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Autore: SagaFrirry    29/07/2015    1 recensioni
Seguito dell'Olympus Chapter, caricato qualche mese fa e che in principio non doveva avere un seguito. Visti però i numerosi fan (vi voglio bene, davvero) e le richieste..l'Olympus è tornato! Spero sia gradito a chi ha seguito il primo racconto. Inizia il viaggio alla ricerca del senno perduto di Arles!E ovviamente possiamo farci mancare una buona dose di nemici? Certo che no!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Gold Saints, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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V

 

AMOR SACRO

 

Da solo, Tolomeo aveva seguito le indicazione di Shaka ed aveva raggiunto una città fra le montagne. Celata agli occhi del Mondo, aveva un’aria molto antica.

“Sono dei templi?” si chiese il giovane, sempre con l’armatura sulle spalle “Ed in quale dovrò mai entrare io?!”.

Camminò ancora per un piccolo tratto quando una voce lo fermò.

“Come sei arrivato qui? E chi stai cercando?” domandò l’uomo, che pareva una guardia del posto.

Tolomeo non sapeva bene cosa rispondere, o da dove incominciare, quindi prese fiato e rifletté. Nel frattempo l’uomo, convinto che l’intruso non comprendesse la sua lingua, ripeté la domanda in vari idiomi.

“Ah, no! Non serve!” lo interruppe il ragazzo “Sto solo cercando la risposta giusta. È una storia lunga..”.

“Lunga?”.

“Sì, Shaka mi ha..”.

“Shaka? Ti ha mandato lui qui?”.

“Sì, esatto”.

“Allora vieni con me”.

Il ragazzo annuì e seguì la guardia fra le strade in pietra.

“Questa città è magnifica” commentò, guardandosi attorno.

“Sì..non è male..”.

Statue in pietra e vegetazione rampicante sfidavano il freddo e Tolomeo le osservava con curiosità. Giunsero davanti all’edificio più imponente della città.

“Prego, entra” indicò la guardia, prima di andarsene.

Il giovane tentò di cogliere qualche simbolo o segno che lo aiutasse a comprendere chi vivesse in quel luogo. Non ne trovò perciò prese coraggio ed entrò. Illuminato dalle candele, quell’immenso tempio poteva far invidia alle dimore poste sull’Olimpo.

“C’è qualcuno? Scusate?” domandò, udendo le sue parole ripetersi come eco.

Senza ricevere alcuna risposta, camminò ancora. Dinnanzi a sé, una parete di candele. Sospirò e, inavvertitamente, ne spense qualcuna. Subito si mosse per riaccenderle, mormorando parole di scusa.

“Maldestro..” disse qualcuno.

“Chiedo scusa..”.

“..ma ben educato”.

Dal buio, si mostrò una figura. Tolomeo sobbalzò. Quell’uomo era parecchio più alto di lui, aveva lunghissimi capelli neri raccolti in una crocchia ed aveva la pelle blu.

“Salve..” salutò il giovane, non sapendo che altro dire.

“Non tremare” ridacchiò lo sconosciuto “Non ti farò del male..forse..”.

“Forse?”.

“Chi sei? E che ci sei venuto a fare qui? Senza una ragione valida..danzerò sul tuo cadavere”.

“Io..Shaka mi ha mandato qui perché..”.

“Shaka?! Ancora?! Quell’essere sta iniziando ad infastidirmi. Non può scaricare sempre al piano di sopra tutti i suoi problemi! Vieni con me..”.

Tolomeo seguì lo sconosciuto restando in silenzio. Dopo un corridoio buio, entrarono in un’altra stanza piena di candele. Il giovane capì che l’intero edificio era scavato nella roccia e doveva essere davvero molto antico. Al centro di quello spazio immenso, un uomo stava seduto ad occhi chiusi, nella posizione del loto.

“Hey!” lo chiamò colui che aveva condotto Tolomeo fino a quel punto “C’è qui un altro degli amichetti di Shaka. Non sarebbe ora di dirgli di smetterla? Che se le sbrighi lui le sue faccende..”.

“Prima di protestare, non dovremmo ascoltare quel che ha da dire?” ribatté il seduto, senza aprire gli occhi.

“Bene..però te ne occupi tu. Invece di startene tutto il giorno a poltrire”.

“Sto meditando. E lo fai anche tu”.

“Sì, ma io dopo un po’ mi annoio..”.

Tolomeo osservò il primo uomo mentre si allontanava di qualche passo.

“Siediti, Tolomeo” ordinò il secondo uomo.

“Come sapete il mio nome?”.

“Il mio compito è preservare questo mondo, perciò so tutto quel che accade su di esso. Tu sei Tolomeo di Gemini e sei qui perché cerchi un aiuto per tuo padre”.

