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Autore: mudblood88    25/07/2015    3 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
Tredici giorni prima del solstizio d'estate




Il piano di Emma era astuto e intelligente, se non fosse per il fatto che era totalmente inutile e insensato, almeno secondo Regina.

La ragazza sosteneva che coinvolgendo Robin nella loro operazione, l'uomo avrebbe fatto un passo falso e avrebbe rivelato il vero motivo per cui si trovava a Storybrooke e per cui non era sotto l'effetto della maledizione. Ad Emma, la storia dell'arrivo dopo il sortilegio, non convinceva per niente. Il suo super potere era decisamente tornato in azione.

Era arrivata anche a pensare che fosse lui l'artefice del sortilegio. Non ne aveva parlato con Regina, naturalmente; i loro rapporti erano ancora tesi dopo la discussione, e ci mancava soltanto che Emma accusasse Robin di un tale atto senza alcuna prova. Prova che, era sicura, avrebbe ottenuto presto.

Come stabilito, Emma e Regina si incontrarono con Robin al pozzo di Storybrooke, alle prime luci dell'alba. Fecero di nuovo il percorso che avevano fatto due giorni prima, raggiungendo di nuovo la grande quercia dove Neal le aveva sorprese.

Emma scrutava la mappa. «Se ho capito bene, credo che dovremo svoltare a sinistra per...» contò con le dita i passi disegnati sulla cartina. «...duecentodieci passi».

Robin le si avvicinò. «Posso vedere la cartina? Sono piuttosto bravo a decifrarle».

Emma la piegò su sè stessa. «Non c'è n'è bisogno, quella è la direzione giusta» e si incamminò per la via che aveva descritto poco prima.

Robin lanciò uno sguardo a Regina. «Ho forse fatto qualcosa di male?»

Regina abbozzò un sorriso, scrollando le spalle.

Avrebbe voluto dirgli che no, non aveva fatto niente di male. Ma non poteva spiegargli il motivo per cui la sua sola presenza irritava così tanto Emma. Non lo sapeva nemmeno lei, a dire il vero.

Seguirono Emma che era già molti passi davanti a loro, e in poco tempo raggiunsero il Troll Bridge. Superato il ponte, arrivarono in quella che sembrava una radura ed Emma si guardò intorno. Le sembrava di essere già passata di lì. Frugò nella sua mente, alla ricerca di quel ricordo che era sicura fosse nascosto da qualche parte.

«Cosa dice la mappa?» chiese Robin, ad un tratto. «Come dobbiamo proseguire?»

Emma spiegò la cartina e la fissò per qualche secondo. E subito si ricordò.

«Ma certo» esclamò.

Regina e Robin la guardarono.

«So esattamente dove siamo diretti!» disse, piegando la mappa e infilandosela in tasca. «So dove Gold ha nascosto questo oggetto. Seguitemi».

Emma partì a razzo, senza nemmeno preoccuparsi se Regina e Robin la stessero seguendo. I due faticarono a stare al suo passo, ma non la persero di vista.

«Emma, si può sapere cosa ti prende?» gridò Regina, col fiatone. «Puoi rallentare un secondo?»

Emma subito non si fermò, poi pensò che Regina, nella sua condizione, non doveva affaticarsi troppo e rallentò.

«Siamo quasi arrivati» disse, indicando un punto davanti a sé.

Si ritrovarono in una radura ampia e spoglia di ogni tipo di albero o caspuglio. Il cuore di Emma si fermò, ritrovandosi lì. Prese di nuovo la mappa per controllare se avessero fatto la strada giusta, e fu soddisfatta nel vedere che il percorso era esattamente quello che avevano fatto. La grossa X rossa era esattamente al centro della radura.

«Laggiù!» gridò Emma, dirigendosi nella direzione.

Regina la seguì, mentre Robin restò immobile.

«Io vi aspetto qui» disse l'uomo, davanti allo sguardo interrogativo di Regina. «Resto a fare la guardia».

Regina lo trovò strano, ma annuì. Mentre raggiungeva Emma si chiese se davvero Robin nascondeva qualcosa. Poi si rispose che probabilmente era solo condizionata dai sospetti di Emma.

«Dovrebbe essere circa qui» borbottò Emma, quando Regina le fu affianco.

«Come facevi a sapere che era questa la strada?» chiese Regina, curiosa.

Emma si rabbuiò. «Mi era sembrato di esserci già passsata di qui, così ci ho pensato e mi sono ricordata».

