte. E avreste dovuto vedere come tutti lo guardavano ad occhi spalancati... Silvia gli aveva tirato una sberla! Un po' meno forte di quelle che gli tirava River, è vero, ma sentì comunque bruciargli la guancia. «Ahi! Perché l'hai fatto?!»
Silvia rispose fiondandogli addosso e abbracciandolo come mai aveva fatto. «Perché sei un idiota. Il nostro idiota» gli disse. Un leggero sorriso aleggiò sul volto di Catherine mentre l'altra faceva passare le sue dita fra i capelli del Dottore, suo vizio fin da bambina. «E perché ti voglio bene.»
«Ah, e se mi odiavi?» le chiese il Dottore ironico.
«Tutti quelli che mi stanno antipatici non sono sopravvissuti per raccontare ciò che ho fatto loro.»
L'abbraccio finì lì. I Winchester ed il Dottore la guardarono come in preda a delle convulsioni facciali. Quella ragazza dal faccino gentile e paffuto che...?
«Stavo scherzando, ragazzi!» rise Silvia e con lei tutti gli altri.
Sembrava una rimpatriata, con risa, scherzi e dei dolcetti che spuntarono all'improvviso davanti ai loro occhi. Essi, infatti, formavano un cerchio perfetto all'interno del quale era comparso un tavolino di medie dimensioni su cui troneggiavano montagne di cioccolatini di tutti i tipi, senza contare le leccornie fatte apparire apposta per ognuno di loro: il Dottore si fiondò su dei bastoncini immersi nella crema pasticcera, Sam e Catherine afferrarono al volo – anche se un po' titubanti – delle caramelle a strisce con i colori dell'arcobaleno, Silvia guardò tutto con la voglia di strapparsi gli occhi perché a dieta, ma dopo poco cedette alla vista di una piccola porzione di ramen e Dean... Be', Dean rubò immediatamente una fetta di torta.
Stavano tutti gustando quelle prelibatezze, quando la porticina del TARDIS cigolò verso l'interno ed un bagliore dorato fuoriuscì dalla piccola cabina. L'aria circostante si alzò finalmente di qualche grado, scaldata da quella fonte di calore quasi sovrannaturale.
Ognuno mise di nuovo sul tavolo ciò che aveva addentato e stette con gli occhi fissi sull'astronave. La porta si aprì ancor di più, una mano che spuntava da dietro di essa. Poi un visetto sorridente apparì all'improvviso e Gabriele uscì del tutto dal TARDIS.
«Lieto di vedere che avete appetito!» disse l'arcangelo. Vide poi il Dottore leccarsi le dita e aggiunse: «Lieto di vedere che piacciono anche abbinamenti che solo ad un folle piacerebbero.» E aveva un po' ragione, in fondo.
Tutti sorrisero, felici e con mille domande, ma non era ancora tempo: c'erano giusto un paio di cose da sistemare prima di poter fare quattro chiacchiere. Difatti, Gabriele si schiarì la voce. «Torno subito, devo mettere a posto il casino che ho combinato» disse e sparì in un battito d'ali, lasciandoli tutti soli in quell'inquietante caverna.


«Signore, nessuna stalla ha esposto denuncia.» Mars sostava davanti la scrivania del suo capo, Paul Fisher, con dei fascicoli in mano. «Negli ultimi tre giorni ci sono stati furti di ogni genere, ma nessun cavallo manca all'appello.»
«E Brizzi? Dall'autopsia è emerso qualcosa di nuovo?»
«No» sospirò.
Fisher batté un pugno sulla scrivania, facendo tintinnare tazza e portamatite. «Non abbiamo un briciolo di pista!» sibilò furioso.
L'agente Mars lo vide sbuffare ed ansare, segno che stava per avere una crisi di nervi. Abbandonò i fascicoli sulla scrivania e decise che sarebbe stato meglio lasciarlo sbollire un po'. Lui, troppo preso a ragionare, non notò che l'agente donna più desiderato di tutto il dipartimento si stava allontanando dalla sua postazione di lavoro e nemmeno che si avvicinò alla finestra, un po' insospettita da una figura biancastra e ondeggiante a causa del vento.
Lì fuori, nel parcheggio del dipartimento, una donna in abito da sposa guardava malinconica il cielo. Un velo di tristezza ricopriva il suo volto, senza carni o muscoli, ormai ridotto a teschio. Un piccolo bruco verde le uscì dall'orbita sinistra e si intrufolò nella sua bocca. Emily, la sposa cadavere, vide poi un uomo nella penombra di quel pomeriggio primaverile. Lo osservò alzare all'altezza del viso una mano e unire il suo pollice con il medio. Un rumore secco e la povera sposa svanì nel nulla sotto gli occhi dell'agente Mars, giratasi immediatamente per lo shock. Ma l'attendeva uno shock ancor più ...shockante: tornò, infatti, verso Fisher per riprendere i fascicoli – voleva consultarli ancora una volta – e dimenticare l'idiozia appena vista, ma non vi era più alcun fascicolo da consultare.


