Fanfic su artisti musicali > SHINee
Segui la storia  |       
Autore: Wendy_BluHand    28/07/2015    2 recensioni
Non credeva ai suoi occhi.
Strinse fra le mani quella foto dai colori sgargianti. Lo sfondo di quell'immagine le era familiare, sarebbe stata in grado di riconoscerlo fra mille: erano in casa di Chul Moo. Il ragazzo sulla sinistra era così diverso da quello che vedeva tutti i giorni in libreria. I capelli biondo platino, le braccia piene di bracciali, l'aria di chi si stava divertendo. Il sorriso stampato sulle labbra. Al suo fianco, un Jonghyun dai capelli folti e castani, la pelle più ambrata di ora. Le sembrava quasi di sentire il suo profumo inconfondibile. Sembrava quasi una festa ma ciò che la colpì di più fu il suo sguardo.
Quello sguardo.
Fisso su Kibum che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quello sguardo che gli aveva visto già un'altra volta.
**
- C'è qualcosa che voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .
Le sue parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento che si era alzato.
- Come...? - sussurrò la ragazza stordita.
- Voglio che tu venga via con me.- ripetè quello impassibile.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                 







2. La casa sulla montagna






Jorinde era pietrificata.

Jonghyun la guardava con quel ghignetto fastidioso. Le sue parole riuscivano sempre a incuterle una certa ansia. Gettò un'occhiata circospetta intorno alla casa per assicurarsi che quel tipo nero che era fuggito non fosse ancora nei paraggi.

I suoi occhi ritornarono sul padrone di casa. Non aveva smesso di fissarla con le mani in tasca e lo sguardo dritto.



Non mi fai paura.


Cercò di tranquillizzarsi.


    - Jae Hyun! - chiamò poi senza staccare gli occhi di dosso a Jorinde.


Poco dopo la porta d'ingresso si aprì e un uomo sulla trentina, vestito di nero, impeccabile, si affacciò.


    - Mi ha chiamato signore? - chiese in modo pacato.

    - Si, porta la valigia della signorina dentro, per favore. - rispose Jonghyun indicando il bagaglio a terra.

    - Come desidera. - disse e si avvicinò ai due per prendere il borsone.


La ragazza ebbe modo di guardarlo meglio. Doveva essere il maggiordomo della casa nonostante la sua giovane età. Aveva capelli neri e lisci, perfettamente in ordine e uno sguardo gentile di quelli che ti aprono il cuore a metà.


    - Non c'è bisogno che si faccia carico del mio bagaglio, posso portarlo io. - sussurrò la rossa in direzione dell'uomo.

    - Assolutamente! Insisto per portarlo da me. Non si preoccupi. - ribattè Jae Hyun e le fece l'occhiolino con aria complice.


Jorinde rimase abbastanza sorpresa dal suo comportamento. Sembrava averla già presa in simpatia. Seguì Jonghyun in casa, non si era nemmeno accorta che il ragazzo le aveva dato le spalle e stava rientrando. Jae Hyun la seguiva con il suo borsone.

L'atrio di quella casa era bellissimo, forse persino più bello di quello di Chul Moo. Era davvero grande, costituito da una stanza quadrata con al centro un enorme tappeto. Ai lati una serie infinite di colonne, sulle pareti tanti piccoli candelabri. L'atrio si concludeva dove iniziavano, in fondo alla stanza, delle eleganti scale in marmo bianco. Rimase abbastanza stupita dal fatto che ci fosse così tanta luce in quel posto. Una luce fortissima che proveniva dal grande lampadario che pendeva dal soffitto. Si fermò e alzò la testa per osservarlo meglio. Brillava tantissimo, doveva essere fatto di cristallo.


    - Jae Hyun, porta il bagaglio nella sua stanza per favore. - la voce di Jonghyun la riportò alla realtà.

    - Certo signore. - disse e s'inchinò profondamente.

    - Quanto a te...- mormorò il ragazzo guardando Jorinde – seguimi.- sibilò con uno sguardo freddo.


La rossa sentì il suo cuore tremare. Jonghyun voleva che lo seguisse da qualche parte e lei non aveva nessuna voglia di restare sola con lui ma d'altra parte cosa si aspettava? Non era in vacanza premio. Quella era casa sua e avrebbe potuto fare quello che voleva.

