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Autore: Kimmy_chan    27/07/2015    1 recensioni
(Questa storia è partita nella mia mente come una breve OS ora sarà composta da qualche capitolo)
Era l'ultimo anno ad Hogwarts per Hermione Granger. Dopo la guerra tutto era stato ricostruito, a parte il rapporto che si era andato a sciogliere tra lei e Ronald Weasley. Infatti, la ragazza, era finalmente riuscita a fare chiarezza nel suo cuore. Quello che provava per Ron era semplice amore fraterno, però lui non aveva preso per il verso giusto questa sua decisione e questo portò ad un brusco distacco tra la Grifona e i suoi più cari amici.
I mesi trascorsero velocemente e in poco tempo giunse la Vigilia di Natale. La maggior parte degli studenti aveva deciso di tornare a casa per trascorrere le vacanze in famiglia, invece Hermione decise di rimanere tra le mura della sua amata scuola. Aveva programmato di trascorrere la Vigilia ed il Natale all'Orfanotrofio Moon.
Durante una passeggiata, la sera della Vigilia, Hermione e la piccola Sophie, la sua protetta, incontrarono una loro conoscenza..
E da quel momento, quella situazione di stallo, che si era venuta a creare nei cuori di Hermione e Draco, si iniziò a strecciare..
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Angolino di Kimmy_chan
Scusatemi se vi rompo prima di iniziare questa mia breve storia, ma devo dirvi due cosette :) 
Anzitutto grazie per aver deciso di iniziare a leggere questo mie breve scritto. Ho da tempo questa piccola idea in testa, che ho paura diventi troppo lunga ma chissà cosa scriverò. Sì, nemmeno io so che scrivo.. io vado in scrittura automatica a quanto pare :') sono le parole che comandano, non io x'D 
Questa è la mia prima cosa scrittura su questa meravigliosa coppia che amo *.* Draco ed Hermione, perciò spero che sarà decente il mio scritto, fatemi sapere cosa ne pensate, per favore ^-^


Buona lettura!



                                                                                Un Natale inaspettato


Natale era vicino, e tutta Hogwarts era in subbuglio. Il grande giorno si stava avvicinando sempre di piu'.
Gli studenti stavano programmando, gia' da svariate settimane, le loro vacanze Natalizie. 
La maggior parte degli studenti aveva deciso di prendere il treno per poi tornare dalle proprie famiglie, invece, una minima parte di loro, aveva deciso di trascorrere i loro giorni di vacanza tra le mura della scuola piu' prestigiosa del mondo magico; e tra quest'ultimi vi era anche Hermione Jean Granger, la strega piu' brillante degli ultimi decenni e nonche' la mente del famoso Trio d'Oro che aveva salvato il mondo dal perfido Lord Voldemort.

La giovane diciottenne aveva preferito trascorrere quell'ultimo Natale da studentessa all'intero di quella fortezza che l'avevano vista: affrontare mille avversità, sorridere e soffrire, scegliere e amare..
Quel Natale i suoi genitori avevano programmato di andare a trovare una loro lontana parente, che viveva in America ma alla giovane Granger non era mai andata a genio quella strana zia che le ricordava un grosso rospo rugoso, sempre pronto a pizzicarle le guance rosee, perciò, dopo numerose suppliche, ella riuscì a convincere i genitori a farle trascorrere il Natale ad Hogwarts.. 
"Dopotutto era il suo ultimo Natale da studentessa, l'ultimo Natale che avrebbe trascorso lontano da loro" così aveva detto, dopo aver finalmente convinto i coniugi Granger a lasciarla tra le mura della sua amata scuola.
Appena Ginevra Weasley venne a conoscenza, da una delle tante pettegole del gruppo di Lavanda Brown, una certa Enriett Branks, della notizia che la sua migliore amica, la quale non le aveva minimamente accennato nulla, avrebbe passato le sue vacanze natalizie al castello, ella si diresse con passo spedito verso la biblioteca; certa che avrebbe trovato lì la ragazza in questione. 
Ed infatti, non rimase stupita nel constatare che, come sempre, non si era sbagliata.
Vicino alla grande finestra che troneggiava sull'enorme stanza vi era la strega piu' brillante degli ultimi decenni, l'eroina del mondo magico: Hermione Jean Granger. La giovane era immersa nella lettura di un grosso e pesantissimo tomo, come sempre del resto.

Ginevra si avvicino' con passo pesante e deciso all'amica.

-Mi spieghi perche' non mi hai detto che avevi deciso di rimanere ad Hogwarts questo Natale?!- chiese adirata la rossa con tono altero, quasi urlando.
La giovane lettrice, senza alzare il volto dal libro che stava leggendo avidamente, rispose -Ho deciso, Ginny! Non "avevo", ho! Io rimarrò qui. E cerca di non alzare troppo la voce, la gente viene in biblioteca per studiare in santa pace. Certamente non per sentirti urlare come una forsennata.- 
-Hermione! Tira fuori il naso da quel libro e guardami in faccia quando ti parlo!- esclamo', ancora un po' irritata, ma comunque cercando di controllare il tono di voce, la giovane Weasley.
Dopotutto Hermione aveva ragione, la biblioteca era un luogo silenzioso dove gli studenti si rifuggivano per studiare, come la sua amica per esempio, oppure per schiacciare un rilassante pisolino, lontano dagli scocciatori della propria casa, come stava facendo
in quel momento un Tassorosso poche sedie più in là.
Controvoglia la strega dai boccoli ambrati alzo' il volto da quell'incantevole romanzo che teneva avidamente tra le mani, scoperto tra uno degli scaffali di cui, forse, persino la preparatissima bibliotecaria aveva dimenticato l'esistenza, e rivolse la propria attenzione alla rossa che immediatamente continuo' il suo "discorsetto".

