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Autore: Menade Danzante    30/07/2015    2 recensioni
Zombie!AU
Durante la lotta per la sopravvivenza, Sherlock Holmes viene morso da un morto vivente e, preda del veleno e del suo corpo debilitato, non può che andare incontro all'inevitabile trasformazione che lo attende. Prima di morire e diventare uno zombie a sua volta, però, chiede a John di fare "ciò che è necessario".
Dal testo: "«Sherlock, ti prego» implorò, questa volta a voce più alta, cercando di convincersi che quella parola abnorme fosse dovuta ad un mancato ascolto della domanda. Sherlock si limitò a mettersi in piedi sulle gambe incerte. A dire il vero, tutta la sua figura alta e slanciata era completamente instabile, tanto che il dottore ebbe l'impulso di gettarsi in avanti e offrirgli il suo corpo come appoggio sicuramente più saldo dell'aria.
«No!» gridò Greg poco distante da lui, ben conscio delle intenzioni di John. «Non c'è più niente da fare. Devi ucciderlo»"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Walking Dead Requiem





Nelle orecchie di John c'era ancora l'eco orribile del rumore di muscoli lacerati da una dentatura forte e vigorosa. Gli sembrava di non riuscire a percepire altro suono possibile o esistente, vicino o lontano che fosse. Tutto era ridotto ad una masticazione che lo disgustava nel profondo.
Gli occhi, invece, erano ben attivi. Riusciva a vedere il mondo che lo circondava, ma come in un film muto, la cui colonna sonora era quella mandibola che si serrava su un polpaccio magro e allenato. Riusciva a vedere Mycroft mentre cadeva a terra per schivare una di quelle cose immonde e maleodoranti. Fu in grado anche di distinguere un imbestialito Lestrade che si avventava contro di loro con un ardore che di rado gli aveva notato.
Ma John non stava affatto considerando tutto ciò, se non come lo sfondo di una scena ben più raccapricciante. Quello era un preludio che, per certi versi, se fosse stato in grado di pensare in maniera ampia, chiara e lucida, avrebbe definito perfino eroico, l'anteprima avvincente di un orrore che aveva ben poco della determinazione dei suoi compagni di squadra e amici.
«Sherlock» disse con semplicità, non accorgendosi nemmeno che la voce gli era uscita fuori come un rantolìo confuso e impastato. Anche le sue corde vocali gli ricordavano che l'uomo che aveva chiamato Sherlock non c'era più, ma era qualcosa di diverso, molto diverso.
In risposta, ricevette solo un gorgoglìo tremendo, una parola cavernosa e senza senso.
Si sentì morire. Il ringhio da basso gli fece accapponare la pelle e desiderò di non averlo sentito affatto. Tuttavia, rimase cosciente sulla situazione, preferendo aggrapparsi a quel suono piuttosto che al suo coraggio sfiorito per avere la forza di ascoltare di nuovo quel morso, quella bocca di morto vivente che si chiudeva stretta attorno alla gamba di Sherlock – del suo Sherlock.
«Mi senti?» chiese, abbozzando un sorriso sul volto pallido e provato dalla stanchezza, dal dolore.
Sherlock aveva un'aria così assente che John percepì distintamente la sensazione di una morsa dentro di sé che lo stritolava a poco a poco, di pari passo con la comprensione che, lenta, si faceva strada nella sua mente.
«Sherlock, ti prego» implorò, questa volta a voce più alta, cercando di convincersi che quella parola abnorme fosse dovuta ad un mancato ascolto della domanda. Sherlock si limitò a mettersi in piedi sulle gambe incerte. A dire il vero, tutta la sua figura alta e slanciata era completamente instabile, tanto che il dottore ebbe l'impulso di gettarsi in avanti e offrirgli il suo corpo come appoggio sicuramente più saldo dell'aria.
