Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |      
Autore: grandR    28/07/2015    2 recensioni
Il fatto è che Enjolras si addormenta spesso mentre studia la sera. Un momento è lì, chino sui libri, a ripetere una lezione o intento a scrivere qualcosa, e un secondo dopo ha la testa sul tavolo ed è profondamente addormentato. Ha la capacità di addormentarsi ovunque: sull'Espresso di Hogwarts, in biblioteca, durante il pranzo.
Nessuno sveglia Enjolras. È una regola non scritta.

[It's like daylight, only magic, #2. Les amis, Hogwarts AU]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Les Amis de l'ABC
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'It's like daylight, only magic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa one shot è il seguito di It's like daylight, only magic.
Titolo della storia da Out of my league di Fitz & The Tantrums.


All the wonders that remain become a simple fact




Quarto anno.


Enjolras si è addormentato. Di nuovo.
Grantaire teme questo momento da settimane. Deglutisce la paura e continua a fare i compiti di Trasfigurazione, facendo finta di niente. Magari Courfeyrac non se ne accorgerà: appare piuttosto preso dalla lettera che sta scrivendo, il viso illuminato dal perenne buonumore.
O forse Enjolras si sveglierà da solo, aggrotterà la fronte tentando di capire che cosa sia successo, e poi si rimetterà a studiare come Grantaire gli ha visto fare migliaia di volte.
R”, lo chiama Courfeyrac, senza distogliere lo sguardo dalla sua lettera.
Grantaire lo guarda con il cuore in gola. “Mmm?”, riesce ad articolare. Stringe forte la penna tra le dita.
È ora di cena?”
Grantaire si rilassa. “Già, dovremmo fare una pausa e andare”. I compiti li avrebbe finiti in un altro momento. Spera di non dimenticarsene, come invece è successo l'ultima volta. Il professore non era stato molto contento.
Courfeyrac annuisce e posa la piuma, stropicciandosi gli occhi. Grantaire sa a chi sta scrivendo la lettera perché Courfeyrac ne ha parlato a tutti per giorni: durante l'estate ha conosciuto una ragazza che frequenta Beauxbatons, l'Accademia di Magia francese. Secondo Courfeyrac hanno passato le vacanze insieme, sfuggendo ai rispettivi genitori, e adesso si scrivono. Fastidiosamente spesso. L'ultimo gufo di Joëlle è arrivato il giorno prima durante il loro allenamento di Quidditch e Courfeyrac – scavalcando il loro Capitano, tra l'altro – ha costretto tutti a fare una pausa di venti minuti per leggere la lettera.
Già, dovremmo andare”, concorda Courfeyrac. Prende la lettera e inizia a rileggerla. “Ah, e R?”
Dimmi.”
Dovresti svegliare Enjolras prima di andare.”
Grantaire fa ricadere la testa sul tavolo con un gemito terrorizzato. È il suo turno di svegliare Enjolras, lo sa. Spia verso di lui con un occhio nella speranza che nel frattempo si sia svegliato, ma Enjolras è ancora lì, seduto a un tavolo all'altro capo della Sala Comune, la testa bionda posata sul libro aperto di Antiche Rune. I ragazzi intorno a lui non ci fanno caso, ormai abituati, ma nessuno dà segno di volerlo svegliare.
Il fatto è che Enjolras si addormenta spesso mentre studia la sera. Un momento è lì, chino sui libri, a ripetere una lezione o intento a scrivere qualcosa, e un secondo dopo ha la testa sul tavolo ed è profondamente addormentato. Ha la capacità di addormentarsi ovunque: sull'Espresso di Hogwarts, in biblioteca, durante il pranzo. Qualche settimana fa si è addormentato con la testa sulle gambe di Grantaire mentre erano tutti nel parco del castello, seduti sull'erba a godersi gli ultimi raggi di sole prima dell'arrivo dell'autunno. Le gambe di Grantaire si erano addormentate insieme a lui, ma Grantaire, nonostante la scomodità, non si era mosso.
