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Autore: StClaire    25/07/2015    4 recensioni
Bianca ha 19 anni, ama le feste illegali, gli amici, gli animali e uscire dalle regole ogni tanto, anzi spesso.
Vittorio ha una trentina d'anni è sposato ed è il commissario della zona che frequenta Bianca, un caso? Ama la tranquillità, le moto e odia chi non ubbidisce ai suoi ordini.
Un ordine dall'alto e un fermo tutt'altro che felice, i due si ritroveranno a collaborare. A stretto contatto.
Una "guerra" come la definisce il procuratore, una "vittima" come si definisce Bianca e un "Batman dei poveri" come si definisce Vittorio.
Dal testo:
- Sicuro di essere sposato? –
- Come scusa? –
- Sicuro di essere sposato? – chiese di nuovo le indossando una felpa.
- Come fai… -
- A saperlo? Semplice. Ho chiesto in giro. A quanto pare siamo in due ad indagare qui – esclamò sorridendo.
- Io non indago sulla tua vita privata –
- No, certo che no, ma ultimamente sei costantemente presente. Allora, dimmi. Che vuoi stavolta? –

Siete avvisati! Linguaggio forte, anzi scorbutico e tematiche delicate, come la droga, ma trattate con molto rispetto.
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Pure

*

 

P.O.V. Vittorio
 
Tutto mi era così difficile. Mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa. E non mi sentivo a mio agio. Non mi sentivo a mio agio ogni volta che la notte dormivo, ogni volta che dividevo il letto con Francesca. Non ero a mio agio. Non era il mio posto. Era difficile ammetterlo, è comunque non mi avrebbe portato a niente il contrario. Ogni tanto pensavo a come sarebbe stato se tutta questa situazione non fosse mai iniziata, ma nello stesso momento realizzavo che avrebbe significato niente Bianca, niente sorrisi. Cazzo, non ricordavo di aver sorriso tanto negli ultimi anni. Ma Bianca era giovane e bella.
“Incontrerà sicuramente qualcuno che la farà innamorare, davvero, con cui essere felice.” Mi mettevo a pensare. Mi avrebbe dimenticato. Doveva farlo. Io invece no, non l’avrei dimenticata. Non volevo. 
 
 
P.O.V. Bianca
 
La serata si era rivelata abbastanza coinvolgente. Per un attimo mi ero ritrovata addirittura a cantare a squarciagola "ON MY WAY". Forse era un segno. Forse davvero avrei dovuto continuare veramente per la mia strada e lasciarmi tutto alle spalle. Ma a volte avevo la sensazione che non volessi dimenticarmi tutto. Non volevo dimenticare lui. Non volevo dimenticare il calore che provavo tra le sue braccia. I suoi baci.
- Hey cucciola - Marco mi attirò a sé abbracciandomi da dietro. Accennai un sorriso. Non erano le braccia di Vittorio. Per quanto Marco fosse un ragazzo gentile e carino, nonostante tutto quello che fosse al di fuori, non riuscivo a lasciarmi andare. Non riuscivo a dimenticare Vittorio. Chiodo scaccia chiodo nella mia situazione non funzionava. Rimanemmo così per un po' di tempo. Marco continuava a parlare con gente che conosceva. E ne conosceva davvero tanta. Io rimanevo in silenzio, appoggiandomi a lui. Mi guardavo intorno. La musica mi arrivava alle orecchie, ma non risaliva alla testa. Guardavo la gente ballare fra gli alberi e muri di casse che facevano rimbalzare anche la mia di cassa toracica. La musica diventava sempre più forte e il cielo sempre più buio.
- Bianca vado un attimo da un paio di amici - disse improvvisamente Marco sciogliendo l'abbraccio.
Feci cenno di assenso con la testa e mi voltai in giro alla ricerca di qualche viso noto. Volevo staccarmi un po' da quel casino impossibile. Mi avviai verso la pineta da sola. Ultimamente mi ritrovavo spesso da sola. Anche a scuola. Troppe voci insieme mi mettevano a disagio. Tutto ciò che volevo era stare in pace con i miei pensieri. Ma una presenza alle mie spalle non me lo permetteva.
 
