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Autore: bluecoffee    30/07/2015    0 recensioni
Nel gruppo di amici che mischiava qualcuno dei miei soliti – Sebastiano, Riccardo – e qualcuno dei suoi – Noemi, Eleonora, Matteo, William – l’unico che veramente guardava e si incantava in piccoli dettagli trascurabili per tutti era lui.
Ero l’unica che non fumava sigarette, drum o tabacco, però ero anche quella che tra tutti cercava più contatti con lo spinello di buona fattura, perché chi spacciava ad Noemi era anche il suo ragazzo e, come tale, non truffava la morosa.
Sono tornata il lunedì dopo, il jeans chiaro sulle gambe magre di sempre e la notizia di partire per il quarto anno fuori, da agosto a giugno, e la notizia che per dieci mesi non sarei stata nella routine che avevamo instaurato come fosse sacra ed intoccabile.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi scuri. 

Aveva gli occhi scuri e che hanno sempre fissato punti precisi e ben delineati da qualsiasi cosa che lo abbia mai preso a pieno per attenzione. A lui bastavano le figure, bastava vedere ciò che gli stava vicino e questo gliel’ho sempre invidiato, perché a me vedere non era mai servito a nulla: non era mai servito abbastanza per fare. Guardavo, guardavo, guardavo, ma non riuscivo a fare, perché guardavo, ma non c’era nulla capace di riuscire a catturare la poca attenzione che ho sempre messo in qualsiasi cosa.
Nel gruppo di amici che mischiava qualcuno dei miei soliti – Sebastiano, Riccardo – e qualcuno dei suoi – Noemi, Eleonora, Matteo, William – l’unico che veramente guardava e si incantava in piccoli dettagli trascurabili per tutti era lui. Puntava gli occhi scuri, delle volte anche rossi, su qualcosa e si impuntava nel fissare quella cosa fino a che qualcuno – Will – non gli passava davanti una sigaretta o gli faceva una battuta tirando in ballo anche me, perché così si riprendeva e fissava me, le mie guance rosse ed i capelli della coda alta che mi finivano sempre davanti il viso quando lo abbassavo, timida come sempre.
Eleonora gli stava vicina la maggior parte delle volte, alcune è riuscita anche a portarlo in qualche vicolo e quando tornavano era Riccardo a fare la sua battutina, mischiandoci insieme pompini e cannoni. E a vista eravamo un normale gruppo di amici che uscivano di tanto in tanto e si ritrovavano in un parco qualsiasi della cittadina e parlavano, urlavano, fumavano e davano anteprime sulle prossime serate alla discoteca della città vicina – Seba.
Tra tutti, quella che parlava meno ero io, che mi limitano a stringermi addosso il vecchio giubbetto troppo largo di mio fratello e reagivo solamente quando mi trovavo vicino ad uno spinello. Ero l’unica che non fumava sigarette, drum o tabacco, però ero anche quella che tra tutti cercava più contatti con lo spinello di buona fattura, perché chi spacciava ad Noemi era anche il suo ragazzo e, come tale, non truffava la morosa.
Eravamo sempre sulle nostre anche quando ce ne stavamo in cerchio a far finta di essere veramente amici di una vita e in tutta quella cerchia, Eleonora si stringeva a lui e lui si fissava ad osservare qualcosa. Solo dopo troppo tempo ho capito che si fissava su qualcosa che era mio e basta e l’ho capito perché, in fondo, Noemi è sempre stata dalla mia parte, perché ero la sua bimba e perché Eleonora stava antipatica un po’ a tutti.
Ricordo che anche la prima volta che è successo qualcosa di concreto si è fissato in tre punti diversi e che m’hanno destabilizzata a tal punto da non riuscire ad andare avanti nemmeno io: mi sono fissata assieme a lui e lui non reagiva, guardava, guardava, guardavi. Dopo essere rimasta nuda di fronte a lui per un’ora completa – i secondi contati con difficile concentrazione – ha mosso piano la mano sul mio ventre ed ha sfiorato il piccolo neo che faceva da punto all’interrogativo disegnato con ago e china da Sebastiano, il piccolo neo che si trovava a tre quarti di strada dal pube ed un quarto dall’ombelico.
Fissavo la sua mano, sorpresa e tremante; i suoi occhi puntati lì che non vedevano altro e io che volevo che quel puntino sparisse dal nulla o che si nascondesse sotto la pelle e comparisse solamente dopo, perché volevo non essere più solamente quella macchia, volevo essere un corpo concreto e di muscoli, pelle, ossa, viscere, cellule davanti a te, un corpo da toccare e vedere tra le lenzuola dai toni azzurri del tuo letto.
Non c’è stato un dopo e per la settimana successiva non mi sono mai presentata al parco, nemmeno quando Noemi aveva portato l’erba più buona e pura di sempre: avevo la scusa dello studiare troppo, mentre nella mia mente la verità era di non voler vedere lui che mi smontava con lo sguardo fino a ricordare quel punto e non il mio corpo, perché era quello che aveva avuto l’attenzione vera, nient’altro, nonostante fossi completamente nuda davanti ai suoi occhi. Non sarebbe stato strano averlo dentro, perché c’era già la traccia di Sebastiano dell’estate precedente – io che entravo in secondo e lui che entrava per la seconda volta in quarto – di quando m’ero ritrovata volontariamente nel suo letto, il pezzo sopra del costume ancora in dosso ed i suoi occhi che mi guardavano assieme al sorriso smaliziato di sempre, perché ero sopra e perché sembrava tutto naturale, ma in maniera quasi forzata.
Sono tornata il lunedì dopo, il jeans chiaro sulle gambe magre di sempre e la notizia di partire per il quarto anno fuori, da agosto a giugno, e la notizia che per dieci mesi non sarei stata nella routine che avevamo instaurato come fosse sacra ed intoccabile. Noemi mi aveva stretta, chiamata bimba come sempre e stretta di nuovo, rollando uno spinello con il sorriso amaro di un addio ad una figlia che sarebbe mancata per l’assenza perennemente stabile; Sebastiano mi aveva presa sulle ginocchia e mi aveva stretto il fianco per non mollarmi; Riccardo, Matteo, William ed Eleonora non se la sono sentita di andare oltre le parole, fintamente allegre, perché era difficile lasciare qualcuno nonostante i trascorsi. Lui si è limitato ad un sorriso ed a fissarsi sul gesto invadente di Seba – Sebastiano – che, probabilmente, stava prendendo il suo posto ad insaputa di tutti, ma non della sua mente, che ha sempre agito al contrario di lui, ma che si è sempre arresa ad essere solamente la mente e non il corpo.
Il nostro dopo non è mai arrivato, nemmeno al momento della partenza, ma è tornato il dopo con Sebastiano e c’è stato più volte, perché alla fine io mi rannicchiavo su me stessa, lui che mi faceva da scudo e mi ripeteva le parole che sarebbero dovute appartenere a lui, ma che conoscevano solo la sua mente: «Non te ne andare, perché sarebbe strano senza di te qua».
Aveva gli occhi scuri e che hanno sempre fissato punti precisi e ben delineati da qualsiasi cosa che lo abbia mai preso a pieno per attenzione. Si è sempre fissato e non ha mai agito, nemmeno all’ultimo pomeriggio, nemmeno a Sebastiano che mi baciava davanti a tutti e Matteo che ammetteva di aver sempre un po’ insistito a me e Seba – no, Sebastiano! – nonostante Noemi fosse sempre stata contraria. 