Nessuno sveglia Enjolras. È una regola non scritta. Durante il terzo anno Bahorel ha commesso l'errore di svegliarlo urlando il suo nome, la voce già tonante amplificata dal Sonorus, e Enjolras gli ha scagliato una Fattura Mangialumache ancora mezzo addormentato. Poi si è scusato, certo, ma non ha rivolto la parola a Bahorel per una settimana.
Il problema è sorto all'inizio dell'anno, quando Enjolras, accortosi della sua tendenza ad addormentarsi ovunque e in qualunque momento, ha chiesto a Grantaire, Courfeyrac e Jehan di svegliarlo se fosse accaduto ancora. E i tre non sono riusciti a dirgli di no, un po' perché non accade spesso che Enjolras chieda aiuto a qualcuno, un po' perché risulta sempre praticamente impossibile negargli qualcosa se lui li guarda con quegli occhi blu e un sorriso esitante sulle labbra.
Quindi avevano organizzato dei turni. Solo che non stava andando granché bene. Una settimana fa Jehan si è beccato un fiotto d'acqua che lo ha costretto contro la parete per parecchi minuti. Ancora prima, a Courfeyrac è toccata una Fattura Gambemolli.
A te non va mai così male”, gli fa notare Courfeyrac, ancora preso nella rilettura della sua lettera.
Per ora”, borbotta Grantaire. Si alza in piedi e fa un respiro profondo. “Se non mi vedi tornare, non tentare di venire a salvarmi. Enjolras avrà già avuto la meglio su di me”. Si volta, pronto ad attraversare la Sala Comune, ma Courfeyrac lo richiama.
Grantaire?”. Sta sorridendo. “Non credo che Enjolras potrebbe mai avere la meglio su di te. Né tu su di lui.”
Grantaire ricambia il sorriso. “Ne saresti sorpreso.”
Gli altri Grifondoro nei paraggi si allontanano indiscretamente quando Grantaire si avvicina a Enjolras. Ormai ci sono così abituati che non mascherano più le loro fughe, ma rimangono sempre nei paraggi, perché Grantaire che cerca di svegliare Enjolras senza farlo infuriare è sempre uno spettacolo.
Il tavolo di Enjolras è un caos di piume, pergamene di vecchi compiti, libri spalancati su altri libri. In qualche modo, addormentandosi, Enjolras è anche riuscito a rovesciare un calamaio sul saggio che stava scrivendo. Per prima cosa Grantaire aspira l'inchiostro caduto con la bacchetta e mette in ordine il tavolo, sapendo che calmerà Enjolras in caso le cose dovessero mettersi male. Poi si china verso di lui e con attenzione rimuove il libro di Antiche Rune da sotto la sua testa. Alzando lo sguardo, vede che gran parte dei suoi compagni di Casa li sta osservando. Enjolras emette un suono assonnato indefinito.
Enjolras?”, sussurra. L'altro si muove leggermente. “Enjolras, è ora di cena”. Gli scosta i capelli dal viso con attenzione. Enjolras apre un occhio e fa per muoversi.
Okay”. Istintivamente, Grantaire si allontana di un passo. “Lo vedi questo?”. Muove il libro di Antiche Rune, tenendolo davanti a sé come protezione. “Questo farà una brutta fine se cerchi di scagliarmi una Maledizione, lo sai? Quindi ti consiglio davvero di non-”, ma non riesce a proseguire, perché dall'altra parte del libro proviene una risata. Grantaire lo abbassa lentamente.
Mi piace questa tattica”, dice Enjolras stropicciandosi gli occhi. Sta ancora sorridendo. “Molto meglio del solletico dell'altra volta.”
Gradualmente, tutta la Sala Comune si rilassa e torna alle sue precedenti attività. Dall'altro capo, Courfeyrac li guarda con i pollici in su.
