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Autore: PiGreco314    28/07/2015    1 recensioni
A volte è bene ricordare alcune cose.
È bene ricordare di essere grati e io lo sono a mio padre per avermi raccontato questo aneddoto; l'aneddoto di una ragazza e della sua famiglia, di un pezzo della loro vita durante una domenica mattina di quasi sessanta anni fa.
Voglio condividerlo con voi :) Enjoy it :D
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Dove credi di andare Antò? –
Il ragazzo si girò e lo guardò con aria stanca.
- Papà ti prego, ho sonno! – lo implorò anche se sapeva che il padre non lo avrebbe minimamente ascoltato.
- Non m’importa. –
La giornata di lavoro era appena finita, nonostante fosse l’alba di  domenica mattina. Il mercato di fiori era andato bene, il ragazzo stava imparando. Sospirò e girò a destra per imboccare la sorta di sentiero che conduceva a casa di Pasquale. Si era dimenticato di dargli la sua parte di soldi.
- E vedi di muoviti! Io subito torno. – disse come ultimo avvertimento, mentre si allontanava.
Il ragazzo non protestò.
Lo chiederà sicuramente a Colomba” pensò tra sé Vincenzo.
Camminando strappò una foglia da una pianta vicino e iniziò a giocarci passandosela tra le dita. Era davvero stanco e tutto quello che voleva era fare il bagno e andare a dormire. Inoltre aveva un terribile mal di testa. Sapeva che avrebbe potuto dare i soldi a Pasquale più tardi ma era una buona occasione per fare due passi. Una scusa per dire buongiorno alla terra.
 
Colomba era sveglia da poco ma era già in pieno fermento: aveva fatto il letto, il caffè, si era lavata, aveva preparato i vestiti puliti e l’acqua per il fratello. Era anche andata a dare da mangiare alle galline.
- Lo sai che tuo padre si arrabbia – le aveva detto la mamma mentre preparava il ragù - Ci deve pensare lui. –
L’aveva vista mentre si metteva la vestaglia e le scarpe ai piedi, prima di uscire.
- Se non glielo dici non si arrabbierà. Antonio torna sempre stanco dal mercato… Che mi costa dare da mangiare alle galline al posto suo? – le aveva risposto mentre si metteva in piedi.
- Allora sbrigati che tra poco tornano –
Elisa le aveva sorriso accompagnandola con lo sguardo fino all’uscita… Sapeva bene che lei non era in condizioni di poter rimproverare la figlia visto che Vincenzo l’aveva più volte richiamata per lo stesso motivo; sembrava che nessuna delle donne di casa potesse dire di no ad Antonio.
Colomba in ogni caso era già tornata e stava prendendo il vestito buono della domenica dall’armadio quando entrò Antonio.
Lui si avvicinò alla madre augurandole il buongiorno e dandole un bacio sulla guancia.
- Colò vai tu dalle galline? – aggiunse mentre iniziava già a sbottonarsi la camicia in direzione del bagno.
- Ci ho già pensato – fu la risposta della ragazza.
Era andata incontro al fratello minore per salutarlo e Antonio, più alto di lei già di una decina di centimetri,  le aveva scombinato i capelli in un gesto di affetto.
- Delinquente, leva le mani dai miei capelli! E vatti a lavare che è già tutto pronto! –
Colomba amava il fratello; non che non volesse bene a Nello e alle sue sorelle ma Antonio era speciale: la faceva ridere e aveva sempre un abbraccio pronto. E a Colomba piacevano i suoi abbracci ma ora aveva altri pensieri per la testa: era domenica! Le amiche sarebbero passate un’ora prima della funzione in chiesa per andare insieme a lei e alle sorelle e per stare un po’ in compagnia. Era il momento della settimana che aspettava con più ansia, peccato solo fosse intervallato da ben sei giorni di duro lavoro. Per lei non era un peso dare una mano: l’aveva sempre fatto e sapeva che i genitori avevano bisogno di lei ma la domenica poteva mettere il vestito e le scarpe buone, e ora che era grande anche un po’ di profumo. Per l’occasione passava ben dieci minuti a strofinarsi i piedi per fare in modo che non rimanesse alcuna traccia scura là dove per sei giorni si era macchiata di terra e la sera prima, se la mamma aveva un po’ di tempo, metteva i bigodini, che toglieva con cura la mattina dopo. Questa era una di quelle volte.
 