-Hermione, mi vuoi spiegare perche' rimani qui? Mi avevi detto che tu e i tuoi genitori sareste andati a trovare una tua parente in America, per questo non ho insistito sul farti venire alla Tana con me, Harry e Ronald. Ma mi spieghi perche' mi hai mentito? Sono dovuta venire a sapere da una delle pettegole della Brown che tu, la mia migliore amica, passerà il Natale tutta sola qui, ad Hogwarts! Perchè non vuoi venire alla Tana con me, Harry e Ronald?! Su! Spiegamelo! E aggiungi anche delle scuse perchè mi sono sentita ferita nel sentir dire a quelle oche che mi hai mentito spudoratamente.- il volto della rossa era diventato quasi della stessa tonalità della sua folta chioma, a causa della rabbia repressa.
-Ginny, hai ragione. Non avrei dovuto mentirti, e non riesco a capire come quelle oche abbiano saputo che rimando ad Hogwarts visto che lo dovrebbe sapere solo la McGranitt, ma l'ho fatto perchè non volevo che continuassi ad insistere. Non verrò con voi alla Tana. Su questo non si discute.- rispose con decisione la Caposcuola.
-Ma perchè? E comunque sai bene che tutto quello che succede ad Hogwarts la Brown e le sue ochette lo vengono a sapere in meno di 24 ore.- la Weasley era esasperata. Non riusciva a capire perchè la sua migliore amica preferiva passare le vacanze di Natale tutta sola tra le fredde mura che li teneva rinchiusi per mesi, lontani dalle proprie famiglie, e che quando aveva la possibilità di uscire da lì per passare un po' di tempo in famiglia se lo negava.
-Sai perfettamente che tuo fratello non mi rivolge quasi piu' la parola da quando, dopo la guerra, gli ho rivelato che per lui non provavo nulla piu' che l'amore che si prova per il proprio fratello. Ho creduto per anni che quello che sentivo per lui fosse amore, quello vero. Quell'amore che ti scombussola la mente e il corpo, ma mi sbagliavo. Ed Harry, per solidarietà maschile, così dice lui, mi saluta giusto la mattina e la sera.- rispose tristemente la giovane, continuando a rimanere immobile su quella poltrona di frassino e velluto rosso che la accoglieva ormai da anni per darle conforto nelle giornate fredde come quella.
Da quel punto si poteva osservare chi entrava da quell'enorme portone che proteggeva i suoi amati tomi, senza però rendere nota la propria presenza tra quegli alti scaffali. Anche se, ormai, tutti sapevano che la più brillante strega dell'ultimo decennio, cioè lei, era sempre su quella accogliente poltrona che si affacciava sul Lago Nero e trascorreva i suoi pomeriggi tra le pagine dei suoi romanzi preferiti.
Hogwarts aveva a sua disposizione una delle più fornite ed aggiornate biblioteche che il Mondo Magico avesse mai visto, per questo e per altri mille motivi la giovane Caposcuola amava quell'enorme stanza.
Non tutti comprendevano l'amore che provava la Grifona per quel luogo.. 
Pochi amavano leggere ed apprendere quanto lei. Forse solo gli appartenenti alla casa di Corvonero potevano essere quasi al suo livello.
Infatti, alcuni suoi compagni di scuola erano più che certi che la Regina dei Grifoni fosse molto più sveglia di svariati Corvonero, e questo era tutto dire. Per questo motivo, a volte, i suoi amici Gridondoro si chiedevano se il Cappello Parlante avesse commesso un terribile errore nel smistarla nella culla dei coraggiosi e puri di cuore, ma poi, quasi dopo un istante, ridevano per il loro stupido pensiero.
Che cosa sciocca da pensare.. Il Cappello Parlante non commetteva mai errori e poi.. Hermione Granger era la Grifondoro per eccellenza. Gentile, coraggiosa e pura di cuore. Ma in lei vi erano anche le doti che contraddistinguevano le altre casate come ad esempio furbizia, intelligenza e lealtà.
-Herm..Non dico che non dovevi dirgli quello che provavi realmente, ma sai com'è fatto Ronald.. E' peggio di un bambino. Non riuscirà mai ad accettare la realtà se continui ad evitarlo.- 
-Ma io sto cercando solo di rispettare i suoi spazi ed i suoi tempi. Mi ha chiesto del tempo per poter cercare di andare avanti, ed io glielo sto dando! Non voglio rovinarvi le vacanze perciò me ne starò ad Hogwarts.- rispose con decisione la castana.
-Sai, a volte mi sembra di parlare con il muro.. Tu conosci Ron molto bene e perciò sai che lasciargli i suoi spazi di sicuro non faciliterà le cose. Se invece provi a stare con noi, al posto di rintanarti qui, come fai ormai ogni pomeriggio, e cerchi di recuperare il vostro rapporto d'amicizia, questo si che faciliterà le cose!- 
-No, Ginny. Ti sbagli. Ron ha bisogno del suo tempo e io sono decisa a concederglielo, almeno questo glielo devo...- l'orgogliosa Grifona, che fino a pochi attimi prima mostrava il suo volto con la fierezza di una guerriera, abbassò il capo con fare arreso.
-Per favore Herm, ripensaci.- quasi la supplicò l'amica. 
-No. Ormai ho deciso, e sai bene che quando prendo una decisione resta quella. Niente potrà farmi cambiare idea.- ribadì la ragazza, tornando a leggere il suo amato romanzo.
Ginevra se ne andò senza rivolgere all'amica neanche un cenno di saluto, sì, era offesa. Ma beh.. bastava poco per far infuriare la più giovane tra i Weasley. Passo dopo passo ella continuò a pensare che l'amica stava commettendo un terribile sbaglio nel rimanere ad Hogwarts, ma sapeva bene che quando Hermione prendeva una decisione era quasi impossibile farle cambiare idea. Nessuno poteva smuoverla quando prendeva una decisione.

I giorni trascorsero lentamente e la Caposcuola dei Grifondoro passò i suoi pomeriggi, come ogni altro giorno da quando era iniziato il settimo anno, nella grande biblioteca che Hogwarts metteva a disposizione dei suoi studenti.
Ogni mattina la giovane si alzava dal suo accogliente giaciglio ed andava a fare colazione nella Sala Grande, con i suoi compagni di casa. Lì, faceva qualche chiacchierata con la sua rossa amica, che pur essendo ancora un po' adirata con lei non riusciva ad ignorarla del tutto, come aveva progettato di fare.
Poi, dopo una colazione leggera, la aspettavano le lezioni, cosa che non le pesava affatto, a differenza dei suoi coetanei. 