Ah sì? Ho preso spunto dall'ultima lezione di Cura delle Creature Magiche.”
Enjolras sbuffa, ma sembra divertito. “Non sono una Creatura Magica, 'Taire”. Inizia a sistemare ciò che è rimasto sul tavolo, riponendo i libri nella borsa, e poi lo sfiora con uno sguardo che Grantaire non riesce a interpretare. “Grazie per aver messo in ordine.”
Grantaire alza le spalle. Non ha fatto nulla di eccezionale. “Andiamo?”, dice invece, “Sto morendo di fame.”
Courfeyrac sembra essere sparito dalla circolazione, quindi si avviano verso la Sala Grande da soli in un silenzio rilassato, come hanno già fatto altre decine di volte. Grantaire non smetterà mai di stupirsi di come siano arrivati a essere amici. Lui e Enjolras non sono migliori amici come Enjolras lo è con Combeferre, ma tra loro c'è una connessione bizzarra, diversa. Inaspettata. Dal secondo anno il loro rapporto è mutato lentamente. Tra loro si è stabilito un legame particolare. E Enjolras è l'unica persona con cui Grantaire può essere completamente, interamente se stesso, forse perché ha imparato a non aver paura del suo giudizio, forse perché lui e Enjolras sono incredibilmente simili e allo stesso tempo così profondamente differenti. Parlare con lui è interessante, divertente, quasi liberatorio.
Non avevate gli allenamenti oggi?”, chiede Enjolras mentre scendono la scalinata di marmo.
Grantaire scuote la testa. “No, abbiamo fatto cambio con i Serpeverde e ci siamo allenati ieri. Mentre tu eri chiuso in biblioteca, ricordi?”. Entrano nella Sala Grande e si dirigono al tavolo di Grifondoro, quasi vuoto per l'ora tarda. Joly e Cosette tengono banco al tavolo di Corvonero, impegnati in un'attiva discussione insieme a un gruppo di persone di Case differenti. La cravatta di Joly è misteriosamente annodata attorno alla sua testa, mentre Cosette usa la sua, rossa e oro, come bracciale. Sembrano tutti assorti nella conversazione, gesticolando animatamente, dimentichi del cibo. Non è una vista insolita, soprattutto al tavolo di Corvonero.
Enjolras guarda in su, preoccupato. Il soffitto riflette il temporale che impera fuori. “Spero abbiano finito, è impossibile giocare con questo tempo.”
Grantaire, che ha appena mandato giù il primo boccone, sussulta quando Éponine appare dal nulla accanto a lui. È tutta bagnata e indossa ancora la divisa da Quidditch per gli allenamenti.
Abbiamo finito”, risponde a Enjorlas. Sembra distrutta.
Siete riusciti ad allenarvi?”, chiede Grantaire, dopo aver deglutito a fatica. Non protesta quando Éponine inizia a rubargli le patate dal piatto. Éponine è così: impiega un po' a capire se può fidarsi di te, ma quando decide è la fine. Ciò che è tuo è anche suo. Grantaire non può dire che gli dispiaccia.
Solo un po'. Montparnasse è quasi caduto dalla scopa, quell'idiota.”
Che gli è successo?”
Lei alza gli occhi al cielo. “Non ne ho idea. Mi sono voltata e 'Parnasse era lì, a penzoloni dalla scopa.”
Dovreste fare più attenzione. Tutti quanti”, borbotta Enjolras. Il Quidditch non gli è mai piaciuto particolarmente.
Éponine lo guarda, ma non risponde. Lei e Enjolras hanno un rapporto strano. Non sono mai andati completamente d'accordo, ma tra loro c'è una amicizia circospetta, una sorta di intesa silenziosa.
Siete pronti per la partita di sabato?”, domanda invece a Grantaire. Enjolras continua a mangiare le sue verdure. Ne mangia sempre tantissime. Grantaire si chiede spesso se chi proviene dal mondo babbano abbia un qualcosa per le verdure, perché anche Joly e Feuilly le mangiano sempre.
