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Autore: _BlueLady_    30/07/2015    3 recensioni
Fine e Rein: due ragazze come tante, un pò maldestre, esuberanti, con un pizzico di vitalità in più.
Due ragazze come tante, solo gemelle. Una fortuna per molti, una sfortuna per loro.
Soprattutto quando i ragazzi da loro amati dimostrano ogni volta di avere una preferenza per la gemella opposta, anche in estate, in occasione di una vacanza col loro gruppo di amiche.
La domanda sorge spontanea: "Perchè preferiscono sempre lei a me? Cos'ho io di sbagliato?"
Sorgono così gelosia, invidia, frustrazione, rammarico.
"Sarebbe bello, almeno per una volta, essere come lei"
Il desiderio nasce spontaneo, quando prima era soltanto semplice curiosità.
Grazie ad una singolare successione di eventi, che comporterà la realizzazione di un episodio a dir poco straordinario, Fine e Rein capiranno che non è sempre la bellezza fisica la carta vincente che ci rende amabili agli occhi di una persona, e che essere se stessi nell'anima e nel corpo, conservando la propria integrità, è il principio più importante.
Perchè essere amati per ciò che si è, è la cosa più bella che ci possa mai capitare.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2: TRA ONDE E SCHIZZI ~
 

Nonostante il clamoroso ritardo con cui Fine e Rein si presentarono alle compagne, l’allegra comitiva riuscì a raggiungere la spiaggia entro le dieci di mattina.
L’entusiasmo di Altezza cresceva man mano che il suono melodico delle onde che si infrangevano sulla spiaggia diventava più udibile alle sue orecchie, e ciò rappresentava di certo un bene, perché all’entusiasmo della bionda era quasi sempre associato il buonumore, dunque nessuno avrebbe corso il rischio di essere vittima dei suoi frequenti attacchi isterici, Fine e Rein in particolare, dato che la maggior parte delle volte ne rappresentavano la causa, oltre che la valvola di sfogo.
Non appena il mare fu visibile ai loro occhi, un ampio sorriso si dipinse sul volto delle cinque amiche: dal momento in cui avrebbero mosso i primi passi sulla sabbia rovente si sarebbero potute ufficialmente dichiarare in vacanza.
Rein e Fine, come al solito, furono quelle che riuscirono ad esternare di più il loro entusiasmo: la pesante sacca contenente tutti i teli da mare che gravava sulle spalle della turchina e i tre ombrelloni che la rossa teneva in braccio – “la giusta punizione per averci fatto attendere così a lungo”, l’aveva definita Altezza – non impedì loro di fiondarsi a ridosso del bagnasciuga per poter godere con le dita dei piedi del freddo contatto con l’acqua salata che carezzava la terraferma con un’innaturale delicatezza.
- Dove state andando, voi due? Vi ricordo che ci sono da sistemare ancora gli ombrelloni e i teli da spiaggia che avete abbandonato qui come rifiuti da discarica!- gridò loro Altezza, ma le due erano talmente prese a gioire per conto proprio che nemmeno le fecero caso.
- Abbiamo scelto un posto tranquillo in cui sistemarci - osservò Mirlo una volta sistemato tutto l’occorrente, con già indosso gli occhiali da sole e pronta a sdraiarsi per poter dare inizio alla sua seduta di abbronzatura.
- Si, in genere fino a inizio luglio la spiaggia libera è completamente deserta, i pochi turisti che ci sono preferiscono affidarsi agli stabilimenti vicini. – spiegò Altezza – E’ da luglio in poi che la spiaggia comincia veramente a popolarsi -
- Beh, poco male: vorrà dire che per un mese intero non ci saremo nient’altro che noi, la sabbia ed il mare!- canticchiò Lione euforica, tirando fuori dalla borsa una rivista e cominciando a sfogliarla.
- Magari la vita fosse sempre così ricca di dolce far niente e così povera di problemi!- sospirò Mirlo estasiata, incrociando le braccia dietro la nuca.