«Ricordata di cosa?»

Emma sospirò. «Qui è dove è morto Neal».

Regina si immobilizzò. «Capisco».

Passò un lungo momento in cui Emma fu incapace di muoversi e persino di parlare. Ripensò agli ultimi momenti con Neal e sentì la sua mancanza come non le capitava da tempo. Si riscosse soltanto quando sentì la mano di Regina, posarsi sulla sua spalla con dolcezza. Si voltò a guardarla, e vide un sorriso sul volto della donna. Un sorriso che si rese conto solo in quel momento di quanto le fosse mancato.

«Allora, scaviamo?» disse Emma, ricambiando il sorriso di Regina.

«Ci penso io» rispose Regina, sporgendo le mani in avanti.

La terra cominciò a dissotterrarsi, scavando una grossa buca esattamente al centro della radura. Continuò a tirare fuori la terra, aumentando la circonferenza della buca sempre di più, finché non videro uno scrigno di medie dimensioni, completamente di colore nero, confondersi in mezzo alla terra.

«Bingo» esclamò Emma.

Lei e Regina si sorrisero. Poi Emma si calò nella buca, recuperò lo scrigno, e ritornò su anche se con gli stivali e i vestiti sporchi. Diede lo scrigno a Regina, che lo pulì un po' dalla terra mentre Emma faceva lo stesso coi suoi vestiti.

«Sembra una scatola nera chiusa, sigillata» Regina si rigirava la scatola tra le mani. «Non ha nessuna apertura».

Passò lo scrigno di nuovo a Emma, che lo guardò. «Ci sarà un modo per aprirlo...» lanciò uno sguardo a Robin. «Magari non qui. Torniamo alla critpa?»

Regina notò lo sguardo di Emma alle sue spalle, e non ebbe bisogno di voltarsi per capire cosa avesse guardato. Tuttavia non replicò e annuì.

«Ce l'avete fatta» disse Robin, mentre le due donne lo raggiungevano. «Così era questo l'oggetto che vi serviva?» chiese, rivolgendo la sua attenzione allo scrigno.

«A quanto pare» rispose Emma, sulla difensiva. «Grazie dell'aiuto, Robin. Ora torniamo alla cripta per capire come dobbiamo procedere».

Con lo scrigno in una mano e una minacciosa determinazione negli occhi, Emma allungò una mano verso Regina, afferrandole l'avambraccio.

Regina guardò Emma, poi la mano che la stava stringendo, poi Robin.

«Ti dispiace se...»

«Oh no, assolutamente, andate» rispose l'uomo. «Io torno indietro a piedi con calma, faccio una passeggiata».

Regina gli sorrise timidamente. Emma invece tentò di mantenere la calma. Poi scomparirono riapparendo nella cripta, e soltanto allora Emma riuscì a rilassarsi.

«Quando la smetterai di trattare Robin come fosse il peggiore dei criminali?» sbraitò Regina, ancora prima che il fumo viola si dissolvesse del tutto.

Emma trasalì. «Come, scusa?»

Regina si bloccò, come improvvisamente pentita di come, per l'ennesima volta, aveva parlato ad Emma.

La ragazza sembrò interpretare i suoi pensieri, e lasciò perdere, concentrandosi sullo scrigno.

«Come pensi si possa aprire?» le chiese, sporgendolo verso di lei.

Regina lo scrutò, afferrandolo e rigirandoselo in una mano.

«Penso si possa aprire con la magia» disse, infine. «Anche se non so come questo scrigno possa risucchiare il futuro e riportarci al presente».

«A proposito di questo» intervenne Emma. «Hai qualche idea sull'oggetto che ci permetterà di tornare indietro?»

Regina sospirò. «Ho pensato a quello che ha detto Belle, e cioè che non è un oggetto che viene dal presente, ma un oggetto simbolico».

Emma fece un passo verso di lei. «Un oggetto che rappresenti il presente?»

Regina annuì. «Qualcosa che rappresenti il momento a cui vogliamo tornare. Qualcosa che, non lo so...» Regina si morse l'unghia del pollice. «Ho come la sensazione di sapere qual è l'oggetto che ci serve, ma mi sfugge».

Emma non rispose. Un oggetto che simboleggiava il presente. Un oggetto che, ripensò all'incantesimo, "a quel momento vi riporterà." Pensò al momento a cui sarebbe voluta tornare, e subito le venne in mente di quando avevano visto le loro immagini, apparse nel libro.