Dopo l'ora di pranzo spesso aveva qualche altra ora di lezione poi poteva dedicarsi alla stesura dei compiti assegnati dai docenti; ed infine, quando avevo terminato e revisionato i suoi scritti, la ragazza si nascondeva tra le pagine dei suoi amati libri.
Tutto fu così sistematico e ripetitivo che Hermione quasi non si accorse che la Vigilia di Natale era giunta. Quel pomeriggio tutti i suoi compagni sarebbero partiti per far ritorno dalle loro rispettive famiglie. Ma lei quel pomeriggio lo passò, come sempre, tra gli alti scaffali che troneggiavano l'enorme biblioteca che tanto adorava.
-Sapevo di trovarti qui...- mormorò una voce, che la giovane riconobbe all'istante.
-Che ci fai qui Harry?- domando la ragazza alzando lo sguardo dal libro che teneva tra le mani. Dietro il suo volto freddo ed impassibile, si nascondeva un grande stupore, che la assalì nell'istante in cui udì quella voce così flebile e un po' titubante che quasi riuscì a fargli cadere la maschera di freddezza e noncuranza che continuava ad indossare ormai da mesi.
-Sono venuto a salutarti. E visto che sei scomparsa da questa mattina ho dedotto che ti avrei trovata qui..- disse lui, girandosi per osservare il luogo in cui si trovava. 
-Ah. Allora ciao Harry.- ella sorrise. Ma quel sorriso che si stampò in volto era freddo. Non emanava nessun sentimento.
 E Potter se ne rese conto.. Egli non si mosse. Rimase lì, immobile, davanti a lei. 

Aveva tentato più volte di trovare il coraggio e le parole per scusarsi del suo comportamento, ma ogni volta aveva fallito.

Lui, il "Bambino sopravvissuto", "Il Salvatore del mondo magico", non era riuscito a fare pace con la sua migliore amica perchè aveva paura di essere rifiutato. Il signore Oscuro si sarebbe messo ridere se fosse stato ancora vivo.. Il giovane ragazzo che tutti inneggiavano per aver sconfitto il famigerato Lord Voldemort, aveva paura della reazione di una giovane strega davanti a delle semplici scuse. Ma beh.. Hermione Granger non era una semplice strega.. da lei ci si poteva aspettare di tutto, per questo Harry era impaurito da quello che sarebbe potuto accadere; ma questa situazione doveva aver fine. 
Harry rivoleva indietro la sua migliore amica. Rivoleva vedere il suo sorriso luminoso. Non sopportava più quella maschera di indifferenza che mostrava nei suoi confronti.
Aveva sbagliato, ne era consapevole ormai da tempo... 

Per un breve periodo, persino Ginevra, la sua ragazza, non gli aveva rivolto la parola. "Non capisco il tuo stupido comportamento Harry. Tu sei amico anche di Hermione, dovresti cercare di capire anche i suoi di sentimenti, non soltanto quelli di Ronald!" gli aveva gridato contro la rossa, dopo quasi due settimane trascorse senza rivolgere nulla più di un veloce "Buongiorno" e "Buonanotte" alla sua migliore amica. E da quella bella ramanzina da parte della piccola Weasley Harry riflettè e comprese che si stava davvero comportando da bambino.. Dopotutto non si può rimanere fidanzati con una persona che non si ama.
Voleva essere perdonato dall'amica per il suo comportamento sciocco e infantile. Avrebbe fatto qualsiasi cosa. Persino inginocchiarsi davanti a lei; sarebbe stato persino felice di fare una cosa del genere se questo gli avesse garantito che Hermione lo avrebbe perdonato.
-Cosa c'è Harry?- chiese la giovane che, dopo un veloce sguardo di sottecchi, aveva notato che il ragazzo ancora non si era mosso di un millimetro. 
-Beh.. io volevo..- balbettò il moro, divenendo rosso in volto.
Hermione rise, ma appena vide la faccia dell'amico divenire ancora più rossa cercò di trattenersi. Era una bella impresa visto che il bambino sopravvissuto era diventato rosso come un peperone e poi quella sua faccia un po' accigliata rendeva tutto così buffo che la giovane si ritrovò piegata in due dalle risate. Però vedendo il ragazzo fare dietrofront ella cercò di darsi un contegno - Scusami.. ma era troppo buffa come situazione! Giuro che non rido più. Torna qui e dimmi cosa volevi dirmi!- 
Vedendo che il moro non accennava a fermarsi la fiera Grifona si alzò dalla sua amata poltrona e velocemente prese il braccio dell'amico -Dai fermati!- lo supplicò.
-Scusami..- mormorò il ragazzo in risposta. 
-Cosa?- 
Harry si girò verso l'amica e guardandola in volto trovò il coraggio di dire quello che gli frullava nella mente da mesi -Hermione, scusami. Sono stato uno stupido. So di essermi comportato da bambino. Cioè già da Ottobre mi sono reso conto che stavo sbagliando ma a quel punto tu già avevi deciso di evitarmi a prescindere. Riuscivo a vederti giusto a lezione e ai pasti..-
-Si, sei stato un vero stupido. Ma ti perdono.. credo.- la Caposcuola che aveva tenuto lo sguardo basso fino a quel momento si fece coraggio e puntò i suoi occhi color castano dorati in quelli verde smeraldo del suo compagno - Se avevi cosi tanta voglia di fare pace potevi parlarmi durante uno dei pasti o magari venirmi a cercare in biblioteca, come hai detto tu sono sempre qui! Sei stato un codardo Potter!- la Grifona ormai si era infuocata e non accennava a fermarsi.. -Sai che anche per me è stato difficile dire a Ron quello che provavo veramente? Hai mai pensato che mi sentissi sola e abbandonata? Io ti credevo mio amico! Mi fidavo di te! Pensavo che tu avresti capito! Da Ronald mi aspettavo un comportamento del genere, ma non da te! Non pensavo che tu fossi cosi stupido! SOLIDARIETA' MASCHILE?! Una delle cose più stupide che abbia mai sentito.- 
Harry rimase di stucco. Si aspettava una bella sgridata da parte della Caposcuola ma non era riuscito ad immaginarsi una cosa del genere.. 
-Non hai niente da dire?- conclusa la ragazza, ritrovando il suo abituale contegno pacato e gentile. 
-Scusami. Hai ragione su tutto ma devi capire una cosa.. Io ti voglio bene e sono tuo amico! Ma Ron era a pezzi.. non ho ragionato.
Non pensavo che anche tu ci stessi male. Scusami...- era mortificato ed il suo morale era caduto a terra. 
-Forse ti perdono.. Se...- Hermione sposto' lo sguardo sullo zaino che portava in spalla il ragazzo. Sapeva che avrebbe capito, e sperava che tutto sarebbe andato come aveva desiderato da tanto..
-Oh! Hai ragione! Me ne sono dimenticato.- disse Harry dandosi uno scalpellotto sulla fronte. Il ragazzo iniziò a frugare nella sua sacca da viaggio e dopo pochi minuti ne estrasse un pacchetto avvolto in una carta color rame molto carina. -Tieni. Spero ti piaccia.- disse, tendendo verso l'amica il regalo.
-Grazie.- rispose ella sorridendogli serenamente. Dopo aver preso il regalo e averlo stretto al petto e con l'altra estrasse la sua bacchetta -Accio, regali!- esclamò. Dopo pochi istanti giunsero due pacchettini rosso porpora. 
-Questo è per te.- disse Hermione porgendo al moro un pacchetto grande quanto una sua scarpa - E questo è per Ron. Daglielo quando siete davanti a Molly così non lo rifiuterà o lo brucerà.- 
Entrambi risero nell'immaginare la faccia del rosso dinanzi a quel pacchettino. -Okay. Ma perchè non glielo dai direttamente tu?
Visto che ora tra noi è tutto apposto verrai alla Tana, giusto?- i suoi occhi si illuminarono di speranza. Erano tornati ed essere così vividi e pieni di energia che ad Hermione dispiacque molto fare cenno di no con la testa. 
-Non posso venire. Ho preso degli impegni giù ad Hogsmeade e non posso di sicuro tirarmi indietro ora.- era un po' triste. Aveva finalmente chiarito con il suo amico capoccione ma non poteva tirarsi indietro. Quando Hermione Granger prometteva una cosa non si rimangiava mai la parola.
- Oh..- mormorò afflitto il ragazzo.
-Già..- 
-E scusa se te lo chiedo, ma cosa devi fare ad Hogsmeade a Natale?- aggiunse con tono curioso il moro.
-Devo andare dalla Signora Moon, quella che sta cercando di costruire un orfanotrofio più grande, giù ad Hogsmeade. Sai che dopo la guerra molti bambini sono rimasti orfani e che il villaggio si stà espandendo, ma nessuno ancora riesce a superare questa strana idea dell'andare contro l'adozione. I maghi sono davvero ottusi a volte.- era irritata, lo si poteva notare da come torceva le labbra - 

