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Autore: WhiteMistake    30/07/2015    2 recensioni
- La supernova avrebbe sancito la fine di tutto e l'inizio di un nuovo cammino. -
"Le Pretty Cure 5 torneranno in azione per proteggere il mondo da un antico male risvegliato dopo secoli, che minaccia di conquistare l'universo stesso."
"Tutto ciò in cui credevano sarà messo a repentaglio, il male vero non l'hanno ancora visto."
White is back!
Perdonatemi già adesso per eventuali errori, era da troppo, troppo che non scrivevo.
White
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karen Minatsuki/Cure Aqua, Komachi Akimoto/Cure Mint, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 5 – Canis canem edit
 
( Jay )
 
Il ragazzo sedeva pensieroso nella sua umile baracca.
Era intento con una mano a massaggiarsi la leggera barba castana mentre con l’altra tamburellava ritmicamente le dita sul tavolo, quasi fosse indeciso sul da farsi.
Fuori era calata da un pezzo la notte e siccome il tugurio in cui abitava era sprovvisto di corrente elettrica, il giovane stava immerso nel buio, nell’oscurità.
Non che questo costituisse un grande problema per Jay, la sua vista era parecchio sviluppata  ed anche nelle ombre era in grado di distinguere perfettamente qualsiasi forma, qualsiasi spostamento d’aria.
“Devi andare, è ora.” Risuonò lungo la stanza una voce dal timbro lugubre.
Jay non si sorprese, era il segnale che stava aspettando.
Lentamente si alzò dalla sedia, con una mano si massaggiò il collo indolenzito e con l’altra fece degli strani gesti con le dita.
Improvvisamente davanti a lui si formò un portale, un ovale formato da raffiche blu, nere e grigie, le quali ruotavano spiralmente l’una addosso all’altra, senza sosta.
Il portale levitava a qualche centimetro dal terreno, si sarebbe chiuso entro pochi secondi, perciò, senza perdere tempo, il giovane si infilò dentro all’ovale ed iniziò a prepararsi mentalmente: il viaggio sarebbe stato immediato ma gli avrebbe anche fatto girare parecchio la testa.
 
“Merda!” Esclamò Jay una volta fuoriuscito dal portale “Ogni volta sempre la stessa storia…” Disse massaggiandosi le tempie.
Si guardò intorno, ancora una volta era riuscito a raggiungere il luogo giusto evitando di perdersi in chissà quale mondo parallelo.
Si trovava in un corridoio di un castello: sotto ai suoi piedi, e per tutta la durata e le diramazioni del corridoio, sfilava un tappeto a passatoia color rosso papavero; i muri che si ergevano lungo il corridoio erano dello stesso colore della pietra che li costituiva; ogni tanto, lungo i muraglioni, era presente un alcova, dentro alla quale, solitamente, si trovava una statua raffigurante un chissà quale mostro mitico oppure, il più delle volte, un semplice gargoyle color catrame, non per questo però meno spaventoso di altre creature leggendarie.
Jay iniziò ad incamminarsi, sapeva che doveva raggiungere il portone conducente al salone centrale.
Fece una svolta a destra, due a sinistra, procedette lungo una scalinata costeggiata da ingombranti armature polverose e finalmente si trovò davanti al portone.
Il giovane non si prese neanche il disturbo di bussare, entrò e basta.
 
