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Autore: Hi Fis    30/07/2015    1 recensioni
Adattamento in raccolta del primo capitolo completo della saga di Mass Effect. Vuole essere il mio tributo alla saga fantascientifica della Bioware, il racconto del primo capitolo della saga di Mass Effect e la mia prima long-fic. Comandante Shepard di questa raccolta è un ricognitore, spaziale, eroina di Elysium.
Si basa decisamente sul lore e sulle avventure presenti nel videogioco, cercando di dare al tutto una forma il più coinvolgente possibile.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Talvolta, la morte è l'unica carità che rimane.
Diablo III
 
Le coordinate per il portale di Mu, che avevano ottenuto in modo così tragico dalla Matriarca Benezia, erano inutili senza una destinazione precisa: il crudo numero di ammassi e nebulose che la Normandy avrebbe potuto raggiungere attraverso quel singolo portale, per non parlare poi di tutti i sistemi stellari contenuti in essi, era... scoraggiante. La dura realtà era che il portale di Mu rappresentava una strada che conduceva in troppi posti: serviva un obbiettivo finale perché fossero utili, ma le coordinate per il Condotto, ammesso che esistessero, poteva averle solo Saren... e lo Spettro rinnegato, nel frattempo, continuava a rimanere introvabile.
A bordo della Normandy, la Squadra aveva dovuto accettare che quello che avevano patito su Noveria era stato quasi inutile: nonostante l'aiuto dell'Ombra, nonostante le loro ferite, l'unico successo che potevano dire di aver raggiunto su quella palla di ghiaccio per la loro campagna era stata l'uccisione della Matriarca Benezia, schiava di Saren, vittima dell'indottrinamento... e madre di Liara.
No, non era stata una vittoria la loro: non poteva esserlo, non ne aveva nessuna caratteristica e il rapporto di Shepard al Consiglio stava sempre più confermando quell'idea, mentre il comandante esponeva loro i fatti nella sala comunicazione della Normandy.
Il primo Spettro Umano avrebbe potuto mentire al Consiglio: avrebbe potuto perfino chiedere alla sua squadra di corroborare una verità più facile da raccontare nei rapporti. Avrebbe abusato della loro fiducia, e qualcosa sarebbe cambiato tra loro; ma alla fine i membri dei suo team lo avrebbero fatto, perché lei era il primo Spettro Umano, il loro comandante e la loro amica.
Shepard aveva deciso di non farlo: il comandante aveva scelto scientemente di non usufruire di una facile via di fuga, e di riferire invece al Consiglio tutti gli eventi che erano accaduti su Noveria nella loro interezza. Raccoglieva ora la tempesta che aveva seminato.
Presenti alla riunione erano anche gli ologrammi di Anderson ed Udina, mentre dietro di lei, appena al di fuori della portata del comunicatore, Alenko e Wrex assistevano al suo supplizio in silenzio: Liara non si era ancora svegliata, ma secondo Chakwas era questione di ore...
"...e poi ha deciso di liberare la regina Rachni?" sbraitò l'ologramma di Sparatus: " Si rende conto di quello che ha fatto? Quante generazioni ci vorranno prima che conquistino la Galassia?"
Shepard poteva aver deciso di inviare il rapporto delle sue azioni su Noveria senza censure, ma non era arrivata impreparata a quella convocazione. Sapeva già cosa dire e come dirlo:
"Questa regina è diversa, Consiglieri: non solo ha compreso le ragioni per cui la sua specie è stata estinta l'ultima volta, ma è stato finalmente possibile stabilire un primo contatto coi Rachni. Un'opportunità per la quale il Consiglio stesso ha lottato lungamente durante il vostro conflitto contro di loro: esiste, per la prima volta, la possibilità concreta di una convivenza pacifica con i Rachni."
"Spero che abbia ragione, o saranno i figli dei nostri figli a pagare la sua decisione."
"Precisamente." aggiunse Udina: "C'è una ragione per cui i Rachni sono stati spazzati via: avrebbe dovuto ucciderli."
"La regina Rachni è l'ultima della sua specie, ambasciatore. Ha promesso di non essere mai una minaccia per lo spazio del Consiglio. Con queste garanzie, e con la sua disponibilità al dialogo, anche solo trattenerla nei laboratori della BH sarebbe stato un crimine: ha diritto alla sua libertà."
E con la memoria genetica della sua specie, la regina avrebbe avuto le conoscenze tecnologiche per lasciare Noveria, e l'istinto e le capacità per restare nascosta fino ad allora. Oppure, ancor più semplicemente, avrebbe potuto rubare una nave: gli shuttle di Benezia dovevano ancora essere da qualche parte alla sede della BH dopotutto... e ci sarebbe voluto del tempo prima che qualcuno potesse insediarsi nuovamente alla Vetta 15. Ora che il Consiglio e la NDC sapevano infatti su cosa la Binary Helix stesse lavorando, la società sarebbe stata sottoposta a lunghe indagini e severe sanzioni, com'era giusto che fosse.
Udina emise una risata sprezzante:
"Sono felice che lei sia un'esperta di una specie di cui nessuno sa nulla. Spero che saremo entrambi ancora vivi tra 50 anni, per sapere chi era nel giusto..."
"Ambasciatore, il genocidio di un'intera razza è una tragedia terribile..." lo interruppe Anderson.
"Precisamente." interloquì Shepard, motteggiando l'ambasciatore: "...O le leggi del Consiglio non si applicano nel caso dei Rachni? La dichiarazione dei diritti dei senzienti è qualcosa che può essere messo in discussione, quindi?"
"Certo che no comandante, la dichiarazione dei diritti è uno dei pinnacoli della nostra società, ma..." rispose subito Tevos.
"E chi è a decidere quando non lo è allora? Chi può decidere, quando si deve fare un'eccezione? È un pendio troppo scosceso da imboccare, Consiglieri. La regina Rachni avrebbe costituito un precedente troppo pericoloso: chi potrebbe garantire alle specie dello Spazio del Consiglio, che la stessa decisione non possa essere presa nei loro confronti in futuro? E cosa avrebbe detto una simile decisione di noi?"
Shepard lasciò che i Consiglieri si rispondessero da soli: l'autorità del Consiglio nasceva in primo luogo da una volontaria sottomissione di tutte le specie costituenti ai suoi ideali, in nome di un bene collettivo più grande. Se si fosse anche solo diffuso il dubbio che il Consiglio fosse stato governato dalla regola secondo la quale "il potere genera diritto", l'intesa politica interstellare sarebbe caduta più rapidamente di un Elcor ubriaco, con ogni specie interessata a dimostrare di essere la più forte: quel singolo dubbio, una volta germogliato, avrebbe significato la fine di quasi tre millenni di cooperazione tra specie diverse.
Né Valern, né Sparatus, né Tevos erano disposti ad essere la causa della caduta delle loro stesse poltrone:
"Mhh... riesco a comprendere il suo punto di vista, comandante." ammise Valern: "Ci sono decisioni che non possono essere prese... tuttavia, avrebbe dovuto consegnare la regina alla Cittadella."
"E chi avrebbe garantito per loro, Consigliere? Anche voi, che siete leader di un'intesa che sovrintende a otto specie diverse, nutrite dei pregiudizi, assolutamente giustificati, sui Rachni. Quanto sarebbe durata la regina sulla Cittadella? Settimane? Giorni? Io credo che solo fino a quanto la regina rimanga libera, i Rachni abbiano la possibilità di ricostruire la loro specie. In meglio, questa volta." trite frasi da politici: non era quella la ragione per cui Shepard aveva liberato la regina Rachni, e ne era conscia.
La politica è un nobile strumento, in quel caso però in mano a persone che non le facevano giustizia: più precisamente, i tre Consgilieri non erano all'altezza dei loro ideali. Nutrire le loro aspirazioni quindi non era difficile, anche se Shepard avrebbe preferito non farlo: la sua capacità di manipolazione aveva un limite e i Consiglieri si sarebbero accorti prima o poi, nel caso di Tevos più prima che poi, di essere stati messi con le spalle al muro, e costretti a prendere l'unica decisione che restasse loro. Casualmente, una decisione onorevole:
"Un punto di vista più idealistico di quanto mi aspettassi, comandante Shepard." affermò proprio il Consigliere Asari.
"Sono uno Spettro, Consigliere. Ma questo non vuol dire che non sappia la differenza tra giusto e sbagliato."
"Effettivamente, affrontare un commando Asari in inferiorità numerica e uscirne vittoriosi non è cosa da poco... e almeno avete fermato la... Benezia." si corresse Tevos: il Consigliere sembrò voler aggiungere qualcos'altro, ma poi scosse la testa, scambiano uno sguardo con i suoi colleghi. Ad un cenno negativo di entrambi, quella riunione, finalmente, venne conclusa:
"Aspetteremo il suo prossimo rapporto, comandante." poi gli ologrammi dei tre Consiglieri svanirono.