«Te lo sussurro adesso, e qua, perché a parole sarebbe strano e non mi ascolteresti nemmeno veramente. Con Sebastiano non è tutto rose e fiori, perché ha le mani che sanno di un mondo che non voglio mio e perché ha gli occhi dello stesso colore delle nuvole che promettono le grandi piogge autunnali che non danno mai pace a nessuno. Il tuo problema è che ti fissi in tutto, come quel piccolo neo che non ci ha portato da nessuna parte. Vorrei solamente che almeno le mie forme ti restassero, perché sono stata un’ora immobile davanti a te, nonostante il freddo, perché volevo che capissi, ma c’era altro e non c’ero io come volevo esserci. È una registrazione che hai tra il cellulare, perché non sapevo che altro fare, ed è una registrazione che forse ascolterà qualcuno, per sbaglio, ma voglio che in questo momento tu ti fissi sul ricordo di quel neo e che espandessi l’immagine e che capissi anche il significato di quel mio stare lì e stare nuda e stare ferma e stare scoperta da tutto, perché speravo di andare oltre il tuo fissare. Te lo sussurro adesso, e qua, ti ho amato e ti ho voluto e ti voglio ancora, anche se non so c’è altro; se riesci, vienimi a prendere all’aeroporto al ritorno e fissati e lascia confondere me e l’immagine nuda di me, perché sarà quello l’appagamento di tutto. Torna, poi, da Eleonora e le battute di Riccardo per le quali hai sempre sorriso e lasciami tra le mani sicure di Sebastiano e le braccia di Noemi.»


 
è una piccola cosa nata un po' di tempo fa e che non so spiegare, non completamente almeno. 
la persona che è coinvolta è sempre la stessa, perché dopo due anni, ormai, non è ancora sparito e mi fa ancora incazzare come una volta. è una cosina personale dal punto di vista dei sentimenti della ragazza che parla, per il resto non ci azzecca un tubo con la realtà, ma va benissimo così, lo stesso.
ci volevo mettere solamente una piccola spiegazione, quindi non ho altro da aggiungere.
buone vacanze! :)
bluecoffee

 
  
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