Come
sempre grazie a tutti e…
Buona
lettura!
Ottavo capitolo: E’ ora di agire
Anna
respirò con piacere l’aria fresca della sera. Mentre camminava sembrava
guardare il cielo o il mare in realtà si guardò attorno con attenzione cercando
un’idea, un modo per fuggire da lì e andarsene. Poteva sentire la grande
corrente rumoreggiare là dove l’oceano incontrava i fiordi. Non aveva molto
tempo. Un colpo di vento fece tendere le sartie che tenevano le gonfie vele e
Anna sorrise. Fece ancora qualche passo poi si voltò, in quel preciso momento
un marinaio le passò accanto e la colpì facendola cadere a terra.
La
voce roca e forte del secondo del capitano si fece sentire poi l’uomo la aiutò
a rialzarsi.
“Non
è niente, sono così maldestra, mi succede spesso” Disse lei poi si strinse
nelle spalle.
“Meglio
rientrare” L’uomo la teneva per il braccio e lei guardò con rammarico il ponte.
“Non
posso ancora…”
“No
principessa Anna, il vento sta rinforzando e il ponte diventa insidioso”. Detto
questo la riportò nella sua cella calandola dalla stretta botola.
Olaf
era seduto paziente in un angolo giocando con dei fili di paglia. Quando la
botola si chiuse però saltò verso di lei con sguardo d’attesa.
“Allora?”
Chiese e Anna sorrise.
“Ecco
il nostro mezzo di fuga!” E da sotto il vestito estrasse un rotolo di corda.
“Vuoi
calarti dall’oblò?” Chiese Olaf.
“Meglio!
Come stai andando con le assi?” Guardò l’oblo che sembrava intatto ma quando
Olaf le mostro i chiudi che aveva già estratto sorrise, “Bene, dobbiamo
sbrigarci!”
Lavorarono
in fretta e con metodo, Olaf con il coltello estraeva i chiodi mentre Anna
sfilacciò la sciarpa del pupazzo e legò la corda alla coperta. In pochi minuti
poterono staccare la prima asse che Anna sistemò a terra poi toccò alle altre.
In una mezzora avevano finito. Dal mare il frastuono era impetuoso e raffiche
di vento alzavano la paglia attorno a loro.
“Perfetto”
Disse Anna guardando le assi che aveva legato con la corda e la sua coperta
“Sei pronto?” Chiese poi a Olaf.
“Sono
nato pronto!” Anna controllò ancora una volta il nodo che aveva attorno alla
vita. Olaf era trattenuto sulla sua schiena solo da quello. La nuvoletta le
faceva piovere neve sulla testa ma quello la fece sentire meglio, le faceva
pensare ad Elsa ed era rassicurante.
“Allora
andiamo” Detto questo usò quel poco che gli restava di corda per scendere lungo
lo scafo. Fuori il vento era forte e costante. Così come il rumore. Perfetto.
Fece
fatica a scendete soprattutto a causa delle assi di legno ma quando fu quasi
nell’acqua le lasciò cadere sotto i suoi piedi e vi si stese sopra. Il buio la
favoriva ma temeva ancora che la vedessero così rimase immobile sbatacchiata
dalle onde mentre la nave filava via.
Non
poté resistere dal sorridere, non erano ancora fuori pericolo ma almeno era
libera!
Questa
era stata la parte facile ora dovevano muoversi altrimenti la corrente li
avrebbe mandati nell’oceano lontano dalle coste. Ma il vento era con loro e lei
aveva una vela. Con attenzione slegò il pacchettino che aveva fatto con la
coperta e poi lasciò che fosse catturata dal vento. Il contraccolpo fu forte ma
le corde ressero e la coperta si gonfiò iniziando a trascinarli verso il
fiordo.
Anna
rimase appiattita contro le assi di legno ma dentro di lei esultava. Ce
l’avrebbero fatta.
