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Autore: emptyhanded_    24/07/2015    3 recensioni
Volete sapere perchè io, Leanne Morgan, sono una stupida? Prima di tutto, non so come si scrivano trame; secondo sono innamorata dell'unico ragazzo al mondo di cui non mi dovevo innamorare. Non perchè lui sia un poco di buono o un soggetto da allontanare dalla comunità, ma perchè il mio migliore amico lo odia con tutto il suo cuore da anni. Solo che la morale di questa storia la conosco già: la ragazza innamorata dell'artista misterioso rimarrà con il cuore a pezzi. E' già successo e non stento a credere che capiterà un'altra volta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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Capitolo Cinque

 

<< No. >>

La risposta secca di Alex mi lascia pietrificata. Alzo un dito, pensando a qualcosa da aggiungere, ma lui si limita a sbuffare e uscire dalla camera.

Lo seguo con lo sguardo, rimanendo impotente, la bocca semi aperta in cerca di parole da usare.

A volte vorrei entrare nella mente di mio fratello per riuscire a capirlo. Mi piacerebbe sapere che cosa gli sia successo per essere diventato così odioso e insopportabile, perchè più passo del tempo insieme a lui, più mi risulta difficile comprenderlo ed è un peccato considerando che, per quanto non voglia, lui rimarrà sempre mio fratello.

Alzo gli occhi al cielo e trattengo il respiro. Se mi riuscissi a calmare, forse potrei trovare qualche motivo che lo spinga ad accettare.

 

Haley e Fred, dopo aver saputo ed approvato l'idea di organizzare un musical, mi hanno costretta ad anticipare il mio piano. A causa della loro insistenza, ho già fatto un bel buco nell'acqua. Ho sempre saputo che per convincere Alex avrei dovuto avere il bisogno dell'appoggio di mia nonna, infatti, avevo organizzato tutto in modo tale che sabato, una volta che la nonna fosse tornata da Doncaster, sarei andata a cena da loro e avrei fatto la mia proposta ad Alex. Le cose, ovviamente, non sono andate così. Martedì pomeriggio Haley mi ha chiamata esortandomi a contattare tutte le persone che mi erano venute in mente prima di venerdì, perchè, citandola, “più tempo abbiamo, più l'arte penetrerà nelle nostre menti”, ossia cominciando subito, avremo più tempo per gestire il musical.

Come avevo immaginato, senza la nonna dalla mia parte, Alex si è rifiutato di aiutarci.

 

Mi passo una mano tra i capelli e lo raggiungo nella piccola cucina bianca. Se non avessi davvero bisogno di lui, non lo inseguirei implorante in questo modo.

<< Alex, tu vuoi diventare un regista e noi abbiamo bisogno proprio di un regista! Questo musical potrebbe essere un trampolino di lancio per la tua carriera! >>

Alex, comodamente seduto al tavolo, mi guarda attraverso il vetro del bicchiere con cui sta bevendo. Lo poggia con tutta calma sopra la tovaglia macchiata di plastica e poi si schiarisce la voce.

<< No >>

Mi lascio sfuggire un gemito di frustrazione, battendo le mani sul tavolo.

<< Che cosa ti costa? Che problema hai? Ti sto chiedendo di fare ciò che ami di più al mondo!>>

Devo essere davvero esasperata, perchè la mia voce esce roca, graffiandomi la gola. Mi sto costringendo a non urlare, non voglio dare a mio fratello anche la soddisfazione di vedermi furiosa. Lui alza le spalle, continuando a bere.

<< In realtà, uno spettacolo da quattro soldi non sarà mai un trampolino di lancio e poi, vuoi che io sia sincero? >>
Socchiudo le palpebre, serrando entrambe le mani in un pugno. So per certo che dirà qualcosa di talmente cattivo da farmi arrabbiare, ma si sta sforzando di parlare, perciò gli faccio cenno di continuare, mordendomi l'interno della guancia per evitare di interromperlo con qualche commento.

