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Autore: Love_My_Spotless_Mind    27/07/2015    1 recensioni
Una storia sospesa tra presente e passato, divisa tra l'adolescenza e l'età adulta, ricca di riflessioni e sentimenti. Lasciatevi conquistare dall'amore, anche se sembra nascondersi dietro indecifrabili parole o sorrisi pieni di timori.
#KenHani #Exid #Hani #Vixx #Ken
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ken, Ravi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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((어떡하지 ?))








10 marzo 2008,

Jaehwan era arrivato a scuola molto presto quella mattina poiché il professore gli aveva chiesto di potergli parlare. Il professore in questione era sicuramente quello che il ragazzo preferiva più di tutti, insegnava letteratura ed era un uomo amichevole ed alla mano. Spesso gli capitava di restare a parlare durante l’ora del pranzo, era una persona interessante ed alle volte raccontava persino delle barzellette che un ragazzo minorenne come lui non avrebbe dovuto ascoltare.
Quella mattina il professore aveva una camicia a quadri arancioni e gialli, un vero pugno in un occhio. Mentre restava immobile sorseggiando il proprio caffè di fronte alla macchinetta sembrava un raggio di sole appena piombato con violenza nel bel mezzo del corridoio. Comunque Jaehwan gli si fece più vicino, in modo che potessero parlare. Ormai si era quasi assuefatto a quel modo di vestire stravagante, perciò non era rimasto troppo turbato.

-Ah ragazzino, sembri appena uscito da un funerale, non dovresti camminare più allegramente? – lo beffeggiò il professore terminando il proprio caffè che non sembrava essergli piaciuto particolarmente.
Jaehwan sollevò il viso imbarazzato, non aveva un portamento particolarmente aggraziato, più che altro sembrava che si trascinasse sulle proprie gambe senza badare troppo alle apparenze. Persino la divisa se indossata in quel modo sembrava una tuta tutta sgualcita. Anche se il professore dal canto suo non poteva dare particolari consigli di stile.
-Buongiorno anche a lei, professore. – sintetizzò il ragazzo con un sorriso. – Dovrei andare in classe quindi… di che cosa voleva parlarmi? –
-Ah  che barboso! – il professore si prese un altro caffè, di qualità pessima esattamente come il precedente. – Comunque si, c’è una questione di cui ti vorrei informare. –
Lasciò la questione in sospeso poiché voleva suscitare la curiosità del ragazzo ed in effetti sembrava esserci proprio riuscito. Adesso Jaehwan era ansioso di sapere ma il professore restava in perfetto silenzio, sorseggiando il secondo pessimo caffè.
-Professore, avanti, mi dica. –
-Lo sapevo che avresti voluto sapere! Bene, bene in consiglio si è discusso a lungo del tuo caso. – spiegò il professore, come se quello di cui stesse parlando fosse di relativa importanza.
In consiglio i professori avevano parlato di lui? Non credeva di rappresentare un caso tanto interessante, era a dir poco sorpreso ed anche preoccupato. Credeva che con dei voti come i suoi si limitassero a trascriverli sulle graduatorie senza nemmeno dargli troppa importanza. Si sa, di quei pochi pezzi dell’ingranaggio che funzionano a dovere generalmente si ha anche la minore cura ed attenzione.

-Insomma, il voto di educazione fisica non permette alla tua media di essere impeccabile in ogni suo aspetto. Perciò dobbiamo rimediare ed io ho trovato la soluzione perfetta per te. – continuò l’insegnante, parlando lentamente, senza avere troppa fretta di rivelare in che cosa consistesse questa soluzione trovata da lui stesso.
Jaehwan nonostante fosse il primo della classe in ogni materia, in educazione fisica finiva sempre per essere valutato con un’insufficienza. Non perché non fosse particolarmente portato per gli sport, piuttosto perché la competizione lo agitava ed i giochi a squadre suscitavano tutto il suo odio. Per tale ragione la sua media non riusciva mai ad essere pienamente il massimo, cosa che ai suoi genitori non era mai particolarmente interessato, perciò non aveva mai ricevuto troppe pressioni.
-Mi dica, professore, di che soluzione si tratta? –
Il professore sorrise vedendolo così curioso di sapere quale soluzione avessero trovato per lui. Lo divertiva sapere di custodire un’informazione di cui era l’unico ad essere a conoscenza e di essere anche l’unico interessato a comunicarla.

