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Autore: Evans92    29/07/2015    3 recensioni
Alex è un musicista, vive a New York in un appartamento che divide con altri due ragazzi. Le sue giornate sono all'avventura e lui ama la sua vita così: senza regole, senza legami. Fino al giorno in cui conosce Dylan, collega e amico di suo padre.
Nonostante vengano da due mondi opposti e siano profondamente diversi tra loro si creerà un legame, che sconvolgerà tutto quello che credevano di sapere e che insegnerà ad entrambi cosa vuol dire vivere.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Settimo capitolo
 
Ok, la serata non stava andando come previsto.
Eravamo bloccati nel traffico newyorkese, in un silenzio così pesante, che iniziava ad essere davvero soffocante.
Ed era strano. Perché io non stavo mai zitto! 
E ora che ero con l'uomo su cui avevo più fantasticato negli ultimi tre mesi, niente. Avevo la lingua attaccata al palato e lo stomaco del tutto annodato.
Su Alex, non è ora di essere timidi.
-Sei stato a lavoro oggi?-
Dylan neanche si voltò verso di me, teneva lo sguardo fisso sulla strada, una mano sul volante e l'altra sul cambio, che stringeva forse con un po troppa forza. Non ero pratico di auto super costose, ma nelle auto normali se si rompe il cambio, si è fottuti.
-Si-
-Hai mandato in galera qualche super cattivone?-
Wow Alex. 
Hai l'arte della conversazione in tasca.
-Non sono Batman Alex, solo un avvocato-
Sbuffai infastidito dal suo tono annoiato. 
-E allora trovalo tu un argomento di conversazione! Avanti!-
Non volevo urlare, ma urlai. Dylan mi guardò sorpreso, finalmente la sua testa si era voltata verso di me. Oh esistevo!
-Credevo non volessi parlare!-
-Voglio fare sesso Dylan! Non voglio morire d'imbarazzo perché mi ignori!-
Con mio enorme stupore sorrise, anche se in modo lieve, sollevando appena un angolo della bocca, poi scosse la testa e tornò a guardare la strada, pur in modo più rilassato. Non rischiava più di strappare il cambio in un attimo almeno. 
-Vuoi attenzioni-
-Non voglio attenzioni- Precisai scandendo bene le parole -Voglio..- 
Cosa diavolo volevo?
Baciarlo?
Be ovvio, volevo sempre baciarlo.
Parlare?
Altrettanto scontato, chiudevo la bocca solo se costretto.
Allora, qual'era il mio problema?
-Si, voglio attenzioni!- Sbottai irritato, e lui ridacchiò -Non ridere! Non voglio questo silenzio così opprimente! Io non sopporto il silenzio! E perché diavolo non accendi la radio? Cosa ce l'hai a fare? L'hai pagata! Usala!-
Dylan continuò a ridere e a scuotere la testa
-Se vuoi accenderla accendila!-
-Dovresti farlo tu! È la tua auto!-
-Sei nervoso Alex?-
Rimasi a bocca aperta a quella domanda. L'aveva sputata fuori in modo del tutto inaspettato e mi era arrivata addosso con la stessa potenza di un uragano.
Dopo qualche secondo di stordimento, rinvenni e gli chiesi
-Nervoso?!? E perché?-
Il traffico si rimise in moto, e anche noi riuscimmo a fare qualche passo in avanti
-Lo sai il perché-
Questa volta a ridere fui io.
La mia risata uscì forte e senza controllo e si, fu utile a tranquillizzarmi.
 Mi appoggiai contro il sedile e mi sentii di nuovo in pieno delle mie forze, mi sentii di nuovo me stesso.
-Non ti credevo così ingenuo- Sollevai un sopracciglio e lo guardai con la coda dell'occhio. Era sexy al volante, aveva un braccio fuori dal finestrino e un'aria così sicura di se, che mi ispirava pensieri non proprio casti. Sorrisi tra me e me e dissi con fare da uomo vissuto -Non è di certo la prima volta che mi trovo in una situazione del genere-
Una smorfia gli contrasse il volto
-Buon per te-
-Che risposta è?-
-Non ti piacciono mai le mie risposte-
-Non ne dai mai di decenti- aprii il finestrino e mi accesi una sigaretta, diedi un tiro ed espirai il fumo.
Volevo chiedergli anch'io delle cose, tipo se per lui era la prima volta che tradiva la moglie, e soprattutto con un uomo.
Ma non ne ebbi il coraggio.
Quelle parole mi rimasero sulle labbra senza avere la possibilità di esprimersi. 
Avevo paura che nominando la moglie si tirasse indietro, capisse che stava facendo un errore e mi mandasse via.
Il mio era un comportamento meschino.
Sarei dovuto essere più sincero, e lasciargli la possibilità di capire e tirarsi indietro, ma non era ciò che volevo.. E allora tacqui.
-Siamo arrivati-
Mi riscossi, buttai la sigaretta dal finestrino e ironicamente gli chiesi
-Di già?-
Lui non mi rispose e scese dalla Lamborghini. Lo seguii. Eravamo nei parcheggi sotterranei del grattacielo in cui c'era il suo appartamento. Entrammo nell'ascensore di nuovo in silenzio, e io iniziai ad essere davvero nervoso.. La cosa peggiore era che non riuscivo a mascherarlo bene. Era già abbastanza irritante avere le mani sudate e le gambe tremanti, ma che lui lo capisse era una cosa odiosa.
Grazie all'ora tarda nessuno entrò nell'ascensore e riuscimmo almeno a salire in pace. Poi le porte si aprirono, e dopo neanche un minuto, mi trovai per la seconda volta nell'umile dimora da lavoro di mr Montgomery.
La prima volta era stato troppo ubriaco e troppo preoccupato a scappare per prendermi il mio tempo ad osservarla e decisi di recuperare ora. 
Avrei fatto meglio ad evitare. 
Dopo aver ammirato la vetrata che dava su una spettacolare New York notturna, con un arredamento moderno e minimalista notai un altro piccolo particolare.
Era piena di foto di Emma. 
Emma e Dylan al college. Emma e Dylan al matrimonio. Emma e Dylan a Parigi. Emma che vince un concorso di bellezza, Emma con Armani, Emma e Dylan a un gran gala.. Era un incubo. 
-Vuoi qualcosa da bere?-
La voce bassa e roca di Dylan mi riportò alla realtà, ma mi ricordò anche che fino a poche ore prima era con lei. Ora come poteva essere con me e non mostrare la minima esitazione?
Cos'era successo? Mi ero perso qualcosa? 
Dylan si tolse la giacca e la cravatta, poi andò al mobile degli alcolici e si versò del whisky, non sentendo arrivare la mia risposta sollevò il viso verso di me e un sospiro frustrato mi uscì quando incrociai i suoi occhi azzurri. Troppo azzurri.
Mi trovavo a un bivio. Potevo parlare, e chiedergli di lei, e rovinare irrimediabilmente la serata, o potevo agire da perfetto incosciente e andare fino in fondo.
Ok.
Ero davvero nervoso.
-Alex..- 
Quando pronunciò il mio nome presi la mia decisione.
Forse me ne sarei pentito per il resto della mia vita, forse stavo commettendo l'errore più stupido fra tutti i miei errori, ma non m'importava.
Perché era esattamente ciò che volevo.
Mi avvicinai veloce e lo baciai, al diavolo le mie domande, era solo una notte, in cui non servivano risposte.
 
