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Autore: Lost In Donbass    27/07/2015    2 recensioni
Tom è un agente dell'Anticrimine, squattrinato, con poca fortuna nelle relazioni, trasognato e tropo romantico. Bill è un mercenario, tossico, ficcanaso, malizioso e dannatamente sexy.
In una Berlino troppo calda, in mezzo a serial Killer psicotici, poliziotti indolenti, trafficanti poco raccomandabili e coinquilini fuori di testa, sarà mai amore tra i due ragazzi? O finiranno anche loro vittime del giro di sangue che ha avvolto Berlino nella sua morsa?
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO SECONDO: DESTINAZIONE, NEGOZIO DI BILL

-Questo è un problema. E anche grosso.
Tom e Georg si scambiarono un’occhiata disperata. Il cadavere che giaceva ai loro piedi era conciato esattamente come la povera Ann-Katrin, con l’unica sostanziale differenza che era un ragazzo di 25 anni e che era stato trovato sul binario morto di una stazione appena fuori Berlino.
-Ci mancava giusto un serial killer.- commentò Gustav, smettendo di rosicchiare patatine per un secondo, che già era tanto.
-Cosa sappiamo?- fece Georg con aria mogia, guardando Tom di sottecchi.
-Beh, non è uno stupratore, non gode nell’uccidere le vittime ma nel torturarle post-mortem, ha un kris malese che non è cosa da poco e nasconde le sue vittime in luoghi abbandonati. Non gli fa schifo il sangue, è particolarmente preciso, ha molta morfina e, o è un fervente cristiano, oppure disprezza il cristianesimo.
-Ti rendi conto che hai appena detto un contro senso?
-Idee migliori, agente Listing?
-No, però dico tra un fervente cristiano, che quindi ragionevolmente richiama Dio anche in una situazione così mostruosa e uno che lo vuole disprezzare ce ne passa.
-Allora, riformulo la frase. Se è credente, potrebbe richiamare Dio proprio come se stesse facendo una “pulizia divina”. Potrebbe credere che le vittime avessero compiuto uno sgarbo al Creatore e lui si crede il prescelto per punirle.
-Pregate che non sia così- interruppe Gustav – I criminali religiosi sono i peggiori. Non li smuovi manco con una pistola puntata alla tempia.
-Se invece non crede- continuò Tom, ignorando l’amico – Potrebbe essere una forma di denigrazione della religione cristiana.
-Tipo un musulmano convinto o un ebreo?
-No, solitamente questa forma di violenza religiosa è fatta da ex credenti. Gente che è convinta di essere stato tradito dalla propria religione, e si vendica in questo modo. – spiegò Tom con aria saputa.
Georg e Gustav lo guardarono scuotendo la testa.
-Ci fai sentire stupidi, Kaulitz.
-E voi mi fate sentire un secchione stronzo.
-Teoricamente era un complimento, il nostro- ribatté Georg.
-Sapete sempre come far sentire una persona a suo agio.
Tom si passò una mano tra i dreadlocks sbuffando.
-Non ti puoi, tipo, mettere in malattia per due giorni?- chiese Gustav – Magari così ti riposi e sei meno nervosetto con i tuoi amici.
-Con un serial killer in giro e con una manica di poliziotti incapaci io non mi metterò mai in malattia, neanche se mi prendessi l’ebola.
Tom si diresse a passo spedito dall’agente capo Mann, pronto a esporre il suo giudizio di base e a chiedere coordinazione per le indagini. Se fosse stato per lui, avrebbe volentieri agito di testa sua, ma da quando era entrato in Polizia gli era stato chiaramente detto “Se non obbedisci, sei fuori”. E Tom non voleva rimanere fuori, anche se già più di una volta aveva seriamente rischiato che lo cacciassero per la sua indipendenza. Ma a volte erano così inetti di fronte all’evidenza … così schiavi della burocrazia, così approfittatori da non preoccuparsi minimamente della gente su cui loro avrebbero dovuto vigilare. A Tom quello non andava giù. Era entrato in Polizia per un motivo ben preciso: proteggere la popolazione dai malintenzionati e assicurarli alle patrie galere. Si, come si vedeva nei film e si leggeva nei libri. Sua madre lo aveva avvertito che non sarebbe stato così, e non aveva torto, quello no. Comunque fosse, Tom faceva di tutto per essere “il poliziotto da film”, pronto a sacrificarsi per la patria e la giustizia. Ragazzo ammirevole, di certo. Troppo compreso nella parte per sopravvivere, senza ombra di dubbio.