Il
capitano Sif guardò con orgoglio i suoi marinai
lavorare, era un mare difficile ma loro stavano gestendo con abilità e capacità
la nave, presto sarebbero stati nelle acque più sicure dell’oceano e poi veloci
verso casa.
“Capitano!”
Quell’urlo gli fece increspare la fronte. C’erano dei guai in vista “Capitano,
la prigioniera è fuggita!”
“Cosa?”
Afferrò il marinaio per il bavero sbatacchiandolo “Di cosa stai parlando?”
“Io…
mi sono sporto per verificare il pescaggio e ho notato che l’oblò era aperto”
Balbettò il marinaio.
“Sarà
anche aperto ma non può essere fuggita” Lasciò il marinaio e con delle veloci
falcate raggiunse la botola che aprì con rabbia. La cella era vuota. Non era
possibile! Come aveva potuto scappare quella fragile ragazzina? La rabbia lo
avvolse con cieco calore. Ma l’avrebbe ripresa!
“Invertire
la rotta!” Urlò verso il timoniere. I marinai si fermarono guardandolo con
stupore. “Al lavoro voi!” Urlò loro il capitano poi raggiunse il timoniere e lo
spinse via facendo ruotare con rabbia il timone. La nave gemette per quello
sforzo.
“Spiegate
tutte le vele al vento!” I marinai corsero lungo gli alberi per obbedire al
loro capitano e presto la nave acquisì velocità aiutata dalla forza del vento.
“Non mi sfuggirà” Mormorò piano il capitano mentre guardava verso il buio
davanti a lui.
Elsa
raggiunse il vicolo in cui i quattro uomini erano entrati con Kristoff e non li vide, strinse i denti e continuò con la
sua corsa, non dovevano essere andati lontano. Poi li vide, sorrise e accelerò.
“Ehi!”
Chiamò e gli uomini si voltarono, Kristoff sgranò gli
occhi nel vederla e lei chiamò il suo potere. Spinse e trovò il muro. Con un
senso di panico sentì i bracciali al polso e come se la schermissero li vide
brillare alla tenue luce del tramonto. Nella foga dell’azione si era
dimenticata che il potere, con cui era nata e che mai l’aveva abbandonata,
anche quando lo aveva ardentemente desiderato, non era libero.
“Prendete!”
La voce del capitano la fece voltare e la donna gli lanciò una spada poi si
gettò sui tre uomini che si erano fatti avanti. Il quarto aveva il suo bel da
fare a tenere fermo Kristoff che si dimenava malgrado
avesse le mani e i piedi legati.
Elsa
strinse la spada con un senso di estraneità, non ne aveva mai impugnata una, ma
il capitano era nei guai e lei doveva farsi avanti. Anna lo avrebbe fatto si
disse e si gettò in avanti. Uno degli uomini le fu addosso e lei schivò
l’affondo poi si spostò di lato quando un secondo brutale attacco sferzò l’aria
accanto a lei. La rabbia del terzo affondo a vuoto fece ringhiare l’uomo che si
gettò con ulteriore furia su di lei. Elsa lo schivò ancora poi afferrò un vaso
da una mensola e la gettò sull’uomo che grugnì nel parare il colpo con il
braccio.
“Diamine
di una donna! Vi farò a fettine” Le urlò contro quando vide il taglio che il
vaso gli aveva fatto sul polso. Elsa però non aveva atteso e gli gettò un altro
vaso. L’uomo saltò in avanti e le afferrò il braccio poi alzò la spada. Elsa
chiuse gli occhi aspettando il colpo che non venne. Quando riaprì gli occhi era
la mano del capitano a tenerla.
“Regina
Elsa, non ho mai visto qualcuno schivare così bene… ma dovete migliorare
l’attacco, vi ho donato la mia spada perché la usaste” Sorrise e Elsa non poté
che imitarla.
“Qualcuno
potrebbe venire ad aiutare me?” Chiese Kristoff che
era seduto accanto al suo ex-guardiano che giaceva a terra, chiaramente il
ragazzo era riuscito a tramortirlo.
