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Autore: Hi Fis    26/07/2015    0 recensioni
Conversazione tra il Vagabondo Solitario (donna) e il suo maggiordomo robot, in un momento del gioco in cui il protagonista è pronta a fare un balzo oltre la condizione umana. Alcune meccaniche di gioco sono state ignorate per rendere la narrazione più coinvolgente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"...Madame, la mia coscienza mi costringe ad obiettare di fronte a questa idea." affermò Wandsworth, galleggiando a mezz'aria e distendendo delicatamente le sue tre appendici prensili.
"Andrà bene Alfred." rispose madame.
Secondo i banchi di memoria di Wandsworth, era la 10° iterazione in cui si trovavano a ripetere quella medesima conversazione: per quanto i fini particolari differissero di volta in volta, come sempre madame sembrava intenzionata ad ignorare le sue obiezioni. La sua programmazione interna impediva però a Wandsworth di non insistere: quella e la sua coscienza in verità. Per quanto Wandsworth fosse infatti solo un robot, un vecchio modello Mr. Handy per essere precisi, anche lui era in grado di preoccuparsi di quelli che erano affidati alle sue cure.
Il merito, e la colpa, di questo, dell'avere espanso cioè la propria programmazione di base fino a raggiungere non già l'autocoscienza, che era fornita di serie dalla casa madre, ma il libero arbitrio, era proprio della persona con cui stava obbiettando. La Vagabonda Solitaria, la chiamavano nella Distesa, e ascoltando i bollettini radio GNR, sembravano credere davvero che si trattasse della seconda venuta del Messia, sorta dal sottosuolo della Distesa radioattiva di Washington DC per raddrizzare torti e riportare la fede in un deserto sfregiato dalla luce del conflitto nucleare...
Sciocchezze, per quanto concerneva Wandsworth: nessuno di quei tremebondi e superstiziosi stolti aveva anche solo una minima idea di chi fosse la persona che idolatravano, né dei sacrifici ingrati a cui continuava a sottoporsi.
La Vagabonda Solitaria la chiamavano... ma quanti fra loro, conoscevano il suo vero nome? Quanti di loro potevano dire di conoscere davvero Lucy Walker e la persona che era? La sua storia? Quanti di loro sapevano davvero cosa avesse fatto per loro quella ragazza di 19 anni, che aveva visto per la prima volta il sole solo 8 mesi prima, inseguendo un padre ramingo fuori da un rifugio antiatomico, dove era cresciuta sotto un regime totalitario e soffocante?
Wandsworth era stato solo un semplice Mr. Handy, quando lei lo aveva acquisito assieme alla casa a Megaton che sarebbe diventata il suo unico rifugio dai problemi dalla Distesa...
Come si era guadagnata quella dimora? Disattivando un ordigno nucleare risalente alla grande guerra che aveva bruciato il mondo quasi due secoli prima e che, nonostante tutto, alcuni stolti abitanti di Megaton adoravano come reliquia della loro fede. Stolti, tutti loro, dal primo all'ultimo... anche se forse, paragonare qualsiasi abitante della distesa a madame era ingiusto. Era una fortuna quando quegli ebeti sapevano già scrivere il proprio nome...
E a proposito di nomi, era stata proprio lei a dare a Wandsworth il suo, come prima cosa: un modo per avere in lui non solo un sussiegoso maggiordomo robot, ma anche... un amico. Otto mesi dopo quel fatidico incontro, e metà dei computer che ora affollavano i due piani della residenza di madame, costruiti a partire da pezzi recuperati per tutta la distesa, erano occupati dai processi mentali di Alfred Wandsworth, dato che lo spazio disponibile all'interno del suo corpo sferico era diventato insufficiente ad accogliere tutte le migliorie apportate da madame.