-Vedi, Jaehwan, è molto semplice: io ed il professore di educazione fisica abbiamo deciso di farti occupare della sorveglianza. In pratica, al termine delle lezioni dovrai restare un paio di ore in classe per controllare che i ragazzi in punizione svolgano i compiti e puliscano i cancellini. Non è un’incombenza da troppo, il tuo professore prediletto non poteva trovare soluzione migliore, non credi? –
Il ragazzo provò a riordinare le informazioni nella propria mente, non sembrava un compito troppo difficile, in fondo, ed era l’unico modo che avesse per raggiungere la prima posizione nella graduatoria d’istituto. Perciò non gli restava altro da fare che accettare. Restare a scuola per un altro paio di ore non sarebbe stato un problema, nemmeno i suoi genitori avrebbero fatto storie se avesse tardato a rincasare.
-Grazie professore! Grazie, grazie. –
 

Fu così che al termine delle lezioni pomeridiane Jaehwan fu accompagnato dal professore nell’aula dove avrebbe dovuto sorvegliare i ragazzi messi in punizione. Quello era un metodo piuttosto in voga nella loro scuola: i ragazzi che avevano infranto le regole dell’istituto avrebbero dovuto scontare un periodo di castigo restando alcune ore in più del dovuto nella loro classe, occupandosi di riordinarla oppure, in caso il lavoro da svolgere fosse stato troppo poco, sbrigando dei compiti in più. In questo modo sicuramente la prossima volta ci avrebbero pensato su più volte prima di commettere un’azione che infrangesse le regole.
-Sei fortunato. – spiegò il professore – Questa settimana dovrai occuparti di una sola alunna. Sarà il miglior modo per iniziare. –
Anche Jaehwan era rincuorato, dover sorvegliare un’unica persona sarebbe stato indubbiamente semplice, in questo modo non avrebbe corso il rischio di fallire in questo nuovo incarico. Per di più si trattava di una ragazza, quindi sicuramente aveva infranto un regola di poco conto, come quella di tenere sempre l’armadietto in ordine o di non dimenticare troppe volte i libri di testo. Perciò si fece coraggio e ,dopo aver preso un respiro profondo, fece il suo ingresso in classe nel modo più autoritario che gli riuscisse.

-E adesso chi è questo bamboccio?  - borbottò tra sé la ragazza seduta nell’aula, circondata da banchi vuoti.  Aveva un’espressione a dir poco adirata ,il caschetto nero era scompigliato ed il viso sporco di quella che poteva sembrare matita per gli occhi.
Jaehwan avrebbe voluto salutarla e presentarsi ma lei si alzò in piedi, senza dargli nemmeno il tempo di proferire qualche parola. La ragazza posò le dita sulla parete e provò a sbirciare se la porta fosse chiusa o aperta. “ il professore è andato via” pensò nella propria mente, quella sarebbe potuta essere l’occasione perfetta per fuggire, già si figurava correre lungo il corridoio ed uscire in fretta e furia dall’istituto. M
Ma le sue fantasie riguardanti una fuga gloriosa furono interrotte dalle parole di Jaehwan:
-Ehi, è vietato avvicinarsi alla porta.-
Heeyoun si voltò con l’espressione di chi è intenzionata a fare seriamente del male a qualcuno.
-Ma che cosa te ne importa? Il professore è andato via! Fuggiamo. –
La ragazza stava muovendo qualche passo verso la porta quando lui la riprese per il colletto della camicia, tirandola indietro.
-Infatti mi occupo io di sorvegliare al suo posto.  Va a sederti. –
Heeyoun si voltò sconcertata, non riuscendo a credere a quelle parole, suonavano tanto come quelle di un vero traditore. Sbuffò, quel ragazzo doveva essere un secchione, uno di quei rompiscatole che fanno di tutto per ingraziarsi gli insegnanti. Semplicemente guardandolo aveva compreso tutto questo e difficilmente avrebbe cambiato  parere.