«Quindi tu sei il Dottore...» Dean se ne stava con le braccia incrociate sul petto. La sua posa metteva in bella mostra i muscoli delle braccia, cosa che non sfuggì di certo alle due ragazze.
Il Dottore ingurgitò l'ultimo bastoncino di pesce e annuì con la bocca ancora piena. «Sì, esatto, sono io, ma devo ammettere che non so come abbia fatto il vostro amico a sopravvivere...»
Catherine e Sivlia rimasero scandalizzate. Lui che non sapeva qualcosa?
«Come sarebbe a dire?» chiese, infatti, la minore.
Lui sospirò e fece roteare gli occhi un paio di volte. «È ovvio che lo saprò, ma non lo so ora. Voglio dire: ho già incontrato Gabriele, ma all'epoca mi ero rifiutato di aiutarlo. Avevo solo un'ultima vita. Questa.» Il Dottore, imbarazzato, guardò in basso. «E l'unica via per salvarlo era la mia morte» aggiunse con le guance in fiamme. Si sentì più che egoista, ma dopo secoli spesi a volare di qua e di là non solo per il piacere di farlo, credeva – e sperava – che un gesto simile non sarebbe mai venuto a galla.
«Un'ultima vita?» chiese Sam spaesato.
«Mh-mh. La mia razza può ingannare la morte. Ma solo per un numero determinato di volte e se avessi aiutato Gabriele, ora non sarei qui con voi» ammise il gallifreyano, sistemandosi bene il farfallino.
Un gesto semplice, penserete. E, in effetti, è proprio così: un gesto semplice e comune tra chi indossa i farfallini. Ma non se sei il Dottore: lui aveva un'arte tutta sua, nel sistemarlo. Prima di tutto, allungava il collo così tanto da sembrare una piccola giraffa concentrata. Poi c'era la mascella, portata talmente in avanti che sembrava volesse staccarsi dal suo proprietario per farsi una passeggiata su Saturno. E Sam se ne accorse all'istante.
«Be', fortuna che anche gli angeli possono viaggiare nel Tempo» voleva dire Silvia, ma venne interrotta ancora prima di iniziare a parlare.
«Tu!» esclamò Sam con gli occhi quasi fuori dalle orbite. «Io ti ho già visto!»
Il Dottore vide puntarsi contro un indice infinitamente grande, ma conforme alle misure del ragazzo. Lo vide continuare a balbettare qualcosa di incomprensibile, agitando anche il dito, finché suo fratello non gli fece tener giù il braccio accusatore.
«Dean» disse il piccolo Winchester. «Avevo appena cominciato l'università e lui era lì a Standford!»
«Cosa?» fecero Catherine e Silvia in coro.
Sam ricordava quel giorno come se fosse stato quello prima. «Mi ero accidentalmente slogato la caviglia. Faceva male e non riuscivo a camminare e lui è arrivato da me dicendo che in camera sua aveva della morfina. Un'iniezione di pochi milligrammi e sarei stato meglio» disse senza staccare gli occhi dal Dottore.
«E tu ti sei fidato?!» Dean era quasi furibondo: se quel tizio con la morfina non fosse stato il Dottore ma, quindi, una persona per nulla affidabile? Oh, non osò pensare alle conseguenze, questo è ovvio.
«Mi sembrava la cosa più giusta da fare» rispose innocentemente Sam. «Anche se, ora che ci penso, non so perché io l'abbia fatto...»
Il Dottore sorrise sotto i baffi, soddisfatto ed entusiasta che tutto fosse filato liscio. «Manipolare la mente umana è un gioco da ragazzi» disse radioso.
«E scommetto che quella non era affatto morfina...»
«No, Cathy, infatti: ho ricevuto una visita dal me stesso del futuro – un futuro non molto lontano, penso – che mi ha detto che gli serviva una piccola parte del TARDIS» rispose tranquillo, senza preoccuparsi della reazione dei Winchester, ma quando li guardò negli occhi e vide in entrambi un'espressione a dir poco traumatizzata, si affrettò ad aggiungere una spiegazione per lo meno plausibile. «Oh, nulla che causi danni all'organismo, davvero! Sbaglio o è stato bene per tutti questi anni?» chiese ingenuamente, sorridendo.
Le facce degli altri presenti passarono dall'Ora gli spacco la faccia a Quel giorno era meglio se stavo a casa da scuola.
Nello stesso momento in cui Dean cominciò ad aprir bocca per ribattere con una delle sue fantastiche battute che avrebbero fatto rabbrividere anche Regan MacNeil versione Pazuzu, Gabriele tornò a far compagnia ai cinque.
«Ehi, ragazzi, che si dice?» disse l'arcangelo, addentando un pasticcino alla crema che era rimasto tutto solo da quando era apparso. Continuò a masticarlo facendo più rumore del dovuto. Cavolo, quanto gli mancava mangiare quelle prelibatezze!
«Facciamo che vi offro un viaggio?» Il Dottore ruppe l'imbarazzo al momento giusto senza, tuttavia, sapere che aveva fatto una cosa infinitamente giusta.


