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Autore: xxAlessia    26/07/2015    1 recensioni
Dal capitolo 3:
"Chi sei? -chiese Lia sul chi va là, fulminando con lo sguardo facendo quasi invidia a due saette- perché una settimana fa mi volevi uccidere e stasera mi hai aiutato ad allontanare quell'invertebrato?" Continuò la ragazza mettendosi le braccia incrociate sotto il petto. Il sorriso che gli comparve sul viso non aveva nulla di buono, era malsano e sinistro. Si avvicinò all'orecchio della ragazza sussurrandole: "Perché l'unico che può ucciderti e averti sono io".
Genere: Dark, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Capitolo 1
 
 
Il cielo era ricoperto di nuvole, la neve copriva tutto, il bianco e il grigio dominavano sulla scena.
Lia rimaneva immobile come istruitole fin fa quando era bambina, con il busto appoggiato al tronco di un albero, guardava con occhio vigile la scena che le si scagliava di fronte, incurante del freddo che le entrava fin dentro le ossa. Tutto apparve tranquillo, il silenzio dominava su ogni rumore rendendo l'aria rilassante, quasi sonnolenta. La ragazza odiava quando toccava a lei il turno di guardia, ormai la Guerra dei Cent'anni era finita e la situazione tra licantropi e vampiri si era stabilizzata attraverso una fragile tolleranza, ma essenziale.
Durante i turni l'unica cosa di "entusiasmante" che potesse mai capitare era ritrovarti involontariamente a dormire, facendo si che le ore di noia passassero più velocemente possibile. Se si è fortunati, nessuno dice e non si accorge nulla della fuga dal mondo reale, invece se l'alpha si accorgesse del sonnellino pomeridiano, lì si deve iniziare a pregare tutti i Santi del paradiso.

Improvvisamente Lia sentì un rumore, precisamente un rametto spezzato da  i passi di qualcuno o qualcosa. La ragazza acuì i suoi sensi al massimo, cercando di captare qualcosa che le è sfuggito ma sentì subito una camminata svelta che si dirigeva verso di lei. Era spaventata, l'ansia le attanagliava le membra e, sembrava, che la paura le avesse tagliato le corde vocale. Presa dall'adrenalina e dall'istinto iniziò a correre con tutta la forza che possedeva verso il campo. Giunta al suo limite di resistenza, si trasformò in un maestoso ed elegante lupo dal pelo castano, tendente al rosso, e dall'occhi che sembravano fatti di oro colato. Tirò un sospiro di sollievo appena vide il famigliare cancello di legno che si ergeva in tutta la sua altezza, circondato da mura, fatte anch'esse di legno. Aveva sentito la presenza di quel qualcuno, o qualcosa, dietro di lei, quasi a un soffio dal suo corpo. Usò le sue ultime energie per uno scatto verso il cancello che ormai era diventato il suo "Nirvana".
Aprì il cancello, buttandocisi dentro e chiudendolo immediatamente grazie alla serratura interna di cui esso era dotato. Si girò verso il campo e notò che tutti gli occhi erano puntati su di lei. Come non capirli: i capelli erano più sparati del solito, la faccia era decorata da due guance decisamente rosse pomodoro e a mala pena riusciva a respirare, ostacolata dalla fatica della corsa che le aveva causato affanni decisamente poco signorili.