Si guardò intorno e l'unica forma vivente che scorgeva erano le spalle del maggiordomo che saliva le scale. Avrebbe preferito che ci fosse anche lui, sembrava una brava persona. Rimase imbambolata al centro del tappeto.


    - Ti sbrighi o no? - sbottò Jonghyun seccato – e togliti dal tappeto che la cameriera l'ha pulito stamattina. - aggiunse indicando il gigante quadrilatero al centro dell'atrio su cui sostava lei.

I suoi occhi la stavano trafiggendo da parte a parte. Alla fine decise di schiodare i piedi da quel prezioso tappeto che probabilmente valeva più della sua casa in Germania e si mosse lentamente verso di lui.

Il ragazzo si voltò e infilandosi tra le colonne, aprì una porta rivestita dello stesso materiale dei muri, fatta in modo che si mimetizzasse con le pareti, ed entrò. Jorinde lo seguì a passi incerti e si affacciò titubante all'interno della stanza.

    - Vieni dentro, non è la stanza delle torture. - esclamò Jonghyun divertito.

La rossa cercò di ignorare il ragazzo che si faceva beffe di lei e varcò la soglia della stanza. C' erano libri tanti tanti tantissimi libri. Scaffali in legno pieni di volumi più o meno spessi. Il ragazzo sedeva su una poltrona verde bottiglia accanto alla finestra, di fronte a lui c'era un tavolino con dei liquori sopra.

    - Vieni a sederti. - disse indicando il divano alla sua destra.

La rossa annuì e si sedette sul divano il più lontano possibile da lui.

    - Vuoi qualcosa da bere? - chiese indicando l'alcol sul tavolino.

    - No, grazie. - rispose lapidaria.

    - Non guardarmi con quella faccia! Sei tu che hai accettato.- replicò il giovane divertito – comunque un goccio non potrà farti male. - .

    - Ho detto di no. - sbottò la ragazza seccata.

Jonghyun sorrise ancora e Jorinde storse il naso ancora.

    - Non ti preoccupare, non voglio farti ubriacare per abusare di te. - sussurrò lascivo.

    - Oh, perdonami se dubito della tua buona fede. - ribattè sarcastica Jorinde.

    - C'è un motivo per cui dovresti? - chiese il ragazzo allungando le gambe.

    - Forse perchè nonostante i tuoi tentativi di sembrare un puro agnellino con questo completo bianco non lo sei per niente!- sbraitò acida.

Jonghyun ritirò le gambe e i suoi occhi color ambra la trapassarono ancora una volta, così forte che dovette abbassare il suo sguardo.

    - Dì un po', cosa ne sai tu di me? Perchè credi che io non sia un tipo raccomandabile? Dai credito alle voci in paese? - chiese alzandosi in piedi.

Jorinde non rispose.


Jonghyun girò attorno al mobilio e si fermò dietro al divano, proprio alle sue spalle.

Quella situazione metteva una certa ansia alla rossa.



Il ragazzo si chinò su di lei.


    - Allora? Oppure devo dedurre che hai sentito qualcosa dalle tue amichette. - sussurrò al suo orecchio facendola rabbrividire.


Jorinde scosse il capo.


    - A me puoi dirlo sai? Devi parlare con me...- mormorò in tono persuasivo.

Le afferrò dolcemente i capelli e li sollevò dalla schiena come per saggiarne la consistenza.

Quel semplice gesto fece girare la testa di Jorinde che balzò in piedi scostandosi da lui e dal divano.


    - N-Non mi toccare! - esclamò confusa con una ciocca di capelli tra le mani.

    - Non posso? - chiese Jonghyun fingendosi dispiaciuto.

La ragazza indietreggiò di qualche passo.

    - Vieni qui, non ho ancora finito di parlare. - aggiunse poi lui.

    - Io si! - replicò aggressiva.

    - Allora vuol dire che mi ascolterai.- ribattè serio il suo aguzzino.


Il suo tono di voce era cambiato e non ammetteva repliche.

    - Quanti anni hai? - chiese passandosi una mano fra i capelli bianchi.

    -...ventuno.- rispose la ragazza dopo qualche secondo.

