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Autore: Abigail_Cherry    27/07/2015    3 recensioni
2100 d.C. Charlotte Mason vive a Greenwich durante un dopoguerra che ha trasformato la tranquilla monarchia in cui viveva in una dittatura in cui la legge principale è che, entro i diciott'anni, i ragazzi debbano pesare almeno 80kg le femmine e 100kg i maschi. Il problema? Charlotte è ben sotto quegli 80kg che dovrebbe pesare, e ciò avrà conseguenze devastanti...
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre

Mi sveglio nella mia stanza e mi accorgo di essere stesa sul letto a pancia in su.
La prima cosa che vedo una volta aperto gli occhi è il soffitto. Non l'avevo notato ieri. È composto da tanti pannelli che vanno a formare l'immagine di un cielo con tanto di nuvole bianche. A guardarlo mi sento un po' meglio. Sembra quasi un cielo vero.
Sento un leggero venticello che mi solleva lievemente i capelli e mi giro: qualcuno ha messo un piccolo ventilatore sul mio comodino ed affianco ha aggiunto anche dei sacchetti di carta.
Mi alzo dal letto e sfioro quei sacchetti color marrone. Ho subito realizzato una certezza: mi vogliono viva.
Comincio a camminare per la camera senza un vero e proprio motivo, ho solo bisogno di muovermi. Analizzo la stanza in ogni particolare ma non tocco niente, finché non vedo un foglio appeso con un pezzo di scotch alla porta. Lo stacco dalla porta, mi siede sul letto e comincio a leggere:
 
“Alla signorina Charlotte Mason.
 
Sicuramente sarà confusa da questa situazione, e questa lettera serve proprio a spiegare il perché di questo trasferimento.
Come lei ben saprà, il nostro governo è molto rigido sulla legge n°5, ovvero il fatto che sia obbligatorio avere un certo peso (nel suo caso 80kg), e lei non ha superato la prova peso dei diciotto anni, quindi è stata trasferita in questa struttura per rimediare. Le stiamo offrendo una seconda chance.
Il camice a lei assegnato è l'azzurro poichè il suo peso varia dai 50kg ai 59kg. Se arriverà  pesare dai 60kg ai 69kg allora le verrà assegnato un camice blu, dai 70kg ai 79kg camice viola, dagli 80kg agli 89kg camice verde, dai 90kg ai 99kg camice bianco e dai 100kg in poi camice rosso.
Se, una volta arrivata al camice verde, bianco o rosso, riuscirà a mantenere quel peso senza dimagrire per un mese, potrà tornare a casa. Attenzione, però: dovrà aver raggiunto questo obiettivo entro due anni o saremo costretti a prendere provvedimenti estremi.
Buona fortuna.
Vanessa Crescence
Segretaria del Presidente M."
 
Giro il foglio, scoprendo altre scritte:
 
"Divieti per i camici:
 
1) Non è permesso correre per i corridoi.
2) Non è permesso intralciare le autorità.
3) Non è permesso avere rapporti amichevoli o sessuali con altre persone, i camici non dovranno mai parlare tra di loro.
4) Non è permesso sottrarsi alle punizioni senza un'autorizzazione scritta.
5) Cercare di ribattere o contestare le parole delle persone più autorevoli porterà solo a spiacevoli conseguenze.
6) Non è permesso scambiarsi i vestiti con gli altri camici.
7) Non è permesso truccare la prova peso settimanale o cercare di saltarla.
8) Non è permesso contattare parenti o amici in nessun modo.
9) Non è permesso nuocere la salute di nessuno, le conseguenze sarebbero immediate.
10) Non è permesso insultare in alcun modo il Presidente M.
 
Ogni trasgressione delle dieci regole porterà le proprie conseguenze."
 