Il libro.

«Regina» bisbigliò Emma.

Regina era seduta, china sullo scrigno che teneva in grembo, e alzò lo sguardo fissando i suoi occhi scuri in quelli di Emma.

La Salvatrice aprì la bocca per parlare ma si bloccò, senza capirne il motivo. Anzi, forse lo capiva fin troppo bene. Erano gli occhi di Regina, quei due profondi buchi neri in cui si perdeva ogni volta che lei la guardava. Le facevano battere il cuore come mai era successo prima.

Scossò la testa, come per risvegliarsi da un sonno. «Stavo pensando al libro» disse, cauta. «Forse sto per dire una cavolata, ma se ripenso al momento in cui vorrei tornare, se penso al presente... mi vengono in mente le immagini del libro. Io e te, sotto la torre dell'orologio, con Henry...»

Regina sbatté le palpebre, sorpresa.

Emma restò in attesa qualche attimo, sentendo le guance scaldarsi e arrossire improvvisamente.

Aveva detto una sciocchezza, ne era certa.

Sorrise appena, rivolgendo a Regina il solito sorrisetto imbarazzato, quello che le rivolgeva sempre quando sapeva di aver detto qualcosa di stupido.

«Ok, ho detto una cavolata» sentenziò la bionda, ridendo per nascondere il proprio imbarazzo.

Regina continuava a guardarla senza battere ciglio. Poi, improvvisamente, posò lo scrigno e si alzò.

Emma fece un passo indietro. «Per favore, non sgridarmi» la supplicò. «So che ho detto una sciocchezza, ma ne dico talmente tante che ormai non dovresti farci caso».

«Emma, sei un genio!» esclamò Regina, e la bionda spalancò la bocca dalla sorpresa.

«Davvero?» chiese, aggrottando la fronte.

Sul viso di Regina si materializzò un largo sorriso. «E' il libro l'oggetto che ci serve! E' l'oggetto del presente, basterà scegliere un'immagine del libro, e torneremo a quel momento! E' assolutamente... geniale!»

Senza neanche rendersene conto, Regina si ritrovò a stringere le braccia intorno al collo di Emma, avvicinandosi a lei, baciandola con foga.

Emma non reagì subito. Fu colta alla sprovvista da quel gesto così spontaneo, e anche Regina doveva esserne rimasta sorpresa, perché la sua lingua esitò prima di insinuarsi tra le labbra di Emma.

Poi la Salvatrice chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da ciò che sentiva. Strinse Regina per i fianchi, accarezzandole la schiena, cercando la sua lingua.

Regina tremò a quel contatto, e ogni insicurezza svanì. Si ritrovò a spingere Emma contro la parete, baciandola con passione, con forza, fino a sentire l'aria mancarle nei polmoni.

Emma cozzò contro il muro e trasalì, finché non urtò qualcosa che poi cadde a terra, infrangendosi sul pavimento.

Le due donne sobbalzarono. Si guardarono ai piedi, vedendo un vecchio candelabro spezzato a metà.

Emma si morse un labbro. «Regina, scusami...»

Ma Regina, sorprendentemente, rise. «Odiavo quell'orrore» e rise ancora, tanto che Emma sentì il petto riscaldarsi a quella vista, a quel suono.

Emma non riusciva a smettere di guardarla; le era mancato sentirla così vicina, le era mancata quella spensieratezza che provava ogni volta che si trovavano soltanto loro due, lasciando i loro problemi e tutto il resto del mondo fuori. Strinse un po' la labbra, continuando a guardare desiderosa quelle di Regina, ancora gonfie dopo il bacio, e ancora una volta lo sguardo le si posò sulla cicatrice.

Quando Regina si accorse che Emma la stava fissando abbassò lo sguardo, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nascondendo l'imbarazzo. Si sentiva spoglia dopo il gesto che aveva fatto, si sentiva nuda agli occhi di Emma. Rialzò lo sguardo, trovando ancora una volta quello della bionda, e si decise a parlare.

«Scusami, Emma» bisbigliò, il sorriso che svaniva. «Non avrei dovuto dirti quelle cose, e non avrei dovuto...»

Emma la interruppe con un bacio, posando le sue mani sul viso di Regina.

«Anche io ti chiedo scusa» disse. «Abbiamo detto entrambe delle cose sbagliate. Eravamo arrabbiate e stanche...»

«Lo so, ma non è solo questo, è anche per... per tutto» intervenne Regina.