“Dovresti bussare…” Disse lentamente una voce proveniente dal fondo del salone, là, dove l’oscurità la faceva da sovrana; solo una parte della stanza era infatti illuminata, ovvero quella dove si trovava ora Jay.
“Dovrei, potrei, vorrei, ma il fatto è che non voglio. Non sono il tipo che rispetta simili cazzate.” Affermò Jay con tono calmo facendo un gesto secco con la mano.
Il ragazzo stette zitto un momento, intento a riflettere “Dov’è Idra?” Chiese infine.
“Dovrebbe essere di sotto, da qualche parte nelle prigioni… Ne ha adescata un’altra…” Rispose la voce misteriosa “Tu ne hai trovata qualcuna?”
“Sì. Una di loro l’ho anche vista di persona… Ma non era il momento giusto per colpire. Aspetterò l’occasione ideale per coglierla di sorpresa insieme alla sua amica, prendendone così due in colpo solo.”
“Bene… Molto bene… Idra ne ha già catturate due, Nemea una… Manticora invece ha prelevato tre ragazzi ed una ragazza, ma non erano i bersagli giusti. I primi li ho reputati completamente superflui… Maledetto Manticora, pensava che le Pretty Cure fossero maschi? Lasciamo perdere… Perlomeno la ragazzina rimanente una qualche utilità la possiede, potrebbe essere usata nel caso andasse qualcosa storto con una delle altre… Ad ogni modo mi aspetto che anche tu non sia da meno, nel riuscire ad adescare le ultime… Cerberus.”
“Te l’ho già detto.” Disse con tono freddo il ragazzo “Il mio nome è Jay, non Cerberus. Non me ne frega niente se, a tua detta, siamo incarnazioni di creature mitiche. Io sono Jay.”
“Interessante… Spiegami allora perché i tuoi… I tuoi compagni non hanno problemi nel sentirsi chiamare con i nomi che, secondo te, vi avrei affibbiato?”
“Perché non hanno palle, ecco perché! Nemea è un ammasso di muscoli senza un briciolo d’ingegno, cosa si può pretendere da uno così? Manticora non so nemmeno se agisca per volontà o per istinto, sembra quasi un animale talvolta… Mentre Idra, beh… A Idra non gliene importa niente, quella stronza ha altro a cui pensare! E gli Dei soli sanno cosa!”
“Va bene Jay, chiamati come vuoi… Non m’interessa.” Rispose lentamente la voce “Ora però avvicinati.”
Jay fece diversi passi e si fermò al confine con il buio.
“Oltre non avanzo.”
“Perché? Hai forse paura di me… ?”
“No, ma preferisco stare dove c’è la luce.”
Uno scatto improvviso.
Le orecchie di Jay, in combinazione con la vista straordinariamente sviluppata del giovane, percepirono un movimento d’aria nel buio e convinsero il ragazzo a tornare sui propri passi con una capriola all’indietro. Jay riuscì a compierla appena in tempo.
Il Vuoto emerse dall’oscurità con un ruggito; lunghe catene bloccavano il suo collo, le sue braccia e le sue gambe.
Era una creatura enorme e, nonostante fosse ormai debolissima rispetto al passato, incuteva ancora parecchio timore. Sebbene imprigionato, il Dio sapeva ancora essere piuttosto pericoloso, Jay questo lo sapeva perfettamente.
“Perché scappi?” Domandò il Vuoto digrignando le zanne “Ti ho cresciuto come un figlio. Non dovresti aver paura di me.”
“Non ne ho. Voglio semplicemente mantenere qualche metro di distanza. Così, per ogni evenienza.”
“Saggia scelta, molto saggia, non per niente ti reputo il mio assistito migliore.”
 