<< Nessuno pagherebbe così tanto per vedere un gruppo di illusi che recita, non siete né famosi, né abbastanza interessanti per attirare l'attenzione del pubblico >>

Sento la rabbia ribollirmi nello stomaco, alcuni insulti stanno lottando dentro il mio esofago, vogliono essere liberati, ma deglutisco. Non ha tutti i torti. In effetti, ha fatto luce su una questione che ho dato per scontata. Chi comprerebbe mai un biglietto dell' Apollo Victoria Theatre per vedere il musical di un gruppo di ventenni sconosciuti? Gli unici che potrebbero farlo sono altri, come noi, che amano il teatro e farebbero di tutto per incentivare i programmi artistici per i ragazzi, ma non sono molti coloro che la pensano in questo modo. Per esempio, persone come mia madre appiccherebbero anche un incendio all'università per obbligarci a scegliere un'altra facoltà più realista e concreta.

Faccio una smorfia, lasciandomi cadere sulla sedia di fronte a mio fratello. Riusciremo davvero a guadagnare tutti quei soldi con questa idea? Stando all'entusiasmo di Haley e Fred, la risposta è un sì, però non ne sono convinta del tutto.

<< Lea, senti. Io voglio che tu continui a studiare ciò che ami, ma non credo che farsi in due per questo spettacolo possa servirti a qualcosa. Ci sono tante altre scuole di musica a Londra ed ho sentito da Paul che L'Old Vinyl è al sicuro >>

Il tono della sua voce si è ammorbidito. Mi prende alla sprovvista, infatti, ero pronta a maledire tutti i miei proponimenti di rimanere calma e sfuriargli contro.

<< Alex, non si tratta solo di me >> Sospiro tranquilla << Si tratta di Haley e Fred, a cui voglio davvero tanto bene, che vivono in funzione della loro scuola; si tratta di Sarah e Bianca, che lavoravano lì, e si tratta di tutti i miei amici che hanno bisogno di quel posto >>

Alex mi guarda pensoso, versandosi altro succo alla pesca nel bicchiere.

In quel momento capisco di essermi illusa. Lui non capirà mai che cosa significhi tenere ad altre persone, mio fratello è sempre stato egoista. Il ricordo di un'estate di una decina di anni fa, mi riaffiora nella mente.

Io, Alex e Robbie eravamo seduti sulla riva di un fiume. Le acque verdi erano calme, non vi era neanche un filo di vento. I miei due fratelli stavano giocando con i ciottoli bianchi che si erano depositati sul lembo di terra, trasportati dalle acque del fiume. Si divertivano a farli saltare sulla superficie dell'acqua, facendo a gara a chi mandava più lontano il sasso. Io li guardavo annoiata, sperando che di lì a poco sarebbe arrivato mio papà e mi avrebbe portata a fare il bagno nel punto del fiume in cui ci toccavo. Robbie stava vincendo di gran lunga, giocava a baseball e gli allenamenti lo avevano reso un bravo lanciatore. Inutile dire che Alex fosse furente, più volte aveva provato a tirargli i sassi addosso, per fargli male e poter vincere, ma Robbie era sempre stato pronto a schivare ogni suo lancio. Ad un certo punto, non mi ricordo come, Alex mi interpellò, chiedendomi chi avesse lanciato il sasso più lontano quella volta. Rimasi di stucco, non sapendo che dire. Infatti, avevo perso la voglia di guardarli e mi ero immersa nei miei pensieri. Non avendo pronta alcuna risposta, diedi per scontato che fosse Robbie il vincitore, così dissi ad Alex che aveva perso. Accadde tutto in pochi secondi, il tempo di sbattere le ciglia, che mi ritrovai in acqua, agitando le braccia e le gambe spaventata per riuscire a stare a galla – non sono mai stata brava a nuotare -

Solo una volta che mio padre era venuto in mio soccorso capii quello che era successo. Per salvarmi dall'enorme masso che Alex aveva raccolto con l'intenzione di scagliarmelo contro, Robbie mi aveva buttata in acqua e si era beccato il sasso su un piede. Nè Robbie né Alex raccontarono ciò che era davvero successo a mio padre, Robbie si limitò a prendersi la colpa e come punizione, non uscì di casa per tutto il resto dell'estate. Alex non lo ringraziò mai, l'unica cosa che gli importava era essere salvo da qualsiasi tipo di punizione.

