Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: Yahohel    27/07/2015    3 recensioni
Sequel de "Le mille stanze del Tardis"
Rose e il Dottore, dopo le fatidiche 24 ore in cui è tornato bambino, vanno alla scoperta del Tardis, aprendo porte ignari di ciò che troveranno dall'altra parte.
Quello che nasce come un gioco innocente si trasforma, però, in un confuso groviglio di sentimenti inespressi, pronti ad esplodere come una bomba ad orologeria.
I nostri eroi riusciranno ad aprire l'ultima porta?
Het!Ten/Rose
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quinto Capitolo

Jack e il Dottore erano seduti sulla gradinata metallica del Quartier Generale, intralciando il passaggio di gente che lavora – come aveva puntualizzato scherzosamente Gwen all’indirizzo dei due.

Il Signore del Tempo era talmente scosso che, se fosse dipeso da lui, si sarebbe accasciato sull’ascensore e lì sarebbe rimasto. A causa della sua non proprio ottimale situazione psico-fisica, aveva permesso al Capitano di farlo sedere e tempestarlo di domande, pentendosi amaramente più volte di non aver semplicemente liquidato l’amico con uno “sto bene”.

Era sempre stato orgoglioso quel tanto che bastava da non permettersi di apparire debole, ma quella qualità era cominciata a venire meno dal ringiovanimento. O forse le 24 ore non c’entravano nulla, era semplicemente arrivato al suo limite, crollando tra le prime braccia amiche disposte ad accoglierlo.

Il pianto era stato liberatorio, ad ogni modo, e gli aveva permesso di mettere Jack al corrente di tutto, in maniera più o meno composta. Non aveva versato altre lacrime, ma il suo sguardo aveva sempre quella punta di disperazione che portava chiunque lo osservasse per più di qualche attimo a chiedersi quando sarebbe nuovamente esploso. Il Capitano, nello specifico, dopo quella reazione inaspettata – non aveva mai visto il Signore del Tempo ridotto in quel modo – era molto più attento alle parole che lasciava uscire dalla propria bocca, soppesandole una ad una per evitare di toccare qualche nervo scoperto.

Nonostante tutte le premure, dopo poche domande il Dottore aveva cominciato a parlare a ruota libera come suo solito, segno che la parlantina non era scomparsa, anche quello non era proprio un argomento Coca Cola e palloncini. Aveva scaraventato tutto fuori, i suoi pensieri, le sue emozioni, perdendo progressivamente l’aura da bomba ad orologeria che emanava. Si era tolto un gran peso, ma il macigno che gravava sul suo cuore era ancora lì, in attesa di rivedere la sua Rose con i propri occhi.

Nonostante quel piccolo particolare, aveva appurato che piangere e raccontare la storia della propria vita a qualcuno migliora le cose. Aveva sempre considerato le telenovelas argentine come spazzatura, ma a quanto pareva su quello avevano ragione.

 Meglio ancora se la causa di tutto sono problemi di cuore e, di solito, in quegli squallidi programmi televisivi che Rose guardava alle due di notte tutto riguardava intrighi amorosi.

L’aveva colta sul fatto più volte, sdraiata sul sedile della sala comandi, avvolta da una coperta, a piangere tutte le sue lacrime inzuppando i popcorn e a biascicare nomi propri con fare lagnoso, mentre seguiva l’ennesima puntata dal monitor del Tardis.

Un paio di volte aveva tentato di riportarla a letto, sottolineando il fatto che quello schermo non era fatto per guardare porcherie terrestri, ma si era sentito urlare contro “Bianca vuole togliere Leandro a Carmen e tu vuoi che io vada a dormire?”

Sorrise. Ogni piccolo dettaglio gli faceva tornare alla mente la sua Rose, rendendolo patetico quanto le sitcom sopracitate, e se per un attimo ritrovava il sorriso, quello dopo sprofondava nuovamente nella depressione per la mancanza della ragazza. Come aveva detto: patetico.

“Quindi cosa sei venuto a fare esattamente qui?” la voce di Jack lo riscosse dai suoi pensieri.

“Volevo provare ad entrare in un tunnel dimensionale, per rientrare in contatto con Rose, e mi serviva una faglia attiva” spiegò, senza giri di parole.