Dopo aver sbuffato ancora andò a sedersi, scostò la sedia e vi si accomodò, posando i gomiti sul banco. Ormai ogni tentativo di fuggire era fallito, mentre cercava di inoltrarsi tra le grate della finestra del bagno femminile vi era rimasta incastrata nel mezzo, finché la bidella non l’aveva trovata. Si era trattata di una vicenda imbarazzante che difficilmente sarebbe riuscita a superare. Ormai la sua serie tv preferita era terminata, senza che lei potesse guardarla. In quella giornata non era avvenuto nulla di buono: aveva scoperto che la sua migliore amica era una traditrice, aveva perduto il finale più importante della storia della televisione, era stata messa in punizione ed ora era persino costretta a trascorrere due ore della sua esistenza in compagnia di un secchione malato delle regole. Che ingiustizia era mai quella? Doveva aver rotto uno specchio senza nemmeno accorgersene per aver ricevuto delle punizioni tanto tremende.
Desiderava con tutta se stessa di poter tornare a casa e piagnucolare sul proprio letto, lamentandosi di quante ingiustizie aveva dovuto subire. Ed invece sarebbe stata costretta a studiare, proprio quando non ne aveva la concentrazione necessaria. I professori avrebbero dovuto comprenderla, dopo tanti shock come avrebbe mai fatto a mettersi sui libri? Aveva conosciuto la crudeltà della vita in una sola giornata.
Jaehwan, intanto, si sedeva sulla cattedra, soddisfatto all’idea di occupare un posto di rilievo. Quell’incarico dava sicuramente molte più soddisfazioni della lezione di educazione fisica, magari aveva trovato la sua vocazione. Riguardo a quella ragazza, iniziò a pensare che fosse stata coinvolta in una rissa o qualcosa del genere poiché aveva un aspetto davvero disordinato. Non era una gran bellezza, almeno secondo il suo modesto parere, e sembrava anche piuttosto scorbutica. Ma che cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Lei rappresentava perfettamente il canone degli studenti che finiscono in punizione.

-Senti – esordì ad un certo punto lei, guardandosi attorno per capire se qualcun altro avrebbe potuto ascoltare quel discorso. – immagina di essere nella mia situazione: sei disperato, tutto quello che vorresti fare è poter tornatene a casa a disperarti in pace. Beh, se io fossi al tuo posto ti lascerei tornare a casa perché la disperazione deve essere sfogata nel migliore dei modi. Prova a vederla così. –
Jaehwan provò a riflettere su quanto la ragazza aveva appena detto. Era un discorso davvero commovente, ma lui non aveva alcuna intenzione di farsi abbindolare da tali trucchetti, perciò doveva mettere da parte la propria sensibilità se voleva riuscire al meglio in quell’incarico.
-Mh è davvero un punto di vista interessante. – ammise posando le mani sulle ginocchia. – Peccato che io sia ancora nella mia situazione e tu ancora nella tua. –
Heeyoun non voleva crederci, era così adirata che avrebbe voluto mettersi ad urlare, invece strinse semplicemente i denti, ripetendosi nella mente tutti gli insulti con cui avrebbe potuto descriverlo. Erano una quantità infinita, prima di allora non si era nemmeno mai accorta di conoscere tante cattive parole e di saperle mescolare così bene.