P.O.V. Vittorio
 
- Bianca - dissi.
Vidi la sua esile figura sobbalzare. Si voltò di scatto verso di me, con i suoi grandi occhi sgranati.
- Tutto ok? - solo nell'attimo dopo in cui chiusi la bocca mi accorsi di aver fatto una domanda completamente stupida.
- C-che ci fai qui? - mi chiese con un filo di voce. Anche nel buio potevo veder il riflesso dei suoi occhi lucidi.
Avanzai di qualche passo, ma al suo ritirarsi mi fermai.
- C'è una retata - accennai alla festa - hai scelto un ottimo momento per allontanarti - portai le braccia dietro la schiena. Ero imbarazzato. Improvvisamente sentimmo la musica cessare. Vidi Bianca stringersi ancora di più nella sua felpa oversize.
- Speravo di trovarti qui - aggiunsi e prima che lei potesse dire qualcosa - ma non credevo di vederti con lui -
Li avevo visti prima. Abbracciati. Lui le aveva dato un bacio. Avevo sentito una fitta al petto.
- NON HAI DIRITTO DI DIRLO! - urlò lei con le lacrime agli occhi - Non hai diritto di stare qui, di parlarmi, di farmi la ramanzina!  Di criticare! Sarà anche un cretino, uno spacciatore, un poco di buono. Ma almeno lui non mi ha sfruttato! - sibilò queste ultime parole.
Mi facevano male. Il suo dolore mi faceva male.
Cercai di avvicinarmi.
- Io non ti ho sfruttato! - urlai. Era vero! - Io ti ho veramente voluta, e ti voglio ancora! -
Vedere il suo viso rigato dalle lacrime era un colpo al cuore.
- Ti prego - singhiozzò - risparmiati queste belle parole per la tua famiglia - disse per subito dopo voltarsi verso la pineta correndo.
Mi sentivo svuotato e la testa pesante. Eppure la musica era cessata da un pezzo. Rimasi a guardare il punto dov’era sparita e poi ritornai indietro. Avrei voluto vomitare tutto fuori.
L’avevo cercata, l’avevo trovata, ma non ero stato capace di dichiararle la verità. Io l’amavo. Me ne rendevo conto ormai. Era un pensiero fisso nella testa. Ci pensavo sempre. Ogni momento della giornata. Ogni qualvolta che tornavo a casa e mi si stringeva lo stomaco. Non ero a mio agio. Non era il mio posto. Al mio fianco non c’era la donna che amavo.
Ritornai in me nel momento giusto. In tempo per vedere Marco in manette spinto contro la volante.
Feci un cenno di assenso agli agenti.
- Portatelo in questura - dissi, e salì in macchina.
 
*
 
- Allora - dissi cercando di dare un tono autoritario alla mia voce - Hai proprio una bella fedina penale -
Sputai le parole in modo sprezzante. Erano solo due minuti che quello stronzo di Marco era nel mio ufficio e già avrei voluto staccargli la testa.
- Addirittura una retata per me - ghignò - mi sento importante -
Lo guardai diritto negli occhi.
- Non sei importante. Sei solo un coglioncello che gioca a fare il furbo. - sbottai. Solo le manie di grandezza mancavano a questo deficiente.
- Dici? - rise - Io credevo di essere semplicemente un ragazzo come tanti, con una passione poco accettabile dalle menti bigotte e… - fece una pausa - una bellissima ragazza al mio fianco - concluse ghignando.
Io alzai gli occhi di scatto.
- Sai, quando l’ho conosciuta, neanche mi degnava di uno sguardo. Ero sicuro che una ragazza bella come lei avesse già qualcuno nel cuore, e di fatti, non mi sbagliavo. Poi, qualcosa è cambiato all’improvviso. L’ho vista sempre più triste, sempre più svogliata, sempre più bella. Improvvisamente un amico mi racconta una storia - il suo sorriso era sinistro e cattivo - Una bella storia, non c’è che dire. Questa storia parla di una bellissima e ingenua ragazza, che s’innamora del bello e bastardo di turno, che la usa per i suoi scopi e poi la lascia per ritornare fedele al suo focolare domestico.  Sembra una di quelle storie da romanzo rosa che vendono nelle edicole - sospirò - Povera Bianca -
- Uscite fuori - ordinai agli agenti in stanza che avevano dipinto in faccia un punto interrgoativo dopo le parole di Marco.
Lui sghignazzò. Era veramente subdolo e io stavo facendo perfettamente il suo gioco.
Dovetti farmi forza per non ucciderlo lì sul posto. Sentivo i miei muscoli irrigidirsi.
- All’inizio non volevo crederci. Ero convinto che il mio amico avesse sbagliato. Ma poi stanotte mi giro in lungo e largo la pineta per passare un po’ di tempo con lei, e che trovo? Uno sbirro in piena crisi da sensi di colpa? - rise sprezzante - Povera Bianca! - ripeté. Poi avvicinandosi verso la scrivania disse a voce bassa guardandomi negli occhi - Che poi tu ed io lo sappiamo… non è poi così Bianca - sentenziò con malizia.
Fu per sua fortuna che nella stanza c’erano le telecamere. Ma quando riuscirono a staccarmi da lui, non gli erano rimasti abbastanza denti per sorridere. Lo guardai un’ultima e mi lasciai trascinare fuori con le mani che mi dolevano. Ormai avevo deciso cosa fare.

 

Ciao a tutt*!!
So che è passato tantissimo tempo, ma ci ho pensato tanto, e infatti oggi mi sono dedicata a un capitolo un po' breve, di passaggio diciamo!
Spero che il vostro affetto verso Bianca e Vittorio non sia scemato nel frattempo!
Spero che la storia continui a paicervi, visto che stiamo arrivando al momento clou!
Un abbraccio!!
StClaire

p.s. Ho iniziato anche una nuova storia "What kind of man" se vi va, passate a dare un'occhiata!
  
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