Dylan parve sorpreso all'inizio di trovarsi il mio corpo addosso, ma fu solo un attimo, poi lasciò il bicchiere e avvolse il braccio intorno alla mia vita, aprendo la bocca e accarezzandomi con la sua lingua. Non fu un bacio famelico. 
C'ero io che trattenevo il respiro e c'era lui che respirava per entrambi.
Fu un bel bacio.
In quel bacio sentii Dylan pienamente. Sentii le sue dita sulla mia pelle, attraverso il tessuto della camicia, sentii i suoi denti graffiare le mie labbra, sentii i suoi capelli solleticarmi il collo.
Era lui, e mi stava facendo impazzire. 
Mi allontanai per non fare troppo la figura della dodicenne infatuata e mi gettai sul suo collo, mentre gli sbottonavo la camicia.
Leccai la sua pelle come non avevo mai fatto prima d'ora con nessun altro, me ne presi cura, mentre scivolavo tra i bottoni con la mano sempre più in giù.. Stavo per arrivare al punto che mi interessava, quando Dylan mi afferrò il polso, fermandomi. Temetti che volesse tirarsi indietro, invece mi baciò di nuovo la bocca, mentre l'altra mano s'incastrava ai miei capelli, tirandoli un po. Gemetti, quando mi passò la punta della lingua sulla mandibola, e con fare esperto mi liberò dalla camicia da cameriere che ancora indossavo.
Feci scontrare i nostri petti nudi, e affondai le dita nei suoi capelli neri avvicinandolo a me il più possibile.
Facevamo qualche pausa solo per respirare, ci sorridevamo e poi ricominciavamo. Non era una gara, era ancora l'inizio. Era qualcosa da gustare, non da perdere nella foga del momento. Era come se avessimo a disposizione una vita intera, e non una notte per un occasione unica.
Fu Dylan questa volta a fare il passo successivo, mi spinse contro il muro e con le mani mi toccò il cavallo dei pantaloni, pur continuando a baciarmi. Trasalii sorpreso, e mi risposi involontariamente a una delle mie tante domande: non era decisamente la prima volta con un uomo, nessun etero straconvinto è così disinvolto a toccare un altro ragazzo se non l'ha mai fatto prima. Arrossii e lo lasciai fare, mentre sbottonava i pantaloni e li tirava via, staccandosi dalle labbra solo i secondi necessari per fare l'operazione. Trattenni il fiato mentre facevo lo stesso guardandolo dritto negli occhi, lui mi osservò con uno sguardo indecifrabile, e quando lo toccai chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la mia spalla, lo sentii sospirare prima di chiedermi
-La camera..?-
Sorrisi mordendomi le labbra gonfie e sensibili, quando lui mi vide allungò una mano e me le sfioro con il pollice facendomi rabbrividire
-E chi ha bisogno di una camera?-
Poi lo attirai a me e lo baciai, lui rispose subito con forza questa volta, sollevandomi quasi, mentre mi strappava l'anima e la buttava al vento.
Provai a ripetermi continuamente che era una volta come tante altre, che mi stavo togliendo solo uno sfizio e che non lo avrei più rivisto, che potevo iniziare a cancellarlo sin da subito perché era solo una scopata. 
Cazzate.
Aveva già complicato tutta la mia vita.
 
