SHELDON E AMY:
VERSIONE 2.0
Non appena Sheldon
rientrò nel suo appartamento ,quella sera, subito
poté
notare che qualcosa non andava.
La casa era troppo
pulita e troppo ordinata.
C’era
troppo silenzio.
Ed Amy dormiva
beatamente sul divano.
Occupando il suo
posto!
Voleva avvicinarsi a
lei per svegliarla di soprassalto e farla alzare, ma,
non seppe per quale motivo, le sue gambe non recepirono il messaggio
mandatogli
dal cervello e così, si ritrovò immobile vicino
la porta d’ingresso, mentre le
osservava il corpo alzarsi ed abbassarsi in respiri lenti e regolari.
Non la vedeva dormire
così serenamente da moltissimo tempo.
Ed in quel momento
era così carina.
Troppo carina.
E sembrava anche
più giovane!
Improvvisamente
sentì la respirazione farsi irregolare, tanto da
costringergli ad appoggiare la schiena contro la porta.
Ecco!
Ci mancava solo
questo!
Un attacco di panico!
Stava per andare in
camera da letto per stendersi con i piedi in alto, come
gli aveva consigliato più di una volta SoccerMom 09 su un
forum on-line, quando
si accorse che Amy si stava svegliando.
<<
Ciao, Sheldon, da quanto tempo sei qui? >>
domandò, la voce
impastata di sonno, sfregandosi gli occhi, cercando, tuttavia, di stare
attenta
a non rovinare la sessione di quasi un’ora di
make-up di Penny.
Ombretto marrone,
fard color pesca che, secondo la sua amica, le dava
un’aria raffinata ma dolce e sensuale allo stesso tempo e
infine un rossetto
beige, che a stento si notava.
Per forza.
Erano anni che suo
marito le aveva espressamente vietato di mettersi il
lucidalabbra, però ancora non sapeva la sua opinione sui
rossetti.
Forse li avrebbe
accettati.
Forse li avrebbe
odiati.
Penny voleva
assolutamente metterle un rossetto rosso.
Seppur controvoglia,
Amy dovette rinunciare.
Con Sheldon, meglio
non rischiare.
<< Sono
appena entrato e adesso levati dal mio posto, così mi siedo!
>> mentì, ricomponendosi, cercando di essere
il più convincente
possibile, mentre, per sua fortuna, l’attacco di panico
sembrava stesse
scomparendo.
<<
Cosa? O certo, scusami! >> rispose, cercando di mettere
la
vista a fuoco, mentre si rimetteva a
sedere per bene per dare spazio a suo marito.
<<
Perché indossi la camicia? Stamattina, se non erro,
indossavi le
tue solite magliette >>
<< E
poi, come mai, indossi più profumo di me? >>
domandò, poi,
sentendo improvvisamente l’odore di una fragranza che di
certo non era talco,
provenire direttamente da lui.
<<
Stranamente, non ricordo molto bene cosa sia successo oggi, forse
è
colpa del sorso che ho dato alla Red Bull, ma Leonard mi ha detto che
gli ho
vomitato nella macchina, così ha preso i miei vestiti di
emergenza.
Poi, non so come, mi
sono ritrovato a casa di Raj che mi ha fatto testare
un nuovo doccia schiuma e un nuovo profumo.
Io
all’inizio non volevo, ma in cambio mi ha dato tre biscotti!
Come si
poteva dire di no? >>
<<
Già >> rispose Amy, sorridendo, immaginandosi
Raj alle prese
con suo marito.
Si sarebbe dovuta
sdebitare con lui, un giorno di questi, per averlo
sopportato per quasi tutto il giorno.
E anche per avergli
dato una sistemata!
I suoi capelli erano
di nuovo in perfetto ordine e sembrava anche che
avesse fato una bella dormita.
Come lei, a quanto
pare!
<<
Adesso tocca a me fare le domande.
Perché
la casa è in ordine e
soprattutto perché i gemelli sono così
silenziosi? >>
<< Sono
stati Leonard e Howard a pulire l’appartamento e per quanto
riguarda Luke e Leila… >>
La neurobiologa fece
un respiro profondo.
<<
… sono con tua madre e tua sorella >>
concluse, cautamente, già
sapendo quale sarebbe stata la sua reazione.
<<
Cooosa?! Ma sei impazzita?! >> urlò il fisico
teorico, immaginando
sua madre che prendeva un aereo insieme ai suoi figli per Galveston per
farli
battezzare in, come diceva lei, una “vera” Chiesa.
<< Cosa
avrei dovuto fare secondo te? Sono venute stamattina per
farci una sorpresa ma alla fine la sorpresa l’hanno avuta
loro scoprendo di
avere due nipoti, perché a quanto pare tu non le hai
avvertite di essere
diventato padre! >>
<<
Perché avrei dovuto dirglielo, scusa? >>
<<
Perché queste occasioni vanno condivise con i familiari!
Mia madre lo sa!
>>
E quando lo seppe,
per poco non ebbe un infarto.
Quando le fece
vedere, tramite Skype, la sua pancia all’ottavo mese di
gravidanza pensava che avesse usato qualche programma al computer per
aumentare
le dimensioni del ventre.
Poi, quando le fece
vedere i gemelli, credeva che fossero figli di qualcun
altro e che li
avesse presi in prestito.
Le crebbe soltanto
dopo che le spedì tutte le analisi possibili che
costatavano che i bambini fossero suoi e di Sheldon.
<< Beh,
io la penso in un modo e tu in un altro! E poi sono stato
impegnato con il lavoro e… >>
<<
Sheldon… >> lo interruppe Amy, ammorbidendo la
voce,
prendendogli le mani tra le sue, per cercare di calmarlo.
<<
… tu non hai bisogno di uscire fuori di testa per essere
più
produttivo sul lavoro. I pensieri e le idee provengono da te, no dal
tuo stato
di ansia. Devi solo avere pazienza e vedrai che troverai
l’illuminazione che
stai cercando.
Qualunque cosa
succeda, il mio amore per te resterà sempre lo stesso, te lo
giuro.
Perché non
cerchi, che so, di pensare a qualcos’altro ? >>
concluse,
speranzosa.
Sheldon non smise un
attimo di guardarla nei suoi occhi verdi che
chiedevano disperatamente di smetterla di comportarsi in quella
maniera, che,
alla vista della gente, sembrava solo ridicola.
Odiava quando
sbagliava.
Perché era
vero.
Amy aveva ragione.
E lui era nel torto.
Aveva per caso fatto
qualche nuova scoperta negli ultimi mesi?
No, nessuna.
Allora doveva
cambiare atteggiamento.
All'istante.
Sua moglie gli aveva
chiesto di pensare a qualcos’altro.
Ricordò la
volta che decise di far prendere tutte le decisioni ai
dadi di Dungeons & Dragon, in modo da
avere la mente più libera.
Certo, era riuscito a
scrivere due articoli su importanti riviste a revisione
paritaria e fu quasi vicino a scoprire il motivo per cui il Large
Hadron
Collider non era ancora riuscito ad isolare il Bosone di Higgs.
Forse sarebbero
potuti tornare utili anche in quel momento.
Ma, non doveva
dimenticare che si era anche beccato un irritazione ai
testicoli perché i dadi avevano deciso di non fargli portare
le mutande.
Quindi era fuori
discussione!
Poi la sua mente
ritornò ancora più indietro negli anni, a quando,
sempre a
causa di un blocco sul lavoro, decise di auto assumersi cameriere al
Cheesecake
Factory, in modo che i suoi gangli basali fossero occupati da gesti
quotidiani
per lasciare libera la corteccia prefrontale di lavorare in background
sul suo
problema.
E, dopo aver rotto
dei piatti, era riuscito a trovare la soluzione.
Ecco cosa doveva fare!
Era la scelta giusta
da prendere!
Eppure, una
piccolissima parte del suo cervello, lo stava avvertendo che
quell’opzione gli avrebbe creato solo ulteriori danni.
Perché, se
una volta aveva funzionato?
Perché
sicuramente Amy glielo avrebbe impedito.
E lui, quasi
certamente, le avrebbe dato ascolto.
Perché,
poteva sforzarsi quanto voleva, ma alla fine, faceva sempre quello
che diceva lei.
Già, Amy.
All’epoca
non faceva ancora parte della sua vita.
Né come
amica, né come fidanzata, né tantomeno come moglie.
L’osservava
mentre giocherellava con il braccialetto che le aveva regalato
quando erano nati i gemelli.
Con il tempo aveva
notato che ripeteva quel gesto ogni volta che era
nervosa.
Adesso era sua moglie
che aveva sbagliato.
La verità
era che non doveva pensare a qualcos’altro.
Ma a qualcun altro.
A lei.
Bramava che fosse la
sua distrazione.
La sua
“affascinante” distrazione.
Sheldon
aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse quasi subito,
per
dare spazio ad un tenero e, soprattutto, vero sorriso, non forzato, che
solo
lei era in grado di provocarglielo, con la sua timidezza e la sua fin
troppa
preoccupazione verso di lui.
Anche se le parole e
i discorsi erano il suo forte, l’esperienza in quel
campo, gli aveva insegnato che esisteva dell’altro.
I piccoli gesti.
Le emozioni.
I silenzi.
Ma, sfortunatamente
per lui, tutto ciò non era mai stato il suo forte.
Così,
seppur controvoglia, chiamò alla sua mente
l’istinto, l’unico suo
alleato in grado di guidarlo verso il raggiungimento
dell’obiettivo che si era
imposto in quell’istante.