Udina invece non resistette alla possibilità di avere l'ultima parola:
"...Mentre io dovrò spiegare perché liberare una regina Rachni fertile sia stata una buona idea." borbottò, chiudendo a sua volta il collegamento.
Rimase solo Anderson: per quanto avesse difeso le azioni del comandante, nemmeno il capitano poteva dire di comprenderle appieno. Shepard si rese conto che probabilmente Anderson sapeva che aveva fornito mezze verità per giustificare le sue azioni: si era guardato bene dall'indagare però, e di questo il comandante gli era grata. Se perfino Shepard nascondeva dei segreti, allora era bene non cercare di portarli alla luce. Il capitano però non poté fare a meno di dispiacersi di quello: per certi versi, la considerò la perdita dell'innocenza del suo vecchio sottoposto, perché Shepard ora si stava avventurando in luoghi in cui Anderson non poteva più seguirla.
"...Ci sono indizi sui movimenti di Saren?" gli chiese senza preamboli.
"Non ancora, comandante. L'STG è convinto di poterlo individuare presto, così come anche l'intelligence dell'Alleanza... non serve che le dica che queste promesse si stanno rapidamente avvicinando alla loro data di scadenza."
"Già."
"...In compenso, abbiamo ottenuto degli indizi sui movimenti dei nostri avversari a tre teste. Dal pacchetto dati che ha recuperato su Nepheron, abbiamo individuato una loro possibile base nel sistema di Gorgon, nell'ammasso di Argos Rho: forse l'origine del Rachni che ha trovato su Binthu. Fossi in lei, ci darei un'occhiata."
"Lo farò immediatamente, signore."
Non servì nemmeno che insistesse: dopo Noveria, Shepard aveva un disperato bisogno di risultati più... limpidi, da poter inserire in un rapporto. Successi incontrovertibili, possibilmente prima che i Consiglieri sospettassero di essere stati manipolati: il fatto che l'obbiettivo fosse Cerberus, e probabilmente Rachni, era decisamente un bonus.
"...E grazie, capitano." aggiunse Shepard salutando l'ologramma: Anderson rispose con un cenno, prima di chiudere la comunicazione a sua volta.
Era finita, per ora: Shepard si concesse un sospiro di sollievo.
"È andata, signora."
"...È andata." gli fece eco debolmente il comandante, facendosi cadere la testa nelle mani: "Alenko: per favore comunica a Joker la nostra prossima destinazione. Lasciamo il pianeta."
L'ammasso di Argos Rho si trovava ad un solo salto di portale dalla Nebulosa Testa di Cavallo: difficilmente era un caso. Anderson aveva dato alla Normandy un obbiettivo raggiungibile in poco tempo:
"Sissignora." rispose il tenente salutando.
Rimasero il comandante e Wrex nella sala comunicazione: il Krogan era seduto sulla sua sedia rinforzata, e Shepard sapeva che la stava fissando. Sapeva perfino cosa volesse: non erano mai riusciti a mentirsi a vicenda.
"...IV, disattivare registrazione per i diari di bordo nella sala comunicazione fino a nuovo ordine. E sbarrare la porta."
"Impronta vocale confermata. Ordine eseguito." replicò l'intelligenza virtuale della Normandy.
Solo allora Shepard si voltò verso il Krogan: poiché Tali stava riparando la sua corazza, Wrex era stato costretto a ritornare nella sua vecchia armatura rossa da mercenario, la più confortevole che avesse. La dottoressa Chakwas non aveva fatto mancare la sua ispezione su tutti loro quando erano tornati, ma aveva dovuto ammettere di non poter fare altro per il Krogan: la costituzione stessa della sua specie rendeva impossibile che due buchi che lo attraversavano nelle viscere da parte a parte fossero davvero un problema per lui. In verità, non gli avrebbero disturbato nemmeno la digestione: il vantaggio di avere due stomaci.
"Ti basta Wrex?" chiese Shepard, sedendosi a sua volta: "...O devo anche puntarmi una pistola alla tempia e tirare il grilletto, perché tu la smetta di guardami così?"
Come Wrex, Shepard era malconcia, contusa e stanca: ci sarebbe voluto del tempo perché i lividi scomparissero, e ogni movimento non la facesse sentire una fragile vecchia. In effetti, sotto la sua uniforme di comando, Shepard era tappezzata di cerotti medicali, che tentavano di ridurre la sofferenza dei muscoli e dei legamenti, che erano stati tesi quasi fino a strapparsi.
Gli antidolorifici di Chakwas erano l'unica cosa che le permettesse di restare in piedi, ma ogni respiro era comunque una sofferenza:
"Mi basta la verità, Shepard." rispose Wrex.
"Perché? Perché i Krogan sono stati elevati dai Salarian per combattere i Rachni e li hanno sconfitti? Perché poi si sono ribellati, e il Consiglio ha usato la Genofagia per fermarli?"
"Perché siamo krannt!"
Fu la prima volta in cui lo disse ad alta voce, direttamente: qualcosa che lasciò interdetta anche il comandante per un momento.
"...Così come ogni altro membro della squadra." rispose a voce più bassa Shepard.
"Ma loro sono giovani e ingenui. Se immaginano, non vogliono sapere... perché si fidano, o perché hanno imparato a lasciarsi guidare. Ma tu.." disse Wrex indicandola con un dito tozzo: "... tu mi hai guardato negli occhi nel laboratorio della BH. E mi hai mentito. Perché hai risparmiato la regina Rachni, Shepard? Non è stato per la storia dell'indottrinamento... per Liara allora?"
Shepard avrebbe voluto che fosse così semplice: avrebbe davvero voluto che fosse solo per quello. Hayat anelava davvero che quella potesse essere la sua redenzione a quello che aveva tolto a Liara... se solo fosse potuto bastare!
Il comandante era sempre stata brava nel compartimentalizzare, almeno in superficie: ecco perché riuscì a rispondere, nonostante quello che provava.
"No... l'ho fatto... l'ho fatto per te, Wrex. Per i Krogan."
C'erano confini che Shepard non voleva essere costretta a superare: mentirgli e far tornare Wrex il mercenario che aveva assoldato sulla Cittadella, era uno di quelli. E una volta dischiusa, quella porta si rivelò facile da spalancare:
"Wrex, mi hai detto tante volte che i Krogan sanno solo combattere. Eppure, mi hai fatto capire che vorresti che... foste diversi. Non tanto, ma quello che basta a non estinguervi. Siete una razza in declino: quante generazioni vi restano da vivere, ai ritmi con i quali continuate a uccidere e farvi uccidere? Quattro?"
"Sei al massimo." rispose il Krogan e il fatto che lo sapesse, non stupì affatto Shepard:
"...E quando hai guardato la regina Rachni nel laboratorio, l'unica cosa che riuscivi a pensare era come meglio ucciderla."
Wrex non rispose: non ce ne fu bisogno.
"...Io credo davvero che tu voglia cambiare la tua razza, Wrex. Credo davvero, che da qualche parte, sotto le cicatrici e le tue scaglie, ci sia ancora quel capo tribù che voleva salvare i Krogan."
"Uno non può cambiare da solo una tradizione di millenni..."
"Hai dovuto lasciare Tuchanka prima di poterlo scoprire... Ma se dopo aver fermato Saren, dovessi tornare sul tuo pianeta, se dopo aver sconfitto uno Spettro rinnegato, tornassi a Tuchanka, chi potrebbe fermarti? Io credo che la risposta possibile sia solo te stesso."
"Tu non lo sai."
"Che può succedere in fondo? Puoi provare e forse morire lungo la strada, o non provare, e lasciare che i Krogan si estinguano. Odi i Krogan così tanto?" fu il turno di Wrex di rimanere in silenzio a quel punto, e ponderare la sua domanda.
Alla fine scelse di rispondere con un'altra domanda:
"E che cosa ha a che fare questo con la regina Rachni?"
Shepard spostò il peso sulla sedia, a disagio:
"Cosa succederebbe se davvero i Krogan non potessero essere cambiati? Se foste davvero quei barbari che il Consiglio crede di voi? Se tutte le storie che si raccontano da un millennio fossero vere? Dovrei lasciare che vi estinguiate, con la responsabilità che il Consiglio ha nella vostra elevazione a specie interstellare prima del tempo? Non dirmi che non ci ha mai pensato Wrex: non dirmi che non hai mai considerato l'effetto che possa avere in una società, introdurre troppe nuove tecnologie e troppo in fretta?"
Di nuovo, il Krogan non rispose, lasciando a Shepard la possibilità di continuare: il comandante lo fece con voce rassegnata, sospirando.
