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Autore: Fritto Misto    29/07/2015    4 recensioni
Scorcio fugace di una serata in famiglia e di un Sasuke che come al solito deve dire la sua.
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NaruSasu
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Boruto Uzumaki, Menma, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ben ritrovata, gentaglia!
Credo sia più o meno una vita che non scrivo/pubblico qualcosa e la situazione da queste parti non si sblocca assolutamente, ma ho trovato nei meandri del pc questa cosa che deve essere più o meno di una vita fa e ho deciso di gettarvela in faccia così, anche se è banale, corta, stupida e tutto il resto. E poi, insomma... è a rating verde. Direi che è praticamente un abominio, no?
Comunque era davvero una vita che volevo scrivere di qualche scena di quotidianità fra le due bestie e a quanto pare lo avevo fatto sul serio, ma non lo ricordavo, pensate un po' voi.
Comunque, tanto per essere brevi (speranza inutile), in questa fanfic compaiono degli ipotetici figli di Naruto e Sasuke:Boruto e Menma, perché boh, noi qui si odia il finale, ma Boruto rimane sempre una creaturina pazza e adorabile e Menma idem. Devo essere sincera, non ho idea di come quei due possano essere nati. Gravidanza maschile, adozione, li ha portati la cicogna, li hanno trovati sotto una pianta di pomodoro e Sasuke ha rischiato di mangiarseli per sbaglio, non lo so, davvero. Facciamo finta di niente e decidiamo che non ce ne importa, ok? Boruto e Menma seguono le leggi della genetica nell'incrocio fra Naruto e Sasuke, ma non seguono le leggi della biologia in tutto il resto. Dai, è una fanfiction, mica deve per forza avere senso, no? No, eh? E va beh, questo passa il convento.
Santo cielo, è estate, io ho un sacco di tempo libero e guardate come mi sono ridotta: a pubblicare cose che ho già scritto e che nemmeno hanno senso. La storia della mia vita!
Ci si rilegge in giro!
Fritto Misto

 

Riunioni di famiglia

 

 