La sua
felicità.
La
felicità di Amy.
La loro
felicità.
Lentamente, le
appoggiò una mano sulla guancia costringendola a guardarlo
negli occhi, ancora fissi sul suo regalo.
La sentì
tremare tutta, incapace di pronunciare qualsiasi parola, come se
tutto quello che stava succedendo fosse sbagliato, come se lei fosse
troppo per
lui.
Sheldon, invece,
pensava tutto l’opposto.
Era Amy che era
troppo per lui.
Forse meritava di
meglio.
Ma, in fondo al suo
cuore, sapeva che non l’avrebbe mai lasciata andare.
L’amava
troppo.
Le
accarezzò la guancia calda, quasi bollente, con il pollice,
per cercare
di tranquillizzarla.
Gradualmente si
avvicinò al suo viso.
Voleva baciarla.
Voleva farlo appena
aveva messo piede nell’appartamento.
<< Non
sei obbligato a fare niente >> mormorò Amy, la
bocca di Sheldon
un centimetro dalla sua, trattenendo il respiro.
Sapeva cosa stava per
succedere.
Bastava osservare la
sua espressione in quel momento.
Conosceva alla
perfezione la sua faccia da koala, quella da bambino quando
giocava con i trenini o di quando lo portava a Disneyland, la sua
faccia di
quando era triste o arrabbiato per qualcuno o per qualcosa.
Ma lo sguardo che le
stava dedicando in quel momento era diverso.
Era speciale.
E lo conosceva solo
lei.
Era lo stesso che le
aveva riservato il giorno del loro matrimonio, quando,
per la prima volta, erano rimasti da soli in una camera con un letto da
condividere insieme.
E tutti, loro due per
primi, sapevano come si era conclusa quella notte.
Per la ragazza, tutto
ciò, le sembrava un grande déjà-vu.
Anche se, da una
parte voleva disperatamente che le cose tra lei e Sheldon tornassero come prima,
quella sera, dall’altra
sapeva che suo marito era un tipo fin troppo
“singolare”, e che, quindi, aveva
i suoi tempi.
Non le importava se
Penny e Bernadette ci avevano scommesso dei soldi.
Non le interessava se
i ragazzi si erano impegnati tanto ad aggiustare
l’appartamento e a dare un’aggiustata al look di
Sheldon.
Le sue amiche, quel
pomeriggio, le dissero che i ragazzi, se avessero
svolto alla perfezione i loro compiti, sarebbero stati premiati con il
sesso.
Non stava scritto da
nessuna parte che l’avrebbero fatto anche loro.
Ok, non era
esattamente così.
Anche se era sera,
era ancora venerdì.
E, secondo il loro
contratto, il venerdì, insieme al sabato, era il
“giorno
dell’amore” come lo chiamava sempre lei.
Però…
<<
Dovevi pensarci due volte prima di indossare l’uniforme di
Star
Trek >> le sussurrò, sfiorando finalmente le
labbra con le sue.
Amy si
sentì avvampare peggio di una ragazzina al primo bacio.
Si sentiva come la
protagonista di uno di quei film adolescenziali.
La ragazza
“intelligente e impopolare” riesce a conquistare il
“bello e
perfetto” capitano della squadra di football del liceo,
mentre quella più
popolare, bella, bionda, cheerleader e senza un minimo di sentimento,
ne esce
sconfitta.
In un certo senso,
stava vivendo tutto ciò adesso che era un’adulta.
Anche se in stile
Nerd.
Sheldon aveva un
quoziente intellettivo di 187, si era diplomato ad 11 anni
e a 16 anni aveva già ottenuto il primo dottorato di ricerca.
Era praticamente un
genio!
Lei invece era
“soltanto” intelligente.
Che cosa ci trovava
in lei, se neanche era tanto bella?
Perché non
si era mai innamorato di un genio come lui?
Cosa lo aveva spinto
a chiederle di sposarlo?
E, soprattutto, che
cosa gli era passato per la testa, la notte che aveva
deciso di metterla incinta?
Tutte quelle domande
senza risposta la facevano star male.
Sheldon comprese che
era ancora troppo poco per far in modo che Amy si fidasse
completamente di lui, così le passò lentamente il
braccio sinistro intorno alla
vita, per avvicinarla a sé, finché i loro corpi
non si toccarono, quasi come se
avesse paura che potesse scappare da un momento all’altro.
La neurobiologa,
provò, improvvisamente, una sorta di sicurezza
psicologica, mentre era avvolta in una specie di abbraccio impacciato
ma, allo
stesso tempo, sicuro.
Si sentì
desiderata, amata, cercata, immaginata, sognata.
Diamine!
Stava andando in
paranoia per nulla.
Solo
perché era un impresa fin troppo ardua capire affondo i suoi
sentimenti.
Tanto che non aveva
capito che anche lui, alla fine, stava male per la
situazione che si era creata.
E voleva farsi
perdonare.
Senza usare le parole.
Perché si
sa.
Sheldon Cooper non sa
dire scusa.
Però lo
sapeva dimostrare.
Improvvisamente tutti
i pensieri negativi che occupavano la sua mente da
fin troppo tempo vennero spazzati via.
E furono sostituiti
nuovamente da pensieri belli e incantevoli.
Come le strabilianti
sensazioni che provava quando il corpo di Sheldon era
così vicino al suo.
Si
abbandonò completamente a quei baci così dolci,
semplici e innocenti, ma
nel contempo, così perfetti, che sapevano dei biscotti al
cioccolato di Raj.
E, accidenti, se
erano buoni!
Erano buonissimi!
Gli avrebbe dovuto
chiedere la ricetta.
Sheldon, sentendola
finalmente rilassarsi, sorrise.
Sapeva che molto
spesso, anzi, quasi sempre, erano lui e il suo carattere
“fuori dal comune”, la causa di tutti i problemi.
Però,
doveva ammetterlo, era
anche
in grado di risolverli alla perfezione.
In quel momento tutte
le emozioni che sapeva di possedere ma che aveva
sempre avuto paura di far uscire allo scoperto, prevalsero totalmente,
facendogli perdere il controllo della sua mente.
Osservò,
tuttavia, che non gli dispiaceva affatto questa confusione
mentale.
Anzi, la trovava
addirittura interessante.
E sarebbe stato
perfettamente in grado di sopravvivere a tutto questo
scombussolamento.
Il suo desiderio per
lei lo portò a passarle la lingua sul labbro
inferiore.
Amy aprì
leggermente le labbra.
Voleva che
incontrasse la sua, di lingua.
E, quando accadde, fu
strano e bello allo stesso tempo per entrambi.
Come se fosse la
prima volta.
Sheldon
ascoltò il lento accarezzarsi di labbra e lingue, che si
muovevano
a turno, in un modo così armonioso, così giocoso
e, stranamente, almeno per
lui, così spontaneo.
Dovette confessarlo,
però.
Amy era molto brava a
seguire i suoi movimenti , nonostante variasse in
continuazione l’intensità e la
profondità dei baci.
A quanto pare era
perfetta.
Lui era perfetto.
Loro due erano
perfetti.
Ma che stava dicendo!?
Solo lui era perfetto.
Sua moglie era solo
esperta.
E lo era diventata
solo grazie a lui.
La ragazza, seppur a
malincuore, dovette concludere quel bacio, che gli aveva
completamente tolto il fiato.
Appoggiò
la fronte a quella Sheldon e la mano sul suo petto, potendo notare
che il cuore non voleva assolutamente smettere di rallentare.
Così come
il suo.
Teneva gli occhi
ancora chiusi.
Aveva paura che, se
li avesse aperti, fiumi di lacrime di gioia le
avrebbero rigato il viso o, peggio, che tutto ciò potesse
essere solo un sogno.
Un sogno fin troppo
reale.
<< Amy,
hai le labbra scivolose. Devi smetterla di usare il
lucidalabbra >> le sussurrò, rimproverandola.
La ragazza rise,
mentre cercava ancora di respirare normalmente.
No, non poteva essere
un sogno.
Era la
realtà.
Solo nella vita
reale, Sheldon poteva dire una cosa del genere dopo un
bacio.
A quanto pare si era
accorto del rossetto, però aveva continuato a
baciarla.
Era un buon segno.
Finalmente decise di
aprire gli occhi-ormai le lacrime si erano tutte
prosciugate- e di appoggiare le mani sulle sue spalle, giusto per
guardarlo
meglio.
<<
E’ rossetto >>
<<
C’è qualche differenza ? >>
<<
Ovvio ! >>
<< Beh,
allora non mettertelo più perché oltre che
scivoloso è anche
appiccicoso! >>
La ragazza
sospirò.
<< Va
bene. Niente più rossetto! >>
affermò, con le mani
alzate, in segno di resa.
Certo, come no!
<< Ce
qualcos’altro che vuoi chiedermi? >>
<<
Quanto hai bevuto? >>
<< Uno
o due bicchieri >> mentì la neurobiologa,
intuendo che
glielo avesse chiesto perché la sua bocca sapeva ancora di
vino rosso.
In realtà,
alla fine, si era scolata tutta la bottiglia che Penny aveva
portato quel pomeriggio.
E la metà
di un’altra.
Solo
perché la sua “amichetta del cuore”
gliel’aveva tolta di mano poiché
era l’ultima rimasta e non voleva rimanere senza vino.
Era stata in ansia
per tutto il giorno.
Doveva cercare di
rilassarsi un po’, no?
<<
Quanto fa 16 per 14 ? >>
La ragazza lo
guardò incuriosita.