Le tre si chiusero in religioso silenzio, ciascuna godendosi il meraviglioso paesaggio che le circondava: ampie distese di sabbia biancastra affiancate dall’azzurro del mare, il dolce sciabordio delle onde che le cullava nei loro pensieri.
Di tanto in tanto faceva la sua comparsa sul bagnasciuga qualche bagnante di passaggio, tutto il resto era tranquillità, quiete, silenzio.
Una pallonata si abbatté improvvisamente sul volto di Altezza, che già si era addormenta crogiolandosi sotto il calore dei raggi solari.
- Ehi!- sbraitò la bionda, mettendosi a sedere – Chi diavolo è stato?-
Davanti a lei comparvero nientedimeno che i volti sorridenti di Rein e Fine, quest’ultima reggeva una palla bianca tra le mani, che riluceva violentemente a contatto col sole.
- Piantatela di poltrire e venite a giocare con noi!- esclamò la rossa euforica.
- Vi va di fare una partita?- le diede manforte la turchina.
- Certo che siete proprio seccanti, voi due!- si lamentò Altezza senza accennare ad alzarsi – Non vedete che stiamo prendendo il sole?-
- Potete prenderlo anche mentre giocate - asserì Fine, porgendo una mano a Mirlo e Lione per aiutarle ad alzarsi.
- Mi dispiace, ma ho un programma di abbronzatura ben preciso da rispettare, e giocare a pallavolo con voi non rientra nelle mie intenzioni - affermò la bionda puntigliosa.
- Come vuoi, vecchietta. Ma non venire a lamentarti con noi se poi cominci ad annoiarti standotene qui tutta sola soletta – rispose Rein di rimando, voltandosi per raggiungere le altre che già si erano incamminate.
Nell’udire quella parola, Altezza non poté fare a meno di inacidirsi.
- Vecchietta a chi? Vi dimostrerò io chi è la vera vecchietta tra di noi!- esclamò, e si alzò per rincorrere le altre ed unirsi al gioco che già avevano iniziato.
 
L’acqua del mare così tersa e limpida era una tentazione troppo grande perché le cinque non fossero tentate di entrarvi, continuando il loro gioco tra la spuma delle onde e il sale sulla pelle.
Perfino Rein che di acqua non voleva proprio saperne non aveva resistito ad immergersi, e si era fatta promettere dalle amiche che non si sarebbero spinte più in là di un paio di metri dalla spiaggia.
La prima a tuffarsi, la palla ancora tra le mani, fu Fine. Le si poteva rimproverare di tutto, ma non che non fosse una brava nuotatrice. A detta di tutte – Altezza esclusa, perché ovviamente riteneva dovesse spettare a lei il primato su ogni cosa – era la migliore nuotatrice del gruppo, una vera e propria sirena.
La stessa cosa non si poteva certo dire della sorella: sebbene, infatti, Fine e Rein fossero simili sotto molti punti di vista, il nuoto non era certo una cosa che le accomunava.
Rein era un disastro in acqua: le bastava spingersi anche solo un centimetro più in là dalla secca per entrare nel panico più totale e gettare bracciate a destra e a manca, nell’attesa che qualche buona anima accorresse in suo aiuto.
Nessuno era mai riuscito a comprendere fino in fondo questa sua debolezza: fin da piccola aveva preso lezioni di nuoto assieme alla sorella sotto volere della madre, e se la cavava anche discretamente. Perfino Fine ignorava la ragione di tanta paura.
Quando Rein, dunque, vide la sorella gettarsi a capofitto tra le onde del mare seguita a ruota dalle altre compagne, rimase immobile a riva ad osservarle, rammaricata e delusa per non poterle raggiungere.
- Che aspetti a raggiungerci? Continuiamo la partita in acqua!- le aveva urlato Fine da lontano, incitandola con la mano.
- Sai benissimo che ho paura, tornate indietro voi!- le rispose di rimando, leggermente offesa per l’esclusione improvvisa.
- Guarda che qui si tocca, non c’è nulla di cui aver paura - ribadì Fine, desiderosa di sfruttare quella vacanza per far passare a sua sorella il timore dell’acqua a tutti i costi.
Rein prese coraggio, immergendo un piede.
