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Autore: bisy    26/07/2015    1 recensioni
Salve a tutti, belli e brutti! Mi è venuta voglia di buttar giù due righe, vediamo cosa ne è venuto fuori. XD
La storia parla di due orfani, fratello e sorella, che, soli al mondo, si ritrovano circondati da pretese e responsabilità più grandi di loro. Spero vi piaccia e, in caso contrario, proverò a rifarmi la prossima volta.
Siete invitati come sempre a lasciarmi due parole, buona lettura!
AVVERTENZE: presenza di parole volgari, assolutamente non adatte ai bambini.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Un elefante africano, con le possenti zampe affondate nella limacciosa riva di un lago, aspira con la proboscide quella rara acqua sperduta nel bel mezzo della savana. Il grigio pachiderma, assetato, allevia le scottature del sole sulla pelle grinzosa sollevandola sopra la grande testa e spruzzandosi un getto di freschezza sul dorso.

Sheira prese una matita azzurra per colorare il sole cocente dell'Equatore. Era forse l'unica bambina al mondo ad immaginarselo in quel modo.
A scuola, le maestre la consideravano un'allieva difficile, dal temperamento instabile e tendente all'isolamento. James, suo fratello e tutore, non sapeva proprio che pesci prendere, con quel demonietto che gli procurava così tanti problemi.
Il tribunale gliel'aveva affidata dopo l'improvvisa morte dei genitori, così i due si erano ritrovati da un giorno all'altro orfani e disorientati, costretti a far fronte a responsabilità che i coetanei neanche immaginavano. Al ventenne toccava pulire casa, lavorare part-time in un negozio di bici e badare, oltre che a sè stesso, anche alla sorellina di otto anni.
Ogni giorno, sempre dalle tre alle cinque, c'era la visita di uno psicologo o dell'assistente sociale di turno e regolarmente veniva a trovarli una vicina, molto legata ai loro defunti genitori, per rifornirli di chiacchiere e di torte di mele appena sfornate. Di tanto in tanto accompagnava anche Sheira a casa, dopo la scuola.

Terminò il disegno aggiungendo un ultimo dettaglio: le ciglia dell'elefante.
Lo osservò, tenendolo a distanza davanti a sè, e si ritenne soddisfatta della sua opera.
Proprio in quel momento, James rincasò, come sempre rosso di sconforto in viso.
-Che hai fatto oggi, puzzola? Ti sei divertita con Patricia?-, disse, riferendosi alla vicina.
-Sì, mi sono divertita. Le ho rigato la macchina col compasso.-
-Perchè? Sei impazzita?-
-Perchè mi da fastidio quando parla con tutti i genitori... stanno ore lì, a discutere, ed io ho fame...-
-Non è una giustificazione. Dovrò pagarle i danni.-
-Ma è solo un graffietto vicino alla ruota davanti! Neanche si nota!-
-Questo lo dici tu. Fammi vedere il disegno che hai fatto, vah.-
-No! Non lo puoi vedere perchè sei cattivo!-
James glielo strappò di mano senza troppe cerimonie.
-E' un bellissimo annaffiatoio. Però i manici non sono proprio fatti così.-, concesse, stancamente.
-Non è un annaffiatoio, è un elefante! E quella è la coda...-
-Oh, beh, dovresti scriverci una didascalìa accanto.-
-Una che? Sei proprio uno stronzo, sai?-
-Chi ti insegna queste parole? Comunque, una didascalìa è una specie di annotazione che fai per specificare qualcosa che da solo non è chiaro.-
-E' chiarissimo così com'è. Dovrebbero scriverla sopra la tua testa una dida-come-si-chiama.-
-Farò finta di non aver capito. E questo coso blu che sarebbe?-
-Quello è il sole. E' azzurro perchè quando si guarda ci si parano gli occhi con le mani.-, spiegò Sheira. Arrossì leggermente, facendo risaltare le sue brune lentiggini.
-Allora quella cosa per terra, secondo la tua logica, dovrebbe essere, che so, una pozzanghera di vomito, invece di un lago, visto che è celeste...-
-Mi prendi per il culo? Quello è il lago e, siccome riflette la luce, fa vedere il sole azzurro, invece che giallo.-
-Non fa una piega... Che vuoi mangiare per cena? In frigo c'è della pasta fredda e un cetriolo.-
-Voglio andare al ristorante.-
-Paghi tu?-
-Sì. Ho la carta acquisti di Barbie-Shopping, posso spendere quanto voglio.-
-Ah, perfetto, allora. Ma se non te l'accettano, te la sbrighi da te.-
-Certo che me l'accettano! Per chi mi hai preso, per una bambina, per caso?-
-Mettiti a tavola e zitta, fammi il piacere. Improvviserò qualcosa con questi avanzi...-
Sheira, indignata, si sedette a gambe incrociate. Detestava quando suo fratello le impartiva ordini come fosse un cagnolino.

Dopo cena, entrambi si stesero sul divano a guardare la tivù.
James voleva molto bene alla sorella, anche se non sapeva come dimostrarglielo.
Tendeva a nascondere i suoi sentimenti, più per orgoglio che per riservatezza, dandosi da fare più che poteva e non curandosi affatto della sua reputazione.
In quella situazione così dolorosa e complicata, si rifugiava nell'heavy metal.
La musica era infatti l'unica fonte di stabilità che aveva e, sempre, in qualunque momento, indossava le sue amate cuffie e si estraniava dal mondo.
In una parola, lui era semplicità.

Osservò Sheira, che si era addormentata tra le sue braccia.
Il torace si alzava e si abbassava scandendo il ritmo regolare e tranquillo del suo respiro.
La cinse delicatamente, stringendola di più a sè, e aspirò il suo dolce profumo d'infanzia, un misto tra cancelleria, shampoo e spensieratezza.
La bambina si svegliò, senza muoversi, sentendo l'abbraccio del fratello.
Confortata, sorrise ad occhi chiusi.

 

 

 

*****Angolo autrice*****
Sì, lo so, è una storia incoerente e priva di senso.
E' che quando l'ispirazione viene, non resta altro da fare se non coglierla al volo.
Ho scritto frettolosamente questa one-shot in un momento di tristezza, più per conforto che per sfogo personale. Vogliate scusarmi per questo obbrobrio.
Nel caso vi fosse sembrato un qualcosa di più di un'accozzaglia di parole vuote, v'invito caldamente a lasciarmi un commento ma, naturalmente, anche una critica spietata va più che bene.
Detto questo, vi auguro una buona domenica ^.^

Sempre vostra,
bisy

   
 
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