Davvero le stava
chiedendo di risolvere una moltiplicazione così semplice?
<< 224
>> rispose prontamente.
<<
E’ esatto >> disse, mentre iniziò a
scostarle lentamente i
capelli, costatato che non fosse ubriaca.
Se lo fosse stata,
non avrebbe continuato.
Era un gentiluomo del
Texas.
Non se ne sarebbe mai
approfittato.
E poi, da ubriaca, a
stento si reggeva in piedi blaterando frasi sconnesse
tra loro, facendogli perdere la pazienza.
Quella sera, i
capelli di Amy erano diversi.
Non erano lisci come
sempre, però non sapeva neanche come definirli.
Mica era un
parrucchiere o Raj?
Ma erano identici
alla volta in cui le ragazze organizzarono una
sorta di ballo di fine anno, perché deluse
da quello a cui avevano preso parte al liceo.
La volta in cui aveva
ammesso apertamente di amare Amy.
La volta in cui aveva
riconosciuto che anche lui, alla fine, oltre ad una
sfera logica, possedeva anche una sfera affettiva che stava solo
aspettando il
momento perfetto per uscire allo scoperto.
E un attacco di
panico.
E pensare che voleva
dare la colpa di ciò ad un parassita che si era
infilato nel suo cervello per manipolarglielo!
Mentre le accarezzava
delicatamente il collo con i polpastrelli, Amy sentì
l’eccitazione dentro di sé aumentare sempre di
più.
Chiuse gli occhi, non
appena iniziò a sfiorarle appena, con morbidi baci,
il lato del collo che solo pochi secondi fa aveva toccato con le sue
dita.
Le stesse che adesso
stavano tracciando sulla sua schiena numeri a
casaccio.
Almeno,
così pensava.
Forse, per Sheldon,
davvero avevano un significato.
Sorrise,
perché quando faceva così, le stava chiedendo a
modo suo, senza
usare le parole, di fare l’amore con lei.
Ogni volta che glielo
faceva notare, ribadiva sempre che non era vero.
Forse
perché non voleva ammetterlo apertamente.
Forse
perchè davvero non se ne rendeva conto.
Trovava questo suo
modo di esprimersi buffo e romantico allo stesso tempo.
<< Amy,
ti ricordi come si pratica un coito ? >>
domandò,
mentre aumentava l’intensità dei baci.
<<
Cooosa?! Ma che domanda è?! >>
gridò la neurobiologa,
diventando improvvisamente lucida.
<<
Anche se non abbiamo rapporti sessuali da trecentotrent’otto
giorni, io ho una memoria eidetica, tu invece no, quindi potresti avere
delle
difficoltà a metterne in atto uno in questo momento
>> le rispose
tranquillamente.
Amy fece un respiro
profondo, cercando di mantenere la calma.
Ormai era
più che certa che Sheldon volesse fare l’amore con
lei.
Però le
aveva anche detto che non lo facevano da più di trecento
giorni-accidenti, così tanti?- e che forse lei non si
ricordava più come si
facesse.
Suo marito sapeva
passare dall’essere romantico al non esserlo più
in men che
non si dica.
Cosa doveva fare?
Ovviamente accettare
la sfida.
Perché si,
la stava mettendo alla prova
Infondo, fare
l’amore è come andare in bicicletta, giusto?
<< Ne
sei sicuro? >> domandò, sentendosi
improvvisamente sicura
di sé, forse per il fatto che la stava
“leggermente” provocando.
<<
Certo! >>
Ok, stava seriamente
perdendo la pazienza.
Calma, Amy, calma.
<< Io
credo proprio di no! >> dichiarò, spingendolo
contro il
divano, mettendosi a cavalcioni sopra di lui, iniziando a sbottonargli
la
camicia.
<< Ti
va di sperimentare un coito capricciosamente fantasioso?
>>
Sheldon, sentendo
quella domanda, le afferrò le mani, tenendogliele ferme.
<<
Tu… come sai dei… >>
balbettò, incredulo e senza parole,
cosa che, ovviamente, capitava solo con sua moglie.
Davvero.
Come ne era venuta a
conoscenza?
Anni addietro, lui e
Kripke furono obbligati dall’università a lavorare
insieme ma, quest’ultimo era molto più avanti
negli studi.
Credeva che si
sarebbe preso gioco di lui.
Invece non gli disse
nulla.
Diede la colpa ad Amy
di ciò perché lo teneva sveglio tutta la notte.
Perché era
desiderosa di avere dei rapporti sessuali frequenti ed intensi.
E Sheldon gli diede
corda, mentendo spudoratamente, poiché
a quei tempi lui ed Amy neanche si
baciavano e la possibilità di un amplesso era
categoricamente fuori
discussione.
Così
nacquero i coiti capricciosamente fantasiosi.
Credeva che sua
moglie non ne sapesse niente.
Fino ad ora.
Chi glielo aveva
potuto raccontare?
Penny, Leonard
oppure…
<< Me
ne ha parlato Barry il primo giorno che venni a lavorare nella
tua università, non appena seppe che ero la tua ragazza
>> gli rispose,
liberandosi dalla presa per poter finalmente togliergli la camicia.
<<
Tranquillo! Ho assecondato tutto ! >> disse poi,
chiudendogli
la mascella, vedendolo a bocca aperta.
Anche se,
inizialmente, voleva smentire tutto, quella volta, alla fine non
ci riuscì.
Se avesse detto la
verità, Kripke avrebbe preso in giro Sheldon a vita.
Si sarebbe disperato.
Avrebbe messo ad alto
volume la marcia imperiale di Star Wars come per dire
a tutti: sono triste e sul punto di distruggere il pianeta!
Lo odiava quando
faceva così!
Fece bene ad
assecondare Barry.
E poi, fu divertente,
all’epoca, raccontargli dei “finti” coiti
dal suo
punto di vista.
La sua immaginazione
non aveva limiti.
<< G..
grazie >> mormorò.
<< Non
ce di che >> gli rispose, sorridendo, ritornando ad
esplorare
nuovamente la sua bocca, contenta, sentendolo ricambiare.
Difficilmente suo
marito ringraziava.
Lo adorava quando si
sforzava di dire cose che non avrebbe mai voluto
pronunciare.
Entrambi respiravano
pesantemente mentre i loro cuori non smettevano di
calmarsi.
Ma, in quel momento,
non interessava a nessuno dei due.
Erano completamente
presi l’uno dall’altro.
Dovevano recuperare
il tempo perso.
<< Da
quanto in qua riesci a sbottonare una zip così velocemente?!
>> urlò incredula la neurobiologa, non appena
avvertì le mani di Sheldon
spostarsi dai suoi fianchi alla sua schiena che le abbassavano la
cerniera senza
difficoltà.
No, seriamente.
Il bello stava nel
fatto che non sapesse toglierle i vestiti.
Le lampo le detestava
tantissimo.
Trovava dei problemi
anche con le sue.
E adesso come si
sarebbe divertita?
<< Star
Trek è il mio mondo. So dove mettere le mani!
>>
rispose con ovvietà.
Solo in quel momento,
Amy si ricordò di indossare ancora l’uniforme di
Star
Trek, con cui, anni fa, si mise a giocare al dottore con Sheldon.
Nel vero senso della
parola.
Davvero, si misero
proprio a giocare come dei bambini.
Tutto era partito da
un esperimento, condotto nei primi tempi con cui stava
con lui, il cui scopo era quello di intensificare i suoi sentimenti
verso di
lei usando tutte cose che rimandavano alla sua infanzia e ai momenti
felici.
Si sentì
soddisfatta quando vide che il test era andato a buon fine.
Aveva scoperto le sue
debolezze.
Penny inizialmente
voleva farle indossare un “ non sapeva neanche cosa
era”
che le aveva comprato di nascosto al sexy shop.
Ovviamente aveva
rifiutato categoricamente!
Per fortuna la sua
amica non si lamentò, anzi, le disse che l’avrebbe
sfruttato con Leonard.
Contenta lei!
Aveva anche pensato
alla sua uniforme da scolaretta cattolica.
L’unica
volta che la indossò, però, suo marito le chiese
se avesse il blu-ray
di Gravity sotto la gonna.
Aveva paura che,
quella sera, le avrebbe chiesto il blu-ray del nuovo film
degli Avengers.
Come gli avrebbe
detto che non ce l’aveva?
Per concludere, per puro caso, aveva
trovato l’uniforme di Star Trek.
Dopo averla indossata
e aver impiegato circa un quarto d’ora per alzare la chiusura
lampo-mentre Sheldon ci aveva messo un secondo per abbassarla,
accidenti- si
vide allo specchio, senza essere molto convinta.
Così
decise di indossare semplicemente gli abiti di sempre, nonostante
fossero tutti sporchi.
Prima però
voleva riposare giusto cinque minuti sul divano.
Ma alla fine, a
quanto pare, era crollata dal sonno.
<<
Avrei fatto meglio ad indossare quello che mi aveva preso Penny al
sexy shop >> sospirò Amy, mentre
iniziò a riempirlo di baci sulla guancia
calda.
<< Che
cos’è un sexy shop? >>
Amy rise.
Era ovvio che non lo
sapesse.
<<
Niente. Non ci pensare! >> rispose distrattamente,
passando
a sfiorargli con le labbra il collo morbido.
Precisamente appena
sotto l’orecchio, facendolo fremere.
Anche suo marito,
come tutti gli uomini, aveva i suoi punti deboli.
Sheldon le diede
ascolto, così decise di tracciare sulla sua schiena dei
complessi calcoli matematici.