Il mare la accolse riversandole addosso un’onda che arrivò a sfiorarle il ginocchio. La turchina si ritrasse spaventata sentendo le gambe irrigidirsi, il cuore che le martellava in petto e le lacrime agli occhi.
- Non ci riesco, Fine, ho troppa paura!- disse alla rossa, che in due bracciate la raggiunse a riva.
Fine lasciò che la sorella si sfogasse un attimo sulla sua spalla, poi tentò di infonderle il coraggio necessario a muovere due passi in acqua.
- Se ci addentriamo giusto il necessario perché l’acqua ci arrivi a bagnare i fianchi, ci entri in acqua con me?- le domandò, fissandola negli occhi ancora leggermente lucidi.
Rein ricambiò lo sguardo preoccupata ed indecisa.
- Dai Rein! Dovrai pur entrare, se vuoi aiutarmi a sconfiggere Altezza! Noi due siamo una squadra, ricordi?-
Rein parve non ancora del tutto convinta, ma Fine non demorse.
- Guarda che meraviglia che è quest’acqua! È talmente limpida da potercisi specchiare! Non vorrai rinunciare ad immergerti in un paradiso come questo, vero?-
Il sorriso che la rossa le rivolse non poté fare a meno di contagiare anche lei.
- Promettimi che non ci spingeremo più in là di due metri da riva – le disse, asciugandosi le ultime lacrime e riacquistando tutta la sua determinazione.
Il volto di Fine si illuminò.
Così, un passo indeciso dopo l’altro, Rein si lasciò finalmente condurre in acqua. La consapevolezza di essere riuscita almeno in parte a contrastare la sua più grande paura e il senso di soddisfazione che le provocò l’immersione in quell’acqua purissima le fecero riacquistare tutta la sua grinta e la sua determinazione. Ben presto Rein si dimenticò addirittura di trovarsi tra le onde del mare, e riuscì a concentrare tutto il suo entusiasmo solo ed esclusivamente sul gioco.
Lei e Fine formavano una squadra fortissima, non tanto perché fossero due campionesse dello sport – Rein, purtroppo, peccava anche in quello – ma perché, essendo così affiatate l’una con l’altra, riuscivano perfettamente a provvedere alle loro piccole distrazioni.
Rein mancava una palla, e Fine si trovava già dietro di lei pronta a riceverla al suo posto; Fine sbagliava un attacco, ed ecco che Rein era pronta a ricevere la palla per servirgliela di nuovo e permetterle di segnare un punto.
Il loro era quasi un rapporto simbiotico: ancor prima che una potesse sbagliare la sua mossa, l’altra era già pronta a rimediare all’errore. Insieme rappresentavano una forza della natura praticamente impossibile da sovrastare.
Altezza, Mirlo e Lione dovettero applicare tutta la loro energia e concentrazione per riuscire a contrastarle.
La bionda, desiderosa di dimostrare la sua supremazia e presa da un eccessivo entusiasmo, nel tentativo di segnare un punto tirò una schiacciata talmente forte da dirigere la palla parecchio lontano dal punto in cui si trovavano.
- Altezza, guarda dove hai mandato la palla! Così la corrente la trascinerà via e ci vorrà una vita a recuperarla!- si lamentarono le altre, osservando sconsolate la distanza che le separava dal loro obiettivo.
- Mi sono lasciata un po’ andare, capita – esclamò Altezza giustificandosi – Ora vado a riprenderla –
- Lascia, faccio io - asserì Rein, troppo presa dall’entusiasmo per poter riflettere per bene sulla situazione e rendersi conto che, là dove si trovava la palla, la secca cessava di esistere.
Ignorò perfino il disperato tentativo di Fine di avvertirla riguardo al pericolo, e continuò a sguazzare imperterrita tra le onde finché non riuscì a sfiorare la palla con le mani.
La forte corrente l’aveva spinta parecchio lontano, e solo allora Rein si rese conto di come la sabbia era venuta improvvisamente a mancarle sotto i piedi.  
Si voltò disperata in cerca di aiuto, e sbiancò nel notare che Fine e le altre erano troppo lontane perché la potessero sentire.