Fa cenno di sì a Éponine. Si sono allenati con impegno nei giorni scorsi, ma i Corvonero sono piuttosto forti. “Spero non facciano giocare Musichetta.”
Musichetta è il Portiere di Corvonero, ed è probabilmente la più brava che la squadra abbia mai avuto. La sua è una combinazione di strategia, intelligenza e bravura. Tutte le Case invidiano Corvonero, quando si tratta di Quidditch.
Éponine sorride quasi con orgoglio. Musichetta è la sua migliore amica. “Beh, in Grifondoro ci sei tu. E anche Courfeyrac è un bravo Cacciatore, e il vostro Cercatore non è male.”
Nah, faccio ciò che riesco”, sbuffa Grantaire. Lui e Courfeyrac sono entrati nella squadra insieme quando frequentavano il secondo anno, rispettivamente come Battitore e Cacciatore. Anche Jehan è stato nella squadra nel ruolo di Cercatore, ma solo durante il terzo anno, poi ha deciso che non faceva per lui e si è unito al Club di Ricamo.
Éponine gli ruba un sorso di Succo di Zucca. “Smettila di sminuirti”, lo rimprovera. Lo fa spesso. “Durante l'ultima partita sei stato grande.”
Bahorel mi ha distrutto”, Grantaire sospira con affetto, “Ma sono riuscito a cavarmela”.
Enjolras, davanti a lui, gli lancia un'occhiata colma di disapprovazione. Durante l'ultima partita Grifondoro-Serpeverde Bahorel ha scagliato un Bolide che ha quasi fatto cadere Grantaire dalla scopa, e che gli ha rotto un braccio. Ma Grantaire ha continuato a giocare, rifiutandosi di abbandonare la partita. Niente di ché. Avevano vinto. Poi mentre era in Infermeria ovviamente si è beccato una strigliata dalla Preside, una un po' meno convinta e piena di gratitudine dal Capitano della squadra, e una terrificante da Enjolras.
Éponine sospira. I suoi capelli gli bagnano l'uniforme della scuola quando appoggia la testa sulla sua spalla, ma è un gesto così insolito che Grantaire ne approfitta e la stringe a sé. Sa che lei non è una grande fan del contatto fisico.
Dovrei salire a fare i compiti di Pozioni”. Enjolras rompe il silenzio, gli occhi fissi sulla torta che sta lentamente riducendo a pezzi minuscoli. Quando rialza lo sguardo ha il broncio. “Faccio schifo in Pozioni.”
Qualcosa si contorce dentro Grantaire. Qualcosa che decide saggiamente di ignorare, come al solito. “Non fai schifo in Pozioni”, gli dice paziente. Hanno questa conversazione almeno due o tre volte al mese, ormai la risposta gli esce in modo automatico.
In realtà Enjolras è negato in Pozioni. È sempre stato in grado di ottenervi risultati positivi – come non potrebbe? – ma non è mai stato capace di comprendere davvero la materia, forse perché richiede un tipo di magia più sottile che Enjolras non è mai riuscito ad afferrare completamente.
E poi”, aggiunge Grantaire, “Se davvero pensi di non essere bravo in Pozioni, dovresti vedere me in Aritmanzia. La parola “schifo” assume un nuovo significato con me.”
Non capisco perché hai deciso di continuare a studiarla.”
Éponine si stacca e si allunga sul tavolo per prendere la torta ormai stravolta di Enjolras. Lui non ci fa caso, troppo impegnato a osservare Grantaire.
Perché, 'Taire?”, insiste.
Grantaire scrolla le spalle. “Così. Non è tanto male”. Odia Aritmanzia. Combeferre cerca sempre di aiutarlo, ma anche lui deve essersi accorto che Grantaire è un caso perso, perché è già qualche settimana che tenta discretamente di convincerlo a cambiare.