In quel preciso
istante, sentì che gli venendo
un’idea brillante grazie alla quale
avrebbe certamente vinto il premio Nobel.
Più le
sfiorava la pelle nuda, più Amy intensificava i baci sul
collo.
<< Ehi,
Sheldon, stai attento o tua moglie finirà col trasformarti
in
una mummia! >>
Amy e Sheldon, pur
avendo ascoltato una voce più che familiare e singolare,
trasalirono.
Il fisico teorico,
impulsivamente, spinse sua moglie lontano da sé, la
quale fu scaraventata sul pavimento senza neanche un poco di grazia.
<<
Rajesh! Che ci fai qui?! >> gridò la
neurobiologa, mentre
cercava di rialzarsi, costatando che non si fosse fatta nulla di male e
soprattutto che non avesse avuto alcun infarto.
Ma perché
nessuno bussava in quella casa?
<< Beh,
dovevo vedermi con Emily, però poi ha avuto
un’emergenza al
lavoro e ha detto che ci vorrà tutta la notte.
Sono andato da Howard
ma Bernadette mi ha cacciato di casa, così come Penny
e ora mi sento ancora peggio sapendo che anche Sheldon Cooper stanotte
farà
sesso e io no! >> rispose l’indiano, ubriaco,
tra le lacrime, vedendo il
suo amico senza camicia.
<<
Le convenzioni sociali
impongono di offrire ad un’ospite sconvolto una bevanda
calda.
Visto che sei anche
ubriaco di preparerò del caffè, così
ti spiegherò per
la ventesima volta perché non potevo essere trasformato in
una mummia.
Mi sarei potuto
trasformare in uno zombie o in un vampiro ma opterei
sicuramente per questa scelta visto che Amy in questo momento ha la
pelle così
pallida e non ha bende >> disse Sheldon
all’astrofisico, mentre si
avviava verso la cucina, senza neanche prendersi la briga di abbassare
la voce.
<<
Resta fermo dove sei oppure… >> lo
minacciò sua moglie,
tralasciando il fatto che l’avesse paragonata ad un vampiro.
Già,
altrimenti cosa?
Mica poteva dirgli
che sarebbe andato in bianco?
E poi, come si poteva
dire di no a quegli addominali così perfetti?
<<
… ti incendio tutti i fumetti! >> concluse,
ricordandosi
improvvisamente come facesse Penny a corromperlo.
Il fisico teorico
impallidì.
No, Amy non era
capace di arrivare a tanto.
Eppure, in quel
momento aveva un’aria così minacciosa.
Cosa doveva fare?
Onorare le
convenzioni sociali o salvare i suoi adorati fumetti?
Mettere in salvo dal
fuoco i suoi preziosissimi fumetti, ovvio!
<< Va
bene, ho capito! >> disse, arrendendosi, avvicinandosi
alla
sua scrivania per prendere dal cassetto una banconota da cinque dollari.
<<
Tieni, Raj. Comprati un caffè e qualunque altra cosa tu
voglia
>>
<< Che
c’è? Ho solo rispettato le convenzioni sociali!
>> sostenne,
poi, vedendo la faccia di Amy sconvolta.
Alla fine, era
riuscito a fare entrambe le cose.
La neurobiologa
sospirò, mentre accompagnava Raj alla porta
d’ingresso,
ancora poco lucido.
<<
Domani, quando sarai sobrio, mi potresti dare la ricetta dei tuoi
biscotti al cioccolato? Ci conto! >> gli chiese,
abbassando la voce, mentre
gli chiudeva la porta in faccia, senza neanche aspettare una risposta.
Che ci poteva fare,
se erano davvero così buoni?
<<
Vieni, Sheldon >> disse, prendendogli la mano, in
direzione
della loro camera, spingendolo sul letto e mettendosi sopra di lui.
Almeno,
lì, avrebbero avuto un po’ più di
privacy, giusto?
Al fisico teorico
venne la pelle d’oca per tutto il corpo, una volta
entrato in contatto con il freddo tessuto della trapunta.
<< Vuoi
che ti aiuti? >> le domandò, mentre era
intenta a
togliersi la parte di sopra del costume, senza ottenere alcun risultato.
<<
Certo che no! >>
Da quando in qua si
erano invertiti i ruoli?
E perché
nei film d’amore queste cose non succedono mai?
<<
Almeno fatti togliere gli occhiali o finirai che si rompano anche
questi! >> disse, levandoglieli e
poggiandoli sul comodino.
La ragazza rimase
molto sorpresa, sentendolo pronunciare quella frase.
La scorsa settimana,
mentre aveva Luke in braccio per cercare di farlo
smettere di piangere, si agitò fin troppo e gli occhiali
fecero un gran bel
volo cadendo a terra e spaccandosi in due.
Quel bambino era
già bello forte!
Così li
sostituì con il paio di riserva che aveva sempre con
sé.
Identici a quelli
vecchi!
Sheldon ovviamente
non era con lei.
Però si
era accorto che aveva qualcosa di nuovo.
Credeva di essere
diventata trasparente per lui in questi ultimi mesi,
invece…
<< Amy,
stai ingrassando, te ne rendi conto? >> disse Sheldon,
sfilandole l’indumento senza alcuna difficoltà.
Che ci voleva?
<< Non
sono grassa! >> rispose, indignata.
<<
Allora sei incinta? >>
<< No!
>>
Ma che domanda era?
L’ultima
volta che era stata con Sheldon già aspettava i gemelli ma
ancora
non lo sapeva.
Era praticamente
impossibile.
<<
Allora vedi che ho ragione, come sempre, d’altronde?
Ogni mattina mangi le
ciambelle per colazione che poi si depositano qui!
>> le rispose, poggiando le mani sui suoi fianchi.
<< Non
sono grassa >> gli ripeté, mentre cercava di
sbottonargli i pantaloni.
Ok, forse lo stava
ripetendo più a sé stessa.
Era consapevole che
il suo corpo ormai era cambiato dopo la gravidanza.
In ogni caso,
l’uniforme di Star Trek che non indossava da anni le era
entrato.
Tuttavia, poco fa,
aveva trovato difficoltà nel toglierlo.
Accidenti!
<<
Però sei morbida come un minion >>
affermò, ridendo,
cominciando a giocare con le sue curve.
<< Un
cosa? >>
Il fisico teorico
sospirò.
Aveva visto insieme a
lui Cattivissimo Me dodici volte e ancora non aveva
imparato niente!
<< I
minion, Amy, gli aiutanti tuttofare di Gru >>
<< Sono
degli esseri di forma vagamente umanoide e di colore giallo
che indossano una salopette di jeans, degli
stivaletti e dei guanti >>
continuò, vedendola ancora più perplessa.
Più chiaro
di così?
<< Mi
stai dicendo che sono strana per caso? >> gli
domandò,
ricordandosi improvvisamente chi fossero e che, oltre a parlare in modo
strambo, non
facevano altro che
combinare un pasticcio dopo l’altro.
<< E
morbida >> aggiunse, per poi sfiorare le labbra con le
sue.
Amy voleva opporre
resistenza.
Perché
doveva sempre averla vinta lui?
Le aveva dato della
grassa e della strana.
Ma i suoi baci, in
quel momento, erano tanto dolci e molto molto molto
delicati.
E non lo vedeva
così spensierato da tantissimo tempo.
Quando Sheldon la
avvicinò ancora di più a sé, facendo
aderire appena i
loro corpi, Amy si rese conto che ormai il desiderio aveva avuto la
meglio.
Il suo unico pensiero
era di stringersi a lui.
Poteva percepire il
suo torace che si alzava e abbassava in respiri veloci.
<< Hai
delle gambe davvero sexy, te l’ho mai detto? >>
gli
sussurrò maliziosamente all’orecchio, una volta
sfilato definitivamente
l’indumento che le copriva.
Sheldon non fece in
tempo a muovere la bocca per dirle che glielo aveva già
detto ventisette volte che qualcuno rispose al posto suo.
<<
E’ il Signore che gliele ha date così, cara, lo
sai? >>
<<
Signora Cooper! Che ci fa qua!? >> gridò, in
preda all’ansia
totale, mettendosi a sedere per bene sul letto, coprendosi con la
trapunta.
Nessuna donna
vorrebbe vedere la propria nuora, mezza nuda, sopra suo
figlio, anch’egli mezzo
nudo, vero?
Bussare no, eh?
<<
Volevo dirti che ho lasciato i gemelli da Penny come mi hai
chiesto oggi pomeriggio. Missy adesso è lì con
lei e Leonard.
Se avessi saputo che
avevate intenzione di procreare un altro bambino, non
vi avrei interrotti >>
<< Ehm… noi non
stiamo
cercando di avere un altro figlio, vero Sheldon? >> gli
domandò.
Il fisico teorico
alzò gli occhi al cielo.
<< Ho
imparato la lezione.
Se ho intenzione di
metterti incinta prima devo chiedere se sei d’accordo anche
tu! >> rispose, esasperato.
<< Meno
male che Luke e Leila non sono qui. Sarebbero rimasti
traumatizzati a vita >> disse Mary.
<< I
gemelli! >> gridò Sheldon, come se si fosse
ricordato solo
in quel momento di avere dei figli.
<< Amy, come ti è
passato per
la mente di lasciare i bambini a Penny? >>
<<
Scusa, qual è il problema? >>
<< Qual
è il problema?!
>> ripeté, incredulo che sua
moglie non arrivasse al suo stesso
ragionamento.