Emma la guardò. «Ehi, è tutto a posto. Io ho esagerato, è che forse ho... ho perso la testa. Per Robin».

Ci fu un momento di silenzio.

Emma dovette appellarsi a tutto il coraggio che aveva per pronunciare quelle parole.

«Forse sono un po' gelosa» disse, guardando a terra. «E' che tu ed Henry siete... siete la mia famiglia. E io ho...ho paura di perdervi. Di perdere...» ma non finì la frase, non ci riuscì.

Regina provò qualcosa di indefinito. Provò una sensazione di calore nel petto ma al tempo stesso un senso di tristezza la invase, nel profondo, una tristezza che non sapeva da dove provenisse.

Emma, dal canto suo, si liberò dalla stretta della donna e si allontanò. Era stata sincera con Regina ma per farlo aveva dovuto esporsi più di quanto era pronta a fare. Raggiunse lo scrigno, prendendolo in mano giusto per avere qualcosa da fare.

Regina avrebbe voluto dirle che non l'avrebbe persa, ma si fermò. Pensò al bambino che portava in grembo, suo figlio, il figlio di Robin. E si fermò.

Non era pronta a rassicurare Emma quando lei stessa non era sicura di niente.

«L'idea del libro» balbettò, esitante. «E' buona. Credo che possa funzionare».

Emma sorrise, ancora di spalle. Pensava di aver detto una stupidaggine, invece la sua idea era talmente brillante e intelligente, pensò, che si era addirittura meritata un bacio. E che bacio.

Scacciò il sorrisetto compiaciuto, prima di voltarsi. «C'è solo un problema, che il libro ce l'ha Henry».

Regina fece spallucce. «E' solo un'altra cosa da aggiungere alla lista delle cose da risolvere».

«Lista che per ora comprende...» Emma chiuse gli occhi per riflettere. «Andare a prendere la nostre cose a New York. Trovare un modo di aprire lo scrigno. Recuperare il libro. Applicare l'incantesimo il giorno del solstizio che è tra... due settimane?»

«Si, più o meno...» Regina si avvicinò a lei. «Comunque direi che andare a prendere le nostre cose a New York possa scivolare in fondo alla lista. Non pensi?»

«Ehi!» la ammonì Emma. «Mi manca il mio maggiolino! L'ho lasciato solo a Villa Demon. Si sentirà abbandonato!»

Emma si portò una mano sulla nuca, aspettandosi che Regina le tirasse uno schiaffo com'era solita fare. Invece Regina scoppiò a ridere di gusto, e subito dopo anche Emma.

Risero insieme, e in un attimo tutta la tensione che si era creata tra loro sembrava solo un lontano ricordo.

 

**

 

«Regina?»

Si erano messe a letto – Regina nel letto, Emma sul pavimento – dopo quasi 48 ore ininterrotte.

Emma bisbigliò, sapeva che Regina stava dormendo. Infatti la mora non rispose.

«Regina?» ripeté, stavolta sfiorandole il braccio con una mano.

Regina si mosse. «Che vuoi, Swan?»

«So che stai dormendo, ma...»

«Se lo sai, perché mi parli?»

Emma rise. «Devo chiederti una cosa».

Regina capì che non avrebbe potuto dormire, almeno finché Emma non le avesse fatto quella domanda. Aprì gli occhi, nel buio, cercando di non assopirsi.

«Dimmi» la incoraggiò.

Emma prese un grosso sospiro. «Hai intenzione di dire a Robin del bambino?»

Regina trasalì. Non si aspettava una domanda del genere, non in quel momento.

«Non... non lo so» balbettò. «Una parte di me mi suggerisce che... che ha il diritto di saperlo. Ma c'è una parte, in un piccolo angolo della mia testa che.... che non...»

Che non si fida, pensò Emma. Ma non osò parlare, non dopo che si erano riconciliate.

«Non lo so, Emma» disse infine Regina. «Come mai me lo chiedi?»

Che domanda stupida, pensò Regina. Era ovvio perché glielo stesse chiedendo. La aveva baciata. Lei era incinta, e l'aveva baciata. Sicuramente Emma si stava chiedendo il risvolto che quel bacio – e quello che provavano l'un l'altra – avrebbe avuto su tutta la storia del bambino. Il problema, però, era che lei non aveva una risposta.

La voce di Emma la riportò alla realtà. «Voglio solo che tu sappia che... qualsiasi decisione prenderai, io ti appoggio».