“Immagino non serva che io ti illustri gli innumerevoli rischi a cui andrai incontro, vero?” domandò l’altro retoricamente, scuotendo il capo. Poi si alzò.

“Ti servirà comunque il nostro aiuto” sentenziò “Dobbiamo attivare la faglia e, una volta dentro, impedire per quanto sarà possibile che le cose vadano male”

“Avete disattivato la faglia?” chiese curioso l’altro.

“Oh, sì, dava non pochi problemi” rispose il Capitano “attirava mostri, creava buchi dimensionali… non sai la fatica di insabbiare tutto. Non è proprio disattivata, ne abbiamo limitato la potenza e la teniamo sotto controllo”

Il Dottore annuì semplicemente. Gli interessava soltanto sapere se poteva compiere quella pazzia, tutto il resto erano dettagli insignificanti ed inutili.

Rose, sto venendo a prenderti.

*

Nella radura non soffiava un alito di vento. Nessun rumore o movimento lasciava intendere la presenza di due esseri viventi che, però, erano lì, intente a squadrarsi senza aprire bocca.

Dopo aver pronunciato quella frase enigmatica, la creatura luminosa aveva taciuto, forse per permettere a Rose di riordinare le idee, ma dal sorrisetto che aveva messo su non bisognava escludere l’ipotesi si stesse divertendo a prenderla in giro con tutta quella suspense.

La ragazza, però, era troppo scioccata per accorgersi delle espressioni del volto dell’altra. La prima reazione fu quella di mettersi sulla difensiva, perché l’idea che qualcuno – o qualcosa – sapesse del Lupo Cattivo la terrorizzava. Non capiva neanche lei cosa fosse accaduto esattamente quel giorno, e ricordava molti pochi dettagli, dato che il Dottore aveva aspirato via da lei il potere del Tardis. Ricordava solo il tocco delle sue labbra, poi il buio.

E poi si era rigenerato, cambiando in quel Signore del Tempo che ora le mancava da morire, pensò.

A quel pensiero la figura di fronte a lei ammiccò più del dovuto, attirando la sua attenzione. Nonostante tutto, la curiosità di Rose vinse e si ritrovò ad aprir bocca per colmare i suoi innumerevoli dubbi.

“Dove siamo?” la domanda che avrebbe voluto fare, ovviamente, non era quella, ma prima di porla un lampo negli occhi blu della creatura aveva lasciato intendere che non le avrebbe risposto, almeno per il momento. Perciò la scelta era ricaduta sulla seconda, sperando di ricevere qualche informazione da trasmettere al Dottore una volta di nuovo attivo il collegamento.

La luce nello sguardo della donna cambiò, facendosi divertita, e Rose si trattenne dal picchiarla. Non era molto sicura di poterlo fare, comunque. La luce normalmente non è solida.

“In una radura” rispose, mal celando il divertimento.

Rose respirò profondamente un paio di volte per calmarsi. Quell’essere aveva lo stesso atteggiamento del Dottore quando non voleva dirle le cose e la trattava come una bambina impaziente e capricciosa.

La sensazione che i suoi pensieri non fossero poi tanto privati riaffiorò ad un nuovo sorriso della sua interlocutrice, facendole venire i nervi. Quella donna era estremamente irritante, ma doveva tenersela buona se voleva avere uno straccio di informazione utile.

“Questo lo so” replicò lei, soppesando le parole “Ma dove si trova precisamente questa radura?”

“Dovresti saperlo” sentenziò l’altra, senza dare una vera risposta.

A Rose non piaceva per niente quel gioco ad indovinelli, ma non le ci volle molto per capire che avrebbe ricevuto solo enigmi, perciò stette in silenzio per qualche secondo, finchè la risposta non le parve così ovvia da darsi uno schiaffo mentale da sola per quanto era stata stupida.

Sembrava passata un’era, ma non si era mai spostata da lì.

“Siamo nel Tardis, vero?”

*

“Dottore, sei pronto?” La voce di Jack risuonò nel Tardis e lui si affrettò a rispondere affermativamente.

“Bene, sappi che non hai molto tempo” lo informò il Capitano “questa faglia è piuttosto instabile, sarà difficile tenerla nei ranghi”

“Quanto?” domandò.

“Pochi minuti, mi dispiace” fece l’altro.