"Di tutto ciò che ho fatto bere ai Consiglieri durante la riunione, una cosa è completamente vera: l'estinzione di un'intera specie è una tragedia. Se l'Universo perde qualcosa ogni volta che una persona muore, cosa significa veder scomparire un'intera specie? ...Ma io sono solo Umana, Wrex, sono solo una donna: non posso fare miracoli. Se i Krogan sanno solo combattere, allora avranno sempre bisogno di un nemico per sopravvivere. E i Rachni possono essere quel nemico." Shepard parlò più in fretta ora, obbligando Wrex ad ascoltare:
"Se tra 50 anni, o 100, i Rachni dovessero tornare, se dovessero essere di nuovo una minaccia per la Cittadella, cosa credi che farà il Consiglio? A chi si rivolgerà? Credi forse che combatteranno da soli? No, sappiamo entrambi cosa faranno quei legulei: chiederanno di nuovo ai Krogan di combattere al posto loro. E quando questo succederà, voi potrete chiedere la cura per la Genofagia."
Wrex rimase in silenzio molto a lungo di fronte a quella rivelazione, guardandola fissa negli occhi.
Poi, alla fine, il Krogan si mise a ridere:
"Whahahahahah." fu come il suono di una valanga e continuò più di quanto Shepard si aspettasse: "...Sei pazza!" sbottò Wrex: "E avresti pensato a tutto questo dentro il laboratorio della BH?"
Il comandante non aveva voglia di ridere:
"Ho visto nella regina Rachni l'occasione, ma è qualcosa che ho deciso da un po'."
"...Sei un demone, Shepard."
"Un insetto." lo corresse l'N7 in un sibilo: solo un insetto estinto.
Meganeura: una libellula preistorica. Il crudele nome in codice le era stato affibbiato a causa di alcuni suoi ideali che uno Scorpione aveva bollato come estinti, ma le era occorso del tempo per capirlo ed accettarlo. Ed ancora di più per farselo piacere: dopotutto, le libellule sono pur sempre Dragonfly. Nel nome di ogni libellula, è nascosto un drago:
 "...Shepard?" le chiese ancora però il mercenario.
"Wrex?"
"...Che cosa succederebbe, se la regina dovesse davvero mantenere la promessa, ma i Krogan fossero gli stolti che temiamo?"
"Allora, il vostro futuro probabilmente sarà nelle tue mani, Wrex... IV: annullare ordini precedenti." rispose il comandante alzandosi in piedi.
"Comando confermato."
Poi Shepard lasciò la stanza, senza guardarsi indietro: il Krogan avrebbe passato molto tempo nella sala comunicazione, scrutandosi le mani.
In infermeria invece, palpebre blu si dischiusero su occhi dall'iride azzurra: Liara si era svegliata.
Cosa ho fatto?
 
***
 
Come sempre, il passaggio da un ammasso all'altro, ovvero la maggior parte della distanza verso il loro obbiettivo, fu rapidissima, quasi istantanea. Ma la stella Gorgon era distante dal sistema che dava l'accesso ad Argos Rho: poco più in effetti, del sistema di Phoenix, dove si erano già avventurati. A bordo, ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per permettere a tragedie di consumarsi.
Se notarono qualcosa di diverso nel loro comandante, nessuno dei marinai lo disse: il giro del loro CO sulla nave, dalla stiva fino, occasionalmente, al cockpit, era diventata routine per l'equipaggio. Era il suo passare in rivista le truppe, partecipando alla vita dei suoi marinai, come un commilitone però, non come il capitano della nave. Shepard tirava i fili dei suoi uomini, rinsaldando la trama col suo passaggio con gesti oculati, col suo scambiare battute: soprattutto, col suo ascoltare. Wrex era ancora nella sala comunicazione, ma Shepard cominciò lo stesso dalla stiva, e quindi da Williams e Tali. Scambiò qualche parola con loro, informandosi dello stato delle armi e delle corazze: tutto procedeva come al solito, e sia Wrex che il comandante avrebbero riavuto le loro armature come nuove in tempo per la prossima missione. Garrus e Gladstone offrirono anche loro qualche battuta da sotto i Mako, mentre il capo artigliere scambiò qualche frase con Shepard a proposito della situazione di Liara, chiedendo al comandante consiglio se sarebbe stato opportuno per lei offrire le sue condoglianze all'archeologa. Shepard rispose che sicuramente avrebbe fatto bene a Liara: farle sapere di non essere sola in quel momento era importante...
Quando il capo artigliere si voltò di nuovo sulla sua postazione, non si accorse che qualcosa mancava.
Shepard passò un po' di tempo con Adams, ricevendo il suo rapporto sullo stato dei motori e parlando di cose non importanti: nemmeno il CHENG vide attraverso quella maschera. Poi il comandante incrociò Kaidan in mensa, ma non si fermò a parlare con lui: il tenente era occupato a riempirsi lo stomaco, e con un ultimo cenno all'indirizzo di Prescott, il comandante marciò in infermeria.
Si aspettava di trovare Liara in un letto, ma Chakwas la indirizzò invece al laboratorio scientifico: il CMO aveva visitato Liara quando si era svegliata, ma l'archeologa sembrava stare... bene, tutto considerato. Dal punto di vista fisico, almeno: per quanto riguardava quello emotivo invece, Chakwas aveva ritenuto giusto darle un po' di tempo per stare da sola.
Shepard ebbe però un'osservazione interessante su quella decisione del CMO:
"Ci sono momenti in cui le persone desiderano stare sole Chakwas, momenti in cui hanno bisogno di stare sole, e momenti in cui qualcuno deve far loro sapere di non essere soli." aveva detto.
Poi il comandante era entrata nel piccolo laboratorio della Normandy, lasciando che le porte le si chiudessero dietro.
 
Per la prima volta, da quando Liara si era insediata nel suo antro almeno, le console dei dati erano spente: nessun manufatto Prothean subiva la sua indagine sotto gli strumenti scientifici della nave, e non c'era nemmeno una tazza vuota, o semivuota, di caffè dimenticata distrattamente da qualche parte. Eppure, Liara era come sempre seduta nella sua postazione, con le spalle alla porta.
L'archeologa l'aveva sentita entrare, ovviamente: l'aspettava.
Cosa ho fatto?
Liara non si voltò verso di lei: non le fece vedere i suoi occhi, né le lacrime che aveva versato.
"Se sei venuta a discutere della morte di Benezia, non devi preoccuparti... è stata lei a cercarla."
L'arroganza di una Matriarca che aveva sempre creduto di essere più saggia di tutti gli altri: tanto da pensare di essere in grado di riportare uno Spettro sulla retta via. E come era finita?
In Liara, dolore e rabbia si mischiavano per soffocare un'altra emozione, molto più forte delle altre due: il rimorso.
Shepard rispettò i suoi spazi: la dottoressa la sentì avvicinarsi, mettendosi alle sue spalle, ma non la costrinse a girarsi. Non la costrinse a guardarla: di questo, l'Asari le fu molto grata.
"Non puoi far finta che non ti importi Liara... lei era tua madre."
"Lo era..." concesse Liara: "...E non lo era. Preferisco ricordare Benezia com'era, prima che fosse corrotta dal potere della Sovereign. Prima che..." l'Asari si interruppe inorridita: la perdita di sua madre non era la tragedia più grande in quella stanza.
La colpa di Liara era molto più profonda: solo quando finalmente si voltò a guardarla, l'archeologa comprese che cosa, esattamente, avesse fatto a Shepard. Il dolore che le aveva causato, e la responsabilità che l'Asari aveva obbligato l'Umana a prendere al suo posto. L'espressione di Hayat era quasi serena, ma era una serenità vuota di ogni emozione: quando il comandante allungò il braccio verso di lei, l'archeologa non fu sorpresa di scoprire che reggeva la sua pistola, offrendole l'impugnatura e tenendo la canna verso di sé.
Non dovette chiederle se era carica:
"Io do la colpa a Saren, per quello che le è successo... ma se fossi in te... io darei la colpa a me. Io odierei... me." affermò il comandante a bassa voce.
"Per la Dea... cosa ho fatto?" Liara lo disse finalmente, invece di limitarsi a pensarlo.
"Tu sai Liara che, più di chiunque altro a bordo, so cosa stai passando. Conosco questo dolore, che uccide la ragione e i sensi. Che niente sembra poter lenire. Si può convivere con questo dolore, si può... imparare." la rassicurò Shepard: "...ma io non posso vivere, sapendo di averti causato tutto questo, Liara. Di averti causato lo stesso dolore che mi ha quasi fatto desiderare di morire: è inaccettabile. È insopportabile."
Hayat si inginocchiò di fronte a lei, tenendo la pistola per la canna e premendosi la bocca contro la fronte: era così... fresca. La morte sarebbe stata rapida: forse più di quanto meritasse in quel momento...
"Ma io non riesco... a morire... quindi Liara, ti prego... liberami."
C'era un tale disperato bisogno nella voce di Hayat... per la Dea... cosa le aveva fatto. Cosa l'aveva costretta a fare, al posto suo!
Le dita di Liara si strinsero attorno all'impugnatura della pistola.
"Grazie." sospirò Shepard, lasciando andare la canna, e chiudendo gli occhi: non avrebbe permesso a Liara di portasi dietro l'incubo del suo ultimo sguardo.