La prima mezz’ora trascorse avvolta dal silenzio più assoluto. Jaehwan si distrasse leggendo gli articoli del giornalino scolastico, Heeyoun scarabocchiò un foglio a quadretti fino a consumarlo. Ad un certo punto il ragazzo terminò la lettura ed osservò l’orario indicato dall’orologio: era arrivato il momento di rendere costruttiva quella punizione. Perciò si alzò in piedi e dalla lavagna prese i cancellini, disponendoli in fila sul banco della ragazza.
-È arrivato il momento di pulirli. – annunciò solennemente.
La ragazza alzò lo sguardo molto lentamente, sperando di aver udito male. Osservò silenziosamente i cancellini di stoffa ruvida, erano quattro ed erano completamente sporchi di gesso. Non aveva alcuna intenzione di alzarsi per pulirli ma qualcosa le suggeriva che fare storie non sarebbe servito proprio a nulla. Perciò si alzò in piedi e ne prese uno in mano, continuando ad osservarlo severamente, peccato che Jaehwan non fu intimorito dal suo atteggiamento.
-Vuoi che ti dia una mano? – le domandò. In fondo non era così crudele da far svolgere tutto il lavoro ad una ragazza, a tanto non riusciva ad arrivarci.
-Ce la faccio benissimo da sola. – rispose freddamente lei che da un maschio non si sarebbe mai lasciata aiutare.
Aprì la finestra ed iniziò a pulire il cancellino, urtandone la superficie contro la parete esterna. La polvere bianca si levò altissima, fortunatamente il vento soffiava dalla direzione giusta per trascinarla lontano e non farla rientrare in classe.
Jaehwan era tornato a sedersi sulla cattedra ed osservava il lavoro della ragazza. Non era molto alta e la gonna a quadri della divisa le arrivava appena sopra il ginocchio, i calzettoni neri non contribuivano a slanciare la sua figura e le scarpe da ginnastica non erano il massimo della femminilità. E per di più era così antipatica che il ragazzo avrebbe trovato difficoltà a riconoscerle dei veri e propri pregi.
Era tutto assorto in tali pensieri quando lei si voltò e noto il suo sguardo rivolto su di sé.
-Ma che cavolo hai da guardare? Girati! –
Il ragazzo, imbarazzato, si voltò rivolgendo lo sguardo verso la porta. Non stava facendo nulla di male ma quella ragazza aveva immediatamente pensato in maniera totalmente negativa, questa era un’altra ragione per trovarla antipatica.
Intanto Heeyoun completava il  lavoro. Le braccia le facevano male per via dei piani di fuga che aveva messo in azione. Era stato un vero peccato che non le fossero riusciti. Ora come avrebbe spiegato ai suoi genitori che era finita in punizione e che questo avrebbe influito sui voti? A suo padre non lo avrebbe detto, sarebbe stato inutile farlo.
Posò i cancellini puliti al loro posto e tornò a sedersi. Mancava ancora più di un’ora prima che potesse tornare a casa, era ancora più disperata di prima, quel tempo non sarebbe mai passato.

Jaehwan si alzò in piedi ed iniziò a scrivere sulla lavagna un’espressione algebrica, era lunga e piena zeppa di lettere, numeri e parentesi. Ad Heeyoun veniva il mal di testa solamente  a guardarla.
-Visto che dobbiamo restare qui utilizziamo questo tempo al meglio. – spiegò lui appena ebbe terminato di scrivere.
-Okay, allora tu risolvila ed io copio. –
Jaehwan non era portato nel costringere le persone a fare quel che volevano, per questa ragione difficilmente sarebbe diventato un professore. Non sapendo come rispondere iniziò a risolvere l’espressione, lo faceva con sicurezza e non aveva problemi o dubbi. Heeyoun lo guardò abbastanza ammirata, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Lei non capiva nulla di queste cose, soprattutto perché non aveva mai avuto voglia di impararle.
-Hai capito perché ho risolto così? – le domandò lui voltandosi.
Lei fece segno di no con la testa.
Allora il ragazzo iniziò a spiegarle i passaggi, il motivo per cui si risolvesse in quel modo, che formula dovesse usare. Era chiaro mentre spiegava, anche se si rendeva conto che lei non lo stesse affatto ascoltando. Jaehwan si sentiva gratificato quando spiegava le sue materie preferite, era il suo forte trasmettere delle conoscenze, delle suggestioni. Però Heeyoun era totalmente distratta nei suoi pensieri ed a lui non dava quasi retta. Non riusciva ancora ad accettare il fatto di essere rinchiusa lì dentro, non avrebbe nemmeno provato a parlare con quel ragazzo. Tutta la sua rabbia era stata canalizzata su di lui, se fosse giusto o meno non le importava.
  
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