I
marinai arrivarono solo in quel momento.
“Era
ora” Disse il loro capitano poi fece legare i quattro e liberare Kristoff.
Tutti
insieme tornarono alla nave la rotta per Ivoria era
ancora nelle tasche del ragazzo. Quella sera festeggiarono. Elsa guardava dal
ponte superiore i marinai danzare sulla musica di Kristoff
e sorrideva. Era felice, sentiva che quel giorno, per la prima volta, aveva
fatto qualcosa e senza usare il suo potere. Era stata capace di tener testa ad
un uomo armato, anche se per poco tempo, ma ce l’aveva fatta.
“Perché
non vi unite alle danze?”
“Oh…
io…”
“Non
dite che non danzate, vi ho visto sul ponte della nave…” Elsa arrossì a quelle
parole del capitano. Poi la vide fare una smorfia di dolore.
“Cosa?”
“Non
è nulla solo un graffio…”
“Siete
stata ferita?” Elsa guardò la donna con apprensione.
“Non
ho il vostro dono nello schivare le spade… ma dopo tutto io scivolerei su una
lastra di ghiaccio mentre voi dovete avere un innato senso dell’equilibrio e,
ritornando al discorso di prima, questo vi rende una meravigliosa ballerina.
Quindi, perché non vi unite alle danze?” La donna le sorrise e Elsa scosse la
testa.
“Quando
Anna sarà salva.” Il capitano annuì ridiventando seria.
“La
troveremo e voi la salverete”
“Io…
e se non ne fossi capace?”
“Oggi
avete dimostrato coraggio e follia” Le sorrise “Sono entrambi necessari per
salvare vostra sorella… ce la farete. Io… io credo in voi” Elsa si voltò a
guardarla i loro occhi si allacciarono e Elsa perse un battito. Era così bella,
impavida e libera…
“Regina
Elsa! Ballate con noi?” Un marinaio le tese la mano e lei gli sorrise.
“La
prossima volta, vi ringrazio” Sorrise all’uomo che si strinse nelle spalle e
con un inchino tornò ridendo dai suoi compagni.
“Quanto
credete che siano lontano?” Chiese al capitano senza guardarla.
“Le
correnti per entrare nell’oceano e lasciare i fiordi sono veloci ma i venti
contrari quindi…”
“Vela
in vista!” Il capitano aggrottò la fronte guardando in su verso la vedetta.
Erano avvolti dal buio della notte ed era difficile poter notare una nave. “A
dritta di babordo! C’è una luce” Urlò ancora la vedetta.
“Sarà
un mercantile” Disse ad Anna poi prese il cannocchiale e lo aprì. Fece fatica
ad inquadrarla ma poi la vide. “Silenzio sul ponte! Uomini ai loro posti!” Urlò
sorprendendo Elsa.
“Cosa
succede?”
“Sono
loro” Disse solo la donna mentre sotto di loro i marinai sciamavano in fretta
verso i loro posti. “Stanno tornando indietro”.
“Ma
non ha senso” Le rispose Elsa cercando di vedere la nave nel buio senza successo.
“Cosa
succede?” Chiese Kristoff che era corso da loro.
“La
nave ivoriana ha invertito la rotta e sta tornando indietro”
“Non
è possibile” Rispose di getto il ragazzo.
“Credi
sia possibile che ci sia una seconda nave con gli stessi alberi e le stesse
vele?” Il capitano lo guardò sarcastica e gli tese il cannocchiale. Il ragazzo
guardò per un tempo molto più lungo non abituato come il capitano alla fine
però abbassò l’oggetto e annuì.
“Sembrano
loro… anche se con il buio si vedono solo pochi dettagli…”
“Sono
loro” Ripeté convinta il capitano “Spegniamo tutte le luci”
“Perché
non invertiamo la rotta anche noi?” Chiese Elsa, Anna era così vicina!