-Allora, Kaulitz, senti qua. Il ragazzo si chiamava Wolfang Goethe, 25 anni, lavorava come pizzaiolo in città, denunciata la sua scomparsa questa mattina presto dalla madre con cui viveva. Non l’ha visto rientrare dopo il giro delle pizze e stamane non era ancora tornato. Teoricamente la caccia sarebbe dovuta scattare entro quarantotto ore, ma caso vuole che un passante fermatosi per espletare bisogni fisiologici qui, abbia visto il cadavere.
-Colpisce vittime a basso rischio- Tom si accarezzò il mento pensieroso.
-Appunto. È sicuro di sé, questo assassino. Tutta gente del centro, vite normali, con famiglie e amici pronti a cercarli.
-Come pensiamo di agire?
-La cosa spaventevole è che ha un tempo ristrettissimo. La Wolf è stata uccisa ieri notte, verso l’una e mezza circa. Goethe questa mattina verso le tre. Un solo giorno di distanza tra gli omicidi.
-Secondo me pesca a caso le sue vittime. Non ha un criterio, le trova e colpisce.
-Ma cos’è, gira con kris, morfina, pistola e tutto l’occorrente?
-Non sarebbe una novità. Porta tutto l’occorrente per gli omicidi e quando vede una vittima da sola che lo ispira, colpisce.
-Spudorato, eh?
Tom e l’agente capo Mann si guardarono. Ci mancava veramente un serial killer …
-Bene, Kaulitz, manda Listing a parlare con i familiari di Goethe. Tu, vedi di attivare il tuo fiuto e vai con Schafer dal medico legale per sapere qualcos’altro.
Ogni volta che gli dicevano così, a Tom sembrava sempre che lo stessero volgarmente usando come jolly. Incassò in silenzio, annuì e andò da Georg e Gustav a illustrare velocemente.
-Ma perché mandano sempre me a parlare con i familiari?- si lamentò Georg – Lo sapranno che ho delle capacità limitate di dialogo con la gente in lacrime!
-Piantala di lamentarti Geo, e vai veloce. Ah, e poi, dopo aver esposto la questione agli altri esponila a me in privato. Sai che preferisco.- disse Tom, acchiappando Gustav per un braccio e trascinandolo in auto.
Quando furono nello studio del anatomopatologo Gustav trattenne un conato di vomito. E allora, perché mandavano sempre lui dai cadaveri, che poi gli rovinavano la digestione? La direzione dell’Anticrimine era veramente ingiusta!
-Trovato qualcosa, Heike?
Una bella ragazza con i fluenti capelli biondi si girò verso di loro e rivolse a Tom un sorrisone da copertina. Era esattamente un anno che Heike cercava di estorcere un appuntamento a Tom, o perlomeno un bacio. Ed era anche stato inutile la sfuriata esasperata del ragazzo che, dopo che lei per l’ennesima volta aveva cercato di baciarlo, aveva urlato “Basta Heike! Sono gay, ok? Non me ne frega niente dei tuoi baci!”. Ma lei niente, non gli aveva creduto, e se ne era andata con un sorrisino malizioso e la frase “Quando sarai pronto dimmelo”.
Dal canto suo, Gustav sbavava da tre anni dietro a Heike, e prontamente veniva ignorato. La vita era ingiusta, per il povero agente Schafer. Tom, che era bello e avrebbe avuto solo l’imbarazzo della scelta tra poliziotte, dottoresse e scienziate, nemmeno le guardava. Lui che avrebbe fatto scintille veniva relegato alla dimensione della friend zone e dell’ “orsacchiotto tenero”. Veramente sfigato.
-Allora, guardate qua. – li fece avvicinare al cadavere del ragazzo – Il colpo di pistola è stato sparato direttamente nel centro del petto, poggiando l’arma sulla pelle, infatti noterete la leggera bruciatura del calore sulla pelle. Morti immediatamente, e fortunatamente la pallottola è rimasta incastrata nella cassa toracica delle vittime. Provenienti dalla stessa pistola, calibro 12. Prima di essere uccisi, li droga pesantemente con la morfina. Sembra che gli inietti con una siringa la droga direttamente nella vena del collo.
-Morfina?- chiese Gustav – E perché non utilizzare il cloroformio? Almeno la vittima dorme e non ci sono possibilità che si ribelli.