"E a me... non pensi?" chiese l'archeologa.
Quando Shepard dischiuse le palpebre, Liara aveva disarmato la pistola, e la stava posando, ripiegata, sulla stretta mensola che usava come tavolo di fortuna.
"Non capisci Hayat, che uccidendo mia... la Matriarca Benezia, tu ci hai salvato? Non capisci che ho avuto tutte le occasioni per fermarla, ma che la mia indecisione mi ha impedito di farlo? Se solo non fossi così stupida e debole... forse avremmo potuto prenderla viva. Un campo di stasi... sarebbe bastato quello."
"Era tua madre..."
"Mia madre, una mia responsabilità: sapevo cosa avrebbe potuto succedere. Ho detto più e più volte di essere pronta, di volerlo fare... eppure, quando è stato il momento... mi sono tirata indietro. Sapevo cosa ti avrebbe fatto provare... ma ho lasciato che ti accadesse. Ho lasciato che ti facessi del male. E nonostante questo... sei dovuta venire tu da me. Nonostante sapessi lo stato in cui sei. Sono così egoista..." affermò Liara piena di disprezzo per sé stessa.
"...Io non posso odiarti Hayat: perché ti amo. Nonostante, e soprattutto dopo, Noveria."
"Ma... Benezia..."
"Mia madre ha smesso di esistere tanto tempo fa." affermò Liara con convinzione.
Era una menzogna, e il dolore della perdita di Benezia sarebbe durato ancora per un po', specie quando la Matriarca fosse stata additata come una traditrice dalle Repubbliche... ma Liara aveva scelto. Non era riuscita a uccidere sua madre, questo era vero, né a fermarla, ma di certo avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per salvare Hayat...
Il quieto bussare alla porta le fece trasalire entrambe: Shepard si concesse solo il tempo di rialzarsi e, dopo un breve sguardo con Liara, di nascondere la pistola sotto la sua uniforme. Allo stesso tempo, la dottoressa cercò di ricomporsi come meglio poté:
"Avanti." disse Liara.
Il sottotenente entrò cautamente, portando fra le mani un datapad.
"O... signora. Non sapevo che fosse qui. Se l'avessi saputo..." il ragno stilizzato sul suo volto sembrò farsi più piccolo.
"Dovrei andare in ogni caso, Boateng. Non si preoccupi. Con il suo permesso... dottoressa."
Liara non trovò la forza di dire nulla, solo di annuire il suo assenso: Shepard aveva bisogno di tempo. Tempo per rassegnarsi ad essere sopravvissuta, di nuovo.
Se Boateng notò qualcosa nel suo CO, non commentò: la guardò uscire, emettendo un lieve sospiro quando le porte si chiusero.
"Mi dispiace di avervi interrotto." si scusò nuovamente il sottotenente, sinceramente contrito: si avvicinò a Liara posando un datapad sulla sua scrivania.
"...Che cos'è?"
Boateng sembrò farsi più piccolo, maledicendo la sua pessima scelta di tempo: sospirò di nuovo, senza sapere a cosa esattamente, avesse messo fine.
"Questa è la trascrizione dell'Anansesem, o le storie di Anansi. Storie del mio popolo..." il Ghanese pensò a come meglio dire la frase successiva, ma alla fine scosse la testa: forse non esisteva un modo.
"...e anche se so che l'antropologia non è proprio il suo campo, c'è stato un tempo in cui io mi sono trovato in una situazione simile alla sua, dottoressa T'Soni. A dovermi confrontare con l'aver perso... troppo. Spero che perdonerà la mia presunzione nell'offrirle ciò che ha confortato allora il mio dolore."
Liara prese il datapad, leggendo la prima riga: C'è stato un tempo, in cui il cielo era vuoto di storie...
E quelle poche parole bastarono a incuriosire Liara:
"Grazie... signor Boateng."
Il sottotenente scosse la testa:
"È solo una piccola cosa." rispose: "...come il comandante le avrà già detto, lei non è da sola, dottoressa. Sono molti quelli a bordo che comprendono quello che prova." poi le fece un piccolo inchino, congedandosi rapidamente.
...Nyame, il Dio-Cielo, le possedeva tutte...
Liara non poté frenare di nuovo le lacrime.
 
Fedele alle parole di Boateng, l'equipaggio fu... comprensivo con Liara quando alla fine la dottoressa uscì dal suo laboratorio. Fu un bene, perché l'archeologa non avrebbe sopportato anche la loro pietà: ci sarebbe già stata Shepard a comportarsi come se fosse fatta di vetro, fingendo di aver già dimenticato cosa le avesse chiesto nel laboratorio.
Ci sarebbe voluto del tempo per sanare quella ferita: erano sopravvissute entrambe, ma Noveria era stato per la loro relazione un passo avanti e due indietro. L'equipaggio le offrì la distrazione necessaria per non rimuginare troppo: ora più che mai, Liara aveva bisogno di non restare da sola, così che quando un giorno si fosse voltata indietro a ripensare a Benezia, avrebbe realizzato che non faceva più così male. Fu una fortuna che sulla Normandy non ci fossero molti posti dove nascondersi: Prescott preparò una zuppa di pesce quella sera, così piccante da farli lacrimare, e il resto dell'equipaggio le rivolse dei cenni di incoraggiamento da lontano. Più che mai, Liara si sentì benvenuta tra persone che non appartenevano alla sua razza: fu loro molto grata di questo. Prima della Normandy, non c'era stato un luogo a cui avesse mai sentito di appartenere...
L'unico che le si avvicinò dell'equipaggio, e lo fece mentre Liara era seduta col resto della Squadra e Shepard, fu Martino: il guardiamarina non si sedette al tavolo. Semplicemente, le disse:
"Dottoressa: quando è salita a bordo, non ero convinto di potermi fidare di lei. Ora so che mi sbagliavo, e mi dispiace per non aver capito subito il suo valore: il comandante, come sempre, vede più lontano di noi semplici soldati."
E quello fu tutto: Martino le rivolse un cenno d'intesa, che Liara si scoprì a restituire, e il guardiamarina tornò a sedersi col resto dell'equipaggio.
Sembrava quasi che la vita a bordo della Normandy procedesse come al solito: solo Liara seppe quanto Shepard fosse fragile in quel momento. Gli esseri Umani però somatizzavano il dolore in modo diverso dagli Asari: nel caso di Shepard, come l'Asari avrebbe scoperto, con la violenza.
 
***
 
Il sistema di Gorgon era piuttosto anonimo e insignificante: cartografato da un vascello Asari nel 17° secolo del calendario terrestre, era possibile che fosse rimasto incontaminato da visitatori per tutto quel tempo. Una semplice stella azzurra con tre volte la massa del Sole, attorno a cui orbitavano cinque pianeti.
Cerberus non si era installato su nessuno di essi però, preferendo costruire una stazione spaziale ad hoc nell'orbita del secondo pianeta del sistema, Vectra, usando trasporti modulari di classe Kowloon per formare un dedalo di passaggi.
"Il posto peggiore in cui combattere." affermò Alenko, osservando quel groviglio di vascelli.
"Peggio di un dannato labirinto." confermò Williams: "...È impossibile sapere esattamente come siano collegati tutte le navi: potremmo facilmente finire in un vicolo cieco, ma'am."
"Per non parlare della situazione all'interno: combattere Cerberus in quei budelli è un conto, ma se i Rachni che hanno rubato da Noveria hanno preso possesso dell'intera struttura?"
Eventualità tutt'altro che remota: la stazione appariva aver subito gravi danni, con interi compartimenti scaricati nello spazio. L'assenza di qualunque vascello di supporto nel sistema faceva pensare al peggio:
"Se è da qui che proveniva il Rachni che abbiamo trovato su Binthu... non possiamo escludere che Cerberus abbia altri laboratori di ricerca."
"Almeno sono consistentemente stupidi: Divoratori, Creepers e ora Rachni. Cerberus è davvero un branco di idioti." Wrex non dovette ricordare la sua massima sugli stupidi per sapere che il resto della squadra condivideva la sua opinione: ucciderli era un favore all'universo.
"Faremo una perlustrazione e raccoglieremo un po' di dati. Io, Kaidan e...Garrus." disse Shepard: per ovvi motivi, Tali non era una opzione possibile in quel caso: "Non voglio rischiare un attracco, meglio non dover respingere Rachni nella camera di equilibrio della Normandy."
"Sono certo che Joker approverà."
"Ci lanceremo dalla distanza. Recupereremo quante più informazioni possibili, e poi manderemo questa stazione a schiantarsi su Vectra." ed essendo il pianeta un gigante gassoso idrogeno- elio, si sarebbe assicurato di distruggere ogni occupante ancora a bordo della stazione, fosse esso bipede o quadrupede.
"...Il resto di voi sarà la seconda squadra, ma spero davvero che non ci sarà bisogno di un team di recupero."