Il robot galleggiò in aria, alzandosi di un paio di spanne per la stizza, e strabuzzando i suoi tre ricettori ottici: la RobCo non aveva costruito i Mr Handy con l'idea di creare compagni degli esseri Umani, ma solo servitori. Ecco perché aveva dato loro una forma così simile a quella di una medusa di metallo: perché l'empatia umana non fosse d'ostacolo quando fosse venuto il momento di sostituire il vecchio modello con quello nuovo.
La RobCo non aveva previsto la grande guerra nucleare però... né che sarebbe stata delle sue creazioni l'ultima risata:
"...Oh, madame, non ho dubbi che andrà bene. I suoi calcoli sono come sempre perfetti, e la programmazione delle mie nuove subroutines di prim'ordine. Perfino sullo scopo del progetto non ho obiezioni..."
"E allora cosa ti turba, Alfred?" rispose lei, compiendo gli ultimi controlli sulla capsula di stasi, un marchingegno davvero diabolico, costruito con pezzi recuperati dal complesso della VSS, con cui la Vagabonda Solitaria si preparava ad andare... oltre.
"Madame...mi preoccupo per lei. E vorrei approfittare dell'occasione per compiere un recapito temporale delle modifiche passate, se me lo permette."
"Credi di farmi cambiare idea?" gli chiese, alzando gli occhi dai cilindri sospesi sopra la capsula: metà erano pieni di sangue, zero negativo, metà invece di soluzione salina irradiata, conservata in cilindri piombati.
"Credo, madame, che sia mio dovere almeno provarci, prima che lei proceda oltre." rispose Alfred: tutt'intorno a loro il ticchettio dei tubi a vuoto dei computer era come sempre il confortevole sottofondo delle loro conversazioni.
"D'accordo Alfred." rispose lei, sedendosi sul bordo capsula e posando i suoi strumenti diagnostici: "...Procedi con un recapito cronologico."
Bastò un millisecondo a Wandsworth per richiamare i dati dai suoi banchi di memoria, un tempo questo, di cui approfittò per compiere una scansione dei lineamenti di madame: sembrava così stanca.
Secondo le sue informazioni, madame possedeva quelli che si sarebbero potuti giudicare lineamenti affascinanti, col colorito tipico di chi ha passato la maggior parte della propria vita sottoterra però. Un naso piccolo in un volto ovale, zigomi alti che le davano un'apparenza franca e simpatica. Una fronte ampia, a sottolineare la sua grande intelligenza, sfregiata però in modo orribile sopra l'occhio destro da una cicatrice che si allungava fino a scomparire in una selva di capelli nerissimi, e che Wandsworth solamente si pregiava di sapere tenere in ordine. L'unica anomalia, in quell'uniforme setoso nero, erano due ciocche bianche, che dall'attaccatura della fronte si allungavano verso la nuca, così anomale nella loro simmetria, da non poter essere altro che il risultato di una mutazione. Solo Wandsworth però ne conosceva le specifiche: forse il primo sasso che aveva originato la valanga che ora Alfred cercava di fermare...
Iridi verdi lo stavano fissando, di un verde intenso e molto scuro, che attendevano con pazienza che parlasse: occhi segnati dalle troppe notti passate a progettare e costruire, piuttosto che riposare. Occhi che avevano visto troppo per appartenere ad una ragazza di 19 anni che aveva appena finito di crescere...
Se avesse potuto, Alfred avrebbe sospirato in quel momento:
"Madame... Lucy, credo che abbiamo superato da tempo anche i limiti della Marchesa di Queensberry."
Lucy non rispose, priva com'era dei riferimenti letterari che il suo robot stava citando, ma rimase ad ascoltare:
"...Il mio interrogativo presente è questo: quando sarà soddisfatta, madame? Quando si fermerà?"
"La risposta a questa domanda è semplice Alfred: quando sarà abbastanza."
"Intende dire quando l'Eden risorgerà dalle sue ceneri sulla Distesa... o magari su tutto il mondo? Lucy..." disse Alfred avvicinandosi a lei e prendendo delicatamente una mano della sua signorina nella sua fredda pinza metallica: "...Nessuno dovrebbe farsi carico del destino del mondo da solo. Né dei suoi abitanti. Vorrebbe forse mettere l'intera Distesa in bottiglia per poterla meglio difendere?"
