Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Lux_daisy    26/07/2015    4 recensioni
"Ohi, Bakagami, alla tua età non sai ancora vestirti da solo?"
Il rosso si bloccò e si voltò verso il proprietario della voce –e della frecciatina: alto quanto lui, capelli scuri corti, pelle bronzea, penetranti occhi blu, le mani in tasca, la borsa sulla spalla e un ghigno da schiaffi.
Aomine Daiki.
Vicino di casa, migliore amico e fastidio giornaliero.
"Ahomine, quante volte ti ho detto di non entrare dalla finestra?" sbottò il rosso.
(coppie: Aokaga, Aokise, Kagakuro)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

We are... so close, yet so far





 
Kuroko si allontanò da casa di Kagami, diretto verso la più vicina stazione della metro, ma percorsi più o meno un paio di minuti di strada, venne fermato da una voce profonda alle sue spalle.
<< Ehi >>.

Il piccoletto si voltò e osservò Aomine venire verso di lui, l’espressione seria e gli occhi affilati fissi su di lui.
<< Dobbiamo parlare >> gli disse senza smettere di fissarlo.

Tetsuya annuì e si spostarono sul bordo della strada, anche se in quel quartiere residenziale era improbabile che venissero disturbati da qualcuno.
<< Di cosa vuoi parlare? >>. Per qualche secondo Kuroko aveva pure pensato che il moro volesse scusarsi per l’incidente di prima al campetto, ma l’aura che emanava il suo corpo sembrava decisamente ostile.
<< Te la farò breve: stai lontano da Taiga >>.

Se l’altro avesse avuto una maggiore espressività facciale, probabilmente i suoi occhi si sarebbero sgranati per la sorpresa; invece, Daiki colse soltanto un leggero guizzo, ma non ci avrebbe comunque scommesso su.
Quell’assoluta inespressività gli dava sui nervi.
<< Di che stai parlando? >> gli chiese Kuroko, la voce sempre monocorde.

Il moro affilò lo sguardo e fece un passo in avanti. << Non fare il finto tonto con me. Forse puoi ingannare Kagami, ma non pensare di poter fare lo stesso con me. Credi che non abbia capito il tuo piano per avvicinarti a lui? Prima gli dichiari il tuo amore, lui ti evita e tu all’improvviso decidi che ti va bene restare solo amici? Cazzate! So benissimo che stai solo usando la scusa dell’amicizia per potergli stare vicino e se Taiga non fosse così buono e ingenuo da rasentare la stupidità l’avrebbe capito anche lui; perciò te lo ripeto: stagli alla larga >>.

Tetsuya non mostrò alcuna reazione, ma dentro di sé imprecò. Avrebbe dovuto capirlo dalle occhiate infastidite che Aomine aveva continuato a lanciargli che lui sapeva. Non andava fiero di ciò che aveva deciso, ma si era reso conto che se non avesse fatto finta di mettere i suoi sentimenti da parte, Kagami avrebbe continuato ad evitarlo e lui non solo avrebbe perso qualsiasi possibilità per farlo innamorare, ma avrebbe anche perso la sua amicizia.
Non voleva che succedesse e anche se si sentiva in colpa per aver approfittato della bontà e della fiducia di Taiga, aveva fatto suo il detto “in amore e in guerra tutto è permesso”.
Non aveva però messo in conto che Aomine potesse arrivare a minacciarlo.

<< Perché te la stai prendendo così tanto, Aomine-kun? >> gli chiese allora, convinto che quella reazione avesse un che di sospetto. Okay che lui e Kagami erano come fratelli e che magari lui volesse proteggere l’amico, ma a Kuroko quella scenata sembrò tanto un attacco di pura e semplice gelosia.

Daiki aggrottò le sopracciglia. << Mi prendi per il culo? Mi dà fastidio perché Taiga è il mio migliore amico e tu ti stia approfittando della sua gentilezza. Gli stai mentendo >>.

<< E tu non stai facendo la stessa cosa? >>. Non seppe perché gli rispose in quel modo. Il suo era solo un sospetto che dietro il comportamento di Aomine ci fossero dei sentimenti più profondi, sentimenti di cui magari neanche lui si rendeva conto, ma Kuroko sapeva anche di essere un ottimo osservatore e di riuscire a capire le persone.
Gli altri potevano non notare lui, ma lui notava tutto e tutti.