-Li vuole vivi, Gus. Non vuole che soffrano, ma li vuole vivi prima di ucciderli- rispose pensieroso Tom.
-E non sarebbe più semplice dargli una botta in testa? Innocui per un po’, e poi si svegliano abbastanza addormentati.- suggerirono in coro perfetto Heike e Gustav, scambiandosi un’occhiata. Quell’espressione nata sul viso del rasta rappresentava solo una cosa: il segugio era all’opera, e seguirlo non sarebbe stato semplice.
-A meno che l’assassino non sia fisicamente debole- ribatté Tom, incrociando le braccia al petto – Potrebbe non essere in grado di tramortire le vittime, entrambi giovani e in forma e ricorre quindi alla droga.
-Si, ma ti ricordo che la morfina si somministra solo in endovena. Per via orale, ci mette anche un’ora per fare effetto.- disse Heike.
-Allora vuol dire che li avvicina con una scusa e poi li droga quando loro non se ne accorgono.
-Ma non ha senso, Tom!- sbottò Gustav.
-Sentite, è solo una supposizione fatta sul momento. Heike, vai avanti per favore.
-Bene, dicevo, dopo aver sparato, pratica dei tagli piuttosto profondi, ma non troppo, sulle braccia delle vittime. Vedete?
Tom e Gustav osservarono i tagli lunghi e obliqui che sfiguravano le braccia del cadavere. Effettivamente, sembravano praticati con una lama obliqua.
-Che mi dici dell’arma?- borbottò Gustav.
-Potrei scommettere che si tratti di un coltello a lama obliqua, quindi ragionevolmente potrebbe trattarsi di un kris malese. Leggeri, pratici, affilatissimi, letali. Anche ai lati del collo ci sono due incisioni. Parlo di incisioni perché sono corte, profonde, quasi scavate. Il sangue è poi stato prelevato con un pennello.
-Un pennello?!- i due poliziotti fecero tanto d’occhi.
-Ho trovato un pelo di cinghiale, che solitamente sono utilizzati nei pennellini da artista dei tempi che furono nel sangue secco sul petto; sembra che abbia dipinto le sue vittime con questa croce. Vorrei farvi notare che non è tremolante, la mano è sicura, decisa ma aggraziata allo stesso tempo.
-Vuoi dire che il nostro S.I. potrebbe essere un pittore?- ragionò Gus.
-Non lo so, è solo un’idea- Heike si strinse nelle spalle.
-Bene, grazie Heike. Ti faremo sapere. Andiamo Gus.
Tom si avviò a passo di carica verso la porta, seguito dal biondo che lanciò un’occhiata innamorata alla dottoressa; quest’ultima nemmeno se ne accorse, tanto presa a fissare Tom sospirando.
I due salirono in fretta negli uffici dove trovarono Georg con un sorriso soddisfatto sul viso.
-Che hai da sorridere, Georg?
-Per una volta, la fortuna ci ha sorriso. Poco fa, dopo che ho parlato con la madre della seconda vittima, che, per inciso, non ha fatto che piangere, è venuto in centrale un tizio. Questo qui ha detto di aver visto i telegiornali mattutini e di aver riconosciuto Goethe.- il ragazzo si mise comodo, fiero di poter, per una volta, raccontare lui a Tom qualcosa di utile sul caso – Ieri notte, stava passando per la Norimberga Strasse e si è scontrato proprio con la vittima, che evidentemente stava rientrando a casa dopo la consegna pizze. Fin qui, niente di strano, ma poi ha sentito un rumore sordo alle sue spalle, si è girato e indovinate cos’ha visto?
-Il nostro assassino illuminato da un lampione così ora abbiamo l’identikit e ce ne possiamo andare a casa a pranzare?- ironizzò Gustav.
-No, troppa grazia Sant’Antonio. Ha detto però che ha visto Goethe chinarsi di colpo e qualcuno che non è riuscito a vedere per terra nel vicolo. Il testimone stava già per andare a vedere che stava accadendo, quando, per nostra sfiga, gli squilla il cellulare. È suo padre che si è sentito male nella notte e quindi il testimone è corso subito in ospedale, lasciando evidentemente l’assassino libero di compiere il proprio omicidio.
-Cristo, perché i genitori si sentono male sempre e solo nei momenti inopportuni?!- cristò Gustav.
Tom si sciolse i dread e sorrise
-Perfetto. Allora andiamo a fare un passo in questo vicolo misterioso e cerchiamo indizi. Vedi Gus, te l’avevo detto io che li attirava con una scusa!