«Boruto! Dai, ti prego, fermati!» esclamò inutilmente Naruto, continuando a rincorrere con disperazione la figura minuta che sfrecciava come un fulmine per l'intero appartamento.
«Boruto! Prenderai freddo, così! Non farmi arrabbiare...» continuò, di nuovo senza risultati, mentre il figlio si dedicava a saltare sui cuscini del divano in ecopelle blu scuro, per poi balzare giù e dirigersi verso la porta della cucina. Porta della cucina dalla quale, come una qualche meravigliosa visione mistica, emerse la figura di Sasuke Uchiha, che spazzò via qualche briciola dal proprio maglione scuro, si bloccò sulla soglia a fissare la scena e poi sospirò, rassegnato.
«Boruto» disse soltanto, la voce pacata ma ferma «adesso basta. Vieni qui».
E incredibilmente Boruto si fermò davvero, fissò l'uomo con concentrazione per un paio di secondi e poi trotterellò allegramente verso di lui, con le braccia tese verso l'alto.
«Otosan, in braccio!» miagolò, agitando le manine, e Sasuke lo accontentò con uno sbuffo divertito.
«Allora, Bocchan, si può sapere perché stavi facendo impazzire papà?» gli chiese anche, accomodandosi le sue natiche nude sopra l'avambraccio sinistro.
«Oggi non ne vogliamo sapere di mutandine, a quanto pare» ansimò Naruto, riprendendo fiato con un sorriso mascalzone identico a quello del figlio, come se fosse lui, quello che ne stava combinando una delle sue. Sasuke a quel punto aggrottò le sopracciglia e abbassò lo sguardo sul bambino che lo guardava con gli occhi azzurri spalancati.
«Lo sai che non mi piacciono questi capricci, Boruto. Mettiamo su le mutandine e basta» asserì fermamente e l'interessato annuì subito, sotto gli occhi increduli di Naruto, che non fece altro se non tendere l'indumento in causa al compagno.
«Ma come...?» azzardò soltanto dopo pochi secondi, lasciandosi cadere stancamente sul divano e osservando Sasuke che posava un buffetto sui capelli biondi del figlio e si complimentava con lui per essere stato proprio un bravo bambino.
«Ci vuole polso con i figli» gli rispose quello con un sorriso derisorio, mentre Boruto affondava il viso nell'incavo del suo collo e si avvinghiava al suo torace magro. «Senza contare che tu sei grande e grosso e lui ha solo tre anni. Quando lo imparerai?»
Naruto gli sorrise ancora di più in risposta, grattandosi la nuca con una mano – grande e grosso! Grande e grosso! continuava a canticchiare la piccola peste, con le r tutte gorgoglianti – e pensò che sentiva quasi la mancanza di un dobe a fine frase, anzi, che sentiva ne sentiva proprio una mancanza fisica, e desiderò che fossero soli nella loro stanza, in quell'istante, a scambiarsi tutti gli insulti del mondo, senza preoccuparsi di non farsi sentire dai figli.
«Oh, Menma» sentì dire poi al compagno, prima che lui potesse aprire bocca, e allora voltò meccanicamente la testa per incontrare la figura magra e imbronciata del loro figlio maggiore, così inconfondibilmente adolescente, che faceva il suo ingresso nel salotto.
«Sì, ho finito di studiare, papà» borbottò lui con un'occhiataccia, anticipando le parole che Sasuke aveva cominciato a pronunciare, e si lasciò cadere sul divano accanto al padre. Naruto, sommamente divertito dall'espressione irritata dell'altro, rivolse al figlio un sorriso caloroso che venne ricambiato appena, accompagnato da una scrollata di spalle e da uno sbuffo che fece agitare un po' i capelli neri.
«Sei certo di avere già finito?» chiese nuovamente Sasuke e Menma gli rivolse l'ennesima occhiataccia, che nei suoi occhi azzurri identici a quelli di Naruto era sempre risultata un po' stonata, e non disse assolutamente nulla.
«Già? Sasuke, sono le otto! Fino a che ora pretendi che rimanga chiuso in quella stanza a sputare sangue? Tutta la notte?» chiese al posto suo Naruto, strabuzzando gli occhi e ricevendo in cambio una smorfia irritata del compagno.
«Deve studiare per tutto il tempo necessario. Punto».
«Punto» gli fece verso il biondo, e poi «Non ascoltarlo, Menma. Hai solo sedici anni. A quest'ora dovresti passare il tuo tempo a uscire con gli amici e a fare il filo a una ragazza, altro che».
«Una ragazza» ripeté Sasuke con tono talmente disgustato da risultare quasi isterico e fuori personaggio.
«Davvero? Una ragazza, pa'?» rincarò il figlio con un sogghigno paurosamente Uchiha.
«Sì, hai capito perfettamente. Solo perché io sono stato così stupido da finire con tuo padre, non vuol dire che tu non possa trovarti una cara ragazza con cui sistemarti. Fallo per me, se non altro. La figlia di Sakura-chan è così carina...»
«È ancora troppo giovane per queste cose» lo interruppe precipitosamente Sasuke, con un'occhiata assassina che si guadagnò una risata di Naruto.