Quando Colomba fu pronta si diede un’occhiata allo specchio e fu soddisfatta del risultato.
Rimproverò Maria che in quel momento aveva messo le mani sulla spilla che aveva intenzione di indossare lei quel giorno ma alla fine gliela concesse, optando per un’altra spilla che le sembrava ugualmente adatta. Non era una ragazza vanitosa e proprio non sapeva dire di no a nessuno. Si strinse nelle spalle mentre osservava le sue tre sorelle affollarsi allo specchio e poi andò in cucina, dove si sedette in attesa.
Il padre era già in piedi, dopo appena quattro ore di sonno. Suo fratello Antonio provava a ignorare il padre e i suoi tentativi di svegliarlo ma alla fine, come aveva fatto lei con la sorella, fu costretto a cedere; si alzò e si trascinò in cucina, sprofondando sulla sedia alla destra di Colomba.
- Avete detto buongiorno alla terra? – chiese il padre.
Colomba fece finta di non sentire ma il padre ripeté la domanda e i sensi di colpa iniziarono a punzecchiarla.
- No – rispose, con uno sguardo sconsolato verso il fratello, che ricambiò con solidarietà.
- Papà, non abbiamo tempo, si fa tardi – provò a giustificarsi Antonio, con voce ancora assonnata, ma fu inutile.
- Non avete tempo per andare a dire un semplice buongiorno? Nello è già andato… Perché non andate anche voi un attimo? Portatevi anche le altre, sapete che ci tengo. –
Colomba sapeva anche che il padre stava per partire con la solita ramanzina e per questo provò a interromperlo, accorrendo in aiuto del fratello.
- Papà ma siamo già pronte, abbiamo già messo il vestito. Così ci sporchiamo. –
La mamma era categorica su questo: i vestiti della domenica non si mettevano mai per andare in mezzo alla terra, nelle serre.
- Non importa, basta che fate un po’ di attenzione. –
Colomba non sapeva come controbattere: avrebbe voluto cambiarsi e in questo modo accontentare il padre ma poi non sarebbe stata pronta in tempo.
- Ragazzi non ve lo ripeto più: alla terra bisogna dire buongiorno. La terra mi fa lavorare, mi fa coltivare i fiori che vendiamo e il cibo che mangiamo. Ci nutre. Merita il mio rispetto e il vostro. Voi siete le persone che la erediteranno e voglio che le siate grati. –
Antonio sbuffò ma Colomba restò in silenzio. Apprezzava le parole del padre ma non poteva fare a meno di pensare che a volte era un po’ eccessivo: ci andavano tutti i giorni a dire buongiorno alla terra, dopo tutto dovevano lavorarci, dovevano per forza andarci anche la domenica?
- Mi cambio le scarpe e andiamo – disse al fratello.
 
Antonio, Nello e le ragazze erano davanti a lei. Stavano facendo il giro della serra e non si sentiva altro al di fuori delle loro risate e il profumo dei garofani. Antonio doveva aver raccontato un’altra delle sue storie ma Colomba era distratta.
Si accorse che la madre li chiamava solo quando si girò e la vide in lontananza fare cenno di tornare indietro. Probabilmente le sue amiche erano arrivate.
- Ragazzi andiamo, torniamo indietro – richiamò gli altri.
Aveva fretta di tornare a casa ma prima di uscire dalla serra si diede uno sguardo intorno e ripensando alle parole del padre alla fine sussurrò: “Buongiorno.
 
 
 
*******
Salve a tutti!
Questa è la mia seconda “storia” a caso (o quasi) ma ho necessità di dire due parole.
L’aneddoto che ho scritto riguarda mia nonna e il mio bisnonno e mi è stato raccontato un po’ di tempo fa da mio padre. Periodicamente tornavo a rimuginarci su quindi… Niente, ho pensato di condividere con voi questa cosa.
Se sono risultata stucchevole o sdolcinata chiedo perdono, ma non posso fare a meno di esserlo ripensando a mia nonna :) Ho provato a ricordala così, quando aveva più o meno la mia età e il fratello, che tanto amava e il cui solo ricordo le faceva venire le lacrime agli occhi, era ancora in vita.
So che non basterebbe un intero romanzo scritto dal più valido degli scrittori per rendere giustizia alla splendida persona che è ma so che lei si accontenterà perché ho provato a esprimerle tutto il mio affetto di nipote, o almeno una parte. Ho pensato sarebbe stato carino parlare di lei anche se la storia avrebbe dovuto incentrarsi principalmente sul “buongiorno”. Mi manca più di quanto le parole possano esprimere.
Riguardo alla storia del “buongiorno” (assolutamente vera) correrò il rischio di passare per una vecchietta che si lamenta dei tempi andati e della gioventù attuale e vi pongo questa domanda: quanto, e dico quanto, si è ingrati al giorno d’oggi? Non si è mai contenti di nulla, troviamo sempre qualcosa di cui lamentarci e non pensiamo mai al fatto che in fondo ognuno, a modo suo, è davvero fortunato e dovrebbe esserne grato. E parlo utilizzando il ‘noi’ perché so che anche io a volte mi comporto così.
Spero di non avervi annoiato molto, ma credo che questa lezione di gratitudine e rispetto sia molto importante: io di sicuro la conserverò nel mio cuore ♥
Un bacio,
Sara ♥
  
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