Secondo me sei ancora in tempo per scegliere qualcos'altro. Potresti venire a fare Antiche Rune con me e Courfeyrac...”
O Babbanologia con me e Montparnasse”, si inserisce Éponine, masticando la torta.
Grantaire fa una mezza risata. “Tu e Montparnasse fate Babbanologia solo per perdere qualche ora”.
L'occhiata di disapprovazione di Enjolras questa volta è diretta verso Éponine, che lo ignora bellamente e sorride.
O Divinazione”, riprende lui.
Divinazione è solo un mucchio di cavolate”, ribatte Grantaire.
Sempre meglio di frequentare lezioni che non ti piacciono e che ti fanno solo perdere tempo e prendere brutti voti.”
Grantaire scuote la testa, ostinato. Non ne vuole parlare. Enjolras lo sa che non ne vuole parlare.
Sapete”, dice Éponine, e questa volta il suo tono è forzatamente allegro, “Penso che ne prenderò un'altra fetta.”
Ma Enjolras non demorde. Il suo sguardo è fisso su di lui, quasi implorante. “Perché, 'Taire?”, mormora.
Grantaire si alza di scatto, spaventando Éponine. Non le piacciono i movimenti bruschi. “Io...”, tenta. Deglutisce e ci riprova. “Ho bisogno di un po' d'aria. Ci vediamo dopo.”
Mentre esce dalla Sala Grande, cercando di non correre, sente gli occhi di Enjolras e Éponine su di sé. Non si volta, perdendosi lo sguardo triste e preoccupato del primo e quello amaro e un po' più consapevole della seconda.
Sa che sulla Torre di Astronomia a quest'ora non c'è nessuno. Grantaire sale le scale velocemente e si appoggia al parapetto senza fiato, lo sguardo perso nel cielo stellato. Va lì spesso. Di solito c'è anche Enjolras con lui, e sa che non impiegherà molto ad arrivare. Forse sta già attraversando il castello.
Odia discutere con Enjolras in quel modo. Non essere d'accordo con le sue idee è un conto, perché allora possono avere dibattiti seri divertendosi a spingere la loro conoscenza e il loro modo incredibilmente differente di vedere il mondo, ma quando si parla delle scelte scolastiche di Grantaire... non è piacevole. E gli fa male, vedere la preoccupazione negli occhi di Enjolras, perché non la merita. Sa che è così. Non merita tutte le attenzioni che l'altro gli rivolge. Non merita i suoi sorrisi, quelle sue occhiate fugaci per controllare se è tutto a posto, quegli sguardi di intesa che sembrano essere diretti sempre e solo a lui, le sue risate alle sue patetiche battute. Non merita il suo aiuto quando non capisce qualcosa di Trasfigurazione, o il suo applauso durante le partite di Quidditch. Enjolras è felice anche quando Grantaire fa qualche mossa stupida, anche quando Grifondoro perde l'incontro. Gli dice sempre che ha fatto un buon lavoro, anche se non è vero. E poi gli rivolge sempre quello sguardo così apertamente amichevole e pieno di affetto, e Grantaire si sente male. Si sente in colpa. Perché Enjolras non ne ha idea. Grantaire ha una cotta stratosferica per lui, e Enjolras non ne ha idea. Perché Enjolras è Enjolras, Enjolras è tutto, e Grantaire non è che un ragazzo nel pieno della crescita che ha una cotta per il suo migliore amico.
Grantaire sa che Enjolras non è perfetto. Anche lui sbaglia. Anche lui fa fatica in qualche materia, e si sta ancora abituando a vivere in un mondo tutto nuovo e sempre pieno di cose da imparare. A volte fa tante domande e diventa impaziente se nessuno ha una risposta esatta e completa. Anche lui inciampa, si morde le labbra fino a farle sanguinare, ed è testardo come nessun altro. A volte i suoi discorsi sono pesanti. E i suoi capelli la mattina sono impossibili.