    - Solo quattro anni meno di me...sembri più piccola.- commentò sorpreso.


Si sedette sul divano accavallando le gambe.


    - Mettiamo subito le cose in chiaro bellezza. Non c'è modo che tu possa lasciare questa tenuta, quindi non provarci nemmeno perchè a me non piace essere preso in giro e quindi potrei diventare molto cattivo se accadesse.- disse Jonghyun.

    - Non fuggirò se è questo che temi, ti ho dato la mia parola.- lo interruppe fredda Jorinde.

    - Sei onesta. Mi fa piacere.- riprese il ragazzo -Comunque non ho finito. Puoi fare quello che desideri in questa casa, puoi chiedermi tutto ciò che vuoi e io te lo darò ma a una condizione: non potrai uscire di qui. Niente uscite, niente di niente. Se scopro che hai messo il naso fuori dal cancello e ti sei allontanata senza il mio permesso...per te saranno guai. Sarai trattata come una regina se lo vorrai ma infrangi il mio divieto e sarai punita. - aggiunse freddamente lui nel silenzio della stanza.

Jorinde era impietrita da quello che aveva appena udito. Restare chiusa in quella casa senza i suoi amici, senza nessuno che la amasse sul serio. Essere costretta a soddisfare i suoi desideri e i suoi capricci senza neanche il conforto di una passeggiata nel verde o per le vie del villaggio, senza poter vedere Yoora di tanto in tanto per rassicurarla.


    - Tu...! Come osi trattarmi alla stregua di una schiava e privarmi anche del diritto di fare una passeggiata?! - gridò la ragazza incredula.

    - Già è insopportabile il fatto di essere sacrificata qui, in queste quattro mura, dove mi costringi a restare con il ricatto. Dovrò stare qui tutti i giorni a soddisfare i tuoi più insulsi capricci e ora vuoi togliermi anche questo?! - sbraitò furiosa.

    - Ah si? Vuoi davvero soddisfare i miei capricci?! Questo non te l'avevo chiesto in teoria ma visto che sei così ben disposta, non sarò io a negartelo.- ribattè Jonghyun malizioso sfoderando uno dei suoi ghigni.

    - Sei...davvero...terribile! - esclamò Jorinde sprezzante.

    - Stammi un po' a sentire, non ti sto chiedendo niente di quello di cui tu vaneggi, anche se potrei farlo benissimo e tu non avresti scelta, l'unica cosa che sei costretta a fare è rispettare il divieto che ti ho imposto poi puoi chiedermi tutto quello che desideri.- disse il ragazzo tranquillamente chiudendo una delle finestre aperte.

    - Perchè? - chiese la rossa ad un tratto – Perchè vuoi tenermi qui senza scopo? Non vuoi torturarmi o uccidermi...allora cosa vuoi?- .

Il ragazzo si voltò nella sua direzione e appoggiò la schiena al muro.

    - Voglio tenerti qui e divertirmi un po'. Hai attirato la mia attenzione e voglio conoscerti più a fondo...voglio vedere se mantenere quei quattro problematici dei tuoi amici ne varrà la pena. - rispose divertito – ah, comunque se davvero vuoi fare qualcosa per me, puoi sempre aiutare la governante a tenere in ordine la casa.- .

Jorinde lo guardò indignata.

    - Scordatelo, non sono la tua cameriera! - ringhiò subito dopo.

    - Va bene, preferisci venire a letto con me allora? Non sono violento se è questo che ti preoccupa.- propose con un sorriso sornione Jonghyun.

Il livello di indignazione di Jorinde si stava alzando oltre la soglia di sopportazione.

    - Non parlarmi in quel modo! - esclamò disgustata sbattendo un piede a terra e arrossendo visibilmente.

    - Oh, abbiamo qualcuno alle prime armi qui...- sentenziò lui in modo maligno e allusivo.

Si staccò dal muro e si diresse lentamente verso di lei.

    - Non devi imbarazzarti...- sussurrò in modo suadente.

Jorinde maledì la sua bocca per non aver taciuto sull'aiutare la governante, almeno ora non sarebbe stata costretta a evitare di diventare la concubina di Jonghyun.

- Non provare a fare un altro passo! - lo ammonì la ragazza indietreggiando.

