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Autore: Silvylovy25    28/07/2015    1 recensioni
Loro sono dei ragazzi.
Ragazzi che sono stati scelti.
Scelti perché diversi.
Diversi perché parte di qualcosa di cui noi non facciamo.
Parte degli elementi.
Dovranno sopravvivere in un mondo diverso dal nostro, in un mondo pericoloso, mutabile, inaspettato, imprevedibile, ma anche affascinante e misterioso.
Dovranno farlo con le loro forze, con la loro squadra.
Squadra che formeranno con le amicizie, con la fiducia.
Dovranno seguire poche ma semplici regole.
Uccidi, o ti uccideranno.
Crea la tua squadra, e rimani in vita.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai con una strana sensazione di vuoto sotto i piedi. Guardai in basso, e mi accorsi che ero sospesa sopra una corrente d’acqua cristallina che lasciava intravedere il fondale. Vedevo passare un branco di pesci arancioni, con le squame che riflettevano la luce del sole, creando una luce aranciata che si diffondeva nell’acqua. Alzai lo sguardo per vedere dov’ero appesa, ma non appena lo feci, persi l’equilibrio e caddi all’indietro. L’ultima cosa che vidi prima di entrare in acqua, fu il ramo verde e povero di foglie dell’albero su cui ero seduta. Il gelo mi avvolse completamente in pochi secondi e un dolore acuto alla gamba destra mi costrinse ad aprire gli occhi. D’istinto guardai la gamba, e vidi che l’acqua intorno alla mia vita era diventata rosso sangue. Ero caduta su uno scoglio, e l’acqua mi arrivava appena sopra l’ombelico, feci scorrere il mio sguardo dalla ferita, a quella che sembrava la mia faccia riflessa sulla superficie del lago. Avevo la pelle bianca poco più del latte, che faceva spiccare le labbra rosetta e gli occhi color ghiaccio. Sopra le sopracciglia chiare e la fronte, i capelli di un indaco chiarissimo mi ricadevano mossi sulle spalle. Mi alzai in piedi per vedere il mio riflesso completo. Avevo una vita stretta su cui si allungavano due gambe snelle (forse troppo magre), e sulla destra, una scia di sangue arrivava fino al polpaccio, per poi disperdersi nell’acqua. Guardai intorno alla ricerca di qualcosa che poteva fermare una presunta emorragia. Davanti a me si stagliavano delle enormi erbe che mi arrivavano proprio sotto il naso, facendomi quasi il solletico. Erano spesse e larghe, dunque ne presi qualcuna e le legai a mo’ di benda sopra la ferita. Sentii un leggero battito d’ali e mi girai. Scorsi quello che sembrava essere un pettirosso, uscire dall’acqua, e aprire le ali. Fu allora che mi accorsi, che l’uccello era bagnato fradicio, mentre io ero completamente asciutta. Per essere sicura mi tastai gli shorts neri con le mani, ma non vi era segno d’acqua, non erano nemmeno umidi. Tornai allora al lago e ci immersi la mano, percepii lo scorrere dell’acqua su di essa, la freddezza che la avvolgeva, quasi volesse portarla via con se, e a tratti anche una sensazione di felicità, di sicurezza. La tirai fuori, ed era asciutta. Non ebbi il tempo di farmi domande che il dolore alla gamba era completamente sparito. Tolsi le foglie e con stupore notai che la ferita si era completamente emarginata, al suo posto vi era una cicatrice a forma di fulmine, alta almeno una spanna. Così restai lì, a fissare la mia gamba senza pensare a niente, senza voler trovare una spiegazione logica, perché in fondo, non ne ero per niente sorpresa. Dopo secondi che sembravano ore, volsi lo sguardo all’orizzonte. Un solo color lilla stava tramontando proprio sul lago, colorandolo di riflessi viola e gialli, così come il cielo. Non volevo nemmeno sapere il perché ci fosse un sole lilla, o perché tramontasse di mattina, volevo solo sapere cosa ci facevo qui. L’acqua mi chiamava, come se mi dicesse che se sarei andata da lei mi avrebbe riempito di cioccolatini. Era come se mi attirasse, come una calamita. Le mie gambe si mossero da sole e raggiunsi di nuovo la riva del lago, ma non mi fermai. Sentivo gli scogli scivolosi sotto i piedi, le alghe che mi avvolgevano le caviglie e mi sembrò di essere a casa. Un urlo proveniente dalla foresta spezzò la sensazione. Andai a vedere cos’era stato, ma a pochi passi dalla terra ferma mi bloccai e riguardai sui miei passi. Fu allora che lo vidi. Un enorme getto d’acqua si alzò dal lago, seguito da uno strano suono che poteva essere il verso di un animale. L’unica cosa che riuscii ad intravedere fra le gocce d’acqua che ricadevano illuminate dal bagliore del sole che stava ancora tramontando, fu una coda bianca. Qualunque cosa fosse, in qualche modo sapevo che la avrei rivista. Corsi e mi inoltrai nella foresta nella direzione in cui era provenuto l’urlo. A pochi passi dal luogo, comincia a sentire caldo, troppo caldo per me. E quando fui abbastanza vicina, vidi che in mezzo ad una radura, c’era una fiamma di fuoco. O meglio, un ragazzo di fuoco.



Angolo autrice:3
Spero che la storia vi sia piaciuta, i dialoghi li tengo per il prossimo capitolo. Recensite! Che i consigli non guastano mai!
Silvy_

   
 
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