Io non avevo mai perdonato Alex per quello che aveva fatto, a causa del suo stupido egoismo aveva rovinato l'estate a nostro fratello e io non ero più stata in grado di immergermi nell'acqua.

<< Sai già chi altro contattare? >>

Mi chiede Alex facendomi tornare al presente.

<< Come regista? >> Domando.

<< No, come musicista. Sai, quelli che suonano gli strumenti >>

Mi guarda come se fossi una stupida. Alzo gli occhi al cielo ed incrocio le braccia al petto. Mi tratta sempre così quando non capisco al volo quello che vuole dirmi. E' un altro aspetto del suo carattere che trovo irritante.

<< Diciamo che mi piacerebbe chiedere ad un gruppo di unirsi, ma non so se accetteranno mai>>

Alex fa un sorriso e torna a bere il suo succo.

<< Fammi sapere, sorellina >>

 

*

 

Il The Rouge è un piccolo pub situato nel quartiere di King's Cross, vicino ad un Hotel perennemente chiuso e un negozio di tatuaggi. E' il bar più piccolo e sporco che abbia mai visto, ma è l'unico posto che offre la possibilità alle giovani rock band di esibirsi gratuitamente.

Io e Bianca entriamo a disagio, lasciandoci avvolgere dal fumo. L'odore pungente delle sigarette mi entra subito nelle narici, facendomi tossire. Il locale è troppo rumoroso, persone si urlano da una parte all'altra della stanza; uomini ubriachi e fatti cantano a squarciagola canzoni sconce e la musica che proviene dalle casse è talmente tanto alta da dare l'impressione di far sanguinare le orecchie. Mi guardo intorno. Oltre la cortina di fumo, riesco a distinguere i poster di alcune rock band attaccati alle pareti del locale, delle lampade rosse illuminano debolmente il posto, rendendo tutto ancora più caotico.

Bianca mi prende per mano, trascinandomi verso l'angolo bar. Il bancone bianco è sudicio e pieno di bicchieri vuoti. Mi siedo su uno sgabello, continuando a guardarmi in torno.

<< Sai, per essere qui solo per motivi di “lavoro”, sei una bomba >> Mi urla Bianca dopo aver ordinato due birre.

Inarco un sopracciglio, voltandomi verso di lei.

<< Sei già ubriaca? >>

Lei accenna una risata, si muove a tempo di musica, lasciandosi trasportare dal clima del locale.

Non sono per niente una bomba. Dopo essere scappata dalla casa della nonna, sono corsa a prepararmi per uscire. Ho messo il primo vestito nero che ho trovato e mi sono fatta una coda spettinata solo per contenere il cespuglio di ricci che mi ritrovo al posto dei capelli, sembro una donna delle pulizie che ha lavorato per ventiquattro ore di fila.

Torno a scrutare ogni singola persona nel locale, quando il barista mi da un colpetto sulla spalla, porgendomi le due birre.

<< A lei, Miss >>
Le prendo sorridendo, evitando di far scivolare i bicchieri.

<< Grazie >>

<< Allora, è la prima volta in questo posto? >>

Evito di roteare gli occhi, intrattenere una conversazione con il barista è l'ultimo dei miei desideri, ma scuoto la testa, mantenendo un'aria allegra.

<< No, sono già venuta un paio di volte qui, si era esibito il gruppo del mio migliore amico >>

Il barista fa un sorriso scoprendo i denti. Ne ha almeno tre oro, ma l'incisivo nero cattura la mia attenzione. Bevo un sorso di birra per distogliere lo sguardo e placare il mio disgusto.

<< E chi erano? Spero non gli “Achilles” >>

Il barista emette una risata, simile al grugnito di un maiale. Stizzita, poso il bicchiere sul tavolo, fulminandolo con gli occhi.

<< Che problema hanno, scusi? >>
Povero uomo, dal tono della mia voce capisce che il gruppo di Luke sono proprio loro. Ha un'espressione mortificata in viso, ma non riesco a fingere di essere felice. Ho troppa rabbia depressa addosso e nessuno si deve permettere di parlar male dei miei ragazzi.