Il TARDIS sollevò una nuvola di terra e polvere che avrebbe fatto perfino invidia all'ormai lontano West. Nel centro del praticello verdeggiante e felice di esser curato dalle persone assai solari di quella cittadina, la cabina blu era arrivata senza attirare alcuna attenzione. Erano poche le cose bizzarre che succedevano in quel paesino sperduto e che poteva contare sul turismo grazie all'aria allegra che avevano tutti, ma davvero nessuno sembrò notare un'astronave grande come uno sgabuzzino da cui uscirono ben otto persone. Otto, sì, perché il Dottore preferì andare prima a prendere anche Amy e Rory per presentare loro i Winchester.
«Posticino invitante!» esclamò Gabriele, notando una ragazza che stava sistemando dei festoni nel grande gazebo davanti loro.
Sam gli scoccò un'occhiataccia, ma non disse nulla.
«Incredibile!» Dean spalancò gli occhi solo una volta che ebbe realizzato la meraviglia del viaggio che aveva appena fatto. Prima erano a Perrine ed ora eccoli... Eccoli... Ma dov'erano finiti?
«Dean?» All'improvviso, la ragazza nel gazebo chiamò a gran voce in direzione del nostro gruppetto di sopravvisuti-a-tutto. «Dean!» chiamò ancora, alzando la voce. Questi corse giù dalla piccola scalinata e percorse alla stessa velocità il piccolo tratto di prato che li separava. Vide la strana cabina blu, ma sorvolò quasi inconsciamente. «Dean, non ci posso credere, sei proprio tu!» esclamò felice, sempre correndo. Ma, anziché volare tra le braccia di Dean, si gettò tra quelle di Sam.
Ovviamente, Sam rimase senza parole così come suo fratello, il quale gli stava di fronte e cercava di non ridere. «Amico, la conosci?» mimò con le labbra.
L'altro allargò le braccia mentre Dean se la rideva, Amy scrutva attenta la ragazza e Catherine e Silvia strattonavano il Dottore per una manica della sua preziosa giacca in tweed. La conoscevano!
«Sembra sia passato un secolo!» La ragazza si staccò finalmente da Sam e continuò a sorridere. Lo vide sgranare gli occhi senza sapere cos'altro fare, imbarazzato ed impacciato com'era sempre. «Dean... Non ti ricordi di me?» chiese frustrata.
Sam si girò e cercò l'aiuto degli altri sette, ma a parte Catherine e Silvia, che sembravano parecchio agitate e in preda ad una crisi isterica, tutti erano impegnati a godersi la scena. «I-io non... Non so chi tu... Non ho idea di chi tu sia, scusa» farfugliò infine.
Penso riusciate ad immaginare il sonoro fischio che uscì dalle labbra di Gabriele.
Lei parve delusa e preoccupata. Che gli fosse successo qualcosa di grave come un incidente stradale e avesse perso la memoria? O forse era solo un sosia perfetto del suo primo ragazzo... Deglutì e sperò che fosse la seconda opzione. Ma volle tentare comunque. «Sono Rory, ricordi? Rory Gilmore.»
Gli occhi di Amy, Catherine e Silvia si spalancarono in un lampo. Il Dottore rimase a fissarla a bocca aperta e, quando alla fine trovò le parole, l'unica cosa che gli uscì di bocca fu: «Ror... Rory... RORY?!»
«Sì» rispose semplicemente la ragazza.
Il Dottore guardò di sottecchi alla sua sinistra, dove c'era il “suo” Rory, il marito di Amy e pensò che fosse certamente strano che lui avesse un nome da ragazza, ma ovviamente non poteva sapere che il vero nome di Rory Gilmore era Lorelai.
Ci fu qualche secondo di confusione, di sguardi silenziosi ed interrogativi che girarono tra di loro, mentre Gabriele li fissava uno per uno masticando dei cioccolatini al peperoncino. Ridacchiò divertito e ciò attirò l'attenzione della piccola Gilmore che, spostato immediatamente il suo sguardo sull'alieno, riconobbe il Dottore.
«Ma tu sei... E quello è...» balbettò, indicando il TARDIS. «Non puoi essere reale...»