"Possiamo provare a staccare il supporto vitale, signora: per quanto i Rachni siano resistenti, 273 gradi sotto zero ammazzano qualunque forma di vita pluricellulare." suggerì Kaidan.
"Questo, ammesso che il supporto vitale sia governato da un unico sistema: non mi stupirebbe se avessero lasciato ogni trasporto Kowloon come ambiente a sé. Ci vorrebbe una IA per poterli riprogrammare tutti assieme." ribatté Garrus.
Williams invece scosse la testa: maschi, sempre pronti a misurare la lunghezza del manico di scopa che avevano nel sedere...
"Ci terremo in contatto." disse Shepard, marciando fuori dalla stanza, senza curarsi che la stessero o meno seguendo.
Liara li seguì come sovrappensiero, all'ultimo momento: li trovò che stavano già salendo nel montacarichi.
"Comandante, un momento per favore."
Shepard considerò Liara e i suoi uomini con lei nel vano, e poi scese dalla cabina, ordinando con un cenno agli altri di cominciare prepararsi: le porte del montacarichi si chiusero, e la Squadra cominciò a scendere, lasciandole sole.
"...Liara?"
Per una fortunata coincidenza, in quel momento non c'era nessuno a guardarle: l'archeologa ne approfittò, rubando il più breve e ardito dei baci dalle labbra di Shepard.
"Torna." ordinò l'Asari: "Incolume." aggiunse poi.
Hayat si portò due dita alle labbra, come per scaldarsi al tepore della scintilla che sentiva: Liara seppe che aveva capito, e non rimase ad aspettare la sua risposta. Il comandante sarebbe rimasta a guardarla andare via, fino a quando l'Asari non fosse scomparsa imboccando le scale...
 
Raggiungere la stazione di Cerberus fu facile, anche lanciandosi dalla Normandy:
"Stazione Sigma 23." lesse Alenko sulla paratia, a fianco del nome del trasporto su cui erano atterrati: "Crede che Cerberus ne abbia altre 22 signora?"
"Spero di no... forse è un caso come MI5." rispose asciutta il comandante.
"MI5?" chiese Garrus, mettendosi al lavoro con Alenko per aprire il portellone dall'esterno.
"Servizi segreti nati oltre due secoli fa... codificati con la sigla MI5, cioè Military Intelligence 5, per far credere al nemico che ne esistessero altre quattro ancora più segrete. Dall'MI5 discende l'MI6, che assieme alla CIA, è forse una delle agenzie di spionaggio più famose della nostra storia." spiegò Alenko.
"Fate mai qualcosa di chiaro e inequivocabile, voi Umani?" chiese Garrus, facendo scattare la serratura.
"Quando uccidiamo." rispose il comandante gelida, cominciando ad aprire il portello con i suoi poteri biotici e scivolando all'interno della camera di compensazione.
"Questo è nuovo." pensò il Turian vedendola esibire quel nuovo trucco, frutto probabilmente dei suoi allenamenti nel gioco delle tre scatole e in effetti, il comandante era decisamente migliorata: ora riusciva a completare l'esercizio con cinquanta sfere...
L'interno della stazione spaziale si rivelò spoglio e spartano: all'interno, la temperatura era di una frazione di grado sopra allo zero, mentre la concentrazione di anidride carbonica stava raggiungendo livelli tossici. Non servirono i corpi brutalmente squartati, o i segni di artigli e acidi sulle pareti per far capire loro chi avesse vinto sulla stazione:
"Rachni."
"Garrus: trova il centro di navigazione di questo posto. Alenko: fai sapere alla Normandy con cosa abbiamo a che fare."
Passarono pochi instanti, mentre i suoi ordini venivano eseguiti, istanti in cui il comandante passò la mano sulle paratie interne della stazione, slabbrate dagli artigli dei Rachni.
Torna. Incolume.
Nessuno aveva mai desiderato questo nei suoi confronti... e come l'aveva ripagata? Come si poteva rimediare a qualcosa di simile? Era possibile? Era questo il suo destino? Una strada di sangue, che sembrava snodarsi all'infinito? Shepard si sentì così stanca. Così... esausta. La morte sarebbe stata una benedizione, ma...
Torna. Incolume.
La richiesta più difficile che potesse farle. Ma se era questo ciò che Liara voleva da lei, allora Shepard non aveva la forza di negare quella richiesta. Perché, per lei... Shepard avrebbe fatto qualunque cosa. Avrebbe continuato ad andare avanti, aprendosi la strada tra i corpi, solo per tornare da lei. Shepard comprese in quel luogo e in quel momento, che non avrebbe voluto più vivere, senza Liara.
All'improvviso, per quella consapevolezza, le sembrò che il suo corpo... che il suo corpo fosse cambiato nella sostanza. Non era gioia, né terrore o disperazione, né si sentì più leggera: solo più vicina a sé stessa. Come se accettando questo, fosse diventata un'Umana differente: le sembrò di riuscire a respirare più facilmente, e che l'eredità dei Prothean che restava sempre appena ai margini della sua conoscenza, si fosse fatta un po' meno gravosa. Come se avesse trovato un nuovo modo di restare nella sua mente, un modo più facile:
"Ha detto qualcosa signora?" le chiese Garrus.
"...Hai trovato il centro di navigazione?"
Il Turian spostò la testa un paio di volte, in un gesto che per quanto assomigliasse ad un no Turian, non lo era:
"Notizie cattive e pessime."
"Illuminami."
"È isolato. Dovremo accederci manualmente per riuscire a scoprire qualcosa... oppure mi serve un'ora per farlo da qui."
"E le cattive?"
"Ho la posizione precisa. Si trova dall'altra parte della stazione, ma non sono stato in identificare un tragitto sicuro per arrivarci."
"...Procederemo in EVA."
"Speravo lo dicesse signora."
L'acuto strillo che giunse fino a loro, più simili a quello immaginario di una Banshee, che a quello di qualunque animale che conoscessero, suggerì loro che era tempo di procedere all'istante: senza una regina, i Rachni crescevano come bestie senza cervello, come quelli che li avevano attaccati alla Vetta 15. Si rinfilarono rapidamente nella camera di decompressione, chiudendola dietro di loro, e facendosi strada sulla paratia esterna della stazione con i magneti negli stivali.
"Per un pelo." sospirò Kaidan quando furono all'esterno.
"...Garrus, guidaci al centro di navigazione della stazione. Il più velocemente possibile."
Il Turian non si fece aspettare, disinserendo i magneti e cominciando a spingersi lungo le paratie della stazione Sigma 23 a pancia sotto con entrambe le mani, e i due Umani lo seguirono nel silenzio dello spazio.
Fu strano passare in mezzo a quei mercantili attraccati così strettamente l'uno all'altro: in più di un occasione, si trovarono a spingersi oltre il bocchettone di un motore.
Se qualcuno in quel momento avesse acceso quei propulsori, di loro non sarebbe rimasto molto...
Bandendo questi pensieri dalla mente, Alenko cercò di comprendere se esistesse una logica nella disposizione dei vascelli: complessivamente, il disordinato gomitolo di navi assomigliava quasi ad una freccia. Fu proprio sulla sua cuspide che Garrus li portò, indicando un portello d'attracco d'emergenza. Avevano superato gran parte del labirinto, ma niente vietava che non avrebbero trovato Rachni anche in quel luogo: Shepard fece loro segno di aspettare, indicando che sarebbe andata lei per prima.
Il getto d'aria congelata non fu l'unica reazione che ottennero quando il comandante tirò la leva, aprendo uno stretto condotto con una scala a pioli: lentamente, un cadavere scivolò fuori dal passaggio, un'espressione di muto terrore sul viso. In mezzo al suo petto, c'era uno squarcio a forma di croce, il segno tipico lasciato dalle pinze a calice dei Rachni.
Shepard fece tempo a leggere il suo nome stampato in chiare lettere sull'uniforme bianca e nera: E. Flores. Ammesso che i Cerberus usassero gli stessi gradi dell'Alleanza, quella donna era stata un maggiore: probabilmente l'ufficiale comandante dell'operazione...
Come un macabro palloncino, il cadavere del maggiore Flores continuò a piroettare sempre più lontano da loro, con quel grido inespresso sul volto...
Il comandante si infilò nel passaggio senza voltarsi indietro.
Dopo una stretta camera di decompressione, così angusta in effetti che dovettero avvinghiarsi l'uno a fianco dell'altro, la canna dei loro fucili esplorò un stanza non troppo più piccola, o diversa, del CIC della Normandy.
"Bloccate tutte le porte." ordinò Shepard, cosa che Alenko e Garrus fecero subito: qui il supporto vitale sembrava funzionare ancora bene, tanto che si arrischiarono a togliere i caschi.
L'aria sapeva di morte e terrore, e c'erano diversi cadaveri sparsi per la stanza. Nessun Rachni però: dovevano essersi diretti ad altre zone della stazione.
