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Autore: darkrin    28/07/2015    1 recensioni
1. Rebekah sente un leggero frusciare di stoffa provenire da qualche parte sopra al suo volto e vorrebbe aprire gli occhi, ma non può farlo ed è costretta a rimanere immobile mentre qualcosa – forse il drago della strega che l’ha rapita - si avvicina a lei.
2. - Non può continuare così! – continua l’altra, incrociando le braccia davanti al petto. Caroline sente le palpebre richiudersi e deve corrugare la fronte per tenerle aperte. C’è qualcosa che non va nella camicia di Rebekah, ma non è certa di cosa sia. - È già la seconda volta che accade. –
3. La prima volta che Rebekah le compare di fronte, attraversando una parete mentre sbadiglia, Caroline si cimenta in un urlo degno della miglior cantante lirica e lascia cadere lo scatolone che stringe tra le braccia con un gran fracasso di cocci e chincaglieria.
Rebekah inarca un sopracciglio.
- Beh, che c'è? Hai visto un topo? -
(Ora una raccolta: Rebekah/Caroline | All human!AU)
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Caroline, Forbes, Mikael, Rebekah, Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: - Scritta per la #19NotteBianca di  maridichallenge, con il prompt: Alternative Universe (AU) e in risposta al prompt: au in cui una delle due è un fantasma e l'altra è l'unica a vederla, lasciatomi mesi fa da kuma_cla per la Challenge Meant to be sul mio lj. (btw: accetto sempre prompt qui) anche se non assicuro una risposta in tempi umani.
- Human!AU, Casa Infestata!AU. 
- NO BETA, quindi segnalatemi qualsiasi svista, errore, strafalcione. 

 
Casa infestata
 
 
 
- Sei stupida - le annuncia Bekah, non appena Caroline si chiude la porta di casa alle spalle e Caroline esala un sospiro tremulo e lo sa, grazie tante, lo sa e non ha bisogno che...
- Sei così stupida che a volte penso che abbiano inventato la definizione di stupidità, con te in mente. Che dovrebbe esserci la tua foto accanto alla voce: “stupida”, nell'enciclopedia - continua la ragazza, svolazzandole accanto, con il suo corpo di ectoplasma.
… non ha bisogno che Rebekah giri il coltello nella piaga.
Ha appena avuto un secondo appuntamento con un ragazzo meraviglioso, perfetto, che sarebbe stato l'uomo ideale per la Caroline di sei mesi fa, la Caroline che non aveva ancora cambiato casa e non si era ritrovata in omaggio insieme ai sanitari e ai pensili della cucina anche un'ex-inquilina priva di corpo e fin troppo piena di sé.
 
 
 
La prima volta che Rebekah le compare di fronte, attraversando una parete mentre sbadiglia, Caroline si cimenta in un urlo degno della miglior cantante lirica e lascia cadere lo scatolone che stringe tra le braccia con un gran fracasso di cocci e chincaglieria.
Rebekah inarca un sopracciglio.
- Beh, che c'è? Hai visto un topo? -
Solo dopo, il fantasma realizza cosa sia accaduto.
- Oh, hai visto me - afferma, sorpresa. - Che strano, non accade mai. -
- Che... che diavolo sei tu? – balbetta Caroline.
Il sopracciglio di Rebekah si inerpica ancor più su, lungo la fronte candida della ragazza.
- Un fantasma. -
Caroline rimane a boccheggiare, con lo scatolone riverso ai suoi piedi.
- Ti prego, dimmi che non sei deficiente. Non posso essere così sfortunata da essere morta a vent'anni e diventata un fantasma ed essere visibile solo agli occhi di una deficiente – la supplica il fantasma.
Nelle settimane successive, Caroline continua a gridare, ma più per frustrazione che per terrore, perché Rebekah ha sempre da ridire su qualsiasi. Fottuta. Cosa.
 
- Non dovresti tenere il sapone in quella posizione. È antiestetico. Giralo di quarantacinque gradi. -
- Davvero vuoi dare una cena di ben arrivata con una casa in queste condizioni? C'è ancora polvere negli angoli. -
- Devi rifare il letto prima di uscire di casa, non te l'ha insegnato tua madre? -
- Tua madre continua a chiamare e mi disturba il sonno di bellezza, smettila di evitarla. -
- Ora capisco perché hai così tanta cellulite, se ti ostini a mangiare quella roba. –
 
Ad un certo punto, dopo essere scesa a patti che no, Rebekah non è lì per ucciderla o spingerla al suidicio, Caroline smette di gridare ( - Dio, tua madre non ti ha insegnato a parlare come un adulta? -) e inizia a risponderle.
 
- Il gelato confezionato mi fa schifo. -
- Bene, tanto sei morta e non devi mangiarlo. -
- E pensa che pur essendo morta sono più in forma di te. –
- È davvero un peccato che nessuno tranne me lo saprà mai. -
 
- Forza, devi fare un'altra serie di addominale, smettila di fingerti morta! –
- Stavo cercando di farti sentire a tuo agio! Ingrata. -
 
- Ma che razza di film guardi? –
- Film attuali. Sai tipo, usciti dopo la tua morte. -
 
- Uuugh, Caroline. –
- Vai al diavolo, Bekah. –
- Già stata. –
- E allora tornaci! -
 
 
 
La Caroline di sei mesi prima, senza i consigli e le ramanzine perenni di Rebekah e senza la sua compagnia, non sarebbe riuscita ad avere un secondo appuntamento con Stefan Salvatore, fratello del suo capo e uomo ideale sotto tutti i punti di vista, ma non avrebbe neanche passato tutto il tempo, mentre Stefan le versava il vino e le apriva la portiera della macchina e le sorrideva, a pensare al ghigno con cui l’aveva salutata Bekah sulla porta, sventolando una mano bianca e ordinandole di non tornare fino al mattino ché tanto non le avrebbe permesso di rientrare in casa.
La Caroline di sei mesi prima non avrebbe sognato di poggiare la testa sulle gambe nude di Rebekah, quando se ne stava seduta sul divano, con la ragazza fantasma appollaiata sullo schienale; non avrebbe desiderato, più di ogni altra cosa – più di vedere Stefan sorridere o di una promozione o di sentire l’orgoglio nella voce di sua madre quando parlava di lei -, di poter toccare quel fantasma o di baciarle via dalle labbra il ghigno con cui l’aveva salutata, mentre andava ad un appuntamento di cui non le importava già più nulla.
Dio, era davvero, davvero stupida.
   
 
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