-Non era la prima volta-
La mia voce uscì affannata e bassa, mentre disteso accanto a lui sul piccolo divano in pelle, guardavo il suo pomo d'Adamo, deglutire, a un centimetro dal mio naso.
-No-
Sollevai un sopracciglio. Eravamo come in una bolla di sapone, non c'erano più i morsi, i baci a ricordaci che eravamo terreni, e non c'era la realtà a ricordarci che avevamo una vita. C'eravamo solo noi, ancora stanchi e sudati, che avevamo appena fatto sesso ed eravamo in un universo tutto nostro.
-Con chi?-
-Un amico, al college.. É successo una volta sola, ero ubriaco e fino a poco fa ero certo che fosse stata un'idiozia giovanile dovuta all'alcool, ma ora è evidente che mi sbagliavo-
Sorrisi felice che non stesse già rinnegando tutto
-Stai bene?-
Dylan mi sorrise in un modo un po' malinconico e mi scostò una ciocca di capelli dal viso
-Dipende dai punti di vista.. Sto bene e sto uno schifo al tempo stesso-
Smisi di sorridere
-Capisco..-
-No, non puoi capire- non allontanò la mano, e io quasi volevo che lo facesse, perché la realtà stava arrivando, e a me sembrava ancora troppo presto.
-Non c'entra nulla il fatto che sei un uomo. Ho tradito Emma per la prima volta-
Eccolo.
Il suo nome. 
Mi parve quasi di sentire la bolla di sapone esplodere e io cadere nel vuoto per farmi male. Sospirai e chiusi gli occhi
-Mi sembra un po tardi per pensarci, goditi il momento Dylan, non accadrà più, tu lo dimenticherai e vivrete felici e contenti finché morte non vi separi-
Dylan continuò ad accarezzarmi i capelli
-Parli davvero tanto lo sai?-
-Si-
Dylan passò la punta dell'indice lungo il contorno di un succhiotto che mi aveva fatto sul collo
-Sei stanco, andiamo a dormire sul letto..-
-No, riposo un po' gli occhi e poi vado via-
-Sono le 4 del mattino Al, non vai da nessuna parte-
-Io non dormo mai a casa degli altri-
Lo sentii irrigidirsi, poi con un braccio mi circondò le spalle, e sospirò pesantemente prima di dire
-Vuol dire che questa volta farai un eccezione-
E io stavo così bene che non ebbi il coraggio di opporre resistenza, mi strinsi a lui e piano mi addormentai.
 