I tre ragazzi salirono sulla vecchia volante che perdeva i pezzi e che era stata battezzata “Berta, la vergine di ferro”. Gustav aveva anche inaugurato il nuovo proverbio della centrale del decimo distretto, ovvero: ai tempi in cui Berta andava …
Nel percorso verso la Norimberga Strasse, Gustav e Georg si scambiarono i rispettivi dati d’indagine, fingendo per un po’ di essere seri poliziotti dell’Anticrimine.
Tom intanto ragionava febbrilmente su quello che aveva loro detto Heike e lo incrociò con la testimonianza raccolta da Georg. Se veramente l’assassino drogava le sue vittime, poteva essere che le attirasse nei vicoli con una scusa e poi le coglieva di sorpresa … cosa avrebbe fatto lui?  Una cosa per cui sei certo che la gente si fermi? Fingere di stare male! Ecco, e se l’assassino avesse finto di stare male e le vittime fossero andate lì per soccorrerlo, lui avrebbe benissimo potuto iniettare la droga prendendole di sorpresa … tanto più che con quel caldo tutti giravano in maglietta o canottiera. Ma erano solo supposizioni insensate, avrebbe dovuto fare un sopralluogo serio. Però, ragionandoci, mettendo che non avesse la forza di stordire le vittime, come avrebbe fatto a portarle in quei luoghi sperduti? In macchina. Ma per trascinarle in macchina senza farsi vedere? Forse … ma la voce di Georg lo distolse dai suoi pensieri.
-Eccoci qui. Questo è il vicolo indicatoci dal testimone.
Il trio scese e si ritrovò davanti a un vicoletto stretto e sudicio, schiacciato tra due vecchi palazzi della corta Norimberga Strasse, una via piccola e antica, poco frequentata, se non dagli abitanti. Posto tranquillo, di quelli in cui non succede niente, fino a quel momento.
Tom si fece avanti nel buio del vicolo, e le nubi plumbee che ricoprivano Berlino quel giorno non aiutavano.
-Cosa cerchiamo di preciso?- chiese Gustav.
-Il naso di Gogol- rispose sarcastico Tom.
-Il naso di chi?
-Lascia perdere e cerca qualunque cosa possa aiutarci.- li zittì Georg.
Tom si inginocchiò per terra e, tappandosi il naso per non sentire il tanfo nauseabondo che usciva dai bidoni trasbordanti spazzatura, osservò con attenzione le pietre dismesse del vicoletto. Cercò di ricostruirsi la scena nella mente. L’S.I. lì per terra, raggomitolato, in attesa che qualcuno passi a “soccorrerlo”. Goethe passa, lo vede lì per terra e si affretta a chinarsi su di lui. Cosa fa l’assassino? Aspetta un po’, fa la sceneggiata, e quando la vittima è in posizione svantaggiata gli pianta con violenza la siringa nel collo. È buio, deve sapere benissimo dove si trova la vena. Agisce, e la vittima cade per terra. Cosa fa allora? La morfina ha effetto immediato?
-Ragazzi, qualcuno sa se la morfina ha effetto immediato o no?
Georg prese il cellulare e cominciò la ricerca. Dopo poco spiegò
-Beh, qua dice che se presa per endovena ha effetto più o meno immediato e che i sintomi sono sonnolenza, liberazione dai problemi, trasognatezza, roba simile.
-Allora vuol dire che il nostro S.I. le droga apposta per lasciarle in stato semi comatoso.- fece Gustav.
-E fino a prova contraria, fa così perché non avrebbe la forza né di dargli una botta in testa e nemmeno di trascinarle in macchina!- Tom saltò in piedi. – E oltretutto non desterebbe sospetti. Nella notte sarebbero semplicemente due persone che salgono in auto, nessuno si accorgerebbe che una è drogata.
-Giusto! E allora l’assassino potrebbe essere  anche una donna, o un uomo molto debole- continuò Georg.
-Sicuramente- annuì Tom – Torniamo in centrale, tanto qui non c’è più niente da vedere.
Una volta in centrale, Tom prese un foglio e cominciò a scrivere tutto quello a cui era giunto, che fosse giusto o meno.