<< Di che cazzo stai parlando? >> sbottò il moro, << io non sono mica innamorato di Kagami! >>.
“È caduto nella trappola. Mi sa che ho ragione io”. << Io mi riferivo al fatto che gli stai mentendo perché sei venuto qua a minacciarmi di stargli lontano. Insomma, immagino che Kagami-kun non lo sappia >>. Vide il volto di Aomine distorcersi per la rabbia e la vergogna e in un battito di ciglia se lo ritrovò a meno di un passo da sé.

Sollevò la testa per poterlo guardare negli occhi e come sempre dal suo volto non trasparì nulla.
<< Non lo sa, ma lo sto facendo per il suo bene. Quindi piantala con i tuoi stupidi giochetti e sparisci >>.
<< Non credo che questa storia sia affare tuo, Aomine-kun. Io e Kagami-kun abbiamo già chiarito tutto e se lui è d’accordo a rimanere amici, non vedo come la cosa possa riguardarti. Anche se siete cresciuti insieme e siete migliori amici, non hai certo l’esclusiva su di lui >>.

A quel punto Daiki non ci vide più dalla rabbia. Afferrò Kuroko per il bavero della giacca e trascinò i loro visi pericolosamente vicini, gli occhi due braci in fiamme. Sembrava una grossa pantera nera incazzata e desiderosa di fare a pezzi la sua preda. << Forse non mi sono spiegato prima. Stai-alla-larga-da-Kagami e prima che tu me lo chieda, sì, è una minaccia >>.

Kuroko stava per rispondergli che non aveva paura di lui, quando una presenza seguita da una voce si rivelò ad entrambi.
<< Che cazzo sta succedendo? >>.
“Taiga!”. Aomine mollò rapido Kuroko e si voltò verso l’amico. Lo vide avvicinarsi a passo spedito verso di loro, il volto una maschera di rabbia e confusione.

Rimasero a fissarsi in silenzio per lunghi istanti fino a che il rosso parlò di nuovo. << Allora? Avete intenzione di rispondermi o no? >>.
<< Kagami-kun, che ci fai qua? >> s’intromise Kuroko.

Taiga assottigliò lo sguardo e agitò l’oggetto che teneva in mano. << Quando te ne sei andato, ho notato che avevi dimenticato l’ombrello nella mia stanza e sono uscito di corsa nella speranza di raggiungerti prima che prendessi la metro >> si fermò e spostò lo sguardo su Aomine, << mentre passavo di qua, ho sentito le vostre voci e mi sono fermato. Ora mi spieghi che cazzo stavi facendo? >>.

Daiki distolse lo sguardo e infilò le mani in tasca. Non fece in tempo a pensare a qualcosa da dire che Kagami lo afferrò per il bordo della felpa e lo strattonò con forza. << Rispondi, Aomine! Perché stavi minacciando Kuroko? Perché gli hai detto di starmi lontano? >>.
<< È una faccenda tra me e lui >> rispose il moro, ma l’altro lo conosceva troppo bene per non notare l’incertezza nel suo sguardo e nella sua voce.

<< Tra te e lui?! Mi stai forse prendendo per il culo?! >> sbottò il rosso, stringendo ancora di più la sua presa sull’altro.
<< Kagami-kun, per favore, calmati… >> provò Kuroko, ma Kagami reagì subito.
<< Non mi calmo finché qualcuno non mi spiega cosa cazzo sta succedendo! >>.

<< Tai… >> iniziò Aomine, ma l’altro lo fulminò con un’occhiataccia. << Non chiamarmi Tai quando ho solo voglia di prenderti a pugni. Che diavolo stavi facendo prima? >>.
<< Lo stavo facendo per il tuo bene, credimi >>.
<< Per il mio bene?! Ma che caz… ti è dato di volta il cervello?! Dire a un mio amico di starmi lontano sarebbe per il mio bene? >>.
<< Kagami-kun, non è come pensi… è solo un equivoco >>.