Poteva farcela, bastava non perdersi in chiacchiere inutili e carpire le giuste informazioni, mentre il Tardis provava ad agganciarsi al segnale.

“Buona fortuna” Il Capo di Torchwood si collegò un’ultima volta, prima di far partire il conto alla rovescia.

*

Rose non poteva crederci. Tutto quel tempo passato a dannarsi l’anima, e non si era mai mossa da dentro la cabina. Era quasi divertente. Quasi, perché la mancanza di porte non le era di certo sfuggita, e senza una qualunque apertura che la riportasse indietro trovarsi a diecimila anni luce o dietro l’angolo non era importante. Era sempre lontana dal Dottore.

Anzi, ora la distanza le sembrava addirittura maggiore, anche se a pochi passi da lei il Signore del Tempo si stava arrovellando per trovarla, premendo pulsanti e spedendo la sua nave in giro per l’universo.

 Non poteva raggiungerla con il Tardis, come avrebbe potuto? Solo l’idea della cabina blu che si materializzava lì le faceva dolere la testa.
Non era possibile materializzarsi all’interno di sé stessi, neanche con tutto il wibbly wobbly timey wimey che il Dottore si ostinava a utilizzare come argomentazione per spiegare quel groviglio intricato che erano le linee temporali.

Anche se le stanze sembravano mondi a parte, di fatto non lo erano; quella stanza in particolare era una bolla infrangibile, senza entrate che lasciassero filtrare un minimo di speranza di salvezza.

Gli occhi cominciarono a pungerle per le lacrime. Sapere di essere nel Tardis avrebbe dovuto farla sentire meglio, ma aveva solo sottolineato l’irraggiungibilità che opprimeva la sua condizione.

Una mano delicata le sfiorò la spalla. Con tutto quel rimuginare si era dimenticata della donna luminosa che ora la guardava con un misto di tristezza e compassione nei suoi occhi blu.

“Forza Rose, hai tante domande che necessitano risposta”

Rose.

La voce del Dottore risuonò nella sua testa, ma a giudicare lo sguardo dell’altra poteva anche darsi che fosse udibile in tutta la radura.

Dottore.

Quasi non ci credeva. Il Signore del Tempo, una volta saputo cosa stava accadendo, l’avrebbe salvata, perché non esisteva la parola impossibile nel suo vocabolario. La ragazza credeva ciecamente in lui.

Rose?

Il suo nome questa volta suonò come una domanda, perciò si chiese se avesse risposto troppo fievolmente la prima volta e l’altro non l’aveva udita.

Dottore! Rispose con più forza, dopo essersi schiarita mentalmente la voce.

Questa dannata connessione non funziona, stupido Torchwood… Lo sentì biascicare frustrato dall’altra parte.

Cosa stava accadendo? Lei riusciva a sentirlo. Perché lui no?

Si voltò a guardare la donna luminosa che fino a quel momento era rimasta in silenzio, notando una certa concentrazione nel suo sguardo color crepuscolo.

“Cosa stai facendo?” le chiese, circospetta.

L’altra non le rispose, ma quando il Dottore la chiamò ancora con una punta di disperazione nella voce capì.

Stava bloccando il segnale. Per colpa di quello stupido essere non poteva neanche parlare con la persona più importante della sua vita. Era frustrante, soprattutto perché ora era più evidente di prima che la sua prigionia era semplicemente dovuta alla volontà di Miss Occhi Blu. Era colpa sua se non c’erano porte, era colpa sua se il Dottore non riusciva a sentirla.

Sentì la rabbia montarle dentro e le si avventò addosso, cercando di liberarsi da tutti quei sentimenti che minacciavano di farla esplodere, ma si ritrovò immediatamente con la faccia nell’erba, come se avesse attraversato un fantasma.

Beh, c’era almeno qualcosa di normale in lei. La luce è luce, non è solida, pensò Rose.

Quasi a cercare conferma, avvicinò la mano alla gamba luminosa di fronte a lei, per testare l’effetto ologramma. Con sorpresa urtò qualcosa di compatto e ritrasse la mano quasi spaventata.

Si era fatta attraversare solo per il gusto di farla finire con la faccia per terra.

“Non sono un giocattolo” disse la donna, facendola sussultare.

“Fammi uscire” replicò prontamente lei.

“No” fece l’altra senza voltarsi.