Comunque.. andrò a darle una mano con i piccoli. Vado a trovarli tutti i pomeriggio, visto che hanno ancora poco personale, e la settimana scorsa mi ha chiesto se posso andare da loro questa sera e domani, così magari se siamo abbastanza accompagnatori portiamo i piccoli a pattinare.- 
-Herm.. sei sempre la solita..- disse Harry, sorridendo all'amica.
-Perchè dici così?- chiese spaesata la mora.
-Perchè tu aiuti tutti quelli che hanno bisogno di una mano. Saresti persino capace di aiutare una Serpe in difficoltà.- 
-Harry, cerca di superare certi pregiudizi sulle Serpi.. Molti di loro hanno ripudiato la loro fedeltà verso Voldemort, ancora prima della sua caduta. E poi è dovere di ogni persona aiutare i più bisognosi.-
Lei era sempre così.. la dolce, coraggiosa, intelligente e saggia Hermione Granger. La giovane aveva acquisito la saggezza di una donna di 100 anni a soli 18 anni. La guerra l'aveva fatta maturare, non era più una semplice strega.. in quel momento, il bambino sopravvissuto, aveva davanti ai suoi occhi una donna fiera e gentile.
-Va bene, ma il prossimo Natale lo passi con noi vero? Giuramelo!- disse eccitato Potter, stringendo tra le sue mani quelle calde e soffici dell'amica.
-Okay, ma ascoltami quando ti dico di smetterla con certi pregiudizi..- disse accigliata la ragazza. 
-Sì, sì. Ora vado che se no Ginny mi uccide. Ti invieremo tante lettere! Mi raccomando, rispondi a tutte!- esclamò il moro, poi diede un bacio sulla guancia rosea dell'amica e corse fuori dalla biblioteca.