Resto immobile a fissare il foglio.
"Conseguenze". Continuavano a ripetere questa parola. Cosa potranno mai essere?
Ho una strana morsa al cuore. Ho paura.
Appoggio tremante il foglio sulla scrivania della mia stanza e guardo l'orologio sulla parete. 14:12. Probabilmente hanno già servito il pranzo in mensa ma, adesso che ci penso, è da ieri pomeriggio che non mangio e il mio stomaco sta cominciando a lamentarsi.
Mi alzo dal letto, vado verso la porta, quella si apre ed io esco dalla stanza. Senza tutti i ragazzi di stamattina (ora ne vedo solo una decina in giro) riesco a notare che sul pavimento sono state tracciate delle linee di diverso colore cognuna con su scritto qualcosa: la rossa è la mensa, la blu è il bagno, la verde la sala comune ed arancione le camere da letto.
Seguo la linea blu e dopo pochi minuti mi ritrovo in mensa. C'è un tavolo lungo pieno di piatti strabordanti di cibo e macchinette per bevanda zuccherate, da nessuna parte vedo l'acqua.
Appena il profumo di quel cibo così invitante riesce ad arrivare alle mie narici il mio stomaco comincia a brontolare ed in men che non si dica mi ritrovo seduta allo stesso posto in cui ero seduta ieri con una cocciolata e tre fette di torta a farmi compagnia.
Aggiungo quattro bustine di zucchero alla cioccolata e mentre aspetto che si raffreddi addento un pezzo di torta al limone.
Le mie papille gustative fanno un doppio salto mortale. Mmmh! È buonissima! Assaggio anche un pezzo della torta al cioccolato e subito ho la stessa reazione. Non so cosa metta il cuoco nell'impasto ma non finirei mai di mangiare.
Sto sorseggiando la cioccolata quando vedo che dei ragazzi antrano in mensa in gruppo. Li riconosco! Sono i ragazzi che questa mattina quella donna... come si chiamava? Aghata... Liger? Lime? Vabbè, lei, ha portato via con sè.
I ragazzi non si parlano: non sono in buona forma. C'è un ragazzo che trema, un altro con il corpo completamente rosso e una ragazza che non riesce a camminare molto bene. Che gli è capitato?
Guardo i ragazzi avvicinarsi al buffet, prendere un po' di cibo e sedersi al tavolo più vicino per mangiare. Una ragazza col camice azzurro si siede al mio tavolo ma non osa guardarmi in faccia.
<< Ehm... Natalie! >> dico. << Tu sei Natalie, giusto? >>.
Lei prende una forchettata di pasta dal suo piatto ed annuisce a fatica.
<< Che cosa è successo? >> le chiedo.
Lei mastica il boccone e deglutisce come se ciò che stesse mangiando fossero spine, ma non risponde.
<< Se me lo dici ti potrei aiutare. >> tento di nuovo, speranzosa.
Natalie finalmente mi guarda, ma il suo sguardo non è triste, piuttosto pieno d'ira. Lascia cadere la sua forchetta sul piatto ed appoggia le mani sul tavolo. << Stai zitta! >> mi sussurra, annche se so che in realtà vorrebbe urlare. << Sono già stata punita una volta e non mi va proprio di ripetere l'esperienza! >>.
Resto basita per qualche istante, immobile. Poi mi sento avvampare: finisco velocemente cioccolata e torta ed esco di fretta dalla mensa, offesa come non mai dal comportamente di Natalie.
Vorrei urlare, piangere, ma non ci riesco. Il mio corpo non sembra più ubbedirmi. Decido di seguire la linea verde per andare in aula comune, qualunque cosa sia, e pochi minuti dopo mi trovo davanti ad un'enorme stanza con videogiochi da una sola persona, dei tiri a freccette, mezzo tavolo da ping-pong rivolto verso il muro e dei tavoli di legno con quattro sedie, due mazzi di carte e quelli che sembrano dei puzzle per ogni tavolo.
Dentro alla stanza ci sono circa una cinquantina di ragazzi silenziosi, impegnati a giocare a giochi in cui saranno sempre soli. È abbastanza triste, nessuno sembra davvero divertirsi.
Sinceramente non capisco perchè in questo posto sia vietato avere degli amici. Che cosa cambiaerebbe? Renderebbe solo più allegro questo posto.
Mi siedo ad uno dei tavoli vuoti e allungo subito la mano verso la scatola di un puzzle. È da quando ero piccola che non ne faccio uno. Rovescio i pezzi del puzzle sul tavolo e comincio ad unire i pezzi.