<< No, no niente... solo che sono dei damerini, sembrano più una boy band che un gruppo rock >>

Sbuffo. Sto per ribattere, quando il barista fa un gesto con la mano, come per cancellare ciò che ha appena detto.

<< Lascia stare, Miss. E invece tu? Canti, suoni o ti piace solo la musica? >>

Non faccio in tempo a rispondere, grata che avesse cambiata argomento, che Bianca si intromette nella conversazione.

<< Mi dispiace Jim, ma lei è occupata >>

Bianca mi afferra un braccio, senza smettere di muoversi a tempo di musica, e bevendo metà bicchiere di birra. Sia io che Jim ci guardiamo perplessi, di certo io non so a chi si stia riferendo la mia amica. Dovevo, comunque, aspettarmelo: sembra che la mia vita privata sia stata programmata da genitori e amici fino alla vecchiaia.

<< E con chi starebbe la Miss? >>
Sorrido a Jim, sforzandomi di non essere irritata a causa di quello stupido soprannome. Alzo le spalle e allargo le braccia, facendogli intendere che nemmeno io so che cosa sta farneticando Bianca.

Lei accenna una risata, appoggiando i gomiti sul bancone per indietreggiare il capo verso Jim.

<< Con lui >>

Bianca allunga un braccio e indica il ragazzo appena salito sullo stretto palco di legno, posto sul fondo della sala.

Sembra fuori luogo rispetto alle altre persone nel locale, con la sua felpa rossa e la sua chitarra elettrica nera tra le mani. Si scompiglia i capelli con un gesto veloce della mano. Le maniche della felpa sono corte e lasciando intravedere il suo polsino di cuoio. E' serio, gli occhi che guizzano da un angolo all'altro del locale.

Si schiarisce la voce e si gira per parlare con gli altri due membri della sua band, dopodichè torna verso il pubblico, che ha smesso di schiamazzare e si è fermato, in attesa che il ragazzo parli.

<< Buona sera a tutti, noi siamo i Clanck e questo è il nostro tributo al fantastico Bob Marley >>

Così dicendo, la base attacca e Eric comincia a cantare No Woman, No Cry.

 

*

 

Il piccolo concerto finisce troppo presto. Sarei stata altre ore a sentire Eric suonare e cantare, con la sua voce roca e profonda. Devo ammettere che Bob Marley non è proprio il loro genere, ma se la sono cavata bene. Dopo dieci canzoni, i Clanck salutano il pubblico, sparendo nel retro del locale.

Mi volto verso Bianca e Jim, ancora sorridente e persa nei miei pensieri. Penso di essere stata per tutto il tempo con un sorriso da ebete stampato in faccia, applaudendo come se Eric stesse cantando solo per me.

<< Miss, hai gli occhi a forma di cuore >>

Mi volto ancora stordita verso Jim, accennando una risatina. Bevo un sorso di birra, pensando ai suoi meravigliosi occhi scuri.

<< La piccola Lea è andata, credo >> Dice Bianca.

Mi posa una mano sulla fronte, scrutandomi con i suoi occhi verdi. Sospiro e mi sistemo il vestito. Anche se mi piacerebbe passare altro tempo a fantasticare su Eric, devo entrare in azione e fare ciò per cui sono venuta in questo locale.

Pago Jim.

<< Dove sono andati i ragazzi che si sono esibiti? >> Chiedo.

Lui mi guarda malizioso, ridandomi i soldi.

<< Stasera offre la casa. Sono sul retro, ma dovrebbero rimanere qui perchè hanno un buono per un drink gratis >>

Lo ringrazio, prendo Bianca per una mano e la trascino tra la folla, camminando a tentoni tra le persone che si sforzano a ballare in quello spazio limitato davanti al palco.

Imbocchiamo lo stretto corridoio verde acido che porta sul retro, stringendoci di più una contro l'altra. La musica si affievolisce, fino a sparire alle nostre spalle.