Il giovane si mise ad osservare il suo interlocutore, era da parecchio che non lo guardava in volto. Si sarebbe potuto di tutto su di lui in quel preciso istante, tranne il fatto che fosse un Dio, l’essere leggendario sembrava infatti quasi malato di una forma di tumore incurabile: era ricurvo su se stesso con le ali afflitte verso il basso; le mani rugose, di carnagione bianca, erano tenute a freno da pesanti catene d’acciaio; la coda, costituita da un serpente, spuntava debolmente da dietro la schiena.
La faccia ormai cadeva a pezzi, la pelle bianca in alcuni punti era marcita e si potevano vedere chiaramente le ossa del cranio al di sotto dei lembi; gli occhi, rossi come il sangue, erano spenti, sembravano solamente ornamenti di bellezza più che organi visivi; le zanne sembravano lunghe lame ricurve e fuoriuscivano lentamente dalla bocca con aria minacciosa; la barba, ormai rada, era un miscuglio di peli, sangue incrostato e bava, ed era forse l’unica prova rimasta del suo passato trascorso sull’Olimpo, quando era ancora un giovane dio, avvenente e venerato.
Quell’aspetto, quella specie di malattia che affliggeva il Vuoto, non era altro che la punizione scagliata da Zeus nei suoi confronti dopo la riconquista dell’Olimpo da parte degli Dei.
Il demone era così stato relegato non nell’Oltretomba ma bensì in un pianeta sperduto, pianeta nel quale ora sorgeva quel castello, ormai divenuto il suo tempio.
Le leggende narravano che ad imprigionarlo lì fosse stata la leggendaria Nebulosa di Cristallo, un essere mitico in cui si diceva scorresse il sangue delle driadi e dei centauri, delle ninfe e dei satiri, degli umani e degli dei.
Non c’erano mai state però prove concrete relative all’esistenza di quella figura leggendaria, il Vuoto inoltre non aveva mai confermato di averci combattuto; per questo motivo Jay pensava che la Nebulosa fosse stata inventata da qualche poeta o da qualche bardo nei vari secoli successivi.
D’altro canto però, il Vuoto non aveva neppure mai negato di averlo affrontato.
 
“Vai di sotto ad osservare l’ultima arrivata.” Disse il Vuoto con un filo di voce, destando Jay dai suoi pensieri “Poi dopo ritorna sulla Terra e concludi il tuo compito, una volta catturate le ultime due Pretty Cure potrò finalmente liberarmi da queste catene…”
Jay, per la prima volta in tutto il dialogo, mostrò un qualche segno di subordinazione ed infatti si inchinò leggermente davanti al Dio, poi tornò sui suoi passi ed uscì dal salone.
 
Dopo aver compiuto due svolte lungo i labirintici corridoi del palazzo trovò finalmente la stretta scalinata a chiocciola, scavata nella pietra, che conduceva fino ai sotterranei del castello.
Una volta raggiunte le segrete, il ragazzo si trovò davanti alla pesante porta di legno d’acero, la quale conduceva direttamente alle celle dei prigionieri.
A fianco della porta sedeva su uno sgabello Nemea, intento nell’intagliare con un coltello un pezzo di legno.
Sembrava lo stesse intagliando in modo da formare un altro coltello, di legno però.
“Che idiota.” Pensò Jay scuotendo la testa “Nemea, fammi entrare.” Disse infine.
“Oh… Ehi, Cerberus, quando sei tornato?” Chiese il guardiano, sollevando leggermente lo sguardo.
Jay l’osservò: i capelli color ambra erano cortissimi, lo stesso non si poteva dire della sua barba, lunga e folta; gli occhi grigi erano piuttosto inquietanti, intensi, erano occhi che scrutavano profondamente l’animo delle persone, mettendo a nudo le debolezze ed i peccati di esse.
Era molto più muscoloso di Jay: possedeva diverse cicatrici lungo il petto, le braccia e le spalle. Perlomeno esteriormente dimostrava essere un guerriero, di questo bisognava dargliene atto.
“Non mi chiamo Cerberus.” Ripeté per l’ennesima volta il giovane “Adesso apri la porta.”
Nemea si alzò e gli andò incontro, faccia a faccia.
“Pensi di spaventarmi, eh? Ti credi forte? Ti credi invincibile… Jay?” Disse Nemea accentuando il disprezzo sull’ultima parola, dopodiché sputò per terra.
“Levati di torno. Subito.” Rispose Jay freddamente. Non aveva voglia di perdere tempo.
Il nerboruto guardiano lo fissò per un po’, le vene gli pulsavano di rabbia lungo il collo taurino, infine si girò ed iniziò ad armeggiare con le chiavi in modo da trovare quella giusta per aprire la porta “Al diavolo Jay, un giorno o l’altro ti romperò le ossa, mettitelo bene in testa, non hai un cazzo di rispetto!” Esclamò aprendo il portone di legno.
Jay lo squadrò “Figlio di un cane, io ho rispetto per la realtà, non per te.” Pronunciò lentamente in tono calmo ma deciso.
 “Realtà? Sul serio? Vattene di qui… Entra prima che mi arrabbi sul serio, sei solo un montato Cerberus, un montato, mi senti?”
Ma Jay non gli stava dando più retta da un pezzo, era già entrato lungo il corridoio dove erano situate le celle.
Sapeva però che le Pretty Cure dovevano essere rinchiuse nella stanza in fondo, ovvero, nel “territorio” di Idra.
Procedette quindi a passo svelto, ignorando i lamenti dei moribondi situati nelle celle fiancheggianti il corridoio. Era tutta gente di poca importanza, scarti criminali delle varie epoche.
Finalmente arrivò davanti alla porta conducente alla sua meta, fece un bel respiro, si preparò psicologicamente nel rivedere Idra e, finalmente, entrò.
 