Con passo affrettato si diresse verso la casa di Lucas, l'Alpha, colui che era al capo del branco e si occupava degli affari economici e militari di tutti gli abitanti del campo. Si ritrovò davanti una casa a due piani, anch'essa fatta di legno come tutto il resto degli edifici nelle mura. Le finestre erano decorate da gerani rossi, il porticato era ammobiliato da una panchina, su cui sopra era seduto un ragazzo di trentacinque anni, avente capelli biondo miele e due occhi nocciola decisamente attraenti. Lia era cotta di Lucas da quando ha memoria. Lo ha sempre trovato un uomo affascinante ma allo stesso tempo severo, maturo, gentile e, anche fin troppo, altruista. Lui era sempre stato il suo sostegno, il suo amore segreto però i quindici anni di differenza si notavano e, infatti, lui la considerava solo una "sorellina da proteggere". Lia aveva passato le nottate a piangere, non soddisfatta del loro rapporto, ma dopotutto non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi e quando ne aveva avuto l'occasione non l'ha mai colta. Ormai era troppo tardi, sapeva che i suoi sentimenti erano sbagliati, Lucas aveva trovato il suo imprinting, la sua compagna: Sarah, una modella licantropo con due gambe chilometriche. Al contrario della modella, Lia era bassa e le gambe non erano il massimo della magrezza, ma si piaceva così. Fin da quando era adolescente, ha avuto problemi di autostima, poiché il suo corpo non era "perfetto" come quello delle sue amiche e compagne, ma con gli anni a venire ha iniziato ad accettarsi per come è, fregandosene dei commenti maligni di ragazzi e ragazze verso la sua corporatura. Certo non era obesa, ma era la sua stazza fatta così: bassa, gambe un po' cicciotte e un seno da invidia. 
Lia si avvicinò al ragazzo con una certa fretta, Lucas distolse subito lo sguardo dal libro che teneva sul grembo puntandolo sulla ragazza. "Hanno invaso il territorio" disse Lea fermandoglisi davanti continuando ad avere il respiro corto. Lo sguardo del ragazzo di fece più duro, trasudando minacce e nervosismo. "Chi era? Un vampiro? Un altro licantropo?" Le chiese il ragazzo con ansia e con una certa fretta. "Non sono riuscita a vederlo, appena si era avvicinato, ho sentito l'istinto di scappare. Mi dispiace Luke, sono una vigliacca, lo so, ma non sono riuscita a trattenermi a non correre via" gli disse Lea con le lacrime all'occhi e abbassando la testa, fissando il suolo, per la delusione e l'amarezza che provava per se stessa in quel momento. Luke la guardò con affetto, quasi come un padre guarda una figlia. "Piccola, non ti preoccupare, hai fatto più che bene a fuggire da quella cosa. Se fosse stato un Vampiro, o peggio ancora un Antico, adesso non riusciremmo manco a parlare, che ti troveresti nell'altro mondo" disse il ragazzo con affetto abbracciandola, cercando di consolarla, solo come lui è in grado di fare. Lia ricambiò l'abbraccio, cercando di far captare la devozione che provava per il suo capo branco. L'abbraccio si sciolse in fretta, Lucas guardò la ragazza con una certa urgenza. "Ehm... Mica prima di scappare sei riuscita a vedere, chi sia o qualsiasi cosa abbia, tipo pelle bianca oppure occhi di un certo colore?" Disse incerto Lucas, rigirandosi i pollici come se si vergognasse di qualcosa. Lia era incerta se raccontargli la verità o no, decise di tenersi tutto per se, cercando di non farlo preoccupare ulteriormente. "No Alpha, non sono riuscita a captare niente che potesse riuscirci a rintracciarlo" disse cercando di avere una voce sicura e ferma. Era sempre stata brava a mentire e a controllare le proprie emozioni, e le è sempre stato molto utile. 

Lucas si incamminò verso il bar 'Luna Piena', il locale più frequentato del campo, attrezzato di una stanza a cui era vietato l'accesso ai licantropi che non facevano parte del consiglio della città, che fungeva da sala riunioni.
Lia era decisamente sotto shock e l'effetto adrenalinico che la corsa le aveva regalato scomparve, ritrovandosi seduta per terra fissando il vuoto. Non era mai stata una ragazza che andava in cerca di pericoli, non si era mai ritrovata in situazioni in cui da un secondo all'altro poteva morire e quella prima volta l'aveva decisamente distrutta.
Guardò l'orario: mezzanotte meno venti. Era decisamente tardi, non era ancora finito il suo turno di guardia, ma non voleva minimamente uscire da quel cancello nelle prossime ore. Si incamminò verso l'Accademia, dove i Licantropi, fino a ventidue anni, si allenavano nel combattimento sia da umani che in forma da lupo. Ogni licantropo aveva una dote particolare, una traccia di magia. Non si è mai saputo perché ma cambiava persona a persona e di solito si manifestava compiuti i vent'anni. Il resto dei due anni in Accademia si imparava a gestire questi poteri, cercando di usarli a proprio vantaggio e della comunità. 
Lia percorse le solite strade con fretta, era stremata e non vedeva l'ora di stendersi sul letto e dormire. Dopo essere entrata nel possente edificio grande quasi quanto una reggia, si infiltrò nei nodosi corridoio, arrivando finalmente nell'ala femminile dei dormitori e consecutivamente nella sua camera. Era arredata con mobili essenziali, colorati di lilla e bianco, decisamente troppo femminili per i suoi gusti. Si buttò sul letto come un sacco di patate, si girò su un fianco chiudendo gli occhi, cercando il tanto agognato sonno che desiderava da ormai qualche ora. Prima di cadere nelle braccia di Morfeo le rivenne in mente il suo incontro prima di dormire. Aveva visto un paio di occhi, che l'avevano decisamente destabilizzata che trasudavano cattiveria e minacce, appena i suoi occhi avevano incontrato i suoi si era sentita che, anche se il mondo crollasse in quel momento, a lei non poteva fregare, ormai era a casa e non le piaceva quella sensazione, perché andava a cancellare ogni sicurezza che lei aveva.

Quegli occhi indaco l'avevano decisamente distrutta, ma ancor di più l'imprinting che aveva avuto con quel tale.
   
 
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