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Autore: montejth    27/07/2015    2 recensioni
Si dice che ogni essere umano abbia un'anima gemella e che sia collegata a questa tramite un filo rosso talmente sottile da essere impercettibile.
Trovare quest'anima può essere, però, davvero difficile. Ma cosa accadrebbe se la propria anima gemella fosse un fantasma?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore assordante della campanella mi fa  tornare alla triste realtà della vita.
Il bagliore delle luci al neon mi brucia  gli occhi. Lo stesso bruciore che si prova quando si guarda per troppo tempo il sole o quando tenti di non sbattere le ciglia per una stupida scommessa con gli amici.
Tutto intorno a me è triste.
Le persone.
Le cose.
I colori.
Mi volto verso la finestra. Osservo le foglie degli alberi che cadono lentamente e volteggiano nel grigio cielo con la stessa grazia con la quale una étoile esegue le sue piroette. 
Sento il bisogno di un cambiamento. 
Non so di che tipo e non credo lo scoprirò. 
“E’ solo la seconda ora” borbotta Isaac mentre si lascia cadere a peso morto sulla sedia. 
“Amico mio, tu hai proprio bisogno di prendere un po’ di sole.” afferma squadrandomi dalla testa ai piedi. “Non sono tuo amico” penso mentre mi chino verso lo zaino intento a cercare qualcosa.
“E’ Novembre” dico “E’ scientificamente impossibile abbronzarsi in questo periodo dell’anno. Fuori sta per piovere.” continuo. Tolgo la faccia dallo zaino con aria soddisfatta e cinquanta centesimi in una mano. “Amico mio, hai proprio bisogno di riprendere in mano il libro di scienze della Terra del biennio.” affermo mentre esco dall’aula, lasciando il povero compare immerso nei suoi pensieri.
Conosco Isaac solo da un paio di anni, da quando è diventato il mio compagno di banco perché nessuno voleva sedersi accanto al ragazzo bocciato e sfigato che già dal primo giorno di scuola legge Dostoevskij per puro piacere personale.
Vedo un gruppo di ragazzetti del terzo anno raggruppati davanti a una finestra intenti a parlare animatamente. “Compito in classe.” penso mentre mi avvicino sempre di più a loro. Sono a due passi da loro.
 Una ragazza sta ridendo. Fa un passo indietro mentre butta indietro la testa dai lunghi boccoli castani.
Ha una risata carina, a mio modesto parere.
Non faccio in tempo a spostarmi. 
La colpisco ad una spalla. 
Non mi volto. 
“E stai più attento!” mi dice mentre mi allontano.
Prendo la mia acqua alla macchinetta e me ne torno in classe.
La vedo da lontano.
E’ girata verso di me. 
E’ alta, capelli castani, occhiali, grassoccia ma il suo corpo è perfettamente proporzionato. Noto che non indossa il reggiseno e che ha freddo. Indossa una maglia a maniche corte, è normale che abbia freddo. 
Sono praticamente davanti a lei, alzo lo sguardo e incontro il suo. 
Ha occhi castani dal taglio particolare. Uno dei due più chiaro dell’altro perché colpito dalla luce. E’ quasi dorato.
“Niente di che.” penso una volta superata.
Entro esattamente un attimo prima che arrivi la professoressa. Mi siedo e aspetto che Isaac inizi a parlare. Quando ha qualcosa da dire si siede sul bordo della sedia e inizia ad agitare velocemente la gamba destra, alzando e riabbassando il tallone a ripetizione.
“Che c’è?” domando spazientito. 
“Ti puoi abbronzare anche in montagna, Mr. So-tutto-io.” mi fa notare. 
“E con ciò?” chiedo ancora più spazientito.
“Io e te per tre giorni nella casa di montagna dei miei tra due settimane.”  afferma sorridendo a trentadue denti e puntandosi i pollici al petto.
“Prima che tu dica di no, lasciati ricordare che sei il mio migliore amico e che quel sabato è il mio compleanno.”. Fa una breve pausa. Lo guardo con un sopracciglio alzato. “Okay, sei anche il mio unico amico. Non c’era bisogno di puntualizzare!” aggiunge. 
Non ho intenzione di andarci. Lancio una rapida occhiata ad Isaac che nel frattempo abbassa la testa e fa dei piccoli ‘no’ con la testa. 
Ecco, adesso mi sento in colpa! Accetto, mio malgrado.
Isaac è al settimo cielo. Continua a ripetere ‘grazie’. Mi scappa un sorriso.
Guardo le foglie cadere dagli alberi per il resto della giornata.
Alla fine delle lezioni, mi affretto ad arrivare alla fermata dell’autobus. Mi infilo le cuffie nelle orecchie e faccio partire la riproduzione casuale. Real Estate. “Bel colpo Spotify!” penso mentre osservo gli altri uscire dalla scuola.
Sento qualcuno ridere alla mia sinistra. 
Mi giro.
E lei!
Ride con le sue amiche mentre con le dita tortura un filo scucito vicino la chiusura della sua giacca di pelle. 
Ogni tanto la guardo.
La odio, perché continua a ridere. Nessuno può essere così felice o trovare tutto così divertente.
Nessuno.
Continuo a fissarla, gli Oasis in sottofondo. Gesticola molto.
Si gira per una frazione di secondo verso di me. Il sorriso svanisce dal suo tondo viso.
Nonostante tutto, ha un bel sorriso. 
Arriva l’autobus che mi riporta a casa.
Ripenso a quella giornata e a come non fosse trascorsa come tutte le altre.
Sento lo stomaco in subbuglio.
Sento un cambiamento in arrivo.
  
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