“Pazienza…
pazienza…” Mormorò la donna. Il tempo scorse lento mentre tutti aspettavano
l’ordine del capitano. La donna osservava la nave ivoriana dal cannocchiale. La
lasciò passare accanto a loro, non più distante di qualche centinaio di metri
poi quando ormai Elsa era al limite di sopportazione ordinò:
“Invertire
la rotta! Spiegare tutte le vele!” Elsa sentì le parole scorrerle come
elettricità lungo la schiena, la caccia era ricominciata e la loro preda era
inaspettatamente vicinissima.
“Abbiamo
atteso tanto a lungo perché se ci avevano avvistato, come noi avevamo avvistato
loro una simile mossa li avrebbe messi in allarme e probabilmente avrebbero
capito che era loro che seguivamo” Spiegò infine la donna quando la manovra era
stata eseguita e la nave era sulla nuova rotta.
“Va
bene… ma perché tornano indietro?” Chiese Kristoff.
“C’è
solo una risposta!” Elsa sorrise lasciando tutti e due di stucco “Anna è
riuscita a sfuggirgli!”
“Credo
sia impossibile…”
“Oh
non la conoscete capitano.” Le rispose Elsa “Se c’è qualcuno che può fare una
cosa simile quella è Anna.” Kristoff si strinse nelle
spalle ed annuì concordando con la regina.
“Allora
ipotizzando che la principessa Anna sia riuscita a fuggire da una nave in
movimento, dove potrebbe essere andata?”
“Ad
Esmeralda” Disse sicura Elsa “La conosce come la conosco io, abbiamo ricevuto
spesso dei dignitari e dei nobili di quella città, cercherà aiuto lì”.
“Anche
gli ivoriani lo immagineranno…” Disse Kristoff
guardando preoccupato verso il mare “E lei è sola… in queste nere acque…”.
“Non
è sola Kristoff” Elsa gli mise una mano sul braccio
“C’è Olaf con lei”
“Ma
lui non può nuotare… scioglierebbe…”
“Anna
avrà un piano, non lo lascerebbe indietro”. Elsa gli sorrise e lui annuì
rasserenandosi un poco. Il capitano li guardava perplessa ma distolse lo
sguardo non appena Elsa tornò a guardarla.
“Capitano,
dobbiamo trovarla prima noi”
“Sì,
ma come?”
“Dobbiamo
immaginare che Anna abbia trovato un modo per scappare ed è impossibile che si
sia semplicemente gettata in acqua, non con Olaf, quindi… deve aver preso una
scialuppa o qualcosa che galleggia…” Il capitano non poté fare a meno di
increspare la fronte trovando praticamente impossibile quelle idee ma non disse
nulla. “E presupponiamo anche che voglia raggiungere il più velocemente
possibile Esmeralda. Cosa farebbe?” Chiese Elsa a tutti e due.
“Io
toccherei terra il prima possibile e poi andrei a piedi fino alla città”
Rispose Kristoff il capitano scosse la testa.
“Io,
se potesse permettermelo il mio mezzo, terrei il mare sarebbe molto più rapido”
Elsa strinse le labbra questa risposta era ovvia, Kristoff
era un camminatore nato mentre il capitano una donna di mare. Ma cosa avrebbe
fatto Anna?
“Io
credo che terrebbe il mare il più a lungo possibile poi toccherebbe terra.”
“Quindi
cosa possiamo fare noi?” Kristoff era decisamente un
uomo d’azione.
“Costeggiamo
la costa del fiordo sperando di trovare qualcosa che ci indichi se la
principessa ha toccato terra?” Chiese perplessa il capitano.
“No,
i fiordi sono lunghissimi se li si costeggia, ci metteremo troppo tempo e poi
Anna avrà fatto del suo meglio per nascondere un eventuale arrivo a terra”
Ipotizzò piuttosto sicura Elsa. “No, faremo come gli ivoriani, andremo a tutta
velocità ad Esmeralda. Sperando che è lì che lei arriverà e che troverà prima
noi che loro”.