Come era riuscita a spingersi da sola fin lì?
Le gambe cominciarono ad irrigidirsi ed il cuore prese a batterle all’impazzata. Era sola in balia delle onde, una palla da pallavolo come unica ancora di salvezza.
Provò a lanciare un grido di aiuto prima di prendere ad agitare braccia e gambe in maniera del tutto sconnessa, incapace di trattenersi al di sopra della superficie dell’acqua.
- Aiuto! Non so nuotare!-
Nel tentativo di incamerare aria sufficiente a chiedere soccorso, non riuscì ad evitare di scivolare sott’acqua, inglobando così un’ingente quantità di liquido che le andò a finire in parte in gola, in parte nello stomaco.
Quando risalì in superficie, le lacrime agli occhi per la consapevolezza di essere sola in mezzo al nulla, udì una voce in lontananza chiamarla per nome.
Man mano che la voce si faceva più vicina, si stupì di notare, tra le onde e gli schizzi provocati dal suo continuo annaspare, una chiazza rossa che si faceva via via sempre più grande.
- Rein! Sto arrivando!- sentì gridare, e dopo aver ingabbiato un altro litro d’acqua, tornando in superficie ancora una volta, riconobbe la sagoma di Fine accanto a sé.
- Rein! Ci sono io con te, dammi la mano, avanti!- le disse la rossa, provata per la troppa fatica, ma non meno intenzionata a salvarla.
- Fine, aiutami!- strillò l’altra, annaspando nella sua direzione nel tentativo di raggiungerla.
Altre due bracciate e Fine la raggiunse, afferrandole entrambe le mani nel tentativo di sorreggerla.
- Non agitarti così tanto, altrimenti non concluderai nulla! Reggiti a me quanto basta per stare a galla e cerca di muovere le gambe una dopo l’altra per tenerti in superficie - le ordinò la rossa autoritaria, ma Rein era così spaventata che, nel tentativo di trovare un appiglio a cui aggrapparsi per non affogare, arpionò la sorella con forza, trascinando anche lei sott’acqua.
Fine, esperta nuotatrice, non si lasciò sottomettere dal panico e tornò subito a galla, tentando in tutti i modi di trascinarsi con sé Rein.
- Rein, accidenti, non tirarmi giù, altrimenti affogheremo tutte e due!- riuscì a dirle, prima di essere nuovamente trascinata sotto da un’onda che le travolse entrambe.
Quella fu l’ultima cosa che videro prima di sprofondare tra gli abissi del mare. Tutto il resto fu buio.
 

¤¤¤¤¤¤

 
Quando Rein aprì gli occhi in seguito ad un violento colpo di tosse che le fece sputar fuori litri e litri d’acqua, si stupì di ritrovarsi davanti due occhi cobalto che la fissavano straniti, affondando le iridi scure nelle sue.
Balzò subito a sedere, cercando con preoccupazione crescente la presenza della sorella che ritrovò accanto a sé, altrettanto stranita e confusa di essersi ritrovata davanti agli occhi uno sguardo cremisi che la osservava dall’alto, oscurandole la visuale.
- Allora siete vive!- esclamò uno dei due paia di occhi con tono sollevato – Temevamo di non essere arrivati in tempo!-
- Che diamine è successo?- domandarono le due rintontite, posandosi una mano sulla testa che doleva da matti, e focalizzando di fronte a loro le sagome di due ragazzi, uno biondo e uno moro, in piedi davanti a loro.
Alzarono lo sguardo in cerca dei loro volti, e sobbalzarono di sorpresa non appena riuscirono ad individuarli. Quelli che si trovavano davanti erano due ragazzi decisamente attraenti, il solo pensiero di essere state salvate da due tipi come loro le fece arrossire di imbarazzo.
A Fine non sfuggì lo sguardo magnetico del moro che le osservava tra un misto di perplessità e scetticismo. Rein, d’altra parte, rimase completamente incantata dall’espressione sorridente e premurosa che il biondo stava rivolgendo loro.