Il corridoio ci porta fuori dal locale, in un piccolo vicolo odorante di naftalina, le pareti coperte da manifesti sbiaditi e consunti. Sulla destra si intravedono le finestre del negozio dei tatuaggi, mentre sulla sinistra, un divano logoro marrone ed uno specchio illuminato fungono da camerino per i cantanti del The Rouge.

Eric sta chiacchierando con Rick, seduto sul divano, mentre Drew, il batterista, si sta sistemando i corti capelli biondi allo specchio. La luce fioca delle lampade al neon, posizionate a ridosso del muro, illumina i loro visi.

<< Ehi ragazzi! Siete stati bravissimi! >>

L'esclamazione di Bianca cattura l'attenzione dei ragazzi che alzano il viso verso di lei. Rick corruga la fronte e poi si volta verso Eric, aspettando la sua reazione.

Sorrido, sforzandomi di non insultare il ragazzo. Non ho mai trovato nessuno antipatico come Enrique, anche Alex messo a confronto con lui risulta piacevole.

Enrique, o più comunemente chiamato Rick, è uno dei migliori amici di Eric ed è il ragazzo di Sarah. Che cosa lei ci trovi in lui ancora è un mistero. Passando oltre l'aspetto fisico, che non è niente di speciale, caratterialmente Rick è insopportabile: snob, presuntuoso, egocentrico ed egoista; esattamente tutto il contrario della mia amica. Purtroppo i due stanno insieme da quando la conosco e sembra che niente possa dividerli.

Eric, al contrario, si alza dal divano, venendoci incontro. Sorride radioso, la lingua tra i denti.

<< Anne, non avrei mai pensato che sareste venute qui! >> Esclama dandomi un veloce abbraccio. Ricambio il gesto impacciata, usando tutta la mia forza di volontà per non arrossire.

<< Avete fatto un tributo al mio cantante preferito, non me lo sarei perso per nulla al mondo>>

Eric continua a sorridere. I suoi occhi, fissi nei miei, non si staccano. In quel momento la mia testa si azzera, mi sono dimenticata il perchè io sia lì. L'unica cosa che desidero è rimanere ferma, a due metri di distanza da Eric, i nostri sguardi incrociati.

<< Ciao ragazze! >>

Drew mi porta alla realtà. Ci abbraccia anche lui, chiedendoci poi come stiamo. Drew è un altro allievo della scuola, cugino di Fred. L'ho sempre trovato a posto, anche se non ci siamo mai parlati davvero e non ho ancora ben inquadrato che tipo sia.

Rimaniamo a parlare per qualche minuto del loro spettacolo, elogiandoli più del dovuto.

Rick ci chiede come mai Sarah non ci sia, ma non sembra davvero interessato alla risposta. Scommetto che ha fatto quella domanda solo per risultare come il fidanzato interessato alla vita della sua ragazza. Infatti, quando gli diciamo che lei e Liam sono insieme a guardarsi uno dei film di Harry Potter, rimane indifferente, come se non avessimo aperto bocca.

<< A proposito, vogliamo chiedervi una cosa >>

Alle mie parole Rick fa un verso stridulo, come se si aspettasse che la nostra visita avesse un secondo fine.

Eric mi fa segno di sedermi accanto a lui sul divano, porta un braccio attorno alle mie spalle e sento, di nuovo, i suoi occhi penetranti addosso.

<< Dicci tutto, Anne >>

Prima di parlare do un'occhiata a Bianca che annuisce per esortarmi a vuotare il sacco. Inspiro decisa e poi parlo.

<< Sapete tutti che è successo alla nostra scuola di musica e sapete anche che ci stiamo attivando per raccogliere i fondi necessari in modo da ricostruirla. So bene che, come noi, a voi sta a cuore quel posto e stanno a cuore Fred e Haley.