<<
Penny a stento sa badare a sé stessa. Mi dici come sarebbe
capace
di occuparsi di due bambini di sette mesi?
E se avesse riempito
i biberon con il Sauvignon blanc anziché con il latte?
>> domandò, ansioso.
<< O
Signore, ne sarebbe davvero capace?! >>
domandò Mary,
impaurita.
La neurobiologa fece
un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.
<< Da
quando ha iniziato il nuovo lavoro come rappresentante
farmaceutica è diventata molto più responsabile e
non scambierebbe mai il latte
con dell’alcol >>
Ok, non era vero.
Qualche settimana fa
successe davvero.
Però si
era accorta appena in tempo della distrazione della sua amica.
Nessuno sapeva di
quell’episodio tranne lei, Penny e Bernadette.
Ed era meglio
così.
Per tutti.
Il fisico teorico ci
pensò su un attimo.
In effetti, doveva
ammetterlo.
Penny ormai non era
più una stupida ragazzina bionda poco più che
ventenne
che si era trasferita a Pasadena per diventare una star del cinema.
Adesso era una donna.
Con un vero lavoro.
E poi accanto a lei
c’era Leonard.
Sapeva di poter
contare su di lui, affinché la sua fidanzata non combinasse
danni.
<< Va
bene. Mi voglio fidare.
Ciononostante, questo
non vuol dire che non sarai punita per quello che hai
fatto.
Togliti i pantaloni
>>
Amy lo
guardò sconvolta.
Dove voleva andare a
parare?
<< No,
aspetta un attimo, io… ma che fai?! >>
riuscì solo a
chiedere prima che lui glieli togliesse in men che non si dica.
<<
Così sentirai più dolore! >>
<< Che?
>> gli domandò, ancora più confusa.
Quando la fece
mettere a pancia in giù sulle sue ginocchia tutto le fu
improvvisamente più chiaro.
Voleva sculacciarla.
Davanti alla sua
mamma.
La sua fantasia era
sempre stata Sheldon con i capelli lunghi da cadergli
sulle spalle che ondeggiavano all’indietro mentre andava a
cavallo, cavalcando
a pelo con il petto nudo.
No quello che stava
accadendo in quel momento.
Ok, se fossero stati
da soli, non si sarebbe lamentata.
Ma c’era
sua suocera a guardarli!
Ma perché
non se ne andava!?
Voleva per caso
vedere se l’avesse fatto davvero?
<<
Vorresti utilizzare la stessa tecnica che usava tuo padre su tuo
fratello George quando si intrufolava nel suo furgone e beveva il suo
whisky da
guida? >> gli chiese Mary, incredula.
<<
Non mi lascia altra scelta!
>> rispose, con ovvietà.
<<
Sheldon, non… >>
Si bloccò
non appena avvertì la mano di suo marito colpirle il
fondoschiena.
Dovette mordersi il
labbro inferiore più di una volta per non fargli capire
che le stava piacendo.
Si, le stava
piacendo, che male c’era?
Però
Sheldon doveva pensare l’opposto.
<< Hai
imparato la lezione? >> le chiese, una volta terminato.
<< Si,
non ti preoccupare >> rispose, cercando di mantenere a
bada i suoi ormoni.
<<
Mamma, perché hai quella faccia? >>
domandò Sheldon, come se
nulla fosse, vedendola con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
<<
Tu… tu l’hai fatto davvero? >>
balbettò, non sapendo cosa
pensare.
<< Non
è mica la prima volta! >>
<<
Cooosa?! >>
<<
Qualche anno fa ha finto di stare male così che potessi
prendermi
cura di lei.
Le ho spalmato il
vaporub sul petto e fatto il bagno per niente! >>
La signora Cooper
guardò la ragazza che annuì.
Ma perché
doveva mentirle?
All’epoca
doveva usare qualunque metodo e mezzo per avere un minimo di
contatto fisico da parte di Sheldon.
<<
Perché non ti ho portato dallo specialista di Houston?
>>
domandò, rassegnata, più a sé stessa
che a suo figlio.
<< Mi
raccomando, controlla che Penny non abbia somministrato ai
bambini alcuna bevanda alcolica >> le
raccomandò Sheldon mentre chiudeva
la porta dietro di sé.
**********
<< O
Signore! >> sospirò Amy, abbandonandosi
completamente sul
letto.
<<
Perché preghi ? >>
La ragazza sorrise,
pensando a quanto fosse ingenuo.
Ovviamente, per lui,
tutto quello che era successo, era una cosa di cui non
vergognarsi affatto!
<< Non
sto pregando! >>
Il fisico teorico
scrollò le spalle.
<< Va
bene.
Comunque mi piace la
tua biancheria intima. Il colore, intendo >>
disse, poi, stendendosi al suo fianco.
<< Ti
piace l’azzurro? >> chiese, incuriosita.
Non sapeva quale
fosse il suo colore preferito o se ne avesse uno.
Aveva scelto quel
colore tra decine di altri semplicemente perché le
ricordava i suoi occhi.
Sheldon
alzò li occhi al cielo.
<< Non
è azzurro. E’ blu pallido come la spada di Luke
Skywalker
prima che rimasterizzassero i film in digitale .
Tutti credono che non
ci sia alcuna differenza.
Non sei
l’unica ad esserti sbagliata.
Visto? Ti ho
insegnato un’altra cosa >> la corresse,
baciandola poi
sulle labbra, premendo con delicatezza contro il suo corpo.
Il corpo di Amy non
faceva che sussultare in continuazione e ad ogni
sussulto i baci di Sheldon diventavano sempre più decisi,
mantenendo, tuttavia,
la tanta morbidezza che li rendeva unici , mentre le loro lingue non smettevano di
intrecciarsi ed inseguirsi.
<<
Scordati che ti faccia slacciare il reggiseno. Pensavi che non me
ne accorgessi? >> sussurrò, avvertendo le mani
di Sheldon salire lungo la
schiena per soffermarsi in un punto ben preciso di essa.
<< Ed
dai, ti prego!
>>
la supplicò, peggio di un bambino.
Va bene, le aveva
rotto dieci reggiseni.
Ma dove stava scritto
che avrebbe rotto anche l’undicesimo?
Che ci poteva fare se
quei gancetti per lui risultavano così strani?
Inoltre era un fisico.
Era semplicemente
curiosità scientifica.
<< No!
>>
<<
Perché no? >>
<<
Perché è nuovo >>
<<
L’hai comprato per me? >>
<<
Niente affatto! >>
Era
la verità.
Era stata Penny a
costringerla a metterselo quella sera.
Lei voleva
semplicemente conservarlo per indossarlo in qualche altra
occasione.
<< Beh,
parlando d’altro, mi dici chi comprerebbe uno slip che non
copre completamente il didietro? Non senti freddo? >>
La ragazza
sospirò.
<<
Tutte le donne, Sheldon, e nessuno di loro sente freddo. Ad ogni
modo, si chiama brasiliana >>
<<
Perché viene prodotto in Brasile? >>
<< Non
lo so. Forse >>
Davvero non lo
sapeva.
L’avrebbe
dovuto domandare alla sua amica.
<<
Comunque, ritornando alla questione del reggiseno…
>> le
sussurrò Sheldon all’orecchio.
<<
… se vuoi puoi togliertelo tu. Per me non ci sono problemi
>> concluse, baciandole dolcemente il collo.
Quando la
sentì fremere, capì che era riuscito a vendicarsi.
Perché a
Sheldon Cooper non si deve dire mai di no.
Si vergognava ad
ammetterlo ma, col tempo, aveva imparato qualche
trucchetto, in quel campo, per far in modo che Amy trovasse
difficoltà a
controllare le sue azioni.
La sentiva sospirare
mentre cercava ancora di togliersi il reggiseno con un
espressione corrucciata sul volto.
Si sentiva davvero
soddisfatto.
<< Stai
ridendo di me? >> domandò Amy, sentendolo
sogghignare.
<< No
>>
<<
Sheldon, tu non sai mentire! >>
<<
E’ vero! Non so dire le
bugie! >> dichiarò, iniziando a ridere
più forte.
Come aveva fatto sua
moglie a ridurlo in quel modo?
Sapeva di essere
ridicolo.
Eppure in quel
momento non gli importava affatto.
<< In
ogni caso, secondo te, come mai tua mamma non ci ha detto che
stiamo commettendo peccato e che andremo all’inferno?
>> gli domandò, sia
per cercare di rimanere un po’ lucida non pensando a quanto
fossero eccitanti i
suoi baci, sia perché era davvero curiosa dello strano
silenzio di sua suocera,
nonostante avesse esplicitamente affermato che non stavano provando ad
avere un
altro figlio.
Sapeva quanto fosse
religiosa e che certamente ritenesse grandi peccatori
una donna e un uomo che intrattengono rapporti sessuali senza alcuno
scopo
riproduttivo.
<<
Perché è lei la prima a commettere peccato,
intrattenendo
molteplici coiti, oltretutto fuori dal matrimonio, con un certo Ron, un
tizio
che ha conosciuto nel suo gruppo di preghiera, diventando
così una forsennata
pervertita sessuale >>
<<
COOOSA? >> urlò Amy.
<<
Incredibile, vero? Mia madre che contraddice tutte le regole
religiose che abbraccia da una vita solo perché non riesce a
resistere al
sedere perfetto di quell’uomo >>
Solo ora, la ragazza
si ricordò di Ron.
Sheldon gliene aveva
parlato anni addietro, quando lui e Howard erano
andati al centro della NASA.
