"You don't know what
love is
until you find the meaning of the blues"
(You don't
know what love is,
standard jazz)
"Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora."
(Genesi 32, 25)
Mi sento infinito, mi
sento milioni di esseri vocianti.
Li ricaccio indietro, ma
il confine della ragione li trattiene a stento.
Sono cresciuto in
questi panni di silenzio.
Quand’ero bambino mi
stavano larghi: credevo d’avere la capienza di un mondo.
Ora sono adulto e il
mondo è piccolo; questi panni ormai mi soffocano.
Anonimo, da solo ho
ascoltato la mia anima gridare.
Non ho confidenze da
fare, se non alla luna. Ma oggi lei non c’è.
È notte, e i demoni
tornano.
Non dormirò neanche
oggi…
(Quando dormo poco tu
te ne accorgi.
Ma c’è qualcosa di
più
forte, il desiderio di essere impeccabile ai tuoi occhi, che mi
impedisce
errori sul lavoro.
Se io sbagliassi
qualcosa, ti danneggerei.
Così do appuntamento
ai demoni tutte le notti, per lasciarti in pace i giorni.)
Sono mostruosi, amore.
Non ti auguro nemmeno un minuto con uno di loro.
Li trattengo con
catene durissime, cigolano come un esercito di larve.
Mi capisci?
Prego di no.
Dici di soffrire per
un uomo; o meglio, non lo dici, ma la tua bocca non ride quasi
più e il tuo
profilo è spento nel giorno, a onta dell’aureola
d’oro che ti fa splendere. Come
se fossi una santa, o un dio coronato d’alloro.
Io vedo tutto, con due
occhi o uno, io sento tutto.
Se la tua sofferenza
somigliasse anche solo un poco alla mia, chiederei che mi venisse
affidata. Dio
ha accolto tante delle mie preghiere, finora. Gli offrirei anche questo
voto.
Di più non chiederò;
ho paura di venire punito all’improvviso, per il mio osare.
E ho paura del baratro
in cui ti trascinerebbero i miei demoni.
Non chiederò la tua
bocca, perché ho paura di morderla.
Non chiederò il tuo
corpo, perché ho paura di soffocarti nel mio abbraccio.
Non chiederò il tuo
segreto, perché ho paura di ferirti, nell’intimo
tradirti, io bruta, cieca
forza naturale!
I demoni mi hanno
preso il cuore a morsi, amore. Se lo contendono per un banchetto
lugubre, lo
divorano e non riescono a consumarlo tutto. Rinasce ogni giorno, dopo
che
l’hanno scarnificato nelle pieghe del buio.
Se il supplizio
finisse, preferirei la morte.
Ma so che non
finirebbe così facilmente. Nemmeno Lei, la Signora Velata,
mi solleverebbe dal
tormento.
Tu vivresti indifesa,
orfana di me che ti proteggo.
Il mondo è crudele, e
tu hai rischiato molte volte di cadere.
Come potrei morire,
egoista?
Non aver paura dei
miei demoni, li tengo al guinzaglio.
Non meriti un graffio
da loro, sei pura come l’acqua dei monti. La mia meravigliosa
vergine guerriera,
la mia amazzone.
Se l’amore che nutro
per te ha il potere di diventare bestia, io gli spaccherò i
denti e mi avrai
così, ligio ed eunuco al tuo fianco, sempre, come sempre.
Integerrimo, ché mai
ti toccherei né ti ho toccato.
Tranne quella volta… e
quell’altra… attimi, attimi di brivido, attimi in
cui sentivo che sarei stato
uomo, non mostro, se ti avessi amato. Perché potevo
stringerti la mano e
tirarti indietro davanti a un pericolo. Abbracciarti, per fuggire a
un’esplosione o a un lampadario impazzito. Incontrarti nel
morso di una mela.
Toccarti sempre con lo sguardo, e sentirmi un uomo beato per il solo
contemplarti.
Oggi non oso più
nemmeno quei contatti. I demoni mi strapperebbero le mani dal corpo. Te
le getterebbero
addosso come fauci. Il solo pensiero è un inferno, e nel
mezzo tu, tra le
fiamme, prima delle fiamme, incandescente e immensa.
Potrei cavarmi anche
l’altro occhio con queste mani sacrileghe, per non vedere
tutto questo. Potrei
annullarmi, ma di nuovo no, non posso. Se ti strappassi la mia ombra
dai piedi,
tu saresti in pericolo come un corpo nudo nel fuoco.
Il tuo corpo nudo...
Anche la fantasia ha
occhi! Ti ho raffigurata tutta, ho mutato in carne il tuo profumo.
L’aria è come i
pensieri: tradisce, non ha briglie, non ha guinzagli. L’aria
del tuo odore mi
ha avvelenato lentamente; lei, più degli occhi.
Ho FAME. Come una
bestia digiuna, ho fame. Vorrei strapparti di dosso quei maledetti
vestiti da
soldato e stringerti e sentirti muovere nella mia stretta.