Grantaire sa che Enjolras non è perfetto, eppure gli piace tutto di lui. Anche i suoi capelli la mattina. Anche le le sue domande incessanti.
La realizzazione è arrivata all'improvviso. Il terzo anno stava per terminare, si erano radunati in riva al lago pochi giorni prima dell'inizio degli esami. C'erano tutti: Combeferre, con i suoi occhiali rettangolari e la cravatta sempre annodata per bene, accanto a Courfeyrac, che si divertiva a schizzare Marius; lui sedeva vicino a Éponine e ai suoi capelli lunghi fino alla vita, e dopo di lei veniva Musichetta, che scherzava ad alta voce con Bahorel, Joly e Bossuet; Jehan, i capelli che cambiavano colore a seconda della luce, era impegnato a spiegare qualcosa a Cosette e a Feuilly riguardo alle creature che vivono nel lago. E poi c'era Enjolras. Era seduto vicino a Combeferre, ma per una volta non aveva la testa china verso di lui per complottare. Guardava i suoi amici con un sorriso sereno. Sembrava felice di vederli felici, semplicemente. Grantaire, accanto a lui, non riusciva a smettere di guardarlo. Ricorda di aver pensato che gli piaceva vedere Enjolras così, rilassato e sorridente, i capelli scompigliati, le maniche tirate fino ai gomiti. Poi Grantaire aveva detto qualcosa, qualcosa che adesso non rammenta, e Enjolras si era messo a ridere. A quel suono tutti si erano voltati verso di lui e avevano sorriso.
E Grantaire si era sentito fiero, e qualcosa era successo dentro di lui. Qualcosa era scattato. Enjolras l'aveva guardato, gli occhi luccicanti, l'espressione luminosa, le labbra curvate in un sorriso, vicinissimo e più bello che mai. E Grantaire non aveva potuto farci assolutamente nulla.
Non può ancora farci nulla.
Il fatto che Enjolras sia un ragazzo non lo disturba. In un certo senso, l'ha sempre saputo. Non è sicuro che gli piacciano solo i ragazzi, però. Non è ancora certo della parola che dovrebbe usare per descriversi, in realtà pensa che preferirebbe non cercarla. Non gli piace analizzarsi troppo.
Quando sente una porta chiudersi dietro di lui, tenta di deglutire il groppo che ha in gola. I passi di Enjolras sono leggeri, ma non esitanti. Anche lui si appoggia al parapetto. Le loro spalle si sfiorano. Grantaire rabbrividisce.
Hai freddo?”, chiede piano Enjolras.
Grantaire scuote la testa. Evita il suo sguardo, ma lo sente su di sé.
Mi dispiace”, continua Enjolras imperterrito. Si passa una mano tra i capelli. Ormai gli arrivano oltre le spalle, divisi in riccioli definiti. L'1 settembre sua madre, che è ancora più bionda di lui, ha sussurrato a Grantaire che Enjolras aveva rifiutato di tagliarli perché stava attraversando una fase da voglio-i-capelli-lunghi. Chissà a che lunghezza li avrebbe fatti arrivare prima di ritenersi soddisfatto. Magari avrebbe continuato a farli crescere senza mai tagliarli. Grantaire non si sarebbe di certo lamentato.
Non devi scusarti”, sussurra, “È stata colpa mia”.
Certo che no, sono stato io a insistere, e non dovevo. Mi dispiace di averti messo a disagio.”
Non importa.” E poi, ancora più piano, “Lo sai com'è la mia famiglia.” Grantaire non parla spesso dei suoi genitori. Non gli piace farlo. “È che... lo sai. Continuano a trovare motivi per cui non vado bene, a dirmi delle cose che mi fanno sentire... insomma, lo sai. È sempre peggio. E io non sono come mio padre, o come mia madre. Non sono come loro”, ripete. Il pensiero lo fa sentire meglio.
