‘Cause
we will always be
an
unfinished business
Mi
guardi quando non me ne accorgo – tu pensi non me ne accorga-
e poi distogli lo
sguardo. Hai sempre l’aria indifferente, l’aria di
chi se ne frega di quello
che è successo, di tutti, di me.
Hai
l’aria distratta, distratta da me e sempre impegnata. Non mi
saluti, mi eviti e
ti volti quando mi vedi entrare. Ti comporti come se,
nell’ultimo anno, nulla
fosse accaduto. Come se le conversazioni nel cuore della notte non
fossero
avvenute quando “sai che me ne frega della stanchezza se
posso parlare con
te?”, come se le litigate non fossero esistite, come se
“quanto manchi ed è
passato solo un giorno” non l’avessi scritto tu
subito dopo averti chiesto di
smettere, smettere di urlarmi contro, smettere di trattarmi come solo
un’altra
delle tante, smettere di cercarmi e di farmi credere in quello che
potevamo
essere ma che non siamo stati e non saremo mai. E la colpa non
è solo tua anzi,
ma, ti prego, smettila di essere così, smettila di
comportarti così, lascia che
io riesca a respirare.
E
sarà
stata anche vanità la mia, desiderio di notare quella
scintilla nei tuoi occhi,
quello sguardo che dedicavi a me
soltanto quando mettevo su quella camicia che tanto ti piace
–piaceva?- che mi
ha spinto ad indossarla l’altra sera. Quello sguardo che di
malizioso non aveva
nulla, ma che mi faceva arrossire più di qualunque cosa,
perché tu lo sai
quanto io sia timida. E ti intimavo di smetterla ma “sei
bella così” ed io mi
zittivo subito per poi scappare dal tuo sguardo, da te.
Non
l’ho
messa per indispettirti, non volevo farti male, volevo semplicemente
sentirmi
di nuovo accettata da te. E sarà durato un secondo ma
l’ho visto, c’era, c’è
stato, eri di nuovo tu, senza quell’indifferenza che mi
dedichi, senza quello
sguardo intriso di rabbia e delusione. E
scusami se son stata sincera. Se ho preferito te a me. Se ho
preferito
lasciarti andare invece che tenerti ancorato a me, intrappolato in una
rete di
dubbi.
Ed
erano
bugie le tue? Tutte bugie? Le volte che “ vada come vada,
sarai sempre
importante ”, le volte che “ ti dico questo
indipendentemente da ciò che provi
tu ”. E te l’ho quasi urlato quanto tu mi abbia
ferita con quel tono saccente
di chi sa di aver sbagliato ma non vuole ammetterlo. Mi hai guardata,
freddo
come poche volte, con lo sguardo che riservi a chi vuoi far davvero
male, gli
occhi chiari, limpidi, nei miei, pronti a incolparmi di colpe che non
credo di
avere, pronti a farmi sentire male con un solo sguardo. Dove sei
finito? Dove
sono finita?
Dove
siamo finiti? Quando siamo finiti?
Fa
male
l’indifferenza, fa male il ricordo di ciò che
eravamo, fa male vedere ciò che
siamo diventati, fa male il tuo sguardo, il tuo non esserci, fa male
‘ché mi
manchi, fa male piangere di notte pensando che le tracce scompaiano con
l’arrivo di nuovo giorno. Fa male non trovare un tuo
messaggio, un tuo “ ogni
tanto ti ricordo che sei stupida, ti serve ;) ”, fa male non
trovarti più
davanti alla porta a salutarmi, fa male non vederti più
sorridermi. Fa male.
Fa
male.
“le volte in cui mi
manchi”
Fai
male.