Però, a
dirla tutta, non sapeva cosa pensare.
Era sconvolta e
disgustata allo stesso tempo.
Non riusciva proprio
a credere che sua suocera, fanatica religiosa, avesse
ceduto ad una delle tante debolezze umane.
Però,
pesandoci bene, la comprendeva.
Anche se era stata
sposata per pochi anni con il padre di Sheldon, era ben
consapevole del fatto che, il loro, non era stato un matrimonio molto
felice.
Stava cercando
soltanto di rifarsi una nuova vita.
Di essere finalmente
felice.
Dio non
l’avrebbe punita per questo.
Amy era talmente
immersa nei suoi pensieri che non si accorse di avere il
seno scoperto.
<< Ehi!
>> urlò indignata.
<< Che
c’è? Non te l’ho rotto! >>
dichiarò Sheldon, con il
reggiseno in mano, trionfante.
Alla fine, dopo
averci ragionato più a lungo, era riuscito a capire come si
sganciassero.
Sheldon Cooper non si
arrende mai.
Sheldon Cooper vince
sempre.
La ragazza
sbuffò.
D’ora in
poi sarebbe sempre stato orgoglioso della sua
“impresa”.
<< Amy,
perché il tuo seno è asimmetrico? >>
<<
Non è affatto
sproporzionato! >>
<< Ok,
è come dici tu! >> dichiarò, poi,
visto che Sheldon
sembrava non crederle.
E faceva bene.
<<
Diventa così dopo l’allattamento.
E’ scritto nei libri sulla gravidanza
e… >>
Inaspettatamente si
ritrovò le labbra di Sheldon sulle sue.
Amy rimase
così meravigliata da quel bacio morbido, dolce e perfetto
che
gli prese il viso, caldo e tremante, tra le mani, per gustare meglio il
suo
sapore.
<< Un
po’ mi dispiace che non sia più come quando ci
siamo sposati ma
è sempre meglio di come era diventato durante la gravidanza
>>
Amy rise.
Gli uomini normali
trovavano estremamente sexy il seno durante la
gestazione perché diventava bello, sodo, pieno e rotondo.
Invece suo marito,
ovviamente, lo aveva trovato strano, rivoltante e
assurdamente pericoloso.
Sheldon
l’osservò a lungo.
Amy era fantastica.
Era diversa dagli
altri esseri femminili che aveva incontrato.
Non aveva alcun senso
per la moda.
Non faceva finta di
essere una persona che non era.
Non aveva hobby da
fighi.
Eppure, anche se non
gli dispiaceva vederla con qualcosa di diverso
addosso, come quella sera- tutta colpa di Penny ne era certo- adorava i
suoi
cardigan troppo larghi, le sue camicette, i suoi collant e le sue
scarpe
ortopediche.
Il tutto
disastrosamente abbinato.
Adorava il fatto che
diceva apertamente tutto ciò che le passava per la
testa, anche se era imbarazzante o inappropriato.
Adorava il fatto che
suonasse l’arpa.
Non avrebbe mai
accettato un altro strumento.
Se avesse suonato la
chitarra, ad esempio, adesso sarebbe un hippie che
viveva senza una fissa dimora che si ubriacava sulle spiagge intorno a
dei
falò.
Ma, quello che
adorava di più di lei, era la pazienza che aveva avuto verso
di lui per anni.
Era ben consapevole
del fatto che, una volta che erano diventati
ufficialmente una coppia, volesse un rapporto anche di tipo fisico.
Ma lui si era
rifiutato per anni di accettare quell’assurda richiesta.
Però
l’aveva lasciato?
No.
Anzi,
l’aveva addirittura sposato.
E, chissà
per quale assurda ragione, la notte del 12 maggio 2015 , alla
fine, si era concesso a lei.
Forse
perché quel giorno sembrava davvero il momento perfetto.
E poi, quante giovani
coppie come loro potevano dire di aver perso la
verginità dopo il matrimonio?
Amy non
l’aveva abbandonato nemmeno negli ultimi mesi che era
diventato più
insopportabile del solito.
Era davvero una brava
moglie.
<<
Sheldon di qualcosa. Mi fai preoccupare quando stai per troppo
tempo in silenzio >> disse Amy, sventolandogli una mano
in faccia.
Il fisico teorico
riemerse dai suoi pensieri.
<<
Stavo pensando a cosa dirti >> le rispose, appoggiando la
fronte alla sua.
<<
E cosa vuoi dirmi? >>
domandò con voce sommessa, sentendogli la mano muoversi
delicatamente tra le
sue gambe.
<< Ti
amo per quella che sei. Stramberie comprese >>
La neurobiologa gli
accarezzò una guancia.
Aveva il respiro
irregolare e il corpo che palpitava sotto il suo.
Si sentiva orgogliosa.
Nessuna donna era
riuscito a ridurlo in quello stato.
Tranne lei.
<<
Anche io ti amo per quello che sei, stravaganze incluse,
ovviamente >>
<< Ehi,
io non sono pazzo, sei tu quella… >>
Amy
lo zittì baciando piano le sua
bocca.
<<
Ammettilo, Sheldon. Noi due non saremo mai due persone normali.
Noi due saremo sempre due folli >> gli mormorò
tra le labbra, impaziente
di unirsi a lui.
Improvvisamente tutto
il resto, intorno a loro, cominciò gradualmente a
dissolversi,
finché svanì completamente.
Era come se ci
fossero solo gli Shamy al mondo.
Nell’universo.
Mentre i loro corpi
si muovevano all’unisono, Amy si sentiva tremare
dentro.
Il cuore che le
batteva come una mitragliatrice d’assalto.
Si sentiva confusa e
indifesa e
aveva come la sensazione di sbagliare tutto.
Era come se fosse la
sua prima volta.
Ammirava senza sosta
gli intensi occhi azzurri di suo marito, infiniti come
il cielo, che,
quando brillavano, come i
quel momento, erano ancora più belli e suggestivi.
Era come se
bisbigliassero tenerezza.
Ci si immerse
completamente, trovando la sua anima.
Era pura, innocente e
buona.
Capì che
poteva fidarsi di lui.
Per sempre.
Buttò via
tutte le sue paure e lasciò che Sheldon sfiorasse, baciasse
e
scoprisse ogni parte del suo corpo.
I suoi gesti e i suoi
movimenti erano lenti e premurosi, per non farla
male.
Ma anche profondi,
passionali e desiderosi, per soddisfarla totalmente.
Nessuno si era
preoccupato tanto per lei.
Amy non aveva
più dubbi.
Sheldon era il suo
principe azzurro.
Il suo
“particolare” principe azzurro.
Certo, era
bellissimo.
Ma non era coraggioso.
Non montava in groppa
ad un cavallo bianco.
Non indossava abiti
principeschi di colore bianco, azzurro e oro.
Sheldon aveva una
lunga serie di fobie.
Non sapeva neanche
lei quale fosse il numero preciso.
Si spostava da un
luogo all’altro con il teletrasporto.
Era “troppo
evoluto” per guidare.
Portava sempre lo
stesso genere di indumenti.
Maglietta o polo a
maniche lunghe sulla quale indossava una maglietta a
maniche corte, la
quale riportava
immagini o disegni riconducibili al mondo dei nerd: fumetti,
videogiochi, serie
tv o argomenti scientifici.
Però
l’aveva salvata da una vita fatta esclusivamente di
solitudine.
Adesso non era
più sola.
Suo marito, quando
voleva, sapeva anche essere romantico.
A modo suo,
ovviamente.
Niente fiori e
cioccolatini per San Valentino.
Niente dichiarazioni
d’amore al chiaro di luna di notte su una spiaggia
deserta.
Solo serate in
compagnia di film di fantascienza e cibo d’asporto.
Ma a lei andava bene
così.
Perché,
con Sheldon, le sue giornate non erano mai noiose e monotone.
E non avrebbe cambiato tutto ciò per
nessuna ragione al mondo.
**********
<<
E’ stato sensazionale >> disse Amy, ansimante e
in lacrime,
una volta che anche Sheldon cedette con un brivido e crollò
tra le sue braccia.
Il suo sguardo si
addolcì quando si accorse che si era addormentato.
L’ossitocina
e la serotonina avevano fatto il loro effetto.
Era sposata da
più di un anno ormai e ancora oggi non riusciva a non dare
una sbirciatina al suo corpo nudo che, in quel momento era stanco,
accaldato e
sazio di piacere.
Era come quello di un
dio greco.
Addominali
perfettamente scolpiti, che ora si alzavano e abbassavano regolando
il respiro, braccia possenti, spalle larghe.
Solo lei era riuscita
ad avere tutto ciò.
Nessuna altra donna
al mondo.
Solo lei poteva dire
di aver toccato, sfiorato e baciato ogni centimetro
del suo corpo.
Sempre e solo lei
aveva avuto il grande privilegio di fare la conoscenza
dei suoi genitali e di poterli collaudare.
Il risultato era che
le sue “parti più proibite” non erano solo piacevoli alla vista ma anche
funzionanti.
Molto funzionanti.
Gli
rimboccò prudentemente le coperte, prima che potesse
prendersi
l’influenza e dare la colpa a lei.
Era pur sempre
dicembre.
<< Si,
sei stata sensazione anche tu >> mormorò nel
sonno, con
un sorriso compiaciuto sulle labbra, girandosi dalla parte opposta a
lei.
<<
Grazie >> gli sussurrò all’orecchio,
sorridendo, vedendo
appena, la sua faccia rilassata.