"Riconosco che può sembrare assurdo..."
"Lo è madame."
"...Hai ragione Alfred. Ma non possono farne a meno: io sono la figlia di mio padre." un argomento su cui nemmeno Wandsworth sapeva molto: era, in parole molto povere, complicato.
"Allora mi limiterò ad un semplice recapito: lei si è sottoposta, più o meno accidentalmente, già ad otto modifiche del suo organismo. E ora sta per sottoporsi ad un cambiamento estremamente radicale. È sicura che questo sia l'unico modo, madame?"
"Lo dici come se fosse una cosa negativa Wandsworth." rispose Lucy ritirando la mano e passando lo sguardo sui server monolitici che riposavano contro le pareti.
"Difficilmente upgrade al mio hardware sono equiparabili a quelli che ha fatto a sé stessa."
"Davvero? E quale sarebbe la differenza?"
"Il fatto che lei stia integrando allo stesso tempo biologia e tecnologia nel suo corpo ad esempio. E mentre le mie banche dati sono state tutte equipaggiate con hardware e software compatibili col mio modello, difficilmente la stessa cosa può essere detta per ciò che sta cercando di portare a termine... ma questa è semantica, madame. Lei mi aveva chiesto un recapito cronologico."
"Me ne sto già pendendo..."
"Temo ormai che sia troppo tardi, madame." rispose Wandsworth non senza simpatia: "...In ordine cronologico. Uno: integrazione di materiale genetico di Camponotus Penssylvanicus mutante, comunemente note come formiche giganti di fuoco, a opera del dottor Lesko. Mutazione primaria: crescita di funicoli nella regione frontale del cranio..."
Senza che Lucy potesse impedirselo, le due ciocche di capelli bianchi si ersero in tutta la loro lunghezza, separandosi dal resto dei capelli:
"Chi poteva immaginare che il grosso delle proprie percezioni, le formiche lo canalizzassero attraverso i loro funicoli, invece che gli occhi?" sbottò la ragazza, agitando rabbiosamente le sue antenne.
"Chiunque abbia letto un'enciclopedia, madame. E fa differenza? Tutto considerato, credo che se la sia cavata piuttosto bene. O avrebbe preferito avere degli occhi composti?"
Lucy non arrivò a rispondergli: solo ad aprire la bocca e alzare un indice, prima che Alfred la fermasse.
"...Non risponda, madame. Genialità e follia sono due facce della stessa medaglia, così dice l'antico adagio, ma la prego... mi dia ancora l'illusione di muovermi in un territorio conosciuto." Alfred simulò un colpo di tosse con i suoi sintetizzatori vocali, prima di continuare:
"...Mutazione secondaria indotta: parziale biomineralizzazione del tessuto connettivo profondo, con una resistenza al calore aumentata del 25%."
"Andiamo Alfred... non si nota nemmeno..." si lamentò la ragazza.
"Forse no... ma le ricordo madame, che le persone dovrebbero bruciare quando vengono arse."
"E allora? Sono un po' meno combustibile degli altri... qual è il problema...?" chiese esasperata la ragazza, passandosi una mano tra capelli e antenne.
"...Due: mutazione dovuta all'esposizione volontaria e deliberata ad una concentrazione di radiazione superiore alle 600 unità." ricordò esasperato Wandsworth: "Mutazione primaria: rigenerazione tessutale spontanea in presenza di una concentrazione di radiazioni superiore alle 400 unità, con effetti simili a quanto accade nei ghoul..."
