Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: obvceanhaz    29/07/2015    0 recensioni
❝ —E forse gli andava bene così
[one shot] [storia ispirata a "Tre Volte L'alba" di Alessandro Baricco] [1] [primo libro della serie shop]
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Coffee shop

 

-Buonasera, spiacente ma stiamo per chiudere

-Ma dai su, almeno un caffè me lo fa?

-Uno solo dai, giusto perché sono generoso

-Ecco bravo, lo faccia

-Sto facendo, come mai si trova in giro a quest'ora?

-Ma lei non ha una caffè da fare?!

-Infatti, eccolo, prego

-E lo zucchero?

-Si trova alla sua destra

-Ah eccolo

-Vede, con un po' di calma si risolve tutto

-Si va beh

-Cos'ha contro la calma?

-Ma chi io? Ma niente solo che non penso risolvi "tutto"

-Come mai?

-Beh perché, faccio un esempio, l'ha letta la notizia di quell'uomo che s'è suicidato perché la moglie l'aveva lasciato da dieci anni, quello ha aspettato con calma dieci anni che la moglie tornasse eppure lei non s'è fatta viva

-Ma che c'entra?!

-Come che c'entra? Parlavamo di calma no?

-Ma sì, ma io non intendevo quello!

-E allora cosa intendeva?

-Beh...

-Visto, c'ho ragione io

-E va bene, questa gliela concedo

-Sarà

-Allora, come mai si trova in giro a quest'ora?

-Ancora?

-Beh lei prima non mi ha risposto

-Si faccia i fatti suoi lei

-Scusi, chiedevo

-Non doveva

-E perché?

-Di nuovo? Si faccia i fatti suoi

-Scusi

-Ma lei perché si scusa di continuo?

-Non lo so, ma se a lei dà fastidio la smetto

-Ma no, mica perché dà fastidio a me deve smettere!

-Oh, scusi

-Ecco, ci risiamo

-Mh, mi spiace

-Ancora? Ma lei non sa dire altro?

-Certo che sì!

-E allora dica altro

-E' che non so cosa dire

-Oddio, facciamo così sei lei la smette di scusarsi io le dico perché sono qua, okay?

-D'accordo

-E' il mio compleanno

-E basta?

-Ci dovrebbe essere altro?

-Non lo so, me lo dica lei

-No, non credo

-Una domanda, se permette

-Tanto la farà lo stesso con o senza il mio permesso

-Probabilmente, come mai è sola il giorno del suo compleanno?

-Perché voglio stare sola

-È sicura? Voglio dire non ha un ragazzo o delle amiche?

-No

-Una famiglia?

-Neanche

-Davvero?

-Più o meno, cioè, la famiglia ce l'ho ma non si trovano qui in Inghilterra

-A no?

-No, se gliel'ho appena detto! Si svegli un po' su! Lo vuole lei il mio caffè?

-Non sia sciocca su dai, e dove si trovano?

-Ma chi?

-La sua famiglia? Chi altri sennò?

-Mi scusi, si trovano in Francia

-E perché?

-Perché quella è la loro città d' appartenenza

-E lei?

-Beh anche io sono francese

-E come mai è qui?

-A me la Francia non piaceva, preferivo l'Inghilterra e quindi eccomi qui

-Ottima scelta

-Grazie mille

-Di niente

-Ma come mai la Francia non le piace?

-Troppo corri corri, poi lì le persone sono troppo precise per me

-Ma non eravamo noi inglesi i "precisini"?

-Sì, lo siete ma neanche i francesi scherzano eh

-Ohw, io lo immaginavo

-Davvero?

-Già

 

E intanto Arielle si portava la tazzina di caffè alle labbra, aveva aspettato quasi un quarto d'ora per far raffreddare la bevanda amara. Ci aveva messo tre bustine di zucchero di canna per evitare di fare una faccia schifata difronte al commesso del coffee shop. Sinceramente si chiedeva anche lei il perché non avesse richiamato ad una delle venti chiamate perse di sua madre. Forse per la paura che potesse urlare contro qualche altra bestemmia in francese e supplicarla a tornare a casa in Francia. E forse le andava bene così.