“S.I. = donna, oppure uomo molto debole. Possiede molta morfina (Morfinomane? Medico? Paziente in cura? Farmacista?) e relativa siringa; possiede una calibro 12 e un kris malese; cristiano fervente o denigratore del Cristianesimo; pittore? Pennello di peli di cinghiale; luoghi solitari”
-E’ proprio un bel casino- sbottò alla fine, buttandosi a peso morto sulla sedia girevole. A causa di quel brusco movimento, un bigliettino gli scivolò fuori dalla tasca. Si chinò e lo tirò su con curiosità, rigirandoselo tra le dita.
Era un biglietto da visita rosso fuoco, scritto in blu e ricco di delicate decorazioni in giallo canarino. Citava scritto:
“Chincaglieria e ammennicoli vari”
Tutto per la magia!
Dai vasi cinesi alle bambole voodoo
Costanze Strasse, n13
Tel&fax: 003936667
 
Tom fece un mezzo sorriso. Era il negozio dove lavorava l’angelo Bill, l’autostoppista sexy della sera prima. A pensare al sorriso malizioso e al “Miao agente” con cui si era congedato, una scarica di eccitazione si ripercosse nella spina dorsale di Tom. Si, sicuramente sarebbe dovuto ritornare in quel negozio, e anche di corsa. Per rivedere Bill, per chiacchierare ancora con lui, per poterlo vedere alla luce del sole e poterlo studiare per bene. Sospirò rumorosamente al pensiero di quel ragazzo così strambo e così bello, perdendosi per un attimo nel suo mondo, fissando la finestra polverosa, sfarfallando ogni tanto gli occhi. Così bello …
-Tom? Sei tra noi? Terra chiama Tom!
La voce spoetizzante di Georg lo riportò bruscamente alla puzzolente centrale e alla calda e umida Berlino, strappandolo dalla sdraio a Malibù con Bill in braccio intento a sbaciucchiarlo e a imboccarlo di acini d’uva fragola.
-Cosa c’è?
-E’ tanto che non ti vedo trasognato in questo modo. Hai visto la Madonna?
-No, meglio … - sussurrò Tom, ripiombando a Malibù con Bill appeso al braccio e la luna che sorgeva sulle acque scure dell’oceano Pacifico e lui che ogni tanto gli baciava i capelli mentre passeggiavano e il suo angelo con le corna che gli accarezzava la spalla e …
-Ok, ho capito, lasciamo stare le tue perversioni e torniamo al killer- sbuffò Georg scuotendo la testa.
-La vedi questa croce?- gli sbatté davanti al naso la foto della croce sui cadaveri.
-La vedo Georg, e allora?
-Heike, che detto fra noi non sai cosa ti perdi, ha notato qualcosa che prima non aveva notato assolutamente. Le croci non sono semplici croci cristiane, ma hanno un piccolo dettaglio. Guarda bene.
Tom se le avvicinò agli occhi e, effettivamente, notò qualcosa che prima non aveva minimamente visto. La croce aveva due “sbavature”, che evidentemente sbavature non erano, che dal incrocio dei due bracci si dipartivano due bracci più piccoli uno in su e uno in giù, laterali.
-Oh, cazzo- soffiò, spalancando gli occhi.
-Quello che ho pensato anche io. Oh, cazzo- fece Georg
Tom fissò l’amico sbattendo gli occhi, stupefatto.
-Allora l’idea del criminale religioso muore ancora prima di essere espressa- disse Tom.
-E meno male- commentò Gustav, sedendosi vicino al rasta con un hamburger in mano. – L’avevo detto io, che dovevamo pregare affinché non ce ne capitasse uno.
Tom non lo stette nemmeno a sentire. Si girò dal computer e digitò una serie di dati a raffica, facendo gemere il computer sotto le sue dita veloci e allenate. Georg e Gustav si scambiarono l’occhiata che poteva solo che significare “E’ partito. E non saremo di certo noi a fermarlo.”
Poco dopo, videro Tom balzare in piedi come una molla e afferrare la giacca
-Ragazzi, ho una missione da compiere. Credo di aver capito qualcosa sul disegno fatto dall’assassino.
-E no, bello, tu non vai da nessuna parte. Spiegati!- lo rimproverò Gustav, afferrandolo per la manica della felpa.
-Dai, Gus, appena ho finito giuro che vi dico tutto tuttissimo. Ora … non sono nemmeno certo di fare la cosa giusta, quindi lasciatemi andare. A dopo!
Tom eluse la mano di Georg pronto ad agguantarlo e si precipitò fuori dalla porta, sul maggiolino e partì rombando.
Destinazione, negozio di Bill.
  
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