Senza mollare la presa su Daiki, Taiga puntò il suo sguardo su Kuroko. << Ti ha minacciato, no? >>.
<< Beh, sì, ma… >>.
<< Voglio sapere il perché >>.
Approfittando del fatto che Kagami non lo stesse guardando, Aomine si liberò della sua presa e fece un passo indietro.
<< Hai intenzione di startene in silenzio? >> gli chiese allora il rosso, fissandolo con astio.
<< Non è successo niente di grave, Kagami-kun. Lasciamo perdere >> s’intromise nuovamente Kuroko, che dal canto suo non voleva che la situazione si aggravasse ancora di più.

Taiga alzò gli occhi al cielo ed emise un verso simile a un grugnito. << Niente di grave, eh… bene, fate come vi pare >>. Restituì l’ombrello a Kuroko con un gesto stizzito e si voltò incamminandosi verso casa.
<< Tai, aspetta >> lo fermò Aomine stringendolo per un braccio.
Il rosso lo fissò con rabbia. << Mollami o giuro che ti spacco la faccia >>.
Daiki lo lasciò andare e mentre fissava la sua schiena che si allontanava sempre di più, imprecò più volte dentro di sé. Questa volta aveva davvero fatto una cazzata.
 
 

Dalla cucina, Kise sentì la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi con un violento tonfo. << Bentornato Aominecchi! Hai fame? Sto preparando la cena >> esclamò a voce alta.
Non ricevendo risposta lo raggiunse e lo vide salire le scale, sul volto un’espressione sofferente.
<< Aominecchi, va tutto bene? >>.
Il moro non gli rispose ancora e sparì al piano di sopra. Kise riuscì a sentire la porta della sua stanza che sbatteva con forza, rimbombando per tutta la casa.
“Che cavolo è successo?”.
 
 
Ryota bussò alla porta di Daiki. << Aominecchi, dato che non hai mangiato, ti ho portato la cena >> lo avvertì, una mano impegnata a reggere il vassoio.
<< Non ho fame >> rispose il moro da dentro la sua stanza.
<< Sei sicuro? Ho preparato gli omurice >> insistette il biondo preoccupato. Non era da Aomine saltare un pasto.
<< Ti ho detto che non ho fame >> replicò l’altro a voce più alta.
Kise sospirò e decise di non insistere. << Okay, ma lascio il vassoio qua fuori se dopo cambiassi idea >>. Lo posò sul mobiletto del corridoio e se ne tornò triste in camera sua.
 
 
 

Aomine e Kagami non avevano mai litigato. O almeno non sul serio.
Non da ignorarsi, da non rivolgersi la parola.
I loro battibecchi, causati per lo più da stupidaggini, erano sempre finiti con una risata e senza alcun rancore.

Anche se avevano entrambi una personalità decisamente agguerrita e testarda che li portava a scontrarsi, le loro discussioni non avevano mai avuto niente di grave o violento e non si erano mai dovuti preoccupare di cose come il chiedere perdono e il perdonare.

Per questo la situazione in cui si vennero a trovare si trasformò e peggiorò prima che loro potessero fare alcunché. Iniziarono a trascorrere i giorni e i due continuarono a non parlarsi, entrambi chiusi nella loro confusione e nel loro orgoglio.

Kagami, in particolare, non riusciva a capacitarsi di come Aomine avesse potuto minacciare Kuroko in quel modo e di come lo stesso Kuroko non avesse voluto dargli spiegazioni, minimizzando la faccenda come un equivoco senza importanza.
Cosa diavolo gli era preso? Perché aveva fatto una cosa del genere, alle sue spalle per di più? Taiga non sapeva cosa pensare e più ci provava più sentiva la sua mente ingarbugliarsi, inciampare e attorcigliarsi sui suoi stessi pensieri.

Più di una volta aveva pensato di fiondarsi nella sua stanza e colpirlo fino a che non si fosse deciso a dargli una spiegazione, ma quando incrociava per caso i suoi occhi e vi leggeva dentro un’ostilità mista a qualcosa che non riusciva a decifrare, il suo cervello sembrava spegnersi e qualsiasi parola gli moriva in gola. Sentiva l’irritazione e la frustrazione montargli dentro, distoglieva lo sguardo e si allontanava in fretta.