Fu uno sforzo immane dire quelle parole a Regina. Ma era la cosa giusta da dire, doveva darle il suo sostegno, doveva starle accanto qualsiasi decisione avrebbe preso. Emma voleva che Regina fosse felice, e lei non gliel'avrebbe mai impedito. Nemmeno se quella felicità comprendeva Robin e non lei.

Regina rimase sorpresa dal discorso di Emma, e sorrise nel buio.

«Grazie».

Anche Emma sorrise e si girò su un fianco, addormentandosi quasi subito.

 

**

 

«Emma?»

Regina non era più riuscita a prendere sonno.

«Emma, sei sveglia?»

La ragazza mugugnò in risposta. «Più o meno».

Regina sospirò. «So che cos'hai provato quando siamo arrivate in quel punto del bosco. Quello dove è morto Neal».

Emma riaprì gli occhi. Non parlò, ma Regina proseguì, come se sapesse che la stava ascoltando.

«Provavo le stesse cose ogni volta che andavo alle stalle. E' lì che è morto Daniel. Cioè, è lì che mia madre... l'ha ucciso».

Emma si mosse così velocemente che se fosse stata sul letto sarebbe caduta.

«Aspetta, tua madre...» si mise a sedere. «Tua madre ha ucciso Daniel?»

«Sì. Proprio davanti ai miei occhi».

«Non lo sapevo, non me l'avevi mai detto» aggiunse Emma. «Non immaginavo affatto che... mi dispiace, Regina».

La mora non rispose, ed Emma si distese di nuovo, coprendosi con la coperta.

«Passerà mai?» domandò, dopo un momento di silenzio.

Regina sospirò. La domanda era implicita, ma lei aveva capito benissimo a cosa Emma si riferisse.

«No, non passerà mai» rispose, trattenendo una lacrima. «Devi solo imparare a conviverci. Con il dolore. Con la mancanza».

«Tu ci riesci? A conviverci?»

Regina sentì la voce di Emma tremare. Capì che si stava trattenendo dal piangere, proprio come lei.

«Non sempre» sussurrò.

Emma sospirò. Allungò una mano, cercando quella di Regina. La trovò nel buio, e subito la mora intrecciò le dita alle sue. Le lacrime cominciarono a scendere calde sulle guance di Emma, e Regina lo percepì, perché strinse la sua mano ancora di più.

«Emma» bisbigliò, cercando di non lasciarsi trascinare dal pianto. Doveva essere forte. Doveva essere forte, per Emma.

«Si?» rispose la bionda, in un suono strozzato.

«Vuoi...» Regina si bloccò. Il cuore le batteva frenetico. «Vuoi dormire qui, con me?»

Il cuore di Emma, invece, si fermò.

Non rispose. Si limitò a togliersi la coperta di dosso, alzarsi, e adagiarsi un po' goffamente accanto a Regina che, intanto, le aveva fatto posto. Si asciugò le lacrime, prima di stendersi accanto a lei.

Erano una di fronte all'altra, talmente vicine che le loro fronti si toccavano. Il letto era stretto, ma nessuna delle due ci fece caso. Avevano ancora le mani intrecciate quando Regina, con una lieve incertezza, sollevò la mano di Emma e se la portò sul ventre.

Emma trasalì. Se prima il cuore le si era fermato, ora stava battendo all'impazzata. Adagiò delicatamente la mano sul grembo di Regina, sentendo un'emozione crescere dentro di lei sempre di più, la stessa emozione che provava anche Regina.

Si sorrisero, anche se non potevano vedersi, ma non importava; sentivano la presenza l'una dell'altra e in quel momento era tutto ciò di cui avevano bisogno. 




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** Ciao team SwanQueen! 
Eccomi con un nuovo capitolo di questa long che, con mio grande piacere, state tutti apprezzando. Sono molto felice di questo e vi ringrazio <3
Questo capitolo mi è piaciuto particolarmente scriverlo, e sono molto soddisfatta del risultato. Il finale, soprattutto, mi scalda il cuore perché è un confronto (quello Daniel/Neal) che avrei sempre voluto vedere tra le due. Hanno passato tante vicende molto simili queste due, non trovate? Penso abbiano più cose in comune di quanto se ne rendano conto e vorrei vedere interagire di più anche su queste cose del "passato". Tra virgolette perché la questione Neal è molto recente, in verità.
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla settimana prossima team. Un abbraccio <3

  
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