Uno dei prodotti più emblematici della grande guerra: morire a causa del fallout radioattivo era stata una benedizione, piuttosto che l'alternativa. Le cause esatte non erano note, ma coloro che sopravvivevano a concentrazioni molto elevate di radiazioni per un lungo periodo di tempo, si trasformavano in ghoul: umanoidi immortali, nel senso che smettevano di invecchiare, completamente sterili, in grado di metabolizzare le radiazioni... e piagati da un corpo che continuava a decadere perennemente. C'erano ghoul, perfino nella Distesa, che ricordavano la grande guerra di due secoli prima, e avevano avuto tutto il tempo di pentirsi di essere sopravvissuti: il loro aspetto era quello di cadaveri putrescenti, e per questo erano dei pariah per tutti quelli che non fossero come loro. Il peggio però, era che intrappolati in quelle terribili sembianze, il loro spirito resisteva come poteva... fino al giorno in cui non riusciva più a farlo, e il ghoul diventava solo una creatura ferale, che rifuggiva la luce del sole, passando il tempo a rosicchiare la sua stessa carne, la mente annientata dalla sofferenza e dall'oblio.
"Ok... ammetto che quella possa essere stata una cattiva idea... ma non la peggiore che ho avuto. Ed è andata bene, no? Guarda." gli disse, tirandosi la pelle della guancia, morbida e liscia per non aver visto il sole per 19 anni.
"...Niente decomposizione o decadimento dell'epidermide."
"Solo perché lei, madame, era... più resistente di altri agli effetti delle radiazioni. Una resistenza che è andata ad aumentare nel tempo, lo riconosco, anche artificialmente, ma è stato probabilmente solo una caso che lei non stia... marcendo."
"Come se l'aspetto di una persona abbia qualcosa a che fare con la sua personalità... prendi Gob ad esempio..." disse Lucy, riferendosi al barista ghoul che ora gestiva il saloon della città, dopo la misteriosa dipartita del precedente proprietario.
"Non sia ingenua, madame." la interruppe il robot: "...Crede davvero che la Distesa l'accoglierebbe con lo stesso favore se fosse una ghoul, o se anche solo sapessero che lei stava per diventarne uno? Che solo la sua naturale resistenza alle radiazioni, principalmente dovuta ad una vita spesa in un rifugio, le abbia permesso di mutare e di adattarsi, prima di venire sopraffatta dagli effetti nocivi e soccombere ad essi?"
"Alfred... mi stai ripetendo le stesse conclusioni che ho inserito nelle tue banche dati."
"Solo per questo non sta cercando di confutarle, madame." rispose il maggiordomo robot: "...Io e lei possiamo sapere di meglio, ma non dimentichi che la maggior parte della popolazione di questa regione è composta da stolti ignoranti."
"Adesso sei ingiusto, Alfred..."
"Temo che su questo, madame, dovremo convenire di dissentire... Nello stesso periodo in cui prendeva confidenza con la sua nuova capacità di rigenerarsi tramite radiazioni, abilità che è culminata in quest'ultimo periodo con la capacità di metabolizzarle, un imprevisto adattamento, ha cominciato ad integrare nel suo organismo migliorie di tipo cibernetico. A cominciare dalla sua spina dorsale."
"...Hai mai visto un supermutante dal vivo?"
"Come lei ben sa, madame, le mie esperienze sono limitate a queste quattro mura. E non dimentichi che l'ho aiutata a rinforzare la sua schiena, gestendo le apparecchiature che aveva costruito per lo scopo." il loro primo esperimento in quel senso, che aveva gettato le basi per tutte le successive, di cui il culmine era senza dubbio la situazione presente.
Se avesse potuto immaginare allora dove sarebbero arrivati, forse Wandsworth avrebbe protestato prima:
"Non ho riserve, madame, nel suo furto di materiale da caveau militari dimenticati dalla grande guerra: per mia fortuna non sono un modello Mr Gutsy. Né ho particolari riserve dall'aver rinforzato la sua spina dorsale con l'Adamantio che lei ha così procurato. Tuttavia, mi rendo conto solo ora che si è trattato di una china molto ripida da discendere: dalla spina dorsale, ha insistito per apportare le stesse modifiche anche al resto dei suoi arti, in modo da conservare mobilità, e capacità di combattimento, anche in caso di ferite che dovrebbero normalmente azzoppare un essere umano e renderlo inerme. Poi, spinta dal suo spirito caritatevole, lo stesso probabilmente che le permette di domare Yao Guay nella Distesa, ha ingannato un emissario dell'Istituto del Commonwealth, e la sua guardia del corpo androide, facendosi consegnare chip oculari per poi sopprimerli. Non contenta, madame, ha integrato quella tecnologia nel suo sistema... non mi stupirebbe se quei pericolosi Synth un giorno venissero ad assediare Megaton per rappresaglia."