Imprecava e si malediceva, perché tutta quella situazione gli sembrava così assurda da non poter essere vera. Aveva Daiki così vicino, eppure non l’aveva mai sentito così distante in tutta la sua vita.
 

Dal canto suo, Aomine era come spezzato a metà da due emozioni contrastanti: una parte di lui si sentiva in colpa per il suo comportamento e avrebbe voluto chiedere scusa a Kagami, ma l’altra, dominata per lo più dall’orgoglio, continuava a ripetergli che ciò che aveva fatto l’aveva fatto per il bene di Taiga e niente sembrava togliergli la convinzione di avere ragione.

Avrebbe dovuto raccontargli tutto, dirgli la verità su Kuroko, eppure non ci riusciva. Non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva paura.
Paura che il suo migliore non credesse alle sue parole, che gli desse del paranoico, che lo accusasse di avercela con Tetsuya senza ragione; perché ciò avrebbe significato che il suo Taiga aveva più fiducia in Kuroko che in lui.

Che poi, da quando pensava a Kagami come suo?
Anche se siete cresciuti insieme e siete migliori amici, non hai certo l’esclusiva su di lui.
Contro la sua volontà, le parole di Kuroko gli riecheggiavano nella mente, instillando in lui continui dubbi.

Forse aveva ragione il piccoletto. Forse la sua era solo una stupida gelosia perché Taiga si era trovato un altro amico oltre a lui. Ma se così era, Daiki non aveva alcun diritto di prendersela: anche lui aveva legato molto con Kise, tanto da ospitarlo a casa sua; anche lui si era trovato un altro amico oltre a Kagami, però…

Non era la stessa cosa e Aomine lo sapeva.
Così come sapeva di odiare quella situazione.
Durante l’anno che aveva trascorso a Kagoshima, Kagami gli era mancato ogni giorno. Era stato conscio della distanza fisica che li separava, ma aveva trovato conforto anche solo leggendo un suo messaggio o ascoltando la sua voce al telefono.
Adesso, invece, vivevano di nuovo l’uno accanto all’altro, eppure gli sembrava che ci fosse un intero continente a separarli.
 
 
 
 
<< Aominecchi, sto uscendo! >> annunciò Kise a voce alta, mentre si infilava le scarpe all’ingresso.
Proprio in quell’istante il moro scese le scale. << Dove vai? >>.
<< Al supermercato. Manca un bel po’ di roba >>.
Aomine lo guardò per qualche istante. << Vengo con te >>.

<< Eh? Davvero? >>. Kise non poté trattenere un sorriso. Da quando si era traferito, quella era la prima volta che Daiki si offriva di accompagnarlo a fare la spesa; di solito si lamentava sempre o diceva che aveva altro da fare, cosa quasi mai vera.
“È solo perché non può vedersi con Kagamicchi che passa il tempo con te…” gli disse una vocina malvagia nella sua testa.

Da quando i due avevano litigato quasi una settimana prima, il moro aveva finito per trascorrere i suoi momenti liberi con Kise che, nonostante gli impegni, riusciva sempre a trovare del tempo per stare con lui. Anche solo stare seduti sul divano a guardare un film lo rendeva più felice di quanto avrebbe dovuto essere.
E lo sapeva.

Sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi così. Sapeva che in realtà Daiki era di pessimo umore per tutta quella faccenda, così come sapeva che il moro cercava solo delle scuse per tenersi occupato e non pensare a Kagami.
Eppure neanche questa amara consapevolezza gli tolse la gioia di poter passare del tempo con Aomine.

Questi annuì e aprì la porta d’ingresso. << Ti aiuto a portare le buste >>.
Il biondo sorrise e gli mise un braccio sulle spalle. << Come siamo gentili oggi, Aominecchi! Non è da te >> lo prese in giro, sperando di farlo sorridere almeno un po’.

Lo amava e lo faceva soffrire vederlo sempre con un’espressione depressa stampata in faccia; voleva farlo ridere, voleva farlo sentire meglio, voleva risollevargli il morale.
Ma la solita vocina malvagia nella sua testa continuava a dirgli che finché non avesse sistemato le cose con Kagami, Aomine non avrebbe più sorriso.
 