La stanza che gli si presentò davanti era un immenso padiglione circolare.
Lungo il muro rotondeggiante erano situate diverse celle, mentre al centro della stanza appariva prepotentemente un grande tavolo d’ebano con tanto di trono, sul quale era seduta Idra, intenta nel compilare scritti e pergamene di vario genere.
“Bel posticino. Ti sei fatta l’ufficio qui?” Chiese Jay con aria ironica “Che lusso. Forse un po’ troppa umidità ma ehi, niente male sul serio.”
Idra alzò leggermente lo sguardo “Mi prendi in giro?” Chiese a sua volta la ragazza con tono gelido.
“Chi? Io? Noooooo.” Rispose il giovane intento nel guardarsi attorno.
Idra posò il la piuma d’oca necessaria per scrivere “Cosa vuoi?”
“Mi ha mandato qui sua maestà, il re dei decrepiti, il Vuoto, signore della vecchiaia, eccetera, eccetera… Vuole che veda la nuova prigioniera.” Affermò Jay scrocchiandosi le dita delle mani, una per una.
Idra fece un leggero cenno del capo verso destra.
“Cosa?” Domandò il giovane, facendo il finto tonto.
“È nella la cella alla mia destra, ci arrivi?” Sbraitò Idra, alzandosi in piedi e sbattendo i palmi delle mani aperte sul tavolo.
“Whoo, calma…” Disse Jay scherzando “Te l’hanno mai detto che assumi un fascino particolare quando ti arrabbi? Nonostante tu sia una stronza devo ammettere che la tua bellezza non mi lascia indifferente ogni volta che ci vediamo…”
Ed era vero, paradossalmente alla sua natura mostruosa, la ragazza era letteralmente da far perdere il fiato anche al più esigente dei mortali: i capelli erano di un color corvino acceso; gli occhi turchese facevano risaltare ancora di più il grazioso nasino delicato che la ragazza possedeva; aveva inoltre labbra rosse e ben definite. Come se non bastasse aveva un fisico slanciato e proporzionato nei punti giusti.
“Risparmiati questi complimenti superflui. Diamine, come ho fatto a stare con un idiota come te?” Chiese la ragazza scuotendo la testa.
“La vera domanda è come fai a stare ora con quella montagna di muscoli senza cervello fuori dalla porta! Persino Manticora è dieci volte meglio di quell’imbecille!” Esclamò Jay arrossendo in viso.
Ancora una volta Idra era riuscita a toccarlo nel profondo, nonostante il ragazzo disponesse di una buona armatura riguardo alle provocazioni, la ragazza, dopo essere stata con lui per diverso tempo, conosceva tutti i suoi punti deboli.
Primo fra tutti: l’orgoglio maschile.
“Ora sei tu a dover star calmo…” Concluse Idra continuando a scartabellare con i fogli distesi sul tavolo “E comunque ti do ragione nel dire che Manticora sia meglio di qualcuno caratterialmente… Cioè di te.”
“Al diavolo Idra! Reputarmi peggio di un… Di un mostro del genere…” Disse Jay facendo un gesto di stizza con la mano, dopodiché si diresse finalmente verso la cella della ragazza in questione, arrivò davanti alle sbarre e si abbassò leggermente sui talloni.
“Ehi.”
“Cosa… Chi sei? Cosa vuoi?” Chiese una voce femminile dal fondo della cella.