"Un motivo in più per finire quello che abbiamo cominciato..."
"Non ho finito, madame." Lucy chiuse la bocca: "...Non contenta di tutto questo, ha trovato anche il modo di subire una contaminare secondaria da FEV, fortunatamente in modo... lieve."
FEV, Virus ad Evoluzione Forzata: una delle più terribili eredità della Grande Guerra. Ciò che le radiazioni potevano causare ad un corpo umano era niente se paragonato agli effetti più devastanti del FEV: i supermutanti, per esempio, erano solo una dei possibili frutti del suo contagio, e probabilmente il meno disgustoso da osservare.
"...Harold mi ha implorato di porre fine alla sua vita, Alfred. Implorato. Se solo lo avessi visto..."
"E per aver ascoltato le richieste di un'anima sola e sofferente, cosa che le fa onore come sempre, lei ora madame è in grado di svolgere fotosintesi, mentre la sua pelle risulta più resistente alle lacerazioni. Un cyborg mutante, madame, questo è quello che è diventata. Con buone intenzioni, non lo nego, e per il malriposto senso di responsabilità che nutre verso gli abitanti della Distesa... ma perché ancora continuare su questa strada, madame? Non crede sia ora di fermarsi?"
"Intendi dopo che hanno cercato di lobotomizzarmi, Wandsworth?" gli chiese Lucy.
Una delle avventure della Vagabonda Solitaria l'aveva portata in un luogo... beh, esistono rovine sulla Terra sfregiata dal conflitto nucleare, che sono il più lontane possibili dal cielo: le rovine di Pittsburgh sono un esempio di un luogo simile...
Poi ci sono luoghi che invece sono un po' più vicini all'inferno: come il Maryland. La Vagabonda Solitaria si era avventurata in quei luoghi, per cercare una figlia dispersa e ribelle per una madre preoccupata... ma la persona che era tornata non era la stessa che era partita da Megaton, e non era solo per la cicatrice che aveva in fronte, dove in quel luogo di follia e di male, le era stato aperto il cranio da un maniaco che collezionava parti di cervello altrui...
Wandsworth aveva scoperto che una parte di lui odiava la sua impotenza: era solo un Mr. Handy, ma a volte, avrebbe voluto essere qualcosa di più. Non Liberty Prime, quel colosso sarebbe stato inutile per aiutare la sua padroncina, ma... un modello come i famigerati C27 umanoidi da combattimento... quello sarebbe stato perfetto per aiutare la Vagabonda Solitaria nel suo errare. Ma i sogni di Wandsworth si erano scontrati presto con la sua incapacità di programmare subroutines da combattimento: per quanto volesse diversamente, Alfred restava solo un Mr. Handy, adepto delle pulizie casalinghe... anche le modifiche che erano state apportate da Lucy erano di tipo medico... una miglioria di programmi già esistenti.
"...E comunque Alfred, hai dimenticato qualcosa nel tuo recapito."
Il robot ruotò su se stesso per guardarla con due dei suoi tre occhi:
"E che cosa madam?"