Improvvisamente il
cellulare di Amy vibrò.
<< Dopo
non dimenticarti di raccogliere gli indumenti da terra. Non
siamo come Penny >> borbottò Sheldon,
dormiente, rigirandosi
ancora una volta nel letto.
La neurobiologa
alzò gli occhi al cielo mentre prendeva il cellulare sul
comodino, vedendo che era arrivato un messaggio proprio dalla sua amica.
-Oddio,
ma che avete fatto voi due?!
La signora Cooper mi ha detto che Sheldon prima ti ha tolto i pantaloni
e poi
ti ha sculacciata e Missy era talmente disgustata che ha vomitato sul
pavimento. Domani mi devi raccontare tutto !
La ragazza rise
mentre il display si illuminò di nuovo.
-Va
bene, non tutto o rischio di
vomitare anche io.
Ad
ogni modo, ogni volta che io e Leonard
volevamo fare sesso, i gemelli richiedevano un po’ di
attenzione. Sembravano
Sheldon ma senza le parole.
Mi
devi un favore.
-Due
bottiglie di Sauvignon blanc vanno
bene?
La risposta fu
immediata.
-Facciamo
tre.
-E
tre siano.
Una volta rimesso il
telefono al suo posto, Amy si ritrovò ancora una volta
ad ammirare Sheldon.
Aveva un espressione
beata in volto.
Chissà se
la stava sognando.
<< Amy,
pulisci la stanza. Non vedi che è tutta in disordine?
>>
La neurobiologa
sospirò.
Era capace di
lamentarsi e darle degli ordini anche mentre dormiva.
Almeno era la
protagonista dei suoi sogni.
**********
Toc toc toc.
<< Amy
>>
Toc toc toc.
<<
Amy >>
Toc
toc toc.
<<
Amy >>
<<
Sheldon, cosa c’è? Stavo dormendo >>
borbottò la
neurobiologa, assonnata.
Era davvero un
principe azzurro “ singolare”, visto che
l’aveva svegliata
di soprassalto con la sua bussata anziché con il bacio del
vero amore.
Improvvisamente il
letto iniziò a scuotersi tutto, non appena suo marito
iniziò a saltarci sopra, euforico più che mai,
costringendola a sedersi per
bene, coprendosi con la trapunta di The Walking Dead.
<< Sono
riuscito a trovare la soluzione al problema che mi
ossessionava da mesi. A
quanto pare il
mio precedente punto di vista era del tutto errato >>
dichiarò.
<< Mi
sembra ovvio. Hai appena avuto un rapporto sessuale. Secondo
gli studi condotti dai ricercatori dell’
Università del Maryland e da quelli
della Konkuk University di Seoul, l’attività
sessuale migliorerebbe le funzioni
cognitive e mentali, aumentando anche la neurogenesi, ossia la
produzione di
nuovi neuroni nell’ippocampo, l’area del cervello
in cui si forma la memoria a
lungo termine >>
<< Stai
per caso affermando che l’ intrattenere dei
coiti frequenti renderebbe più intelligenti?
>>
<< Si
>>
Il fisico teorico non
riuscì a non ridere.
<<
Adesso ti dirò perché questo studio è
del tutto errato.
Innanzitutto, quando
sono in intimità con te, i miei gangli basali sono occupati
a farti godere per bene, in questo modo la corteggia prefrontale
è libera di
lavorare in background al problema di turno. E’ diverso da
quello che hai
affermato tu >> confermò, con il suo tono di
chi sapeva sempre tutto.
<< Oh,
Sheldon, è così romantico! >>
<<
Indennizzarsi reciprocamente lo è sempre >>
<< E
poi… >> continuò, ritornando
all’argomento principale.
<<
… se fosse vero quello che mi hai detto, sapresti spiegarmi,
allora,
perché Penny, nonostante abbia avuto 31 partner sessuali, ha
ancora dei comportamenti
estremamente grezzi e sbrigativi? >>
Amy non sapeva come
controbattere.
Sheldon aveva ragione.
Come sempre.
Accidenti!
<< Va
bene, hai vinto. Io torno a dormire, tu fa quello che vuoi
>> disse, ributtandosi sul letto, arrendendosi.
<< Oh,
no! Tu adesso raccogli tutti i vestiti per terra! >> le
ordinò.
Amy, per tutta
risposta, mise la testa sotto le coperte, lamentandosi come
una bambina che non voleva andare a scuola.
Ma perché
si era fissato che doveva farlo lei?
<< Ma
che fai?! >> urlò, improvvisamente, sentendo
suo marito
che la tirava per i piedi.
<<
Perbacco, se sei pesante! >>
<< Non
sono pesante! >> disse, aggrappandosi con le unghie,
come una disperata, al materasso.
Alla fine, la
neurobiologa non riuscì a mantenere la presa e
finì
scaraventata a terra.
<<
Adesso chi è quello scarso in educazione fisica?
>> disse il
fisico teorico, affannato e tutto sudato, con le braccia in aria in
segno di
vittoria.
Amy gli
lanciò un’occhiataccia mentre si prestava a
raccogliere e piegare
gli indumenti.
<< Stai
piegando i vestiti come una pazza per spingermi a farlo per
te? >>
<< No!
>> mentì.
Sapeva che, se avesse
svolto il suo compito in modo errato, suo marito
l’avrebbe interrotta.
<< Oh,
da qua! Torna a dormire! >> sbottò,
esasperato,
strappandole i pantaloni di mano.
Appunto!
La ragazza non se lo
fece ripetere due volte e, con un sorrisetto, ritornò
a letto, addormentandosi quasi subito.
L’ultima
cosa che ricordava era Sheldon, disgustato, con
in mano le sue mutandine che si domandava
come facesse il genere femminile ad indossarle senza provare alcun
fastidio.
**********
<<
Sheldon, tutto bene? >> domandò Amy,
una volta uscita dal bagno, vedendolo seduto sul suo posto sul divano,
con aria
triste e pensierosa.
La voce fin
troppo preoccupata di sua moglie
risvegliò Sheldon dai suoi pensieri.
<<
Ma certo che sto bene! Non vedi che manca
poco affinché possa scoprire le proprietà della
materia oscura, finora ancora
ignote? >> rispose con ovvietà, indicando la
sua lavagna piena di numeri
e calcoli ben elaborati.
La neurobiologa
alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Aveva capito
benissimo che il suo lavoro, in quel
momento, non c’entrava affatto e che a turbarlo in quel modo
fosse dell’altro.
Il problema era
farglielo ammettere.
<<
Lo sai che non mi inganni, vero? >>
gli domandò, in tono di sfida, sedendosi vicino a lui.
Alla fine
Sheldon si arrese.
Era ben
consapevole di non saper mentire e ormai Amy
lo conosceva da fin troppi anni.
<<
Sei una brava madre >> sussurrò,
accarezzandole una mano.
<<
Non è vero, Sheldon >> rispose, prontamente,
abbassando gli occhi sul pavimento.
Lei, una brava
mamma?
Ma andiamo!
Nonostante
cercasse di svolgere scrupolosamente
tutto ciò che le era stato indicato dagli specialisti,
nonostante si
documentasse con libri e riviste, alla fine aveva sempre paura che
potesse
accadere qualcosa di brutto ai suoi figli a causa della sua
inadeguatezza.
Aveva il timore
che si soffocassero con il cibo
perché tagliato in pezzetti troppo grandi.
Non sapeva mai
se dava loro abbastanza da mangiare.
E se invece non
mangiavano a sufficienza?
Ogni volta che
doveva far loro il bagnetto entrava
nel panico perché aveva il terrore che potessero scivolargli
tra le mani e
morire annegati.
Si sentiva da
schifo ogni volta che piangevano
perché non era capace di capirne il motivo.
Nessuna madre
che si rispetti dovrebbe sentirsi
sopraffatta da tutte queste ansie e timori.
<<
Amy, io ho sempre ragione, e ti ripeto che sei
una madre competente >>
<<
Lo pensi davvero? >> chiese, sorpresa
da quell’affermazione, guardandolo negli occhi.
<<
Ma certo! >>
Ed era vero.
Quel pomeriggio,
quando Raj lo aveva accompagnato a
casa, le aveva fatto vedere delle foto recenti dei gemelli e si
meravigliò
parecchio di quanto fossero cresciuti bene negli ultimi mesi.
Era tutto merito
di sua moglie.
Lui, invece, non
aveva fatto proprio un bel niente.
Neanche si era
accorto di quanto fossero diventati
grandi.
<<
Io non ho fatto un bel niente per aiutarti
con i bambini! >>
Le parole
inaspettate di Sheldon, sconvolsero
parecchio Amy.
Ora aveva capito
perché suo marito era così
preoccupato e perché fossero arrivati a quel discorso.
Credeva di
essere un padre poco presente.
Ed era colpa sua
se pensava ciò.
Si,
perché l’aveva totalmente escluso da tutte le
fasi della gravidanza.
Non gli aveva
mai chiesto se volesse venire con lei
a fare l’ecografia.
Non gli aveva
preso la mano per appoggiarla sulla
sua pancia quando avvertì i bambini scalciare per la prima
volta.
Neanche quando
accadde le volte successive.
Non sapeva
nemmeno lei perché avesse agito in quel
modo.
Forse
perché, nella sua mente, già sapeva che
Sheldon avesse trovato tutto ciò ridicolo.
Ma se invece ne
sarebbe stato contento?
Molto
probabilmente adesso non si sentirebbe da
schifo e starebbero avendo una normale conversazione post-coito.
