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Autore: marta_dear    26/07/2015    0 recensioni
Questa storia gioca con la mia fantasia da troppo tempo, la sogno di continuo e ogni notte va avanti... È pura fantasia e nulla ha un senso, sono solo un susseguirsi di azioni che mi balenano in testa. È incredibile vedere come un semplice desiderio nella realtà si trasformi in un vero e proprio racconto nella propria fantasia.
Detto questo a te la scelta di leggerla o meno!!
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Questa non sarà una storia con un senso... È nata da un sogno che ti aspettavi!
Parla, per così dire, di una leggenda.
Ma descriviamo un minimo questo mondo fantastico...
Siamo in un mondo dove tutto può succedere, dove esistono creature particolari e forse un pizzico di magia ci potrebbe stare. Qui tutti gli abitanti hanno occhi castani e solo la principessa ha occhi azzurri come il cielo... 

Capitolo 1
“The end of a beginning”

Sono una semplice ragazza di 19 anni e, sarò Franca, sto scappando di casa. Non mi sono mai reputata una persona particolarmente interessante ma tutti mi hanno sempre trattata come una dea.
Sono scappata perché non mi sentivo più a mio agio dove stavo, ovvero nel palazzo reale di queste terre, insieme alla famiglia reale. Non sono propriamente la figlia dei sovrani, visto che mi salvarono da morte certa quando ero ancora in fasce. Ho il titolo di principessa ma non mi sono mai sentita tale.
Zoey Waldeck. Questo è il mio nome.
Però da ora è in poi sarò solo Zoey.
Sono ormai un paio di settimane che sono scappata. Suoi giornali si legge solo “Principessa scomparsa: rapita o fuggita?”
Ho girato moltissime città e cittadine, quei pochi soldi che avevo li spendevo per mangiare e per dormire, bhe mi arrangiavo.
L’ unica cosa che desidero è allontanarmi il possibile da questa terra.
Proprio oggi, dopo un lungo viaggio di qualche giorni, sono giunta in un paesino di mare. Guarda l’oceano è il piccolo porto mi sembra attivo.
È l’una di notte e nessuno è in giro. Le luci delle case sonno tutte spente e solo dei vecchi lampioni illuminano la strada fino al porto.
Il molo era completamente vuoto e immerso nell’oscurità dell’oceano. Una sola imbarcazione era attraccata.
Mi avvicinai al piccolo casottino che notai solo grazie ad una piccola lanterna accesa.
All’interno un uomo è addormentato sulla sua sedia, dal volto sereno e rilassato come se nessuno lo avrebbe svegliato.
Bussai leggermente al vetro che ci separava... Non ottenendo risposta busso con più violenza facendo scattare quel pover uomo. Il cappello calato sugli occhi venne scostato e vedendomi si alzò e si avvicinò al vetro.
Aprendolo, nascose uno sbadiglio, e sorridendo disse:
“Scusi signorina, non ci sono mai molte persone a quest’ora. Come posso aiutarla?”
“Vorrei sapere tra quanto parte la prossima imbarcazione e anche dove si dirige.” Dissi convinta.
“Guardi il traghetto attraccato dietro di lei parte tra un’ora circa e si dirige all’isola di Estasia ma le sconsiglio di andarci, - si avvicinò al vetro e bisbigliò – ho sentito delle voci non molto favorevoli al luogo... Peccato è una meta così fantastica...”
“Prendo un biglietto per quell’isola” dissi.
L’uomo sgranò gli occhi udendo la mia richiesta e titubante preparò il biglietto.
“Ne è sicura?” Chiese tentando di farmi cambiare idea.
Dissi gentilmente di no e porsi la mano per ritirare il biglietto sorridendogli.
Una folata di vento improvvisa mi fece barcollare è il cappuccio che indossavo cadde sulle mie spalle. Quando rialzai il volto misi alla luce i miei occhi, segno caratteristico che mi perseguita dalla nascita.
Azzurro. Un azzurro veramente particolare, simile alla linea dell’orizzonte tra il cielo è il mare.
La piccola lanterna mi illuminò perfettamente e senza smettere di sorridere diedi la buonanotte a quel gentile signore che rimase a bocca aperta.
Salì sul traghetto che partì poco dopo.
Durante il viaggio decisi che volevo cambiare la mia vita e me stessa. Mi taglia i capelli, cancellai dal mio corpo la lunga chioma castana che mi ricopriva la schiena. Una ciocca dopo l’altra, tagliata malamente con una vecchia lama. Quell’acconciatura mi legava a un mondo non mio, a qualcuno che non conoscevo, e ogni ciocca che leggera cadeva a terra simboleggiava la mia libertà.
Il viaggio si allungava sempre di più e la mia metà mi pareva sempre più lontana. Decisi quindi di fare amicizia con l’equipaggio e lo feci anche per passare il tempo. Ero l’unico passeggero quindi non ci misi molto a fare amicizia.
Il capitano, brizzolato di capelli e dalla barba lunga, era tutto felice di illustrarmi tutti i funzionamenti e le componenti dell’imbarcazione; il suo sottoposto, tutto carino mi offriva da bere e da mangiare come per invitarmi a stare lì ancora un po'; è un paio di marinai, un pochino troppo Rudi ma simpatici, mi raccontarono le loro avventure con molta enfasi tanto da farle sembrare vere anche erano di pura fantasia.
Alle prime luci dell’alba uno dei marinai uscì e si diresse verso la poppa e sbracciandosi urlò:
“Terra capitano!! Terraaaa!!!”
Il capitano si voltò verso di me e mi consigliò di recuperare i miei bagagli e che saremmo arrivati da lì a breve. Emozionata ubbidì e dopo aver recuperato quel poco che avevo uscì anche io e lì vidi il luogo che avrei chiamato per un po' casa.
‘Estasia, eh? – pensai – chissà cosa nasconde questo tuo nome...’
Un’isola che ricordava più una laguna visto che aveva una forma circolare. Infatti era una circonferenza perfetta ma non chiusa. Una piccola montagna accompagnava tutto il versante opposto all’apertura.
Oramai il sole era già totalmente sorto una volta che attraccammo. Salutai con cuore l’intero equipaggio del traghetto, aspettai che ripartisse per poi girarmi verso la mia nuova vita.
Mi addentrai nella zona portuale e vidi i primi movimenti della giornata. Che sbadigliava, chi sorseggiava ancora il proprio caffè e chi, invece, era già all’opera.
Una piccola insegna basculante attirò la mia attenzione. Era di una vecchia locanda, dove la locandiera era altrettanto anziana. Una donna semplice, segnata dall’età, capelli bianchi raccolti in un piccolo chignon sulla nuca e dal volto tranquillo e sereno.
Le chiesi una stanza ma costava troppo... Ella notò la mia delusione e gentile disse:
“Cara facciamo così, ti lascio una stanza senza pagarmi ma in cambio vorrei che mi aiutassi con le pulizie. Sai sono abbastanza vecchia e certi lavori mi pesano!”
Fui felicissima e accettai senza pensarci due volte.
“Posso chiederle una cosa?” Dissi timidamente.
“Ti prego cara chiamami Marian” disse sorridendo.
“Marian... Potresti dire in giro, ovviamente se ti chiederanno di me, che sono un ragazzo? E anche dei miei occhi...”
“Tranquilla cara, - rispose – con me il tuo segreto è al segreto.”
Sorrise e mi fece cenno di seguirla, quella che da lì a poco sarebbe diventata la mia nuova camera... L’emozione che provai è indescrivibile.
   
 
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