Ad un suo sospiro frustrato, continuò: “Deve venire lui” spiegò più dolcemente.

La donna luminosa voleva il Dottore lì, e questo secondo la sua esperienza non era mai un buon segno. Non era la prima volta che finiva prigioniera di qualche alieno che mirava al suo amico.

Era una buona merce di scambio, a quanto pareva.

“Non è per quello” ridacchiò l’altra voltandosi a guardarla. “Deve venire lui per te

“In che senso?” chiese lei, senza ottenere risposta.

Sbuffò di nuovo, poi si sedette meglio. Se doveva aspettare, tanto valeva stare comodi.

*

Il Dottore uscì dal Tardis con la sensazione di non aver risolto niente. E in effetti era così, ammise.

La connessione si era stabilita, ne era sicuro, ma non rispondeva nessuno dall’altra parte. Questo poteva voler dire che Rose non era in grado di rispondere, pensò mentre l’idea di una segreteria telefonica si delineava nella sua mente.
L’altra opzione era che qualcosa bloccasse il segnale. Forse Rose aveva cambiato posto, non era più nel bosco, e il luogo in cui si trovava in quel momento era schermato. Tutto era possibile.
Non era abituato a farsi così tante domande e non saper rispondere a nessuna di queste. Arrivava sempre quel lampo di genio che gli permetteva di risolvere l’enigma, ma questa volta l’illuminazione tardava, lasciandolo a brancolare nel buio.

“Dottore?” alzando lo sguardo vide Jack, con tutta la truppa al seguito, che lo scrutava, probabilmente, in cerca di segni di cedimento.

“Novità?” disse, sentendo la pelle delle guance tendersi con fare innaturale. Quanto tempo era passato da un suo vero sorriso?

“In realtà… sì” rispose l’altro lentamente.

“Buone o cattive?” chiese il Dottore, cercando di trattenere la speranza che cominciava a gonfiarglisi nel petto.
Non poteva permettersi di essere felice, si ricordò, non finchè Rose non fosse stata al sicuro tra le sue braccia.

“Non saprei dirlo” sospirò il Capitano. “Il Tardis non può raggiungere Rose” spiegò, odiandosi per il dolore che cresceva nello sguardo del Signore del Tempo “abbiamo registrato un paradosso”.

“Come può essere anche una buona notizia?” domandò amaramente l’altro, abbassando la testa.

“Beh, restringe il campo. Quanti posti il Tardis non può raggiungere?”

“Il Tardis può andare ovunque” replicò stanco.

“A quanto pare no. Ci deve essere un posto, nel quale la presenza del Tardis genererebbe un paradosso” rifletté Jack.

Ianto si schiarì la voce, attirando l’attenzione. “Il Tardis ha tante stanze, giusto?”

“Sì, ma cosa c’entra ora?” chiese quasi scocciato il Dottore.

“Beh, è la soluzione al nostro problema” disse l’altro con fare ovvio.

La risposta colpì il Signore del Tempo come un fulmine a ciel sereno.

Rose è nel Tardis.

*

 

Note dell’Autrice:

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo puntuale (non fateci l’abitudine :’3) con un nuovo capitolo! Su, non sono stata così crudele, qualche risposta l’avete ottenuta, ma per conoscere l’identità della donna misteriosa *suoni misticheggianti* dovrete attendere ancora, mi dispiace :P

Questo capitolo è un po’ più lungo dei precedenti (2243 parole), spero non vi dispiaccia, ma non trovavo un buon modo per concluderlo u.u Diciamo che è un mini premio di consolazione, dato che non sapete ancora chi è la bellissima carceriera di Rose (è bellissima nella mia testa, magari vi faccio un disegno per il prossimo capitolo, per vedere se la immaginiamo allo stesso modo). Ringrazio comunque quelle sante donne di nikiss e _Secret_ che ormai mi recensiscono tutti i capitoli (Love you) e che mi hanno anche dato le loro idee sulla tiZZZia misteriosa.

Se vi va, il sondaggio è ancora aperto (?)

Ringrazio anche tutti coloro che mi seguono, se mi lasciaste una recensioncina piccina piccina mi fareste davvero molto felice :3

Baci,

L.

(Spero di essere puntuale lunedì prossimo, se non sarà così non odiatemi, pls)

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Yahohel