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L 'imponente edificio scolastico e i terreni che lo circondavano erano coperti da un soffice strato di candida neve. E ad ogni passo della giovane Grifona esso si assottigliava sempre di più, lasciando però nitida l'impronta che gli scarponi della ragazza lasciavano su di essa.
Il freddo era pungente ed il buio si stava impossessando del paesaggio, che sarebbe rimasto per sempre impresso nella mente della studentessa. Ella, passo dopo passo, si avvicinava sempre di più alla vecchia costruzione, che da alcuni mesi era adibita ad orfanotrofio. 
Giunta davanti all'enorme portone di pino ella bussò con vigore ed attese alcuni minuti.
-Hermione sei arrivata! Non ci speravo più!- esordì la direttrice Moon, nell'aprire la porta alla sua ospite.
La donna che aveva creato "L'Orfanotrofio Moon" era un'anziana signora di 55 anni, pienotta, i suoi capelli color cenere erano sempre attorcigliati in uno chignon un po' complicato, i suoi occhi color zaffiro erano penetranti ma dolci. Il volto della Signora Moon era sempre adornato da un tenue sorriso che riscaldava il cuore di chi lo guardava. Ella era una donna gentile e compassionevole. Non riusciva mai a dire di no ai suoi amati pargoli e quando avevano giocato per la prima volta, mesi addietro con la mente del Trio D'Oro, nel parco vicino all'istituto, l'anziana direttrice non era riuscita a negare loro di farla entrare quando più l'aggradava. Insomma, la "piccola Hermione", come la chiamava la direttrice, era stata accettata già dal primo giorno, come se fosse stata "di casa" in quel luogo.
-Scusi se ho fatto tardi, ma non riuscivo a trovare la McGranitt, mi doveva ancora firmare il permesso speciale d'uscita.- la ragazza alzò un foglio ed iniziò a sventolarlo davanti agli occhi dell'anziana donna - Con questo posso rimanere anche oltre il coprifuoco.- 
-Fantastico!- disse sorridendo felice la donna -Ma prego, entra! Qui fuori si gela!- la donna spalancò la porta e si spostò per far entrare un'Hermione molto infreddolita.
Quando la porta fu chiusa la donna invitò Hermione a togliersi il capotto rosso, la sciarpa ed il berretto, e gli indicò dove appenderli.
Questo semplice rito di svestimento ormai era all'ordine del giorno tra le due donne, ma nessuna delle due osava privarsene. 
-I ragazzi ti attendevano con fermento. Sopratutto Sophie! Quella piccola peste non ha fatto altro che seguirmi per tutto il giorno ed ogni 5 minuti mi chiedeva quando saresti arrivata! Oh cara Hermione.. Hai colpito al cuore quella piccola birbante.- disse la direttrice, mentre passeggiava accanto all'interessata. 
La casa adibita ad orfanotrofio non era molto grande, infatti i piccoli iniziavano a starci un po' stretti ma piano piano si stavano abituando a vivere tutti insieme e sembravano sempre di più tutti fratelli. Certo, come in ogni famiglia c'erano quei piccoli soggetti che davano qualche grana alla Signora Moon ma lei era così felice quando era con loro che non dava poi tanto peso a qualche bisticcio. 
Dopo pochi minuti raggiunsero "la stanza dei giochi" dove i bambini passavano la maggior parte del tempo. 
Appena le due donne fecero il loro ingresso nella stanza, una ventina di bambini gli andarono incontro felici.
-Hermione! Finalmente sei arrivata!- urlò una piccolo bambino dagli occhi color cielo e i capelli ebano. 
-Giochiamo a palla!- disse un'altro bambino di 4 anni, che cercava di non cadere visto che la palla che aveva in mano era più grande della sua testa e copriva la sua visuale.
-Hermione!- urlò un'altro, mentre tirava la maglietta canarino della visitatrice.
-Per fortuna che sei arrivata Hermione, queste pesti non la smettevano di lagnarsi perchè volevano vederti..- disse, Agatha mentre si
avvicinava alla riccia, con in braccio un pargolo di due anni all'incirca.
-Hermione ci leggi una storia!- disse una piccola bambina di 5 anni con un dolce vestitino color lilla, che si era attaccata alla manica destra della ragazza.
-Sì! Una storia del Trio d'Oro!- aggiunse un'altra bambina in fondo alla stanza, che avendo visto il casino che i suoi amici avevano fatto aveva preferito rimanere al suo posto, evitando di essere schiacciata.
-Certo.. Sophie, vuoi aiutarmi?- disse Hermione facendo dei piccoli passi verso la poltrona che era stata posta vicino ad un'imponente finestra, al suo passaggio i piccoli si spostarono e fecero passare la ragazza. 
Intanto la piccola Sophie che era rimasta da parte, da quale bambina intelligente qual'era, si alzò, si stirò il vestitino color turchese, spostò i suoi capelli corvini dal viso e corse tra le braccia della ragazza che si era già seduta sulla poltrona.
-Ciao, Sophie.- disse Hermione dando un dolce bacio sulla testolina della bambina. 
-Ciao, Hermione.- la piccola sorrise e poi aggiunse -Quale storia raccontiamo?-
-Scegli tu.- rispose la ragazza.
-Allora quando Harry ha giocato la sua prima partita di Quidditch!- 
-Va bene.-

Le due narratrici si misero comode sulla poltrona, il pubblico si dispose intorno a loro e in un istante il racconto ebbe inizio...
- Era un freddo giorno d'autunno.. -