 
 
 
<< Abbiamo finito? >> domandò d’un tratto Aomine, mentre lui e Kise percorrevano il corridoio del supermercato, il carrello mezzo pieno.
Il biondo si fermò un momento e diede una rapida occhiata alla lista della spesa. << Manca solo la carta igienica >>.

L’altro annuì e i due ripresero a camminare, ma svoltato un angolo per spostarsi nell’altro reparto, si scontrarono con un altro carrello.
<< Oh, mi scusi >> disse subito una voce femminile, il cui tono però cambiò appena la donna posò lo sguardo sui due giovani, << Daiki, Kise, che coincidenza incontrarvi qua! Non è vero, Taiga? >>.

Il mondo sembrò rallentare per lunghi momenti mentre Kagami e Aomine si fissavano negli occhi, pieni di sorpresa e imbarazzo. Non si erano più ritrovati così vicini da quando avevano litigato e adesso a malapena riuscivano a guardarsi in faccia.
<< Già, che coincidenza! >> intervenne rapido Kise prima che un silenzio imbarazzante calasse su tutti loro, << anche lei e Kagamicchi a fare la spesa, eh? >>.
La donna fece un piccolo sorriso. << Dovevo prendere un po’ di cose e così ho chiesto a Taiga di accompagnarmi. E voi due? È raro vedere dei ragazzi da soli al supermercato >>.
Kise sorrise a sua volta. << Ahah, ha ragione, signora. Ma non avevamo quasi più niente a casa e Aominecchi è stato tanto gentile da offrirsi di aiutarmi >>.

La madre di Kagami alternò lo sguardo tra il figlio e Daiki e la confusione si insinuò in lei. I due se ne stavano immobili, le spalle rigide ed evitavano accuratamente di guardarsi negli occhi.
Sembravano due sconosciuti.
“O due che non si parlano più… che sta succedendo? Taiga e Daiki non si erano mai comportati così finora…”.

<< Perché non venite a pranzo da noi domani? >> propose loro, << è sabato e voi siete liberi, no? E poi, Daiki, ultimamente non ti ho più visto… >>.
<< Non può >> dichiarò all’improvviso Kagami, anticipando qualsiasi altra risposta. Sollevò lo sguardo sul moro per un solo attimo, ma lo distolse rapidamente. << Aomine non può venire, ha da fare >>.

Gli occhi degli altri si puntarono sul diretto interessato che a sua volta puntò i suoi sul rosso. Si irrigidì ancora di più e sentì le labbra curvarsi in un ghigno freddo che non riuscì ad evitare.
<< Già, non posso venire, mi spiace. Mi devo vedere con una ragazza >>. Non era assolutamente vero, ma fu la prima scusa plausibile che gli venne in mente. Vide Taiga sollevare nuovamente lo sguardo e quando si fissarono, entrambi ferirono l’altro e si sentirono feriti a loro volta, ma non se ne resero conto.

<< Ooh, che peccato >> rispose la donna, non mancando di notare quello strano scambio tra Taiga e Daiki, << però beh, se hai un appuntamento non ci si può fare niente. E tu, Kise? >>.
<< Purtroppo non posso nemmeno io, signora. Ho un’audizione e un servizio fotografico >>.
<< Ti fanno lavorare anche di sabato? >>.
 Le labbra del biondo si curvarono leggermente verso l’alto. << Il mio lavoro non conosce orari, purtroppo >>.
La donna sospirò, un po’ delusa. << Allora mi sa che dovremo rimandare >>.

Sentendo l’atmosfera fattosi decisamente strana e pesante, Kise decise di intervenire: congedò lui e Aomine e i due si allontanarono lungo il corridoio.
Quando furono a diversi metri di distanza, Kagami voltò la testa e osservò la schiena di Aomine. Strinse i pugni lungo i fianchi e si odiò per il suo stupido comportamento, mentre allo stesso tempo desiderò che il moro lo guardasse e gli sorridesse come sempre.