"Riuscite ad accedere ai razzi di spinta da qui?"
"Ci dia un minuto... o forse cinque." rispose Alenko, interfacciandosi con i sistemi di Sigma 23.
Nel frattempo, Shepard cercò la console del maggiore, ignorando i cadaveri. Il diario di bordo era intatto, e Shepard lo trasferì nel suo omnitool, cominciando a leggere i rapporti del maggiore Flores: trovò anche tre note vocali.
Senza aspettare, il comandante decise di accedervi e la voce di Flores si diffuse per il CIC.
"Sigma 23 è quasi completamente operativa. I quartieri per l'equipaggio sono stati completati, e abbiamo cominciato a immagazzinare munizioni. È estremamente difficile che l'Alleanza pattugli la nebulosa. Mi aspetto che i soli che possano avvistarci siano pirati. Ma chi gli crederebbe?..."
Ottima idea pensò Shepard: e quando i Rachni si erano liberati dal loro contenimento, chi aveva potuto salvarli? Difficile che avessero conquistato subito la stazione: probabilmente la loro era stata una lenta agonia.
"...Sembra che avremo spazio per due plotoni rinforzati di commando Cerberus."
Quindi, Sigma 23 era costata a Cerberus tra i 40 e i 100 effettivi, e con l'intervento della Normandy nelle altre loro installazioni, l'organizzazione doveva perso una grossa fetta del suo personale. Forse era anche per quello che nessuno era ancora venuto ad indagare alla stazione. Shepard accedette alla seconda voce del diario:
"Il pacco è arrivato oggi. Una coppia di uova fertilizzate da Noveria. Hanno detto che gli esemplari non saranno stabili... qualcosa riguardo alla loro crescita vicino alla regina. Non appena avremo ottenuto una popolazione più ampia a partire da questa prima coppia, li metteremo alla prova. Abbiamo notizie di pirati nell'ammasso Styx Theta: credo che cominceremo da lì."
Styx Theta era solo due salti di portale dall'ammasso di Argos Rho: idealmente, caricando i Rachni su una delle sezioni di Sigma 23 e indirizzandola sull'obbiettivo col pilota automatico...
Shepard controllò la data di quella voce del diario: risaliva a quasi due mesi fa. Cerberus doveva essere stato con la BH fin dall'inizio del loro progetto alla Vetta 15.
La data dell'ultima voce era invece più recente, e la voce del maggiore aveva un tono assai diverso:
"Sono sfuggiti al contenimento. Dannati bastardi. E abbiamo perso il controllo sui due gruppi che abbiamo mandato su Styx Theta. Si stanno diffondendo rapidamente per il complesso. Generale, se recupera questo messaggio, il mio consiglio è di distruggere i Rachni." in sottofondo alla voce di Flores, gli strilli acuti che Shepard conosceva già accompagnarono gli spari: "Usi uno degli altri progetti... Flores chiude... per l'ultima volta."
Poi la registrazione si interruppe:
"Un altro esperimento di Cerberus sfuggito al controllo." commentò Shepard.
"Almeno sono costanti nei loro fallimenti." commentò Garrus.
"...Siamo dentro signora." li interruppe Alenko: "Paranoici figli di puttana: avevano protetto i comandi della stazione fin troppo bene. E per fortuna non hanno fatto tempo a criptarli."
"Riesce a recuperare informazioni sui due gruppi inviati nell'ammasso Styx Theta?"
"...Ho le coordinate. Oh-oh."
"Alenko?"
"Signora... si è innescato il sistema di autodistruzione." la voce di Alenko fu professionale, ma comunque non riuscì ad impedire che suonasse tesa: perché? Perché, perché sempre bombe?
"Riesce a bloccarlo?"
"Non da qui. Abbiamo 70 secondi per tornare alla Normandy."
"Spiriti..."
"Imposti una rotta verso Vectra: se una delle uova rimane in una sezione protetta della stazione, niente vieta che non lo recuperino in un secondo momento."
L'inerzia avrebbe tenuto i rottami vaganti in rotta: con un po' di fortuna, non sarebbero riusciti a sfuggire all'attrazione gravitazionale del pianeta.
"Signora... come faremo a raggiungere la Normandy?"
"Dovremo sperare che Joker possa recuperarci al volo."
"Spiriti." galleggiare nello spazio per l'eternità non era una morte che Garrus si augurasse.
"Fatto signora."
Di nuovo, il ruggito e lo zampettio dei Rachni tornò a farsi sentire: a quanto pareva, non amavano davvero gli intrusi nel loro territorio.
"Alla camera di equilibrio."
Shepard non dovette insistere: Vakarian e Alenko si tuffarono quasi di testa nell'angusto spazio, seguiti da Shepard.
"30 secondi signora." ricordò Alenko.
"Merda."
I Rachni erano molto vicini ora: forse era così che era morta Flores. Le porte del CIC di Sigma 23 vennero sfondate...
"Al diavolo." imprecò Shepard brillando di azzurro.
Il portellone esplose senza rumore, e Shepard, Alenko e Garrus furono scaraventati all'esterno senza controllo sulla loro direzione. Rimasero uniti, rivolgendo i piedi alla stazione e sperando di riuscire ad allontanarsi abbastanza in fretta. Le distanza sembrano ridicole quando confrontate con la vastità dell'universo, e i poteri biotici non li avrebbero aiutati nella loro fuga. Rimasero così, come un missile di carne, sperando di aver fatto in tempo.
Il bagliore dietro di loro fu ignorato, mentre continuavano a restare uniti: Garrus credette per un attimo che uno shrapnel lo avesse colpito, ma scoprì che era solo il piede di Shepard.
"...Tutto ok?"
"Non lo definirei ok, signora, ma siamo vivi e incolumi, per ora."
"Alenko?"
"Signora... basta bombe. Non sta nemmeno diventando routine. La prego."
"...Lo prendo per un sì."
Shepard alzò la testa, osservando i resti della stazione: sembrava che Cerberus almeno sapesse come minare le sue installazioni.
"Normandy." chiamò il comandante e Grenado rispose immediatamente:
"Qui e la Normandy signora... cristo, felice di sentirla. Ci ha fatto spaventare. Sta bene?"
Tali non era l'unico membro dell'equipaggio della Normandy che era caduto in ginocchio con le mani sul casco, quando la stazione era esplosa.
"Siamo vivi e incolumi, ma alla deriva. Potete recuperarci?"
"...Vi abbiamo individuato. Tempo all'intercettazione: 20 secondi."
Garrus e Alenko si concessero un sospiro di sollievo, mentre il comandante sopra di loro non sembrò provare nessuna emozione particolare: per lei, probabilmente, era solo un altro giorno come primo Spettro Umano.
Ne ebbero conferma quando la Normandy li avviluppò nella sicurezza della sua camera di equilibrio. Probabilmente Joker lo fece apposta a inserire la gravità artificiale così rapidamente: caddero, con Shepard sotto di loro. Non appena il portello interno si aprì, trovarono Wrex ad aspettarli, seguito da Chakwas e Liara: di fronte a quella vista, il mercenario non poté esimersi dal sogghignare, aiutando l'Umana a rimettersi in piedi. Alenko e Garrus invece, scoprirono di essersi incastrati: uno degli speroni del Turian nelle armi del tenente, per essere precisi. Ma mentre perdevano tempo per rimettersi in piedi, Shepard stava già dando ordini, anche se Chakwas faceva del suo meglio per starle dietro e controllarla col suo omnitool:
"Preparasi a fare rotta per l'ammasso di Styx Theta, Joker: non abbiamo ancora finito."
"Comandante, è appena sopravvissuta ad un'esplosione che ha cancellato una stazione spaziale..." obbiettò Chakwas.
Ma Shepard fece finta di non sentirla:
"Tali, Alenko, mi servirà il vostro aiuto per determinare dove Cerberus abbia mandato i Rachni nell'ammasso. Chase: si coordini con Pressly. Nessun rottame nomade della stazione che possa conservare atmosfera deve sfuggire all'attrazione di Vectra. Li distrugga."
"Sissignora." rispose l'addetta alle armi.
"Barnes: mi prepari un collegamento con Anderson non appena saremo nel raggio delle boe di comunicazione."
"Sissignora."
"Se mi cercate, sarò nella mia cabina... Consegnerò le armi più tardi Williams."
Si fermò solo un momento passando a fianco di Liara:
"Dottoressa."
Missione compiuta: era tornata a bordo incolume.
"...Comandante." rispose Liara, tenendo lo sguardo a terra.
"Meglio del dannato Batman." commentò Joker ammirato, scuotendo la testa e guardandola andare via assieme al resto del reparto di comunicazione.
Quella notte, il comandante non invitò Liara nella sua cabina, e l'archeologa non cercò di colmare la distanza.
 
***
 
Questa volta, Shepard era... furibonda.
"...Signore... non capisco. Com'è possibile?"