Il racconto tenne calmi i piccoli per mezz'ora buona e dopo di esso la direttrice annunciò che l'attesa uscita del pattinaggio avrebbe avuto luogo quella sera. I bambini urlarono felici ed iniziarono a correre per tutta la stanza.
-Sono una vera forza della natura..- Hermione sorrideva nel vedere tanta vivacità in bambini che ne avevano passate di tutti i colori.
Quei piccoli erano davvero forti. 
-Diventeranno tutti Grifondoro come te.- esclamò la direttrice. 
-Non ci giurerei..- disse divertita la studentessa. 
-Spero solo che diventino delle brave persone...- la signora Moon era pensierosa.. e questo non andava bene. Quando si chiudeva in se stessa e si metteva a rimuginare quello che ne poteva uscire era sempre la stessa scena. Lei che scappava in preda alle lacrime e si chiudeva nella sua stanza.
Povera donna, aveva perso il suo amato marito a causa della strage che venne effettuata da Voldemort a suo tempo.. Il Signor Moon era un vecchietto molto vispo ed allegro ma il caso volle che nacque mezzosangue. E questo Voldemort non lo accettava. Negli ultimi giorni del suo dominio aveva fatto uccidere numerosi mezzosangue e questo aveva portato anche all'uccisione del vecchio e caro Gekobe Moon. Questo addolorava molto l'anziana signora ma dopo la morte del marito aveva trovato il coraggio di aprire "L'Orfanotrofio Moon" che era sempre stato il sogno dei coniugi. 
Era una donna forte di natura ma non lo dava a vedere e questo suscitava in Hermione un moto d'ammirazione sempre maggiore.
-Può stare pur certa che questi piccoli casinari diventeranno dei fantastici maghi. E saranno rispettati da tutti.- la rassicurò Hermione.
-Oh.. Hermione cara..- la donna fece una delicata carezza sulla guancia della ragazza -Grazie.-
-Grazie per cosa?-
-Grazie di tutto.. Di quello che fai per i bambini, di aiutarmi con loro, di raccontargli le storie e di essere qui oggi.- rispose abbracciando la ragazza forte a sè.
-Direttrice, i bambini sono pronti per uscire. E Malika e Scoot sono arrivati.- Agatha apparse nella cucina dove la signora Moon aveva offerto una tazza di tè caldo ad Hermione. 
-Arriviamo.- rispose la direttrice, in tono cortese.
Erano le 18,50 quando finalmente tutti furono pronti ed uscirono dall'istituto.
-Bambini, state uniti e non allontanatevi, ora si va al laghetto Ship.- la direttrice, avvolta nel suo mantello color rame, era già accaldata dal solo fatto che doveva stare appresso a più di 20 bambini scalmanati, che correvano per la strada tutti felici. 
-Quello vicino alla casa della Signora Makalbe?- chiese il piccolo Maicol, un bambino castano di 7 anni.
-Sì, ma non correre!!!- Hermione non fece in tempo a concludere la frase che il piccolo fuggi veloce verso il laghetto -Chissà che faccia triste farà quando si renderà conto che il laghetto non è ancora congelato.- disse, senza rivolgersi particolarmente a qualcuno, ed iniziò correre dietro il piccolo.
Il laghetto venne ghiacciato in un'istante dalla Granger e trasfigurò ai piedi dei piccoli e degli adulti dei pattini nuovi. Ad incantesimo concluso tutti avevano un bel paio di pattini.. Tutti, esclusa lei. 
I piccoli erano eccitatissimi all'idea di pattinare, per molti era anche la prima volta, perciò gli adulti divisero i piccoli in gruppi ed iniziarono ad insegnare loro quello sport così meraviglioso. Vederli così felice scaldava il cuore a tutti.
-Come mai non pattini con noi?- chiese la piccola Sophie avvicinandosi alla sua amica. 
-Non ne ho molta voglia ora, intanto tu vai, ti raggiungo tra poco.- rispose la ragazza, dando una piccola spinta alla bambina.

Non aveva così voglia di pattinare in quel momento, ma era certa che dopo un po' si sarebbe unita alla mischia. Il sorriso di quelle pesti spesso aveva il potere di tirarla su di morale e di scacciare quegli strani pensieri che le vorticavano in mente ormai da settimane..

Draco Malfoy... 

Dal giorno in cui l'aveva "salvata" da una caduta colossale davanti a tutte le case, durante l'ora di cena, ella continuava a cercare di capire perchè egli lo avesse fatto. Malfoy era cambiato, non c'era dubbio. 
Quando la incrociava per i corridoi non si fermava più per insultarla, la ignorava, anzi a volte le rivolgeva un cenno del capo, in segno di saluto. 
La Serpe stava cambiando.. 
La guerra era finita e piano, piano, tutti i pregiudizi dovevano essere abbattuti, ecco cosa pensava la Granger, e forse lo pensava anche Malfoy. Ma chi lo poteva sapere se non lui stesso?
Hermione trasfigurò un masso enorme in una panchina di marmo, dove si sedette e si gustò lo spettacolo di così tanti sorrisi allegri.
Dopo un po' la giovane si arrese all'evidenza: era inutile rimuginare troppo su interrogativi simili, perciò ella fece apparire dei pattini da ghiaccio ai suoi piedi e si mise a pattinare con i piccoli, ridendo come non era riuscita a fare da mesi. 

        
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-E' ora di andare! La cena vi aspetta!- urlò la direttrice dall'altro lato del laghetto. 
Tutti i piccoli, un po' tristi si avvinarono alla riva e si fecero ritrasfigurare i pattini nelle loro scarpette, dai loro accompagnatori.
Hermione non era ancora stanca e non aveva molta voglia di andare a cenare, però non poteva deludere la Signora Moon perciò
piano, piano, iniziò ad avvinarsi al gruppo e quando fu vicino a loro udì la conversazione che Scoot stava avendo con Sophie. 
-Ma io non voglio tornare a casa! Voglio rimanere un'altro po' a pattinare!- continua a dire la piccola dai capelli corvini. 
-Sophie, non se ne parla! Tu qui da sola non ci resti, e ce ne stiamo andando via tutti!- esclamò, esasperato dall'insistenza della bambina, il povero giovane.
-Io resto qui.- la piccola si impuntò e portò le braccia al petto.
-Piccola, ragiona, a casa ti aspetta la cena della Vigilia!- la Signora Moon intervenne, cercando di convincere la bambina, che intanto si era anche seduta a terra, in mezzo alla neve. 
- No! Io non ho fame! Io voglio pattinare!- la peste non demordeva.
-Dai.. su..- Scoot cercava di convincerla ma era inutile. Quella bambina era una gran testarda.
-Se volete resto io con lei, in realtà neanche io ho fame e mi piacerebbe rimanere qui a pattinare.- Hermione intervenne, facendosi avanti. 
-Ne sei sicura? Saresti cosi gentile di badare a questa furfantella per un'altro po'?- chiese speranzosa la direttrice. 
-Certo!- esclamò allegra la Grifona. 
-Sì!!- disse la bambina alzandosi. Ed in un istante ella si ricatapultò sulla pista improvvisata.
-Sophie, vai piano! Se no ce ne andiamo subito!- esclamò Hermione con tono severo. 
La piccola si girò verso la ragazza  -Va bene, Hermione! Ti voglio tanto bene!- e dopo aver lanciato un veloce bacio si girò e corse felice verso il lato opposto del laghetto.
-Signorinella, non penserai mica di fregarmi con qualche smanceria?- disse, cercando di rimanere seria, mentre le correva dietro, sopra quegli splendidi pattini color miele che aveva trasfigurato per sè. 