“Sì..esattamente! Voi..preservate il mondo? Quindi voi siete..”.

“Una divinità, certo”.

“Questo l’avevo capito..”.

“E la cosa non ti spaventa?”.

“Sono tecnicamente un semidio e sono cresciuto in mezzo alle divinità. Mi inchino con rispetto dinnanzi a voi ma non provo paura”.

“Ed immagino tu abbia capito che divinità io sia..”.

“Non conosco molto il panteon indiano però..deduco che siate Vishnu”.

“Molto bene..”.

“E lui..deve essere Shiva..” ipotizzò Tolomeo, indicando il primo uomo che aveva incontrato, ora messo in una posa che solo un Dio danzante poteva avere.

“Bravo..”.

“Chi di voi mi può aiutare?”.

Shiva si voltò, ruotando in modo strano. Tolomeo era incantato dai quei movimenti, come un serpente ipnotizzato. Ma si scosse, tentando di restare concentrato.

“Purtroppo io non controllo le illusioni, e nemmeno Shiva” parlò Vishnu “C’è però una Dea da cui potremmo mandarti..”.

“Scherzi?!” si stupì Shiva “Non vorrai mica scomodare una Dea per salvare un semidio di una religione morta?!”.

“Rilassati!”.

“Sono rilassato..”.

“Si vede..”.

“Pft..”.

“Sarà lei a decidere. Se lo vorrà, ti aiuterà. In caso contrario, dovrai tornartene a casa, Tomeo”.

“Va bene. Dove posso trovarla?”.

“Ha un palazzo in questa città. Shiva, lo accompagni?”.

“Io?!”.

“Sei lì a far niente..”.

“Ha parlato..”.

“Dai, muovi il culo!”.

“Lo muovo molto più di te!”.

“Hem..” interruppe Tolomeo “..non voglio farvi litigare. Posso andare anche da solo..”.

“Hai idea di quanti Dei ci siano nell’induismo?” domandò Vishnu.

“No..”.

“Molti. Moltissimi. Ed ognuno di loro ha un palazzo in questo luogo. Ci metteresti dei mesi per entrare in tutti e trovarla”.

“Oh..”.

“Avanti, Shiva, MUOVITI!”.

“Fottiti!”.

Tolomeo trattenne un grido di rabbia. Stava solo perdendo tempo! Shiva notò il cambio di colore della chioma del ragazzo e sorrise divertito.

“A quanto pare anche fra i greci c’è chi fa così..” ridacchiò, sollevando uno dei ciuffi, ora quasi nero.

“Anche a voi succede?” domandò il ragazzo.

“Certo. Mia moglie, per esempio, quando è di buon umore è la dolcissima e benevola Durga. Ma se la fai incazzare, avrai a che fare con la nera Kalì”.

Il giovane greco riprese il controllo e tornò al suo rosso naturale, calmandosi.

“Piantatela di fare casino!” si unì una terza voce, che Tolomeo intuì fosse di Brahma “Shiva! Portalo subito al tempio che cerca”.

“Ma perché io?!”.

“Perché sei il più piccolo quindi obbedisci”.

“Che ingiustizia..”.

Brahma, con la pelle leggermente rossiccia, osservò i due uscire dal tempio e poi scomparve di nuovo, un po’ infastidito da tutti questi “turisti”.

“Sono felice che non solo da noi si litighi..” ammise Tolomeo, una volta fuori.

“Ti rende felice vedere la gente che litiga?!” inclinò la testa Shiva.

“No..mi rende felice sapere che la mia famiglia non è l’unica. Temevo questo..”.

“Quando ci si conosce e si convive dalla notte dei tempi, è inevitabile che si finisca col discutere ogni tanto. Non trovi?”.

Il ragazzo annuì. Sapeva che doveva essere cauto con Shiva. Era famoso per essere un Dio piuttosto irascibile e dagli scatti di rabbia improvvisi. Lo osservò, seguendolo lungo le strade. Il suo aspetto era giovane, ma di certo non doveva stupirsene: era un Dio! Non era molto vestito, nonostante il freddo, e ad ogni passo che compiva si udiva il tintinnio prodotto dai gioielli che indossava.

“Cos’è quell’anello che porti con te?” domandò il Dio.

“L’anello della regina Eleonore. Me lo ha dato per uscire dal regno dei morti”.

“Appartiene ad una Dea?”.

“Non proprio. Alla consorte di Hades..”.

“Il potere che emana è notevole. Strano non appartenga ad una divinità..stai attento a non farlo cadere in mani sbagliate”.

“Serve a risvegliare mio padre..Eleonore è stata sua moglie, prima di morire”.