 

Louis nel frattempo osservava le labbra di Arielle appoggiate sul bordo della tazzina in ceramica e pensava che quelle labbra erano un opera d'arte. Aveva odiato sin dal primo momento quello stupido lavoro nel caffè della periferia di Londra, eppure ora si trovava ad osservare delle labbra stupende che senza quel lavoro non avrebbe mai visto. Louis stava pensando che delle labbra così non le aveva mai viste prima. Louis stava pensando che forse la sua ragazza non aveva quella bellissima forma delle labbra. E forse gli andava bene così.

 

-Beh, che fa?

-Come prego?

-Mi stava fissando le labbra, no dico, che fa? Ma le sembra il modo?

-No giusto, mi scusi

-E la smetta con questa storia

-Avevo dimenticato, non si arrabbi lei

-E chi s'arrabbia...

-Va tutto bene?

-Ma certo che sì!

-Ne è sicura? No perché mi pare si sia un tantino alterata

-Beh questa è solo colpa sua

-Non ne avevo intenzione, mi creda

-Immaginavo

-Sul serio, mi rincresce

-Mi rincresce? Ma quanti anni ha lei? Cento?!

-A dir la verità ne ho solo ventitré

-Ventitré? Sta scherzando spero?

-No di certo, ma perché?

-Beh, io ho ventidue anni

-Oh per l'amor del cielo

-Cosa intende?

-Nulla

-Ah ecco

-Solo che sembra più grande per la sua età

-Mi faccia capire, mi sta dando della vecchia?

-Cosa? No, io non intendevo dire questo

-Meglio

-Si figuri

-Quant'è il caffè?

-Non si preoccupi

-Ma no dai, quanto le devo

-Offre la casa

-Insisto

-Anche io

-Va beh, buonanotte

-Buonanotte

-Arielle

-Come prego?

-Mi chiamo Arielle

-Arielle come la sirenetta?

-No, come la ragazza che il giorno del suo compleanno va a prendere un caffè nella periferia di Londra

-Louis

-Mi scusi?

-Il mio nome è Louis

-Come il famoso stilista?

-No, come il ragazzo che rimane aperto fino a mezzanotte per osservare le labbra di una ragazza che il giorno del suo compleanno va a prendere un caffè nella periferia di Londra

 

Arielle aveva 22 anni e una vita completamente diversa alle spalle. Arielle aveva tre gatti e due canarini a casa sua a Parigi. Arielle aveva una passione per la poesia e per Charles Baudelaire. Arielle aveva, sul balcone di casa sua in Francia, una collezione di cactus che non pungono. Arielle odiava i film horror e i libri di Edgar Allan Poe. Arielle aveva un quaderno nero dove rinchiudeva tutti i suoi disegni. Arielle provava un amore particolare per l'inglese e forse era per questo che si era trasferita a Londra senza dire niente a nessuno. E forse non le andava davvero bene così.

 

Louis aveva 23 anni e una vita già programmata da qualcuno che non era lui. Louis aveva sei sorelle e un fratello, e nessun animale -sua madre diceva che bastavano già otto figli e che un animale era solo d'intralcio- eppure Louis aveva sempre voluto avere un pesce rosso. Louis sulle mura di camera sua a Doncaster aveva i poster di Elvis Presley e di Robbie Wiliams. Louis aveva una specie di odio per i libri e una specie di amore per i film d'azione. Louis aveva una collezione di lattine piene di pepsi che però non beveva. Louis aveva uno strano sentimento di non appartenenza per la sua città e forse era per questo che si era trasferito a Londra senza dire niente a nessuno. E forse non gli andava davvero bene così.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: obvceanhaz