La piccola Sophie si divertì molto a volteggiare su quella lastra di ghiaccio meravigliosa ma dopo poco più di mezz'ora dovette arrendersi alla sua accompagnatrice, che le fece cenno che era ora di tornare all'istituto. 
-Mi sono divertita molto Hermione, grazie.- disse sorridendo la piccola mora. 
-Non c'è di chè piccola.- rispose la ragazza, accarezzando dolcemente la testa della bambina.Superata la casa della Signora Makalbe la vispa bambina iniziò a correre, cercando di evitare i pochi passanti che c'erano in giro alle 20.30 di sera. 
-Sophie se corri così rischi di cadere!- urlò Hermione con tono preoccupato. 
Dopo neanche un'istante dall'avvertimento la piccola peste scivolò su una lastra di ghiaccio in mezzo alla piazza del villaggio, ma,fortunatamente, un giovane uomo la perse al volo, prima che essa potesse toccare terra.

-Principessa, dovrebbe stare più attenta.- disse il giovane.
-Grazie Signore.- rispose la bambina, mentre il suo salvatore l'aiutava a rimettersi in piedi. Non aveva ancora visto il volto del suo salvatore ma quando lo vide.. -Draco!!- esclamò la piccola , buttandosi tra le braccia del ragazzo, ed esso, per la sorpresa, cadde a terra.
-Calma, calma. Sei sempre così piena di energie, Sophie!- Malfoy scoppiò in una fragorosa risata e che diede vita ad un dolce suono per le orecchie di ogni essere vivente, forse per questo rideva di rado, per negare al mondo un suono così dolce. 
-Che fai ridi di me? Sai che non si ride di una principessa?- disse offesa la piccola, che con un veloce movimento si mise in piedi e volse lo sguardo dalla parte opposta a dove si trovava il suo amico. 
Malfoy si rimise in piedi, si asciugo le lacrime, che erano comparse sul suo volto a causa della bella risata che si era fatto, poi si mise in ginocchio davanti alla piccola  -Oh ma no.. Principessa Sophie, io non potrei mai ridere di lei.- poi prese la manina destra della piccola e le diede un casto bacio sul dorso di essa. 
La bambina arrossi e poi, dopo essersi stampata in volto un faccino furbetto, disse - Ma tu hai la capacità di sapere sempre quando qualcuno è in pericolo? Appari sempre da nulla.- 
-In realtà compaio solo quando una principessa deve essere salvata..- rispose divertito il ragazzo.
Gli occhi di Sophie si illuminarono - E allora quante ne hai salvate fino ad ora?- chiese tutta eccitata la piccola.
-Oh.. beh.. non salvo tutte le principesse.. ma solo le più belle, intelligenti e gentili. Ma direi che contando te ne ho salvate solo due.- rispose sinceramente divertito dalla scenetta il biondo.
-Oooh.. e questa principessa com'è?- chiese curiosa la piccola.
-Mmmh..- il mago ci riflette qualche istante -E' intelligentissima, la più intelligente della scuola, gentile, caparbia, furba, leale, e bellissima. Ha dei morbidi boccoli che le arrivano al di sotto delle spalle, è alta e formosa, ha un viso delicato e la sua pelle è perfetta.- 
-Insomma te ne sei innamorato..- dedusse con arguzia la piccola streghetta.

Malfoy, stupito dalla congettura della piccola, sorrise rassegnato. Per anni aveva trascorso molto tempo a pensare alla Granger ma aveva sempre negato l'evidenza.
Ogni volta che le passava sotto gli occhi, il suo cuore era attraversato come da una scarica elettrica, come se, per la prima volta, fosse vivo.

Tutto era iniziato al terzo anno quando la Grifona gli aveva assestato un fantastico gancio destro. Se ne parlava persino dopo anni.
 Era una forza della natura quella ragazza, così fiera e coraggiosa; non si sarebbe mai piegata davanti a nessuno. L'unica volta in cui l'aveva vista debole era stata quando quella pazza della zia Bellatrix l'aveva torturata nel salone di casa Malfoy. Quelle urla di dolore spesso rimbombavano ancora nelle sue orecchie. 
Fino a quel momento non si era resto conto di quello che provava realmente per quella guerriera. Poi, con il tempo, aveva acquisito sempre di più la consapevolezza di ciò che sentiva per lei. 

Durante i mesi di guerra, non sapendo dove fosse e come stesse la sua amata, il cuore del giovane mago sembrava come spento. I suoi occhi erano come senz'anima.. Vuoti. 

Poi, quando l'aveva rivista durante lo scontro finale, il suo cuore aveva ripreso a vivere, fino a quando però non notò che ella stringeva compulsivamente la mano del rosso Weasley. 
Ella era davanti a lui, dritta, fiera, e guardava fissa verso il Signore Oscuro, ma accanto a lei non c'era lui, il Principe delle Serpi, ma il povero idiota di Weasley. In quel momento una rabbia pura e nera si impossesò di lui. Avrebbe voluto distruggere quel pidocchio sul momento, ma appena tentò di farsi avanti la madre ed il padre lo notarono tra la folla di studenti sopravvissuti al primo scontro e gli fecero cenno di andare verso di loro, lui, povero sanguepuro, come poteva ribellarsi ai propri genitori in un momento del genere? 

E così, Draco, si ritrovò ad osservarla dalla schiera opposta. I suoi occhi erano fiammeggianti come quelli di una Regina sul piede di guerra. Vederla in quello stato, sporca ma agguerrita come sempre, risvegliò nel giovane un fuoco di passione che teneva chiuso dentro di sè da tempo. 
Cercò di farsi avanti ma i suoi genitori lo bloccarono - Non ti muovere. Il Signore Oscuro sta parlando, ascolta.- dissero all'unisono. 

Egli si bloccò e decise che la mossa più intelligente, in quel momento, sarebbe stata quella di rimanere calmi; perchè se si fosse avvicinato a lei l'avrebbe messa ancora di più in pericolo e poi tradendo il Signore Oscuro, perchè avvinarsi ad una mezzosangue, secondo i mangiamorte, era tradimento, avrebbe messo in serio pericolo anche i suoi genitori. 

Era con le mani legate.