«Okay, bene» disse frettolosamente il Dottore spingendo tutti verso l'entrata della Macchina. «È ora di andare! Baci, baci, ci si vede!» Sbatté le porte e corse verso la consolle; un bottone, una leva, una nota ed eccoli sballonzolare per la sala comandi come delle marionette. Chi si aggrappava l'un l'altro, chi si teneva alla consolle, chi veniva trascinato a terra nella confusione generale... Il tutto mentre Gabriele rotolava allegro verso l'uscita gridando «Che sballooooooo!»
Un tonfo segnalò poi il capolinea di tre di loro. Quando le porte del TARDIS si riaprirono, i Winchester e Gabriele vennero accompagnati fuori da esso dal Dottore, Catherine e Silvia.
«E così è tutto finito...» disse Dean triste. Gli venne da serrare la mandibola al sol pensiero di dover dire addio a quelle strane avventure – nemmeno iniziate – nello spazio per continuare con il pericolo incombente nel suo universo.
«Già» disse il Dottore incrociando le braccia sul petto. «Ragazzi, vi sarò riconoscente per tutta la vita. Se non aveste portato sempre con voi queste due pesti, non oso nemmeno immaginare cosa surebbe successo... È vero che vi ho arrecato parecchi disagi, ma avete salvato tutto ciò che ho.»
Sam lo guardò curioso. «Tutto ciò che hai?»
L'altro annuì guardando in basso. «Voi umani e la vostra casa» disse semplicemente. «E loro» aggiunge poi, dando un buffetto sia a Catherine che a Silvia. «Grazie» Si girò lentamente ed entrò nel TARDIS.
Silvia avrebbe voluto che quel momento non fosse mai arrivato. Dire addio ai Winchester le metteva i brividi. Seppur pericolosa, la loro vita la attirava e lo stesso valeva per Catherine. Avrebbero voluto prendere una macchina tutta loro, viaggiare in lungo e in largo a caccia di fantasmi, demoni e altre mostri da uccidere, ma sapevano entrambe che – prima o poi – avrebbero incontrato un vicolo cieco. E poi c'erano le loro famiglie...
«Be'» iniziò Catherine. «È stato bello!»
«E figo!» disse Silvia.
«E pericoloso» sorrise Sam.
Dean gli diede una pacca sul braccio. «Ehi, Mr Allegria, sta' zitto!» lo sgridò, poi prese Catherine per le spalle e l'attirò a sé. «Sii prudente, Catherine. Silvia è più grande, sì, ma a volte fa scelte sbagliate» le sussurrò all'orecchio mentre Sam e Silvia si stringevano in un breve abbraccio – Silvia gli arrivava all'altezza del cuore e si spaventò per quanto battesse forte – e Catherine lo pregò di chiamarla Cathy.
Entrambe le ragazze guardarono poi Gabriele, intento a mangiare l'ennesimo cioccolatino, e gli si buttarono addosso.
«Dove andrai adesso?» gli chiese Catherine.
Quasi senz'aria, Gabriele alzò gli occhi al cielo. «Non a Casa, ovviamente, ma una volta che mi sarò rimesso per bene» disse con sguardo triste, «terrò d'occhio Castiel, rimanendo invisibile a tutti, per precauzione.»
Catherine e Silvia andarono poi rispettivamente da Sam e Dean. Mentre i primi due si limitarono ad un abbraccio un po' timido, Dean strapazzò Silvia, alzandola quasi da terra. «Era da tanto tempo che non mi divertivo così!»
«Okay, ma vorrei tornare a respirare, se non ti dispiace!» lo pregò Silvia.
Lui la rimise giù e subito dopo le due ragazze li stavano salutando dalla soglia del TARDIS.
Le porte si chiusero e i tre rimasti a terra vennero investiti da una forte ventata d'aria calda.
Silvia e Catherine si allungarono sulle punte dei piedi e, mentre il TARDIS svaniva pian piano, videro dalle finestre della Macchina le labbra di Dean mimare La prossima volta, portate il sale.

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[1] Solitamente, io dico “il TARDIS”, un po' come tutti qui in Italia, ma in questo caso mi sembrava più giusto ricordare la sua forma umana (Doctor Who, 6x04, “La moglie del Dottore”). Inoltre, mi pare giusto aggiungere che in inglese navicella (ship o, meglio, starship) è femminile.

Angolo dell'autrice:
Ehi, voi! Psst! Yes, you! Sono Marra e sono qui per dirvi che questo è il penultimo capitolo! Sento già la vostra mancanza :((

 

   
 
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