<< L'altro ieri ci sono venute in mente un paio di idee per trovare i soldi. Vogliamo organizzare un concerto con tutti gli allievi della scuola, in modo da far vedere direttamente al pubblico in che cosa sta investendo i suoi soldi; e poi vogliamo organizzare un musical. Luke ha i contatti per farci esibire all' Apollo Victoria Theatre ed abbiamo bisogno di qualcuno che suoni >>

Eric, che è stato pensoso tutto il tempo, guarda i suoi compagni. Rimango in silenzio, trattenendo il respiro. Dopo il dissenso mio fratello, sono pronta a tutto. Dovrò mascherare la delusione, mi piacerebbe molto passare tutte le prove insieme ad Eric, ma riuscirò ad uscirne illesa.

<< Sapete già dove e quando provare? >> Chiede Drew, serio.

Annuisco.

<< Fred ha chiesto al rettore dell'università di lasciarci l'auditorium in prestito e lui ha accettato. >>

<< Poi, quando faremo le prove, lo decideremo venerdì, che ci sarà il primo incontro e dobbiamo vedere chi parteciperà >> Conclude Bianca.

<< Io ci sono, devo aiutare Fred e poi adoro l'idea >> Dice Drew.

Sorrido, mentre Bianca lo abbraccia ancora una volta.

<< Arruolate anche me! Sul serio Anne, chi ha avuto l'idea del musical? E' assolutamente geniale >>

Senza pensarci due volte, imito Bianca e getto le braccia al collo di Eric, il quale si lascia sfuggire una risata divertita. Mi sento avvampare, ma non mi importa.

<< E' stato Luke >> Rispondo contenta.

Eric inarca un sopracciglio.

<< Luke? >> Chiede.

<< Si, strano vero? >>
<< Davvero strano >> Ripete << A proposito, il tuo ragazzo non darà di matto perchè dovrà lavorare con me, vero? >>

Strabuzzo gli occhi, incredula. Spero che Eric mi stia prendendo in giro. Sento il sangue raggelarsi nelle vene, le mie dita formicolano e penso che il cuore abbia smesso di battere. Eric non può credere che io e Luke siamo fidanzati... non deve, non può pensarlo il ragazzo di cui sono innamorata.

<< Ti prego, non mi metterei con Luke nemmeno se fosse l'ultimo uomo sulla terra >> Rispondo seccata, evitando di fargli notare come mi abbia spiazzata.

Drew e Rick ridono cominciando poi ad avviarsi verso l'interno del locale.

<< Eric, che facciamo? Offriamo a Lea e Bianca da bere? >> Chiede Drew.

Eric, ancora più felice del solito, annuisce.

Lascia che i suoi amici e Bianca spariscano dentro il The Rouge, tenendomi con il braccio stretta a sé, per impedirmi di seguirli. Io rimango immobile senza sapere che cosa fare. Non ho la minima idea del perchè Eric si stia comportando da persona instabile, ma appena siamo soli, torna il ragazzo dolce di sempre.

Si volta verso di me, i nostri visi a qualche centimetro di distanza. Sento il suo respiro caldo sul collo, la sua mano si è spostata sul mio volto, mi sistema una ciocca di capelli che è saltata fuori dalla coda, dietro l'orecchio. Torno a sentire il battito del mio cuore. Respiro lentamente, incantata dai suoi occhi.

<< Perfetto, Anne >> Sussurra.

Neanche un secondo dopo, le sue labbra sono sulle mie e vengo travolta dal bacio che stavo aspettando da due anni. 

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Eccomi qui, tornata dal regno dei morti! In realtà, sono stata troppo presa con gli esami - da cui sono uscita con un mediocre 75 ( dannata fraulein Else!) - 
e ha fatto troppo caldo per stare davanti al computer, così ho scritto molto meno di quanto mi aspettassi.
Un'altro motivo che mi ha tenuta occupata è stato Harry Potter: ebbene, a diciannove anni ho letto la saga e me ne sono innamorata. Ho intenzione di prendere un gira tempo, salvare Fred e sposarlo, perchè si, lo amo e sono ancora in lutto per la sua morte. 
Tornando a Superstar, ho deciso di cambiare nome alla protagonista e BUM è fatto il misfatto! Mi sto riferendo al bacio e , povera Lea, se l'è meritato dopo la stronzaggine di suo fratello. 

Mi sto dilungando ancora una volta, al prossimo capitolo e ditemi che ne pensate!

Prosit,

Becka

  
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