    - Altrimenti? - la incalzò lui senza smettere di avanzare nella sua direzione.


Jorinde si trovò con le spalle al muro, bloccata dalla poltrona verde sulla destra. Si guardò intorno in cerca di una via di fuga ma Jonghyun le fu subito addosso bloccandola in quello spazio ristretto.

    - No, allontanati! - esclamò la rossa con un filo di voce e con una mano sul petto di lui come a volerlo spingere via.

    - Non cacciarmi, non avere paura...- mormorò il giovane azzerando ancora di più la distanza fra loro due se possibile.

    - Non ho paura! - disse Jorinde alzando lo sguardo che fino ad allora aveva tenuto puntato in basso, sulla camicia bianca del suo avvenente interlocutore.

I suoi occhi acquamarina incontrarono quelli scuri di lui. Era come se in mare avessero gettato una boccetta d'inchiostro per inquinarlo. Il sorriso sghembo dipinto sul suo volto.

    - Sei una ragazza coraggiosa.- sussurrò lui prendendole il mento con due dita e sollevandole la testa.

Jorinde non sapeva come comportarsi, lo guardava fisso negli occhi e poteva sentire il suo profumo acre avvolgerla. Era una fragranza davvero strana...era fresca come se avesse un qualche retrogusto agli agrumi ma non era forte o aspro. Davvero particolare.

Mentre era intontita dal suo profumo, Jonghyun si era avvicinato pericolosamente alle sue labbra. Jorinde si riscosse e quando il ragazzo era a qualche millimetro dalla sua bocca, scostò il capo e lo chinò verso sinistra.


Si aspettava una qualche reazione violenta o stizzita da parte sua, che le afferrasse il volto e la baciasse con la forza ma ciò non accadde.

    - Allora non sei così coraggiosa.- sentenziò divertito lasciandole il volto.

    - Comunque, preferisco aiutare la governante, se proprio devo. - replicò la rossa guardandolo di sottecchi e ignorando il suo commento.


Jonghyun si era scostato e la ragazza ne aveva approfittato per sgattaiolare via ma qualcosa la trattenne per la vita.


    - Lasciami! - esclamò divincolandosi.

    - Calmati, non ti faccio niente! - replicò lui con un sorriso – volevo solo dirti che non sei tenuta ad aiutare nessuno, se non vuoi. - e la lasciò.


Jorinde rimase interdetta. Quel Kim Jonghyun era strano forte. Un attimo prima sembrava un serial killer maniaco e l'attimo dopo sorrideva in quel modo, come se volesse far sciogliere i muri. Se quegli scaffali fossero stati fatti di cioccolato si sarebbero fusi all'istante.


La sorpassò senza rivolgerle più uno sguardo e uscì dalla stanza. Jorinde senza sapere cosa fare, si sedette sul divano, sicura che sarebbe ritornato per mostrarle la sua camera. Insomma, non poteva lasciarla lì di certo.


Comunque Jonghyun doveva essere uno che leggeva molto, pensò guardandosi attorno.







**


Faceva caldo, parecchio caldo. Si sentiva osservata. Sentiva occhi piantati sulla sua schiena mentre se ne stava sdraiata sul quel divano. Quegli occhi dovevano essere penetranti e il loro sguardo appuntito come lame di pugnali. Soprattutto gli sentiva vicini, sempre più vicini. Il loro proprietario si stava avvicinando a lei, poteva udire i suoi passi nel silenzio della stanza. Poi si sentì toccare sul braccio, l'aveva afferrata.


Jorinde scattò a sedere appiattendosi contro la spalliera del divano guardando spaventata in direzione del suo aggressore. Pensava di trovarci un brutto ceffo o Jonghyun ma invece davanti a lei stava una donna giovanissima, con gli occhi sbarrati a causa della sua reazione inaspettata.


    - Santo cielo, scusami! Devo averti spaventata, cara...non volevo...- mormorò stropicciandosi le mani preoccupata.



Era solo un sogno, dunque. Doveva essersi addormentata sul divano aspettando Jonghyun.


Jorinde sospirò.


La donna la guardava perplessa poi aprì la bocca per un attimo e si battè una mano sulla fronte.


    - Che sciocca! Forse non mi capisci, non sei coreana! - esclamò.