- …Che ti avevo detto, Bright? Quelle che si agitavano tanto in mare erano due ragazze, non due foche monache come avevamo supposto all’inizio – esordì all’improvviso il moro, completamente indifferente alle loro condizioni.
Fine, ancora indolenzita e dolorante, nemmeno fece caso alle sue parole, ma Rein, che nonostante il rintontimento si era già alzata in piedi piena di buone intenzioni verso i due giovani che le avevano tratte in salvo, nell’udire quella frase improvvisamente si inacidì.
- Foche monache a chi?!- ebbe la forza di urlare in direzione del moro, che non si scompose minimamente di fronte alla sua ostilità – Ti ricordo che stavamo per morire annegate, un po’ di apprensione sarebbe gradita!-
Il moro le lanciò uno sguardo sorpreso:- Ma se non ti conosco nemmeno! Non è colpa mia se avete deciso di fare il bagno quando neanche sapete nuotare!-
- Per tua informazione stavamo giocando a riva, quando la corrente ha spinto la palla a largo e ci siamo tuffate per riprenderla! –
- Ah, si? Beh, con lo stile a balenottera che ti ritrovi dubito saresti riuscita spingerti tanto lontano!-
Stile a balenottera?! Ringrazia che quando mi hai soccorso fossi svenuta e non abbia potuto rabbrividire di fronte al tuo, di stile! –
- Sai che mi importa del tuo giudizio, non sei nemmeno riuscita a recuperare la palla –
- Beh, dato che sei tanto fenomenale, potevi pensarci tu, no?-
- Infatti è quello che ho fatto: eccola, la tua stupida palla!-
- Bene.-
- Bene.-
- Bene!-
Il moro piazzò il pallone perfettamente immacolato davanti agli occhi di Rein perché lei potesse strapparglielo di mano senza neanche un ringraziamento, ed i due presero poi ad osservarsi in cagnesco lanciandosi occhiate d’odio reciproco. Il biondo, d’altro canto, dedicò la sua attenzione a Fine che era ancora seduta a terra.
- Non ditemi che ci avete salvate dall’annegamento – biascicò la rossa ancora mezza intontita, afferrando la mano che lui le offrì per alzarsi.
- Diciamo di si – rispose quello pimpante – e la vostra fortuna è stata magnanima a far si che vi notassimo in tempo, prima che veniste trascinate giù dalle onde – continuò.
Fine barcollò ancora un istante, prima di riuscire a reggersi in piedi con la sola forza delle sue gambe.
- Già, uhm, allora suppongo che dovremmo ringraziarv…-
Non fece in tempo a pronunciare la frase, che subito un trio di voci acute e stridule si materializzò alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti e quattro dallo spavento.
- Fine, Rein! State bene grazie al cielo! Vi abbiamo cercato dappertutto! -
- Temevamo vi fosse successo qualcosa di grave! Stavamo per mobilitare l’intera Guardia Costiera perché partissero alla vostra ricerca! -
- Si può sapere che diavolo vi è passato per quel cervello bacato che vi ritrovate?!-
Le due si voltarono nella direzione di chi le chiamava per nome, e si ritrovarono davanti i volti sollevati e rigati di lacrime di Mirlo e Lione, più il volto adirato di un’Altezza alquanto isterica.
Rimasero in silenzio, ancora piuttosto intontite, sorbendosi gli strilli della bionda che continuarono a perforar loro le tempie per più di dieci minuti.
- … Potevate morire, ve ne rendete conto?! Cosa avrei dovuto dire ai vostri genitori se solo fosse successo che… Ah, ma questa me la pagate, me la pagate sul serio!... Che non vi venga mai più in mente di fare una simile cazzata!... Cosa avrei fatto senza di voi? Siete le mie migliori amiche, come pensavate che avrei reagito alla notizia della vostra morte?!... E tu, Rein, per giunta, proprio tu che non sai nuotare dovevi precipitarti a recuperare quella stupida palla?!... Lo dicevo io che non avremmo dovuto giocare a pallavolo!-
Non appena ebbe terminato il suo acceso sproloquio, Altezza prese qualche secondo di respiro per calmarsi, poi tornò a concentrarsi sulle gemelle che ancora la osservavano con sguardo mortificato e colpevole.