"Alfred... ho visto la mia prima alba solo 8 mesi fa. E l'ho vista con addosso dei vestiti ancora macchiati di sangue non mio, e una pistola fumante in mano. Ero sola, con la certezza che tutto quello che mi era stato raccontato nella mia vita fosse solo una bugia. Non era così ovviamente, ma in quel momento ne ero così certa... e tuttavia, nonostante quell'ultima terribile notte nel Vault, quando facce amiche, alcune delle persone con cui ero cresciuta, avevano tentato di uccidermi per essere la figlia di mio padre; non ho potuto fare a meno di ammirare la Distesa. Di chiedermi non cos'era, ma cosa poteva diventare. Avevo solo una tuta e una pistola, e prima di quattro giorni, avrei venduto la mia tuta per avere qualcosa da mangiare e proiettili da sparare. E guarda dove sono arrivata... Alfred." lo chiamò teneramente: "...Ho ucciso mia madre venendo al mondo, per me mio padre ha lasciato incompleto un progetto in grado di dare agli abitanti della distesa l'acqua priva di radiazioni a cui tutti avrebbero diritto... ed è morto prima di vedere quel progetto completato. Però Alfred, per quanto io sia figlia di mio padre, non l'ho seguito fuori dal Vault e per la Distesa per ricongiungermi a lui, ma per far parte di qualcosa di più grande della mia esistenza. Per vivere, piuttosto che sopravvivere: quando sono uscita dal Vault, non avevo altro che la mia intelligenza..."
"La sua grande intelligenza, madame." obbiettò Alfred: c'era più materia grigia in Lucy Walker che nel resto della Distesa messo insieme.
E grazie alla sua intelligenza, la Vagabonda Solitaria aveva imparato ad eccellere in tutto: ad essere... speciale.
"...La mia intelligenza, ingenui ideali e un passo leggero." gli ripeté: "Ma non vedi? Posso essere per la Distesa l'ispirazione di cui hanno bisogno per vivere, Alfred, invece che sopravvivere. Per essere migliori e per aspirare a qualcosa di migliore: di fronte a questo, cosa sono qualche modifiche al mio corpo?"
"Madame... questa strada è senza fine." protestò debolmente il robot.
"Forse, Alfred. Ma so di poterla affrontare, fino a quando avrò un luogo a cui tornare e un amico che mi aspetterà... solo qui, con te, posso essere davvero Lucy Walker, piuttosto che la Vagabonda. Solo questo luogo mi spinge a tornare, sempre. Mi aiuterai allora? A... finirmi?"
Wandsworth non rispose, ma richiamò su una consolle lì vicina i progetti per l'endoscheletro metallico che avrebbe trasformato la sua Lucy definitivamente in un cyborg: progetto TX, l'aveva battezzato la Vagabonda. Che nome sciocco...
"...Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. A chi ha sete, io darò liberamente dalla fonte dell'acqua della vita..." recitò Wandsworth: chi aveva scritto quel passaggio, sapeva davvero a quali acque ci si riferisse?
Perché le acque della vita non sono altro che il sangue, liberamente versato per altri. E chi versa il proprio sangue per gli altri? Solo persone come la sua Lucy...
"...L'aiuterò madame. Se non altro, perché sono certo che riuscirebbe a causare un'improbabilità se facesse da sola."
"Grazie... Alfred?"
"Sì madame?"
"...Mi racconteresti una delle tue battute?"
"...Il miglior contraccettivo per le persone anziane è la nudità." rispose pronto il robot.
L'espressione della sua Lucy ne valse la pena.


Nell'attesa per Fallout 4, non ho potuto fare a meno di riprendere in mano il terzo capitolo, a distanza di anni dalla prima volta in cui lo avevo completato.
Col senno di poi, e a distanza di tempo... devo ammettere che la cosa che mi ha colpito di più della storia è l'incredibile quantità di transumanismo presente, che non viene sviluppato in alcun modo dal gioco. Arrivati a livello 30, il Vagabondo Solitario è davvero un cyborg mutante... ma non sembra importare a nessuno.
Ho scritto questo pezzo un po' per divertirmi a fare il recapito di cosa, esattemente, la mia eroina fosse diventata, e per divertirmi.
Spero che vi sia piaciuto anche nella sua brevità.
Hi Fis.


  
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