Ma ebbe anche paura di rivedere quel ghigno freddo e incattivito di prima e distolse lo sguardo, raggiungendo poi la madre.
Non vide così Daiki che si fermava e si voltava verso di lui, lo sguardo ferito e perso.
 



<< Taiga, va tutto bene? >>.
Kagami chiuse lo sportello del frigorifero e si voltò verso la madre, intenta ad affettare le verdure per la cena e un sospirò gli sfuggì dalle labbra.
La donna posò il coltello e guardò il figlio. << So che ormai non sei più un ragazzino, ma se c’è qualcosa che non va, sai che puoi parlarne con me, vero? >>.
Kagami abbassò gli occhi e strinse le dita attorno alla lattina che aveva preso. “Invece sono peggio di un ragazzino, cazzo!”
<< Tu e Daiki avete litigato? >>.

Taiga si limitò ad annuire e la madre sospirò. << È una cosa così brutta? Non vi guardate neanche più in faccia… >>.
<< N-non lo so… forse… >> rispose lui a bassa voce e sentì una paura subdola e sottile insinuarsi dentro di sé e riempirgli le vene e le cellule. E se non avesse più parlato con Aomine? E se non avessero più giocato a basket insieme? E se lui non gli avesse più sorriso e non l’avesse più chiamato Bakagami?
La madre gli si avvicinò e gli posò una mano sul braccio. << Taiga, è normale litigare; capita a tutti, ma bisogna anche saper chiedere scusa e perdonare >>.
Il ragazzo abbassò gli occhi su di lei e abbozzò un sorriso triste. << Grazie, ma’. Torno a studiare >>.

Si allontanò dalla donna e andò in camera sua. Si buttò di peso sulla sedia della scrivania e lasciò vagare lo sguardo finché questo si posò sulla finestra, aperta per il caldo.
Normalmente Daiki l’avrebbe attraversata con un salto come al solito, ma adesso…
Kagami sbuffò, sconsolato e chiuse gli occhi per lunghi momenti. Li riaprì appena sentì squillare il cellulare. Lo afferrò e lesse il display: Kuroko lo stava chiamando.

Nonostante nella causa del litigio tra lui e Aomine c’entrasse anche Tetsuya, Taiga non aveva smesso di sentirsi con lui.
Kuroko gli aveva ripetuto che quello che era successo era solo una stupidaggine e che lui avrebbe dovuto fare pace con Aomine, ma Kagami non riusciva ad accettare il fatto che il moro avesse minacciato un suo amico e che non avesse neanche cercato di chiarire.

Cos’era successo? Perché nessuno gli voleva dare spiegazioni?
In teoria avrebbe dovuto avercela anche con Kuroko, eppure, forse anche per una forma inconscia di ripicca, non aveva tagliato i rapporti con lui e anche se sapeva che tutta quella situazione era decisamente strana, parlare con Tetsuya lo faceva stare meglio.
<< Ehilà >> rispose al telefono con un tono che gli uscì più allegro di quanto avrebbe immaginato.
<< Buonasera, Kagami-kun >>.
<< A che devo questa chiamata? >>.
<< Nessun motivo in particolare, avevo solo voglia di sentirti, ma se ti disturbo posso richiamarti in un altro momento >>.
Taiga ridacchiò. << No, tranquillo, nessun disturbo. Ti preoccupi sempre troppo >>.

Chiacchierarono sereni al telefono per un po’, mentre nella casa accanto, nella sua stanza, Daiki fissava la finestra di Taiga, chiedendosi se avrebbe o meno dovuto fare quel piccolo salto per tornare da lui.








Hello to everybody!! ;) come potete ben ammirare, sono riuscita in un altro aggiornamento a tempo (quasi) da record :3 *saltella in giro*
e adesso le cose tra i nostri non-ancora-piccioncini cominciano a farsi difficili.... un po' mi dispiace per loro *va ad abbracciarli* ma senza del sano(?) angst che storia sarebbe? X)
cosa succederà nei prossimi capitoli? riusciranno questi idiot... ehm, ingenui ragazzi a fare pace? :3
per scoprirlo, stay tuned ^^
ringrazio come sempre tutti voi che leggete, commentate e seguite la storia <3 un abbraccio e alla prossima
bye bye

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Lux_daisy