Mi illudo che il vino
riempia questo vuoto.
Falso, non cancella
nemmeno il dolore.
La sete non paga la
fame rabbiosa.
Dannata anima che
chiedi sazio al corpo, non ti basta una bottiglia di vino?
Corpo maledetto, non
vuoi dunque cedere all’oblio? Bevi! Bevi, corpo, bevi! Bevi,
scaldami il cuore
perché adesso viene il peggio, adesso che è buio
e la casa tace. Bevi,
ingozzati! E se non sai dimenticare, impallidisci nell’oblio!
Soffri, ma
dimentica per chi soffri! Questo puoi farlo, corpo d’uomo?
Puoi?
Cosa gridate, belve!
Pensate che vi ascolti, che vi tema? Oh, no: col mio vino in mano, gli
occhi
alla finestra e alle stelle morte, io aspetto il mio
avversario…
Perché i demoni, ogni
notte, a una certa ora, si concretano in due singole creature.
I due combattono fino
all’alba, pazzi di rabbia.
Uno è l’uomo che ti
sta a fianco. Quello di cui ti fidi ciecamente, quello per cui hai
giurato
davanti a un re dissoluto di gettar via la tua vita, quello che, ferito
a un
occhio, hai vegliato con premura e tremiti di labbra, confusa e
incerta,
impotente e pronta alla vendetta.
L’altro non so
descriverlo. Non so nemmeno se sia umano. È morto, o vorrei
che lo fosse; la
sua presenza sanguinosa arroventa le viscere ed è crudele.
Per un tuo bacio
brucerebbe una reggia, una Francia. Per un tuo bacio farebbe la
Rivoluzione e
camminerebbe addosso al cadavere dell’uomo cui deve tutto,
tuo padre.
Costui ti vuole per
sé. E ogni notte mi guarda con un ghigno sinistro, convinto
che un giorno
cederò alla sua violenza.
Combattiamo. Morde
strappa ferisce e dilania. Io lo stesso.
Va al collo stringe soffoca uccide. Io lo stesso.
Turbina ammazza
strozza e poi sviene. Io lo stesso…
Vinco tutte le notti,
contro di lui. Ma fino a quando?
Le mie forze sono al
limite.
L’energia del vino è
un’illusione breve, e mendace la sua consolazione.
Quel che è peggio,
ascoltando i presagi della Nuova Era inizio a credere che
verrà il giorno in
cui ti avrà, in cui lui, il mostro, ti avrà. E mi
trovo a volte a pensare, Dio
santissimo, che il mostro si calmerebbe tra le tue braccia. Che si
riunirebbe a
me, pago d’aver ottenuto ciò che desiderava, e ti
renderebbe felice con me.
Ha fauci spietate
perché è digiuno, dopotutto.
Si ammansirebbe come
un agnellino, se ti avesse, se ti adorasse.
Si perderebbe nel tuo
grembo e morirebbe tra i tuoi baci, lasciandomi infine campo libero per
aver
cura di te eternamente.
E questo è crudele,
perché mi dà speranza. Una maledetta speranza,
definitiva, che mi impedisce di
morire!
Voglio sposarti.
Merda, l’ho detto a
voce alta. La stanza è infida, ho sentito le pareti ripetere
queste parole. Se
qualcuno avesse sentito…
Voglio sposarti.
Se lo grido
strozzandolo in gola non è meno potente.
Voglio essere tuo
marito.
La tua bocca i tuoi
occhi i tuoi capelli l’uniforme le tue gambe cosce la danza
dei tuoi passi la
tua figura sottile il cavallo al galoppo il tuo grido di sfida il cielo
ti
guarda ti ha dato ali per essere libera ma nel nostro letto ti
abbraccerei piano
un bacio un altro, sotto l’orecchio
dov’è il tuo collo, i seni di fiori, il tuo
grembo di grano, dolce il mistero, una rosa, una rosa bianca, quando
entro in
te io piango. No, amore dolce, non piangere anche tu, non piangere,
piccola,
non piangere, adorata, non piangere, non piangere, non
piangere…
Alba.
La finestra rompe la notte.
Sudore, lenzuola a cappio. C’è odore di vino e di stanze chiuse.
Mi tocco addosso.
Sono ancora vivo.
– André! Che fine hai
fatto? Oscar è già di sotto che fa colazione!
– Sì… sì, Nonna. Arrivo.
I passi della Nonna si allontanano da dietro la porta.
Mi schiaffo una mano sulla faccia. Se ho il viso stravolto, cerco la maschera migliore per coprirlo.
Il catino, l’acqua ferma. Uno specchio, per me.
Eccolo. André Grandier
è tornato.
Anche questa notte…
ho vinto.
[disegno di Lina Fm]
P.S.! La connessione blue-blues-demoni me l'ha suggerita un disegno di Sabre; un'osservazione di Alga, invece, mi ha regalato l'immagine di un morso di mela condiviso tra O&A.