L'ologramma di Hackett non rispose: si limitò a toccarsi la radice dello sfregio che aveva in faccia. Un tic nervoso, che serviva come sfogo per le sue emozioni: in quel caso imbarazzo.
"Con tutto quello che è successo in questi ultimi due mesi, una base di studio dell'Alleanza scomparsa nell'ammasso Styx Theta, all'interno dei cinque chilo parsec dal nucleo galattico, non era una priorità, comandante. Abbiamo mandato una squadra, compiuto un'indagine superficiale, ma quando non è risultato niente di evidente, abbiamo reputato si trattasse di un attacco pirata nel sistema."
"Signore, con tutto il dovuto rispetto... un attacco Rachni lascia dietro di sé parecchi indizi: vuole farmi credere che i cadaveri squartati e i segni di artigli e zanne non hanno insospettito nessuno?"
"...Credevamo si trattasse di Varren: non avevamo ragione di credere che ci fossero Rachni a piede libero ai tempi. E visto che durante l'indagine non si sono mostrati, mancavano riscontri."
Shepard si afferrò la radice del naso, soffocando un'imprecazione:
"Credevo che li addestrassimo meglio i nostri marine, signore..."
"Se lo ritiene necessario, farò partire un'indagine interna, ma..."
"Allora lo faccia... per favore. Anche se è stato un errore in buona fede, l'Alleanza non può comunque permettere che l'incompetenza diventi la norma."
"Non serve che me lo ricordi, comandante."
"Maledizioni... " sospirò il comandante: "In settanta giorni, i Rachni potrebbero aver preso possesso di gran parte della regione." e questo in una zona di spazio terribilmente inospitale: era impossibile viaggiare alla leggera nell'ammasso di Styx Theta, tra tempeste di energia oscura, nebulose di idrogeno molecolare, flare radioattivi...
E fuori dal raggio delle boe di comunicazione, sarebbero stati soli.
"Sto inviando due incrociatori equipaggiati per un'operazione di bombardamento a tappeto. Ci vorranno 36 ore perché arrivino nel sistema, ma..."
Shepard scosse la testa:
"Non possiamo aspettare così tanto, ammiraglio..."
L'altra destinazione in cui Rachni erano stati mandati era anche più importante, e forse sarebbe stato possibile trovare dei superstiti: il tempo però era agli sgoccioli, come spesso accadeva per la SR1.
"...Compiremo una perlustrazione preliminare con la Normandy e lasceremo una sonda spia a monitorare il pianeta. Per quanto gli incrociatori arriveranno, avrete i vostri dati."
"La ringrazio molto comandante..."
"È il minimo che possa fare." rispose Shepard, prima di tagliare il contatto: normalmente non avrebbe mai agganciato in faccia ad un ammiraglio, ma Shepard era stanca di pulire il sedere all'Alleanza, specie in quel caso.
 
Sistema di Acheron, terminatore della rete dei portali per l'ammasso di Styx Theta: costituito da una stella gialla di sequenza principale, attorno a cui orbitavano quattro pianeti e una cintura di asteroidi a dividere il sistema a metà.
Shepard si prese un momento per osservare la mappa olografica che aveva di fronte: le loro sonde spia avevano già compiuto un esplorazione completa del sistema. Nonostante questo, non avevano trovato molto che non fosse già noto: su un asteroide carbonioso del sistema, avevano individuato alcuni rottami Turian risalenti alle loro guerre di indipendenza. Pressly avrebbe indagato meglio durante la loro perlustrazione a terra: se fossero riusciti a recuperare un'insegna Turian dai rottami, tanto di guadagnato.
La vera celebrità del sistema, e la ragione per cui l'Alleanza aveva installato una stazione di studio su di esso, era il secondo pianeta, Altahe-Ontahe... o per meglio dire, i secondi pianeti. Altahe-Ontahe era un caso più unico che raro nel panorama galattico: un doppio pianeta Roche, ovvero due pianeti rocciosi molto densi, legati insieme dalla gravità in un'orbita stabile estremamente vicina. Così vicina in effetti, che i due pianeti condividevano la stessa atmosfera: un'irrespirabile miscela di azoto ed etano, continuamente in movimento a causa dei forti venti provocati dal reciproco effetto gravitazionale tra Altahe e Ontahe.
I due pianeti gemelli erano caldi, circa 36 °C a terra, ma questo era dovuto in parte anche all'abbondanza di materiale radioattivo sulla sua loro superficie, assieme a metalli pesanti. Il terreno era basaltico, siliceo e profondamente irregolare: irte catene montuose si formavano dove la superficie era mena densa, alternandosi a larghi bassopiani. E ci sarebbe stata polvere, ad oscurare il terreno e la loro indagine...
Pressly entrò in sala comunicazione in quel momento, portando notizie:
"Comandante: abbiamo confrontato la mappa di Altahe fornita dall'installazione dell'Alleanza con i nostri rilevamenti. Ci sono due zone che presentano corone di caverne."
"...Corone di caverne?"
Pressly caricò le foto orbitali fatte coi sensori attivi della nave:
"È il modo in cui i Salarian identificavano l'ingresso delle colonie Rachni."
Le foto mostravano dei cerchi formati da tane scavate in profondità nella roccia.
"I Rachni costruiscono le loro uscite in superficie in questo modo: ognuno di questi tunnel si ricongiunge sotto la superficie, formando un labirinto. Anche facendo saltare una bocca, le altre garantiscono ai Rachni la possibilità di uscire e difendersi."
"Quindi a meno di non farle saltare tutte assieme, ce li troveremmo subito addosso..."
"Esattamente."
"Quanto in profondità possono spingersi?"
"...Abbastanza da rendere le armi della Normandy inefficaci. Ma occorrerebbe un'esplorazione a terra per saperlo con certezza."
Shepard controllò le posizioni delle corone di caverne: una di queste era in prossimità della base dell'Alleanza. Impossibile avvicinarsi senza trovarsi tutta la colonia addosso.
"Ecco perché hanno avuto bisogno dei Krogan ai tempi... Sembra che abbia letto a fondo i rapporti della guerra dei Rachni, Pressly."
"...Una lettura leggera prima di andare a dormire, signora." ammise l'XO.
"Qualcosa di rilevante a terra?"
"Abbiamo rilevato due sonde. Una è probabilmente quella che la stazione di studio usava per comunicare con l'Alleanza, e che Cerberus ha fatto precipitare sul pianeta: non sarà difficile recuperarla, è caduta in una zona molto distante dalle corone di caverne. L'altra è un po' più problematica."
Pressly spostò verso nord la fotografia della base dell'alleanza: appoggiata sull'orlo di una degli ingressi per le tane dei Rachni, il profilo acuto e il metallo lucente di una sonda Asari era inconfondibile.
"...Pensa a quello che temo?"
"La dottoressa T'Soni ha già confermato che è coerente col periodo in cui gli scritti della Matriarca Dilinaga sono stati lanciati..."
"E se non la recuperiamo, c'è il rischio che gli incrociatori dell'Alleanza spazzino via quel reperto."
Per la precisione, esisteva la concreta possibilità che quello fosse l'ultimo capitolo mancante dell'Anima e la Dea: il 16°. Anche solo pensare di dover spiegare a T'Kenthi che l'ultima parte del lavoro della sua antenata era andato distrutto... non uno scenario piacevole da immaginare. Ad essere sincera poi, il comandante non sapeva come interpretare l'azione di Liara: il fatto che non fosse venuta a dirglielo di persona... voleva lasciarle spazio, o voleva avere spazio? Shepard era confusa: le sembrava di aver fatto molti passi indietro... ma quel bacio.
Torna. Incolume.
Una frustrante confusione: ma d'altro canto, c'era da aspettarselo dopo... Noveria.
"Precisamente: devono essere stati proprio i Rachni a riportarlo in superficie." finì Pressly.
"...Quanto sarà la massa della sonda?" chiese improvvisamente il comandante.
Non una domanda per cui Pressly era preparato:
"...6 tonnellate? Prendere o lasciare? Ma Altahe ha una gravità di 1.1 g, signora."
"Mmhh..."
Per via dei Rachni, Altahe era il fondo del calderone di una strega: se avessero voluto avere successo, dovevano ridurre l'esposizione al minimo.
"...Signora? Ha un piano?"
"Quasi. Convochi la squadra e invii tre delle nostre sonde spia nel sistema di Erebus. Prepari la quarta come boa da lasciare in orbita per le squadre dell'Alleanza con tutti i dati pertinenti al pianeta che recupereremo."
"Sissignora." disse Pressly scattando: il comandante aveva quasi un piano?
Questa missione sarebbe stata interessante da monitorare dalla Normandy.
 
"...Questo non è un piano, ma'am. È un dannato suicidio."
Shepard fece spallucce, evitando di guardare nella direzione della dottoressa.
"Parla per te Ashley, a me piace."
Williams si rimangiò una risposta davvero volgare, mitigandola in:
"Fottiti Garrus... tu e il tenente rimarrete a bordo della Normandy."