“Come ti chiami?” Domandò con tono freddo il ragazzo, ignorando del tutto le domande della sua interlocutrice.
“K… Komachi… Perché? Chi sei? Cosa vuoi? Dove sono le altre?”
“Le altre sono sempre in questa stanza, ma non possono sentirti, ogni cella è molto distante dalle altre… Comunque rallegrati Komachi... O forse dovrei chiamarti Cure Mint? Ad ogni modo presto arriveranno le ultime due.” Disse Jay accennando un sorrisetto malvagio sul proprio viso.
“Le ultime… Due?” Domandò Komachi uscendo dalla penombra.
Il viso era sporco, ma i capelli castani e gli occhi verdi della ragazza erano ancora piuttosto evidenti.
Jay socchiuse leggermente le palpebre degli occhi “Aqua e Lemonade.”
“Karen e Urara!” Esclamò la ragazza aggrappandosi alle sbarre di metallo “E Nozomi e Rin? Loro dove sono? E che fine hanno fatto Kurumi, Kokoda, Shiro e Nat… Natsu?”
“Dream e Rouge sono in questa stanza, te l’ho già detto, Mint.” Disse Jay scuotendo la testa, odiava dover ripetere le cose “Quanto agli altri quattro…”
Il ragazzo si girò “Idra, che fine hanno fatto gli altri quattro?”
“La ragazza è nella stanza qui adiacente, il Vuoto ha detto di tenerla imprigionata ed al limite, usarla come sacrificio di scorta per il rito, nel caso qualcuna delle altre non dovesse farcela. Gli altri tre sono invece da qualche parte con Manticora… Non oso neppure immaginare se siano ancora vivi… Per me no. Decisamente no.”
Jay si girò verso Komachi e sorrise “Soddisfatta?”
La ragazza dagli occhi verdi indietreggiò spaventata fino a ritornare nella penombra.
“Chi tace acconsente Mint, chi tace acconsente.” Affermò Jay giocherellando con un sassolino situato sul pavimento di pietra.
Poi finalmente il ragazzo si alzò.
“Direi che è il momento di tornare sulla Terra.”
“Cerca di rimanerci il più possibile.” Pronunciò Idra senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Questa volta Jay ignorò la provocazione, fece un veloce movimento di dita con la mano ed aprì il famigerato portale, pronto per rispedirlo sulla Terra.
La parte finale del piano aveva avuto inizio.


Note di White:
Avevo promesso di aggiornare in poco tempo quindi sì, mi ritengo soddisfatto.
Bienn, eccolo qui dunque il famigerato nuovo capitolo, con finalmente protagonista il solo, l'unico, colui che i fans di vecchia data attendevano di rivedere con ansia... JAY!
Squillo di trombe, pls. ( detto tipo alla Uncle Dolan... )
Ad ogni modo, per chi ricordasse l'opera ( se così si può chiamare... ) originale, Jay era molto diverso ma, sinceramente, ideato così rende di più, perlomeno per me...
Dunque, che dire? Finalmente i cattivi entrano in scena. Il Vuoto ha bisogno di tutte le Pretty Cure per svolgere chissà quale tipo di rito, vedremo, vedremo...
Finalmente siamo entrati nel vivo della storia!
Questo è quanto, spero, come al solito, che il capitolo vi sia piaciuto... ringrazio come al solito la cara KoKo e Mixxo!
Direi che è tutto, alla prossima!
White 
  
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