Ok, le loro
conversazioni post-coito non erano
affatto “normali” , poiché era sempre
Sheldon ad iniziarle e molto spesso avevano
come argomento supereroi e serie tv di fantascienza.
L’ultima
volta le stava raccontando di Adam West e
di come, negli anni sessanta, divenne famoso grazie alla serie
televisiva di
Batman.
Sempre meglio di
quella che stavano avendo in quel
momento.
Doveva rimediare
al guaio che aveva combinato.
Poteva ancora
far in modo che Sheldon non si
sentisse escluso dai suoi figli.
<<
Ti va una maratona di Star Wars in
compagnia di Luke e Leila? >>
Il volto di
Sheldon si illuminò di gioia.
<<
Dici davvero? >> le domandò, per
essere sicuro.
<<
Si. E poi, è ora che i gemelli sappiano
l’origine dei loro nomi >>
Amy sapeva
quanto fosse folle quell’idea,
soprattutto considerando che era passata la mezzanotte.
Ma, pur di
vedere suo marito felice e senza sensi di
colpa, era disposta a tutto.
<<
Va bene, allora. Io vado a prendere i
gemelli da Leonard e Penny. Tu, nel frattempo, prepara i pop-corn e il
Nesquik
alla fragola e prendi anche una coperta
>> disse, euforico, precipitandosi
nell’appartamento di fronte.
Una volta
rientrato, Amy non poté far a meno di
sorridere, vedendo Sheldon con in braccio i bambini che lo esaminavano
attentamente con i loro cinque sensi.
<<
Perché i bambini mi leccano e mi toccano ?!
>> le domandò, disgustato
dall’eccessiva quantità di saliva che si era
ritrovato addosso e dal troppo contatto fisico.
<<
Ti stanno semplicemente analizzando.
Infondo, sono figli di due scienziati >>
<<
Hai ragione. Loro due diventeranno uomini
di scienza. Di certo non diventeranno due ingegneri o, peggio ancora
due
geologi e… ma che fai?! >> chiese,
improvvisamente, vedendo Amy puntargli
il cellulare contro.
<<
Vi ho fatto una foto. Siete talmente
adorabili che la metterò come sfondo sul mio computer
>> rispose,
pensando al fatto che quella fosse la prima fotografia che raffigurava
Sheldon
e i bambini.
Le tre persone
più importanti della sua vita.
Solo in quel
momento, la ragazza si accorse di aver
ricevuto un altro messaggio da parte di Penny.
-Dovrei
chiederti anche uno snaps alla pesca, dopo che tuo marito mi ha
svegliata nel
cuore della notte ma almeno si è ripreso i bambini
così io e Leonard possiamo
fare sesso. Mi accontenterò semplicemente delle tre
bottiglie di Sauvignon
blanc e siamo tutti contenti.
<<
Che cosa stupida! >> sbottò Sheldon.
<<
Allora perché hai una mia fotografia come
screensaver? >> gli domandò, posando il
cellulare sul tavolo in cucina.
Il fisico
teorico sgranò gli occhi.
Che ne sapeva
lei?
<<
Me l’ha fatta vedere Leonard quando sei
andato in Texas per assistere al parto di tua sorella >>
rispose, come se
lo avesse letto nel pensiero.
<<
So anche che, oltre a me, ci sono anche il
mostro della palude, Stephen
Hawking,
Spiderm-man e Marie Curie >>
<<
Leonard mi aveva promesso che non te
l’avrebbe mai detto >>
<<
Non prendertela con lui e poi, in un modo o
nell’altro, ne sarei sempre venuta a conoscenza,
poiché adesso abito con te e
vedo tutti i giorni il tuo computer, anche acceso e aperto
>> gli disse,
indicando l’oggetto in questione.
<<
Dove li appoggio i gemelli, visto che non
ce la faccio più a tenerli in braccio? >>
domandò, cercando di cambiare
argomento, visto che non sapeva come controbattere.
<<
Mettili a terra >>
<<
A terra!? >> ripeté, incredulo.
<<
Si, dai, sediamoci tutti sul pavimento,
sarà più bello! >> lo
supplicò.
Dopo un attimo
di esitazione, Sheldon fece come le
aveva chiesto sua moglie.
<<
Tieni, Sheldon, questo è il tuo regalo di
Natale >> disse Amy, porgendogli una busta, mentre si
sedeva a terra
anche lei.
<<
Amy, il nostro accordo non prevede alcuno
scambio di doni durante le festività e poi Natale
è la settimana prossima
>>
<<
Allora vedilo come un premio per aver
saputo togliermi il reggiseno senza romperlo >>
<<
In questo caso, lo accetto volentieri. Sai
quanto adori i premi! >> dichiarò,
strappandole la busta di mano.
Sheldon, non
appena vide cosa contenesse, spalancò
la bocca per lo stupore mentre sentiva il respiro farsi irregolare.
No.
Non poteva
essere vero.
Lui e i suoi
amici avevano provato a trovarli per
mesi senza alcun risultato.
Era impossibile
che Amy ci fosse riuscita come se
nulla fosse.
<<
Sheldon, stai bene? Hai bisogno
dell’inalatore dell’asma di Leonard?
Perché ne ha lasciato uno qui >> gli
domandò, preoccupata, mentre cercava di tenere a bada i
gemelli che, visto che
avevano imparato a gattonare, sgattaiolavano facilmente.
<<
Tu…tu sei
riuscita ad ottenere i biglietti per la
prima del nuovo film di Star Wars!? >> riuscì
a domandarle, ancora
pensando che fosse un miraggio, una volta riacquistata la
facoltà di parola.
<<
Beh, sapevo quanto ci tenessi, così qualche
tempo fa, ho dato
un’occhiata su
internet e sono riuscita ad accaparrarmi gli ultimi due biglietti
rimasti
>>
Aveva ben
presente che quei biglietti andassero a
ruba in meno di cinque secondi però doveva procurarseli a
tutti i costi.
Lo doveva a
Sheldon.
E, alla fine,
era riuscita nel suo intento.
<<
In questo caso, credo di meritarmi un bacio,
non pensi? >> sussurrò Amy, avvicinando pian
piano le labbra a quelle di
suo marito, ancora leggermente sotto shock.
<<
Davanti a Luke e Leila? Ma dico, li vuoi
traumatizzare per caso?! >> disse, con troppa enfasi, mentre i gemelli li
osservavano curiosi.
La ragazza rise.
Solo lui poteva
pensare una cosa del genere.
<<
Vuoi coprire loro gli occhi con le mani,
così non ci vedono? >> gli domandò,
in tono sarcastico.
Il fisico
teorico ci pensò su.
<<
Non è una cattiva idea >>
rispose, seriamente.
<<
I.. io non dicevo sul serio e poi se gli
copri gli occhi penseranno che ce ne siamo andati, si sentiranno soli e
…
>> dichiarò, vedendolo fare quello che le
aveva detto.
E non
finì di terminare la frase, che Sheldon aveva
già sovrapposto le labbra sulle sue.
Fu un semplice
bacio, nulla di più.
Eppure entrambi
erano ben consapevoli che le
emozioni che stavano provando in quel momento fossero straordinarie.
<<
Secondo te, hanno visto qualcosa? >>
bisbigliò il fisico teorico, togliendo le mani dagli occhi
dei suoi figli.
<<
Non preoccuparti. Hai le mani molto grandi
>>
<<
Comunque devi smetterla di assaggiare i
pennarelli a mirtillo. Sono tossici e fanno male >> lo
rimproverò.
Ormai aveva
perso il conto di quante volte l’avesse
avvertito.
Lei cercava di
nasconderli mettendoli nei mobili che
avevano le sicure per non farli aprire ai gemelli-perché
sapeva che neanche suo
marito ci riusciva-ma, alla fine, Sheldon, per tutta risposta, ne
comprava
altri.
Ciò
che la preoccupava di più era che potesse
intossicarsi anche lei.
<<
Non li ho affatto assaggiati! >>
rispose, difendendosi.
<<
Hai la lingua blu! >>
Il fisico
teorico, allora, bevve il suo adorato
Nesquik alla fragola.
<<
Sbagliato. E’ lilla! >> enunciò,
fiero di sé, facendole la linguaccia, dopodiché
premette il pulsante del
telecomando e partì Star Wars I: La Minaccia Fantasma.
Amy, non sapendo
più cosa fare o dire ormai,
appoggiò, stancamente la testa sul cuscino del divano.
Eppure, per la
prima volta, dopo tanto tempo, si
sentiva finalmente libera e senza brutti pensieri per la mente.
Sheldon le aveva
dimostrato che l’amava ancora.
Le aveva detto
che era una brava madre.
E voleva
crederci.
Aveva capito
dove sbagliasse.
Per tutto questo
tempo si era chiesta se, con i
bambini, stesse svolgendo tutti i suoi compiti alla perfezione.
Ma, la
verità, era che doveva cambiare
atteggiamento.
Doveva
semplicemente prendersi cura dei suoi figli,
come meglio credeva, senza domandarsi se stesse facendo bene o male.
Osservava suo
marito che cercava di tenere fermi in
qualche modo i gemelli, stranamente molto attivi, nonostante fosse
piena notte.
Inspiegabilmente
non si stava lamentando di loro,
che non lo lasciavano in pace un secondo, per vedere il film.
Si, lei era una
brava mamma.
Ma anche Sheldon
era un bravo papà.
Amy ne era certa.
Sarebbero stati
dei genitori stupendi per i loro
figli.
E assolutamente
“non normali”.