- Oh beh, per fortuna state bene – esordì in un ultimo sospiro – Come avete fatto a tornare a riva?- chiese poi, guardandole con fare interrogativo.
Le due indicarono i due ragazzi alle loro spalle, che osservarono la bionda con fare sorpreso e divertito. Non appena Altezza realizzò chi aveva di fronte, sbiancò spalancando gli occhi incredula.
- E voi due cosa ci fate qui?!- esclamò, indicando i due ragazzi che scoppiarono in un’allegra risata. Rein, Fine, Lione e Mirlo li osservarono senza capire.
- Ehilà, sorellina!- salutò il biondo agitando una mano nella sua direzione – Ne è passato di tempo dall’ultima volta, eh?-
Non appena udirono la fatidica parola, le quattro si girarono in direzione di Altezza.
- Tu li conosci?- domandarono, ancora scioccate per le troppe emozioni di quella giornata.
La bionda sospirò rassegnata:- Purtroppo si: questi sono mio fratello Bright, e mio cugino Shade – disse, posandosi una mano sulla fronte avvilita.
Ancora incapaci di assimilare bene la notizia, le quattro esplosero in un grido collettivo.
- Tu hai un fratello?!- esclamarono incredule, guardandosi l’un l’altra. La bionda annuì.
- Tu hai un fratello e non ci hai mai detto niente?!- esclamò Rein, precipitandosi da lei e scrollandola per le spalle, guardando prima lei poi Bright, prima Bright poi lei.
- E’ quello che ho detto: ho un fratello!- esclamò l’altra, sciogliendosi dalla presa di Rein – Bright e Shade sono coetanei e frequentano una scuola fuori città, per questo in tutti questi anni le poche volte che vi ho ospitato a casa mia non avete avuto l’occasione di godere della loro piacevole presenza – spiegò, accentuando in tono ironico la penultima parola.
- Oh - fecero quelle, finalmente partecipi del mistero.
- Quello che vorrei sapere – continuò la bionda volgendo un’occhiata stizzita verso i due – E’ cosa ci facciate voi due qui in questo momento.-
I due si guardarono un istante negli occhi, poi sospirarono rassegnati.
- Non dovrei confessarti questa cosa, se mamma venisse a sapere che ho cantato si infurierebbe a morte con entrambi – disse Bright, abbassando lo sguardo.
- Preferisci la furia Camelia alla furia Altezza?- lo minacciò la sorella fulminandolo con gli occhi.
Bright sospirò un’ultima volta prima di cantare.
- D’accordo, come vuoi. Mamma non si fidava a lasciare cinque ragazze da sole in un paesino sperduto e così lontano da casa, a capo di una villa ancora più grande e isolata, così ha incaricato me e Shade di tenervi d’occhio -
- E a quanto pare non si sbagliava…- esordì il moro, volgendo un’occhiata eloquente a Rein che lo fulminò di rimando.
- Abbiamo affittato un appartamento qui vicino per poter intervenire in caso di emergenza, nella speranza che tu non ci scoprissi. Chi l’avrebbe mai immaginato che le due ragazze che abbiamo soccorso fossero proprio le tue amiche!- ridacchiò il biondo, piuttosto imbarazzato.
Altezza, al contrario, era furibonda.
- Mamma vi ha incaricato di spiarmi? Ha così poca fiducia in me da mandare quell’idiota di mio fratello e suo cugino a tenerci sotto stretta sorveglianza? Ma cosa pensava avremmo mai potuto combinare? Temeva le incendiassimo la casa?- chiese rabbiosa.
Bright alzò le spalle, colpevole:- Beh, in un certo senso…-
- Sono sconvolta, Bright. Sconvolta! Non credevo che mamma e papà avessero così poca fiducia in me! Se davvero temevano chissà quale catastrofe, avrebbero potuto negarmi questa vacanza!-
- Temevano di ferirti dicendoti che non si fidavano di te, Altezza…- si giustificò Bright, tentando di calmare la sorella.