Fortunatamente quella volta il "bene" vinse ed il mondo piano, piano, iniziò a rimediare ai danni causati dalla sua ex fazione, perchè ovviamente la sua famiglia si era tirata indietro al momento giusto. Lui e sua madre erano stati scagionati grazie all'aiuto di Potter, invece per il padre non c'era stato nulla da fare. Egli fu condotto ad Azkaban.

Dopo la seconda grande guerra magica pochi studenti fecero ritorno a scuola per concludere il loro ultimo anno ad Hogwarts. Tra essi c'era il Trio D'Oro, come vennero soprannominati anche nei libri di storia magica, e Draco. 
Egli cambiò, non importunò più nessuno, anzi, cercò di mostrare alla sua amata Granger un po' di rispetto, che purtroppo non aveva mai potuto donarle. 
Stupidi pregiudizi. 
Quella "mezzosangue", come veniva chiamata dai maghi oscuri, era la strega più brillante della sua età e molte persone erano certe che ella avrebbe fatto grandi cose, ed il primo tra essi era proprio lui, il Principe delle Serpi.

Aveva tentato più volte di avvinarla nell'arco degli ultimi mesi, ma ogni volta che ci provava veniva bloccato dalla comparsa di qualche stupido che cercava un aiuto da parte della giovane per risolvere i loro stupidissimi compiti; o semplicemente era troppo in ansia per avvicinarsi a lei. 


-Malfoy..- senti la sua voce. La sua calda e gentile voce gli colpì il cuore, come se fosse lì in quel momento... Ma che cosa stupida da pensare. Lei non sarebbe mai potuta essere lì, sicuramente in quel momento ella era tra le pagine di uno dei suoi amati libri. 

Quando Hermione finalmente raggiunse la piccola Sophie vide in volto il salvatore della sua protetta e rimase di stucco. Tentò di chiamarlo, ma esso sembrava come se fosse caduto in uno specie di trans.. il suo corpo era davanti a lei ma la sua mente era altrove. 

Provò nuovamente a richiamare la sua attenzione con un colpo di tosse ma nulla. Perciò decise di urlare, forse a quel punto, con un timpano perforato l'avrebbe degnata di un'attimo d'attenzione  -Malfoy!-
-Cosa?- rispose spaesato il biondo. Egli girò il suo volto più volte, prima a desta e poi a sinistra, per cercare di capire da dove provenisse la voce della sua amata.
La Grifondoro si avvicinò al volto del ragazzo e passò una mano davanti alla sua faccia sconvolta -Ehi! Sono qui! Malfoy, ma stai bene?- 
In quel momento il Serpeverde, vestito di tutto punto, come sempre, strabuzzo gli occhi e cercò di ricomporsi -Certo che sto bene Granger.- disse con freddezza, alzandosi e scostando la neve che si era appiccicata ai suoi pantaloni. 
-Mi sembravi molto assorto nei tuoi pensieri..- mormorò Hermione.
A quel punto la piccola Sophie si intromise, e non diete il tempo a Draco di rispondere, -Stava pensando alla sua amata principessa.- 
-La sua principessa..?- chiese sbalordita la Caposcuola.
-Sì! Mi ha detto che è la più intelligente della scuola, che è bellissima, gentile, furba e ha i capelli ricci. Poprio come te Hermione!- rispose la piccola felicissima di poter essere utile alla sua amica. 
-Ma cosa dici!- esclamò la ragazza, arrossendo fino alla punta dei capelli. 

Draco, vedendo una possibilità per manipolare ciò che aveva detto si fece avanti. Poggiando una mano sulla testolina della bambina egli disse con tono allegro  -Piccoletta, dovresti imparare a tenere la bocca chiusa e a comprendere meglio ciò che gli adulti ti dicono...- 
-Ma io ho ragione! Tu stai mentendo Draco!!- Sophie mise il muso, era decisamente offesa. Come poteva il suo amato salvatore darle della bambina che non capisce niente? 
Hermione cercò di far dimenticare alla piccola il discorso cambiando argomento -Sophie, come fai a conoscere Malfoy?- 
-Draco viene spesso a trovarmi il sabato pomeriggio. Ci incontriamo nel parco dietro l'istituto. Mi racconta della partite di Quidditch, della scuola e se è di buon umore mi porta anche un dolce!- rispose felice la piccola. Solo ripensare a quei meravigliosi dolci che il ragazzo le aveva portato le fece venire l'acquolina alla bocca.
-E come vi siete incontrati per la prima volta?- rimbeccò la ragazza.
-Ci siamo incontrati verso Ottobre mi sembra.. Ero qui nella piazza che giocavo con l'acqua, ad un certo punto, per errore, l'ho congelata e a quel punto Draco mi ha aiutata.- 
-Ah.- 

-Bene, visto che la piccola peste è salva ora posso andare..- Draco cercò di defilarsi, non riusciva a sopportare tranquillamente la presenza di Hermione per più di dieci minuti. Se superava il suo tempo limite egli si ritrovava a fare pensieri sconci sulla ragazza e non gli sembrava proprio il caso di avere un'erezione di fronte a lei ed a una bambina innocente.
Aggrappandosi al cappotto del giovane la streghetta mormorò -Draco.. Per favore, vieni alla cena di domani..E' Natale! E come mi hai detto tu, non devi tornare a casa quest'anno.- 

Quegli occhioni blu lo incantarono.. e alla fine cedette -Va bene, a che ora?- 
-Alle 19.40.- rispose Hermione, prendendo per mano la piccola -Scusa, ma ora devo riportare la piccola all'istituto. Ci si vede domani Malfoy.- 
-Domani?- chiese sconvolto il biondo. 
-Sì, domani. Alla cena all'Orfanotrofio Moon ci sarò anch'io.- puntualizzò pacata la ragazza, poco prima di voltarsi e portare via con se la piccola Sophie. 
La bambina si fece trascinare dalla Caposcuola, ma dopo neanche un momento si girò e salutò con la sua manina guantata -Ciao, ciao, Draco!- 
Ed istintivamente il ragazzo rispose alla piccola facendo un cenno con la mano, con un sorrisetto idiota stampato in volto..

Avrebbe potuto trascorrere il Natale con la sua amata... non gli sembrava vero.
  
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