    - Do you speak english? - chiese poi gentilmente con un sorriso timido.


La rossa la guardò divertita e alzò un sopracciglio.

    - Si, parlo inglese ma so parlare anche coreano, quindi non preoccuparti. - rispose sorridendole di rimando.

La giovane donna parve leggermente in imbarazzo ma poi sorrise ancora.

Era davvero carina. Era abbastanza alta, con una carnagione scura, gli occhi grandi e i capelli castani raccolti ordinatamente sulla testa. Portava una vestaglia rosa legata in vita con un fiocco.


Jorinde si mise seduta in modo composto.


    - Comunque...tu devi essere l'ospite di Jonghyun, vero? - chiese la donna lisciandosi le pieghe del vestito.




Si, l'ospite.


Pensò sarcastica. Alzò il capo e annuì.


    - Io sono Odette, piacere di conoscerti. - disse quella porgendole la mano.


La rossa l'afferrò e mentre gliela stringeva, s'inchinò educatamente.


    - Piacere mio, mi chiamo Jorinde. - replicò.

    - Tedesca? - chiese Odette.

    - Si, NiederSachsen. - rispose la ragazza.

    - L'ho capito dal nome! Anche io ho un po' di sangue europeo, la mia mamma era francese, il mio papà coreano. - replicò entusiasta – ora però non perdiamoci in chiacchiere. Vieni, ti mostro la tua camera. Jonghyun deve essersi dimenticato di fartela vedere. - e la condusse fuori di lì.


La stanza in cui la portò Odette stava al secondo piano. Era enorme. Non aveva mai avuto una camera così grande in vita sua. Al centro della stanza, addossato al muro tramite la testata superiore stava il letto. Era a due piazze, ricolmo di cuscini. Tra la testata del letto e il muro c'era una tenda che sembrava coprire qualcosa o semplicemente era lì per abbellimento. Ai lati del letto due comodini con sopra una lampada lavorata. C'era anche un balcone in quella camera e vicino a questo un piccolo divanetto. Il suo borsone era appoggiato a terra accanto all'enorme armadio a tre ante. Affianco a questo c'era una specchiera con i cassetti dagli inserti celesti come l'armadio, per il resto la stanza dava sul color champagne. Odette le aveva dato la buonanotte e l'aveva lasciata lì. Jorinde si sdraiò sul letto, le mani dietro la testa. Neanche da Chul Moo aveva mai avuto una camera così, l'aveva sempre divisa con Yoora.


Tutta quella faccenda era davvero strana. Jonghyun le stava dando tutto quello e le avrebbe dato di più, a detta sua, se glielo avesse chiesto. C'era davvero qualcosa che non andava in quella storia.



Cosa voleva davvero Jonghyun da lei? Perchè faceva tutto quello?


Perchè non voleva che uscisse di casa?


Era davvero solo per cattiveria che le aveva imposto quel divieto?


Avrebbe indagato. Jorinde aveva bisogno di sapere.


Aveva mille dubbi per la testa ma nessuno che le impedisse di entrare nel mondo dei sogni.

Girò il capo di lato e si addormentò profondamente.





      * Angolo di Natsumi213 *

Salve a tutti! ^_^ Sono tornata con il secondo capitolo. Spero che la storia vi stia piacendo. Jorinde comincia a nutrire dei sospetti sulle vere intenzioni di Jonghyun che ha probabilmente qualcosa da nascondere. Un sacco di domande e dubbi riempiono la sua testa e vi si aggiunge anche un altro quesito: di chi appartengono gli occhi che la fissavano con insistenza nel suo sogno? Lo scopriremo. XD Sono entrati in scena due nuovi personaggi: il maggiordomo e la cameriera che sembrano piacere già alla nostra protagonista. Che altro dirvi? Magari una piccola curiosità! Il Nome “Jorinde” significa “scudo di legno di tiglio” ed è un nome in uso nei paesi nordici. ^^

Infine, voglio ringraziare chi ha recensito, letto e inserito la storia nelle seguite e nelle preferite!Grazie mille! <3

P.s. Se il capitolo è scomparso per qualche minuto è perchè mi sono accorta di aver fatto un errore con l'immagine e l'ho sistemato, scusate per il disagio!

A presto!

Kisses! :*

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Wendy_BluHand