«No!» gridò Greg poco distante da lui, ben conscio delle intenzioni di John. «Non c'è più niente da fare. Devi ucciderlo»
Solo allora egli ricordò di avere la presa ben salda su una pistola e dello scopo per cui era lì. Quando ebbe recepito bene le parole di Lestrade, gli mancò l'aria ed indietreggiò appena sotto il gravoso peso della consapevolezza.
«C-cosa? I-io... cosa?», ma il poliziotto non era lì per ripetergli quanto detto: era troppo preso dal decapitare uno di quei mostri che aveva tentato di azzannarlo.
John tornò a guardare il detective con ansia, pietà, tristezza. Ucciderlo? Era questo che si mostrava necessario ai suoi occhi? Avrebbe dovuto davvero assassinare lui? No, non avrebbe mai potuto farlo. Ucciderlo era fuori questione. Quello che aveva davanti era Sherlock Holmes, mai gli avrebbe fatto del male, nemmeno così.
«Sherlock, ti prego, parla»
La voce gli uscì incrinata e non provò più a trattenere le lacrime che premevano per uscire allo scoperto. Tirò su con il naso, passandosi una mano sporca di polvere e sangue sulla guancia per asciugare il pianto, ma fu vano. L'altro, invece, avanzò lento, gli occhi inespressivi che non guardavano John, ma solo un uomo qualsiasi che fosse commestibile.
«Per favore, torna da me» disse ancora il dottore, lasciandosi sfuggire un singulto. Ma già intravedeva che il suo consulente investigativo non sarebbe tornato da lui. Lo sapeva perché aveva già visto morire altre persone e trasformarsi in quegli esseri e poi morire di nuovo per mano di chi, impotente e disgraziato, era rimasto a guardare.
Sherlock era morto una sola volta, e John si chiedeva disperatamente perché dovesse essere lui a dargli il colpo di grazia. Il pensiero gli fece sgorgare altre lacrime che gli appannarono la vista.
«Merda, John, spara!» strillò Greg in preda al panico e al rancore. L'altro lo ignorò, troppo impegnato a pensare se una parte di quel mostro ricordasse di essere stato l'uomo più brillante del mondo intero. Forse, in quel suo palazzo mentale Sherlock viveva ancora ed era pienamente consapevole che non sarebbe potuto tornare, anzi, era costretto ad osservare, inerme e silenzioso, quello che era diventato, obbligato a non avere un cervello che percepisse ogni cosa e non solo gli istinti bestiali dell'uomo.
John fu scosso da un brivido prima che un altro singhiozzo lo sconvolgesse tutto. Se davvero la coscienza del detective manteneva ancora salda la sua identità, Sherlock stava solo desiderando di farla finita il più presto possibile. Non avrebbe mai sopportato la condanna di non poter più mostrare agli altri il suo sapere, il suo sarcasmo, la sua aria di sufficienza, il suo sguardo magnetico e penetrante e le sue capacità deduttive. Senza un caso su cui riflettere, Sherlock aveva fatto sapere molte volte a John che si sentiva morire di noia. Senza un cervello con cui riflettere, invece, Sherlock si sarebbe lasciato morire per la disperazione di essere un alienato non all'interno della società, ma del suo stesso corpo; avrebbe creato una ghigliottina o qualcosa di ancor più teatrale in un angolino del suo palazzo e si sarebbe definitivamente suicidato.
John smise di reprimere gli ennesimi spasmi dovuti al pianto: era una battaglia persa in partenza.