Shiva rimase in silenzio qualche istante poi si voltò e fissò Tolomeo.

“Eleonore è tua madre?” chiese.

“No. Mio padre ha avuto un’altra donna. Ma non si è mai risposato ed ha sempre pensato a lei..”.

“Un errore, a mio avviso. Ma ci vuole tempo per capirlo. Quando la mia prima moglie morì, rimasi chiuso in una grotta per anni e disintegrai il Dio dell’amore che aveva osato venirmi a disturbare. Ma poi conobbi la mia attuale consorte e riuscii ad andare oltre..”.

“Mia madre non credo possa riuscire in un’impresa simile..”.

“Se non sarà quella donna, allora sarà l’aiuto di qualcun altro. Ma ricorda: far uscire qualcuno dal buio che da solo si è generato è un’impresa ardua. Forse nemmeno Maya potrà aiutarti..”.

“Maya?”.

“La Dea da cui ti sto portando”.

 

“Ancora nessuna traccia, Signore” parlò Radamante, dopo essersi inginocchiato dinnanzi ad Hades.

“Avete pattugliato la foresta che cela l’entrata vicino al fiume?” ribatté il Dio degli inferi.

“Sì, altezza. Purtroppo nessun indizio. Sembra svanita nel nulla”.

“Continuate a cercare!”.

Radamante si congedò con un cenno del capo e rispettosamente si allontanò. Hades si alzò dal trono ed iniziò a camminare nervosamente avanti ed indietro. Più passava il tempo, e più era certo che qualcuno avesse rapito Eleonore.

“Signore..” mormorò una fanciulla, inchinandosi profondamente e tenendo la testa bassa.

“Che c’è?” sbottò lui, infastidito.

“Mi spiace disturbarvi. Ho sistemato la stanza privata della regina Eleonore ed ho trovato una cosa”.

“Che cosa? Mostrami!”.

La serva mostrò quel che aveva fra le mani. Era un piccolo scrigno.

“Cosa contiene quella scatolina?”.

“Nulla. Ora. Ma penso che fino a pochissimo tempo fa ci fosse un anello. Vedete come è segnato il velluto? E quella scatola non era mai stata fuori posto. L’ho trovata sul tavolino..”.

Hades prese la scatolina fra le mani e l’osservò.

“Un anello? E che anello poteva essere?” si chiese “Hai qualche idea?”.

“Io sono solo una serva, signore. Non conosco la regina Eleonore, se non nei limiti entro i quali una serva deve conoscere la sua regina”.

“Torna pure alle tue faccende..”.

Rimasto solo, il re rigirò ancora la scatola, tentando di cogliere degli indizi. Un anello mancante..che avesse un qualche nesso con la sparizione di Eleonore?

“Che hai in mano?” domandò Persefone, scostando la tenda e raggiungendo il marito.

“Una scatola”.

“Che anello conteneva?”.

“Come sai che dentro c’era un anello?!”.

“Questa è la scatola di un anello..”.

“Era nella stanza di Eleonore”.

“Dici l’abbia indossato prima di allontanarsi? O che qualcuno l’abbia rubato?”.

“Non si è allontanata! L’hanno rapita!”.

“Convinto tu..”.

“Sai qualcosa che io non so?”.

“Sei tu il marito. Dovresti conoscerla, giusto?”.

“Non posso sapere tutto..”.

“Ma almeno l’indispensabile..”.

“Donna, non mi irritare!”.

“Posso farti una domanda? Perché l’avete sposata? Cosa vi ha attratto tanto?”.

“Lo sai bene..”.

“Il suo aspetto esteriore? Mi risulta solo quello..”.

“Per te è così grave? Anche tu sei stata rapita perché eri bella..”.

“Ero?”.

“Lo sei ancora. Non mi importava un cazzo chi tu fossi. Eri bella, mi piacevi, ti ho rapita. Eleonore stessa cosa. L’ho vista, mi piaceva, me la son sposata”.

“E non potrebbe aver deciso di..”.

“Deciso niente! Qualcuno me l’ha portata via ed io la ritroverò, perché nessuno tocca la mia roba!”.

“Roba?”.

Persefone fissò il marito e rimase in silenzio. Lo amava, ma certe volte non riusciva proprio a comprenderlo.

 

“Me repeti un po’ che stamo a fà?” domandò Marte, seguendo Ares.

“Stiamo andando al tempio di Apollo”.

“E er pollo a che ce serve?”.

“Apollo! Non "er pollo"! Quel Dio ha il potere della preveggenza. Perciò di certo saprà dove si trova Tolomeo..”.

“E se er pollo non collabora?”.

“Lo pestiamo. Tu che dici?”.

“ ‘NNAMO!”.

   
 
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