«Nessun Uzumaki è mai troppo giovane per partire alla conquista del genere femminile. Chiaro, Menma?» legiferò per poi lanciarsi sul figlio e cominciare a scompigliargli scherzosamente i capelli, mentre lui cercava debolmente di divincolarsi, fingendosi molto più irritato di quanto non testimoniasse la sua risata divertita.
A quello spettacolo Boruto cominciò ad agitarsi, tra le braccia di Sasuke, così tanto che alla fine l'uomo dovette risolversi a lasciarlo scendere e guardarlo lanciarsi sul divano per infilarsi a forza fra il padre e il fratello, geloso di attenzioni.
«Papà. Coccole» ordinò e Naruto abbassò lo sguardo verso di lui, con un sorriso bonario.
«Ah, sì, Bocchan? E perché dovrei farti le coccole quando hai continuato a fare i capricci fino a poco fa?»
Il bambino gli rivolse un'occhiata sdegnata molto Uchiha – l'aspetto e l'indole potevano anche essere estremamente Uzumaki, ma le espressioni del viso a volte erano identiche a quelle di Sasuke, il che rendeva Boruto adorabile per chiunque, terrificante e bellissimo allo stesso tempo – e si voltò verso il fratello.
«Nii-san... coccole?» chiese a Menma, che si produsse in un sorriso altrettanto Uchiha (quasi tutto Uchiha, lui, dalla testa ai piedi, a parte gli occhi), prima di pizzicargli il naso.
«No. Niente coccole per i mostriciattoli» gli rispose con una linguaccia e Boruto gonfiò le guance in un broncio, cominciando a saltare sul divano e a borbottare, pretendendo affetto a destra e a manca. Naruto alla fine sospirò esasperato e se lo caricò in spalla, constatando per l'ennesima volta, con sorpresa, che quella cosina minuscola di suo figlio pesava praticamente quanto un micetto: se non fosse stato certo che Boruto fosse atomicamente indistruttibile, avrebbe quasi avuto paura di romperlo.
Sasuke rimase a guardarli, ancora fermo poco oltre la soglia della cucina, le mani sui fianchi e il viso serio: il figlio minore era avvinghiato al collo del padre e gli riempiva la guancia sinistra con dei baci che – poteva vederlo benissimo da lì – erano assurdamente umidi e appiccicosi, ma l'uomo non pareva accorgersene, troppo impegnato a sorridere a Sasuke, mentre Menma si abbandonava ad una risata distratta, appoggiandosi alla sua spalla.
Erano la sua famiglia, pensò con estrema cautela, quasi fosse un pensiero troppo prezioso per poter essere consumato irresponsabilmente.
«Pensi che rimarrai imbambolato lì ancora per molto, Sas'ke?» gli chiese poi Naruto, allargando il suo sorriso ancora di più, e Sasuke era sul punto di ricambiarlo e unirsi a quel quadretto così perfetto, prima che Naruto aggiungesse: «Abbiamo fame, noi, qui».
«Già, papà, perché la cena non è ancora pronta?» diede man forte Menma, sottolineato dal grido belluino di Boruto, che fece sussultare persino il padre.
«Ramen!»
Sasuke rimase a fissarli, impassibile, per parecchi secondi, osservando il loro disagio crescere ad ogni secondo con sua somma soddisfazione, e poi si voltò.
«Qui urge una riunione di famiglia» affermò duramente, per poi entrare in cucina, borbottando qualcosa sul fatto che non era la serva di nessuno, lui.
Sul divano, Menma si voltò ad affrontare, afflitto, l'occhiata altrettanto sbattuta del padre.
«Di nuovo, pa'? Ma non si stanca mai?»
«A quanto pare no. Su, dobbiamo essere uomini e superare anche questa» sospirò.
«Ancora?» pigolò soltanto Boruto, che evidentemente non doveva aver capito molto, ma stava mostrando una commovente solidarietà nei confronti della loro afflizione.
«Sì, mostro. Papà Sasuke sta per farci uno dei suoi discorsi infiniti» spiegò Menma con voce distratta.
«Oh, no!» esclamò il fratellino, senza troppo sentimento, ma con molta convinzione.
Naruto a quel punto sorrise, prese un respiro profondo, diede una pacca sul ginocchio al figlio maggiore e si alzò in piedi, tenendo in equilibrio sulla spalla Boruto che – beata ignoranza – cominciò ad agitare le gambette magre, nude e ricoperte di lividi, emettendo dei gorgoglii adoranti.
«Su, famiglia» esclamò l'uomo con coraggio «Andiamo a sentire cosa vuole questa volta vostra madre».
Dalla cucina rispose soltanto un silenzio ostinato e assordante, accompagnato poi dal suono di una sedia che veniva trascinata sul pavimento con rabbia.
«Pessima mossa, papà» constatò Menma con ironia tagliente e un sorriso da sberle che ovviamente ricalcava quello di Sasuke nei suoi momenti migliori.
«Tuo figlio ha ragione, Naruto. Pessima mossa» rispose al di là della porta la voce gelida di suo marito e Naruto in quel momento capì che il sesso, per un bel po' di tempo, se lo sarebbe dovuto sudare un sacco.

   
 
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