-


Sherlock si guarda la gamba con orrore mentre con la mano spara un colpo al petto del bastardo che l'ha morso. Si contorce su se stesso, cercando di non mostrarsi troppo addolorato, ma John lo conosce bene e sa che sta provando una sensazione lancinante.
«Sherlock!» grida angosciato, accasciandosi a terra vicino a lui. «Oddio» dice esaminando la ferita cercando di non toccarla eccessivamente.
«John» L'uomo è già agonizzante, troppo spossato e denutrito per resistere a lungo.
«Dobbiamo chiamare aiuto, devo portarti dentro e provare a fare qualcosa, capisci?» John parla velocemente, con l'ansia di chi sa che ha poco tempo. «Il veleno si diffonderà presto!»
«Abbiamo già tentato, John. Non funziona. Non-»

Come fa a mantenere la calma?, pensa il dottore, ma non si lascia trasportare dalla logica per trovare una risposta.
«Riproveremo ad amputare l'arto, Sherlock!» riferisce, provando già ad issarlo. «Ti giuro che-»
Sherlock lo zittisce con una mano premuta sul braccio. «Ascoltami» La presa è così lieve che l'interlocutore ha pietà di lui.
«No, devo fare qualcosa» È quasi una preghiera. Gli sta chiedendo il permesso di tentare il tutto per tutto, ma da come la voce gli è uscita fuori si aspetta già una risposta più che negativa.
«Non puoi. Devi sopravvivere, John»
«Anche tu»
«Non dire sciocchezze!», e John si sente gelare, deglutisce a vuoto e ha un fremito che sicuramente Sherlock nota, ma non menziona: continua a parlare, la voce più bassa e affaticata. «E devi fare ciò che è necessario, John»
Il dottore è confuso, non capisce di che cosa stia parlando e per quale motivo l'uomo tenti di aumentare la stretta sul suo braccio. Tutto ciò a cui riesce a dare un senso è:
devo salvare Sherlock Holmes.
«Rimani sveglio, parla, continua a parlare, d'accordo?» si raccomanda, stringendogli la mano. Ma Sherlock lo fissa e basta, lo guarda approfonditamente e non parla. John lo vede trattenere il dolore dai lineamenti del volto, ma non cede: continua a scrutarlo, come a volerlo studiare. Muove veloce le iridi, segue una linea che John non crede di possedere sul volto.
«Parla, Sherlock, cazzo!» strilla isterico, ma nemmeno Mycroft e Gregory stanno cercando di farlo rimanere in vita: i due si preoccupano ormai dei morti viventi che stanno avanzando verso il penitenziario.
«Era solo un assaggio, maledizione» soffia Lestrade, infatti, ammiccando verso la già presente carneficina di mostri che giacciono inanimati ai loro piedi.
«A quanto pare» commenta Mycroft, dando uno sguardo veloce al fratello. Si preparano già ad imbracciare le armi.
«John» rantola Sherlock prima di mollare improvvisamente il braccio del dottore e fare segno ai due dietro di lui di allontanarlo. Mentre questi obbediscono e Watson si sente trascinare via, il ferito cerca di esalare distintamente: «Devi fare quello che è necessario, John»
Poi Sherlock reclina il capo e si abbandona tra la polvere.
Tutto quello che esce dalla bocca di John è un urlo disperato che copre anche il ringhiare dei mostri in avvicinamento.


-


Quell'essere fece un altro passo verso di lui, accorciando le distanze in maniera forse drastica.
Con il cuore pesante, il dottore cercò un maggiore equilibrio sul terreno irregolare per alzare entrambe le braccia all'altezza del petto, dritte di fronte a sé, la pistola sorretta a due mani.
Ciò che restava di Sherlock non parve accorgersi del movimento.
Per te. Io devo salvarti.
John prese la mira.
Intendevi questo con il tuo stupido: devi fare ciò che è necessario? Vero?
«Ti amo»
Fece fuoco.
Il corpo di Sherlock lanciò un ringhio terrificante. Poi, senza emozioni ulteriori, si lasciò cadere nella polvere, così come John raggiunse il terreno in ginocchio, un tonfo sordo a rimarcarlo.
Nelle orecchie, ora, l'eco del morso non esisteva più.
C'era solo un opprimente silenzio.




FINE





Angolo dell'Autrice: Salve!
Questa OS – nata per essere una Flash – è dovuta al semplice desiderio di cercare un prompt e alla scoperta di RP Generators, il quale, con questi due personaggi, mi ha suggerito la situazione presentata qui: Sherlock è stato morso da uno zombie e John deve metterlo al tappeto. Un po' di sano angst non fa mai male, no? Visto che si doveva parlare di zombie, ho deciso di prendere in prestito lo scenario di “The Walking Dead” (che non è necessario conoscere per leggere la storia) - con anche le caratteristiche sparse dei non morti che ho avuto modo di menzionare per necessità -, di cui, principalmente, cito il penitenziario, che è una delle varie ambientazioni per le disavventure dei disgraziati sopravvissuti alla mutazione. Non ne vado pazza, ho letto solo un po' di numeri del fumetto, ma mi sono sentita in vena di dare un tributo a questa serie. Non aggiungo altre precisazioni su questo accenno di cross-over per evitare di fare uno spoiler a chi fosse interessato alla lettura del fumetto/visione della serie TV.
Il titolo, invece, nasce dall'unione di “The Walking Dead” (ovviamente) e dall'operazione Zero Requiem di “Code Geass” (anche qui non spiego niente, perché vi farei uno spoiler grosso come una casa su questo manga/anime stupendo!).
Ringrazio calorosamente tutti coloro che vorranno passare di qui a leggere questa death!fic nata da un pomeriggio di estrema disperazione per la mancanza di ispirazione! Grazie!
Un bacione a tutti e alla prossima!

Julie_Julia

   
 
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