- O delle tue amiche…- si aggiunse Shade, ridacchiando sotto i baffi mentre Rein gli lanciava l’ennesima occhiataccia.
- Ferirmi? Credi che mandandovi in gran segreto a spiarmi non mi abbiano ferita? Mi avete umiliata di fronte a tutte le mie amiche!- esclamò ancora scioccata, con le lacrime agli occhi.
- Suvvia, Altezza, credo che se adesso ci lasciaste venire a casa con voi la cosa si risolverebbe…-
- Lasciarvi venire con noi? Neanche per sogno! Mi avete umiliata e pretendete anche che io vi prenda in casa con me? Non avete detto che avete il vostro appartamento dove stabilirvi? Bene, allora restateci e lasciatemi in pace!- strillò l’altra, prima di dar loro le spalle e dirigersi verso casa – Andiamo, ragazze. Qui non abbiamo più nulla da fare.- disse infine, costringendo anche il resto del gruppo a seguirla.
Le cinque ragazze si incamminarono, lasciandosi alle spalle i due ragazzi che le osservarono andare via senza tentare di fermarle.
Il biondo lanciò un sospiro rammaricato: - Sapevo che questa non sarebbe stata una buona idea - mormorò a Shade abbattuto, osservando la sagoma della sorella che si allontanava sempre di più.


Angolo Autrice:

...Si, beh, ehm...come dire....
Ciao, vi ricordate di me?
Probabilmente no...
Mi sembra quasi di essere sfacciata a tornare a postare qui su Efp 
le mie storie dopo due anni di assenza... mi sento quasi estranea.
Io devo chiedere perdono a chiunque stesse seguendo le mie storie, e si sia ritrovato ad attendere un seguito per tutto questo tempo.
I motivi sono sempre gli stessi: in primis l'università mi ha prosciugato qualsiasi stralcio di tempo libero che mi era rimasto disponibile, poi si sono aggiunti casini in famiglia, impegni vari... e non ho più avuto tempo di dedicarmi ad alcuna storia, con mio grande, grandissimo, enorme rammarico.
Ma adesso è estate: ho passato l'ultimo esame di questa sessione estiva, e magicamente mi ritorna l'ispirazione e il tempo per scrivere... e, beh, scrivo!
So che devo concludere anche l'altra mia fiction "Il Collezionista di Gioielli"... ci tengo molto a portarle a termine entrambe, purtoppo i tempi di pubblicazione dei capitoli saranno molto dilatati, perchè uno mi è morto definitivamente il computer (ora sto utilizzando quello di mio padre, che però gli serve a lavoro, quindi finchè non risolverò il problema sarà molto difficile che io abbia il materiale per continuare la setsura delle fic), e due, a settembre comincerò il tirocinio che mi accompagnerà nel
mio ultimo (si spera!) anno di università, quindi il tempo a disposizione per scrivere sarà ancora meno.
Eppure torno a postare un capitolo, forse per minacciarvi ancora della mia presenza o forse no, ma volevo far sapere a voi lettori (chissà se ne è rimasto ancora qualcuno) che io ci sono, e nel bene o nel male, porterò a termine queste fiction, perchè sono testona, odio lasciare le cose a metà e soprattutto non voglio privare voi del piacere di sapere come vanno a finire le mie storie.
Lo devo a tutti quelli che mi hanno seguita fin'ora e che si sono appassionate ai miei racconti.
Perciò non temete, tornerò a farmi viva prima o poi, vi chiedo solo di avere molta pazienza...
Mi scuso ancora con tutti per la lunga assenza, riuscirò a portare a termine quello che ho iniziato.
Un enorme grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, e a chi ha letto la fiction.
Per Il Collezionista di Gioielli credo dovrete pazientare ancora un pò per avere un aggiornamento... la mancanza di tempo e ispirazione non giova alla stesura di quella fic, quindi, a malincuore, voglio prendermela con comodo ad aggiornarla, per non rischiare di rovinarla proprio adesso che si arriva alla soluzione del mistero.
Detto questo, ho finito davvero.
Buone vacanze a tutti!
Un bacio

_BlueLady_ (Vale)

 

  
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