Mi svegliai dopo circa due ore, guardai Dylan incredulo, era assurdo pensare di aver fatto sesso con lui poche ore prime. Scossi piano la testa e osservai i suoi lineamenti dritti, la bocca socchiusa e l'accenno di barba sul volto.. Per un attimo quella visione mi fece desiderare distendermi e dormire un altro po', poi feci pace col cervello e capii che la cosa migliore era andarmene.
Mi stavo rivestendo quando all'improvviso disse alle mie spalle
-Stai scappando?-
Trasalii così forte che andai a sbattere contro lo spigolo del tavolo, accusai il colpo e mi voltai verso di lui scioccato
-Sei impazzito? Vuoi farmi venire un infarto?-
Dylan si tirò a sedere sul divano, continuando a guardarmi severo. Indossava un paio di boxer, e questo bastava a distrarmi molto più della sua espressione arcigna
-Rispondi Alex-
Sbuffai passandomi una mano fra i capelli sempre più lunghi e infilai i pantaloni
-No, vado a fare jogging torno fra mezz'ora-
-Non è divertente-
-Non voleva esserlo-
Dylan sospirò 
-Non serve che te ne vai come un ladro, ormai il peggio è fatto che senso ha?-
Peggio? Accusai il colpo che quella parola mi aveva inferto e sollevai un sopracciglio
-Che senso ha restare? Quello che dovevamo fare l'abbiamo fatto, addio Dylan, auguri e figli maschi-
Mi infilai la camicia senza abbottonarla, e Dylan esclamò nervoso
-Ti accompagno-
-No-
-Fatti chiamare un taxi-
-E come lo pago?-
-Non essere sciocco!- sbottò spazientito e io scrollai le spalle
-Ho telefonato a un amico sta arrivando-
-Sei pieno di amici eh-
-Attento Dylan potresti sembrare infastidito da questo-
-Sono infastidito dal tuo comportamento. È ridicolo, devi farlo diventare per forza squallido?-
-È squallido! Sei sposato e tra due ore ti vedi con mio padre per lavoro! Non potevamo fare nulla di più squallido! -
Mi guardò trattenendo il fiato e vidi i suoi occhi azzurri farsi più grandi, più limpidi.. Solo ora aveva realizzato che scoparmi quello voleva dire? 
Che cosa ridicola.
-L'unica differenza tra noi è che a me non importa mentre vedo già il terrore nei tuoi occhi, quindi si, Dylan è meglio se me ne vado con uno dei miei tanti amici-
Afferrai la giacca e uscii sbattendo la porta, con il cuore che andava troppo veloce e per nulla soddisfatto. 
Non volevo che finisse così.
 
In realtà a prendermi venne Ko, che era come un fratello per cui era stato sciocco lasciar intendere a Dylan chissà cosa, ma dopotutto cosa mi importava? Era tutto finito. Poteva credere ciò che voleva.
-Tutto ok?-
Mi voltai verso Ko e risposi solo
-Si-
-Sei silenzioso, è strano-
Alzai le spalle 
-Sono solo stanco-
-Si è comportato bene?-
-Chi?-
Ko sospirò e guardò la strada imbarazzato
-Il tuo..amico.. Si è comportato bene con te? No perché se è successo qualcosa..-
Scoppiai a ridere non appena capii cosa volesse dire, mi sporsi e gli diedi un bacio sulla guancia 
-Sei tenero come fratello maggiore-
Ko arrossì 
-Ma va al diavolo-
Ridacchiai ancora un po poi dissi con un po più di vita nella voce
-È stato un vero gentiluomo-
-Wow-
Sorrisi
-Già.. Ma credevo che dopo aver fatto del buon sesso con lui mi sarei sentito meglio.. E invece..-
-Invece?-
-E invece sono ancora insoddisfatto.. Ero convinto che fosse un problema fisico, sai.. Un prurito, invece no.. Non capisco-
Ko ci pensò un po e poi cauto disse
-Forse.. Forse non ti basta il sesso.. Forse vuoi rivederlo-
Mi voltai verso di lui con gli occhi sgranati poi scoppiai a ridere
-Oddio ma cos'è questa la posta del cuore?!?- continuai a sghignazzare forte e Ko alzò gli occhi al cielo
-Sei un deficiente-
-No lo sei tu! Ma ti pare che voglio rivedere qualcuno! È già stato abbastanza una notte fidati, ha creato problemi ad entrambi per i prossimi 50 anni, no no.. Sto benissimo così-
-Ok-
Ridendo annuii
-E più che ok! E ora accendiamo questa stupida radio!-
La misi a massimo volume e iniziai a cantare e a ballare mentre ancora ridevo per la cazzata che aveva detto Ko.
Rivedere Dylan Montgomery! 
Per carità!
 
Nota dell'autore:
Salve!
In realtà non so bene cosa dire in questa nota, a parte grazie a tutti quelli che leggono e che spero di avere un vostro parere o consiglio! È come sempre se c'è qualche errore grammaticale o ti battitura vi chiedo scusa e vi prometto che la prossima volta sarò più attenta :)
Alla prossima!  
Evans92
 
 
 
 
 
   
 
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