Certo che non lo sei, 'Taire”, mormora Enjolras.
E loro non ne sembrano affatto felici”. Grantaire si fa sfuggire una risata amara. “È tutta la vita che tento di dimostrarglielo. La scorsa estate è stata un inferno.”
Avresti potuto dirmelo. Ci siamo scritti tutte le settimane, 'Taire. Potevi dire qualcosa.”
Sì, e poi cosa?”
E poi saresti venuto da me. O-o saresti andato da Courfeyrac. O da qualcun altro di noi.”
Il pensiero lo aveva sfiorato più volte. Sdraiato sul suo letto, a casa, sommerso dai libri per combattere la realtà, Grantaire si era permesso di immaginare come sarebbe stato passare l'estate con i suoi amici. Con Courfeyrac si sarebbe senza dubbio divertito come mai nella vita. La famiglia di Jehan era eccentrica e originale quanto lui. Joly lo avrebbe accolto a braccia aperte, e con lui ci sarebbe sicuramente stato anche Bossuet. A Marius avrebbe fatto molto piacere ospitarlo per un po'. E così tutti gli altri. Al pensiero di passare l'estate con Enjolras, Grantaire aveva quasi ceduto. I genitori di Enjolras gli volevano bene. A volte raccomandavano al figlio di salutarlo, di chiedergli come stava. Grantaire era sicuro che anche loro sarebbero stati felici di vederlo. Ma aveva resistito, nella vana speranza di cancellare ciò che aveva capito di provare per lui, per l'amico più prezioso che aveva.
Già. Avrei dovuto farlo. Sono così stupido, così patetico, così-”
Appassionato. Leale. Creativo. Brillante.”
Grantaire ride, perché non sa cos'altro fare. Enjolras sembra leggergli nel pensiero.
Lo sei!”, protesta con forza. “E poi sei l'unico che riesce a tenermi davvero testa.”
Nah, che dici? Combeferre e Courfeyrac fanno un lavoro decisamente migliore del mio.”
Enjolras aggrotta la fronte. Il suo viso è pallido alla luce della luna. “Ma sei tu che mi sfidi sempre. Con te è diverso. Con te è interessante”. Volta la testa verso di lui, gli sorride, e poi gli dà il colpo di grazia. “Sei un amico così importante per me, 'Taire.”
Grantaire ricambia il sorriso. Un po' a fatica, ma è sicuro che gli esca qualcosa di accettabile. Ignora la sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco.
E lo sai che a me puoi dire tutto, vero? Non voglio che tu abbia paura di, non lo so, essere giudicato, o qualcosa del genere”. Enjolras fa un passo verso di lui, ed è così vicino. “Niente di ciò che mi dirai mi farà mai smettere di esserti amico, lo sai?”.
Questa volta il sorriso è stanco e tirato e ha un sapore sgradevole. “Certo”. Evita di incrociare il suo sguardo. Il senso di colpa non se ne va, non se ne andrà mai. “Certo, lo so”.
Perché è la verità: a Enjolras può dire tutto.
Tutto, meno il suo segreto più grande.


note: Ho deciso che le fics di questa serie non saranno in ordine cronologico, quiiindi eccoci al quarto anno. Con le prossime salterò nel passato e nel futuro di Enjolras e Grantaire, e probabilmente a un certo punto scriverò anche degli altri amis. Di questa non ho molto da dire, in realtà, solo che ne sono piuttosto soddisfatta e che sono felice di averla scritta. Potrebbe risultare leggermente angst (Grantaire è Grantaire) ma non al punto da doverlo inserire nelle note - ma è solo un mio parere, quindi ditemi se invece lo dovrei fare, non vorrei causare nessun disagio (??). Fatemi sapere che ne pensate! E grazie mille per aver recensito (!!!) e per aver messo la prima ff nelle storie preferite/seguite/ricordate. ♡

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: grandR