Sono così concentrata che quasi non mi accorgo che qualcuno si è seduto al mio tavolo.
Alzo lo sguardo: capelli riccioli e scuri, maschio, magro, camice viola... è il ragazzo della mensa!
Mi osserva attentamente mentre io continuo col mio puzzle. Gli lancio un'occhiata di sfida, poi torno tranquillamente ad unire i pezzi. Ora sono ancora più infuriata. Dopo Natalie... ci mancava solo lui!
Interseco pezzo per pezzo, immagine per immagine, fondendo colori e bordi finchè non finisco.
Incrocio le braccia al petto e mi lascio cadere sullo schienale della sedia con uno sbuffo.
Gli occhi del ragazzo saettano a destra e a sinistra del puzzle finchè non si fermano sui miei. << Sono senza parole. >> dice lui, calmo. << Un puzzle da duecento pezzi completato in poco meno di un quarto d'ora. È... >> si sfrega la nuca con una mano. << ...incredibile. Io impiego quasi il doppio del tempo e mi hanno sempre detto che ero incredibilmente veloce. Come ci riesci? >>.
<< Io... in realtà non faccio i puzzle da quando era bambina. Avevo solo bisogno di qualcosa da mettere in ordine. Ero... davvero infuriata. >> sfioro il puzzle completato con la punta delle dita. Ripenso a come quasto ragazzo mi ha trattata e a come mi sta trattando adesso. Ripenso alle sue dure parole. Non sono la tua guida. Perchè adesso è gentile con me? Come mai questo cambiamento?
<< E con chi? Non ci sono tante persone con cui puoi litigare qui dentro... >> dice.
<< Ho cercato di aiutare una ragazza e lei mi ha risposto male, tutto qui. >>.
<< Succede spesso qui. Sono rari i camici che infrangono le regole per parlare, quindi quando lo fanno hanno paura di essere scoperti e rispondono male. >>.
<< Tu però no. Non hai paura delle conseguenze? >>.
<< E tu? >> mi guarda per qualche secondo, in silenzio. Corruga la fronte, come se qualcosa non gli tornasse. << Indossi il reggiseno, no? >>.
C'è un attimo in cui non rispondo, assimilo bene quelle parole inaspettate, permettendo così alle mie guance di andare in fiamme. Mi copro istintivamente il petto con le braccia. << C-cosa? I-io... >> le mie parole non riescono a comporre una risposta. Che cosa c'entra?!
<< Non mi sembra una domanda difficile. >> fa lui con tono altezzoso.
<< P-perchè dovrebbe interessarti? >> rispondo.
<< Perchè questa reazione così... >> si interrompe e ricomincia ad osservarmi cercando una risposta al mio comportamento, poi sembra capire e comincia a ridere, cercando di contenere il volume della voce. << Scusa, scusa. >> dice dopo essersi calmato. << Mi sa che hai frainteso. Non volevo risultare un povero pervertito idiota che cerca solo una ragazza da infastidire tutto il giorno. Giuro che non ho pensato neanche un secondo allo sfondo sessuale che poteva avere quella domanda. Ti sembrerà strano ma era solo una domanda che ho fatto per verificare se ciò che avevo notato fosse vero. Non volevo farti imbarazzare o cose simili. Scusa. >>.
<< Oh. >> allontano le braccia dal petto riappoggiandole lentamente sul tavolo. Mi schiarisco la voce, ancora più imbarazzata. Mi sento così stupida. Ma cosa mi viene in mente? Sicuramente lui è un ragazzo di quelli intellettuali, intelligenti, è ovvio che è solo curioso! << Hai un ottimo senso dell'osservazione. >>.
<< Quindi... è un sì? >>.
<< Sì. >>.
<< E lo indossi anche se sai che è contro alle regole? >>
<< Mi sento più a mio agio. >>.
<< Mmm... capisco. >> fa una piccola pausa. << Peccato. >>.
<< Anche questa è un'affermazione intelligente che non ho capito? >> ridacchio. Ora mi sento più tranquilla sapendo che il ragazzo in viola non pensa a... beh... quelle cose.
<< No. >> si alza in piedi dalla sedia. << No, quella affermazione era completamente a sfondo sessuale. >> mi rivolge un sorriso malizioso, poi si gira e se ne va.
Okay, forse non è vero che non ci pensa.
   
 
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