"A costruire una testata nucleare col materiale fissile recuperato da Agebinium." interloquì Alenko bonariamente: "...ti cedo volentieri il posto, capo artigliere: da quando sono salito a bordo della Normandy ho visto abbastanza bombe da bastarmi per dieci vite."
Fu una delle poche volte in cui la squadra vide Williams arrossire e abbassare lo sguardo:
"Non- non ho le qualifiche per farlo." rispose, e in ogni caso, quella bomba non era per Altahe, ma un progetto a cui si sarebbero dedicati in previsione di Erebus... o per un'eventuale futuro.
"Nemmeno a me piace, Shepard." borbottò Wrex.
"Questa non è una democrazia signori: avete i vostri ordini."
"Shepard..." cominciò Tali con una piccola voce, ma il comandante non le permise di andare avanti.
"Tali, resterai sempre a bordo del Mako. E mi serve la tua esperienza coi sensori per evitare di finire in una eventuale trappola sotterranea: non sappiamo come reagiranno questi Rachni, ma durante la loro guerra contro il Consiglio, erano soliti costruire trappole non troppo diversa da una bocca di lupo. Con la differenza che catturavano mezzi pesanti. Mi serve qualcuno che indichi a Williams la strada mentre fuggiremo come imbecilli."
"...E tutto questo per recuperare un dannato manoscritto Asari. Senza offesa, dottoressa."
"Non credo di non potermi offendere, capo artigliere: sta per caso suggerendo che valuti la vita dei miei compagni sulla Normandy meno di un manoscritto?"
Questo lasciò a bocca aperta Williams:
"Ma allora..." provò a suggerire guardando il comandante.
"Questa. Non. È. Una. Democrazia." ripeté a denti stretti il comandante: "Avete i vostri ordini."
"Aye aye ma'am." rispose Williams salutando: "...Ma mi riservo il diritto di inviare una protesta formale al comando dell'Alleanza per l'evidente disprezzo che lei dimostra per la sua incolumità personale... ma'am."
"Lo farebbe davvero marine?"
"Può scommetterci ma'am. E non mi interessa quanto ridicolo sia fare un rapporto sui troppi rischi che prende un N7: credo stia davvero esagerando."
"Mi associo con il capo artigliere comandante... Shepard." aggiunse Liara: "Credo che non valga la pena di rischiare la nostra missione contro Saren per..."
"Basta così." la leonessa di Elysium non urlò, ma il brevissimo flare di energia oscura dimostrò che la sua pazienza si era esaurita: "...Annoterò le vostre opinioni nel diario di bordo. In condizioni diverse probabilmente sarebbero state sufficienti a farmi cambiare idea, ma quando manca un solo capitolo della Matriarca Dilinaga a finire la serie completa, lo stesso capitolo che forse si trova su Altahe, non ho intenzione di farmi dissuadere da considerazioni sulla mia sicurezza personale. L'eredità storica di un popolo è troppo importante per non affrettarci a recuperarla."
"È questo il motivo?"
"Lo è dottoressa... non potrebbe essere altrimenti." rispose Shepard con voce più normale, incontrando finalmente il suo sguardo: "Non quando porto nella mia mente la memoria di un intero popolo scomparso... una simile memoria... non dovrebbe venire conservata così. Spezzata e confusa..." il comandante tornò a guarda le mappe olografiche, usando la sua voce più gelida:
"Preparatevi." ordinò semplicemente.
 
Sarebbe stata una gara. Una gara folle e spericolata, in cui Shepard sarebbe stata un'esca viva.
Il loro obbiettivo sarebbe stato quello di lasciare il pianeta incolumi: quello dei Rachni, probabilmente, di ucciderli per difendere il loro territorio.
Shepard si lanciò per prima dalla Normandy, lasciando che l'atmosfera polverosa dei pianeti l'abbracciasse: dietro di lei, la seguì Castor, con Williams e Tali a bordo.
Poi, la Normandy uscì dall'atmosfera, dirigendosi ad indagare brevemente i segni di battaglia rimasti sull'asteroide carbonaceo che avevano già individuato: la loro nave non sarebbe stata di alcuna utilità in quel caso.
Shepard atterrò quasi sulla sonda, cercando di muoversi il più rapidamente e velocemente possibile. Fu stupido, ma non poté impedirsi di cercare di farlo in punta di piedi.
"Comandante, qui Castor. Siamo atterrati." come anche lei, Williams aveva cercato un approccio il più morbido possibile sulla superficie del pianeta: "...Tali sta attivando i sensori."
La voce della Quarian si inserì nel suo circuito radio:
"Shepard... ci sono qualcosa come un centinaio di Rachni sotto di te..."
Il comandante si sentì le viscere farsi remote: si sforzò di rallentare il battito cardiaco.
"Ricevuto. Sono alla sonda."
Il satellite Asari precipitato era ben in vista, mezzo sepolto dalla terra smossa dai Rachni quando avevano aperto le bocche della loro colonia.
Da quello che Han Olar le aveva raccontato su Noveria, i Rachni si riproducevano a ritmi spaventosi: la regina, nutrita dai tecnici della BH, produceva covate in modo discontinuo, da 100/150 uova ogni settimana, deposte tutte in una volta. Era plausibile che gli altri Rachni si riproducessero più lentamente, ma comunque potevano creare una colonia in poco, pochissimo, tempo.
Mentre si avvicinava carponi all'imboccatura della colonia dei Rachni, Shepard provò perfino a calcolare il numero esatto di Rachni sul pianeta... le cifre che si ammassarono nella sua testa però, non le fecero una buona impressione:
"Tali?"
"I sensori sismici mostrano movimento, ma niente di... violento: non sanno ancora che siamo qui." non ci avrebbero messo molto a scoprirlo, però.
Shepard toccò con le dita la sonda Asari, spostando lentamente la terra che la copriva per accedere al suo vano interno.
Ebbe la conferma di aver fatto centro quando incontrò i familiari caratteri incisi nel metallo argentato, e lo stemma del casato di Kenthi: una sorta di doppia W sovrapposta e inscritta in un triangolo.
Il cumulo di terra smossa davanti di lei sembrò ondeggiare, come fa l'acqua per il moto di un pesce sotto di essa.
Shepard continuò a lavorare: non era difficile. L'aveva già fatto tante altre volte: era questione di secondi.
Le due pinze di un Rachni sorsero come fiori carnosi dalla terra: erano purpurei. Non poteva essere una regina, quindi doveva essere un maschio anziano: forse il fondatore della colonia. La demenza di cui sembravano soffrire quei Rachni che non erano stati cresciuti da una regina, lo aveva portato vicino alla superficie: Shepard azionò i sensori della sua tuta, registrando e ascoltando, mentre lo strano verso che aveva udito già una volta sulla Normandy tornò a farsi sentire.
Tre note di basso, in semibiscroma, una pausa: poi due note più brevi, la prima in minima, e la seconda in semiminima, con una variazione del tema nella seconda, per chiudere in modo più acuto. Poi di nuovo le prime tre note, ma eseguite con un altro apparato del Rachni, un altro... strumento. Se la prima ripetizione assomigliava ad un bramito, la seconda ricordava di più una vibrazione: se la sentì nelle ossa, a risuonare nella sua cassa toracica...
E di nuovo le due ripetizione acute.
Poi calò il silenzio su Altahe, e solo il sibilo del vento le soffiò nelle orecchie: lo scritto della matriarca Dilinaga era ora nella sua mano.
L'unico modo per fuggire al diavolo, è nascondersi sotto la sua coda: Shepard non provò ad estrarre le sue armi, mentre il Rachni sorgeva dalla terra che chiudeva uno degli ingressi del suo nido. Per il momento, gli dava ancora le spalle.
"Williams, porta qui il Mako subito." sibilò il comandante nel casco.
Fu il rumore, o magari le vibrazioni dell'IFV, ad attirare la sua attenzione e quando Castor sbucò da dietro un crinale, il Rachni si voltò abbastanza da accorgersi di lei: per un momento, nei suoi otto occhi composti, la sola immagine che si rifletté fu quella dell'Umana troppo vicina.
Molto lentamente, Shepard aprì il circuito audio verso l'esterno: per il suo tentativo, Shepard scelse una parte del messaggio lasciato dall'Apollo 11 sulla Luna.
"Vengo in pace, in nome di tutta l'Umanità." affermò.
Per tutta risposta, il Rachni urlò e Shepard brillò di azzurro, scaraventandolo venti metri lontano, goffamente sdraiato sul fianco: poi il comandante cominciò a correre verso il Mako, tenendo sottobraccio il manoscritto di Dilinaga e imprecando per tutto il tempo.
Non si voltò a guardare quando sentì dietro di sé altre urla di Rachni.
Williams non si fermò col Mako, ma fece salire il comandante rallentando lievemente col portellone aperto, lasciando che fosse Tali ad aiutarla a salire. Tra i Rachni e Shepard, per fortuna la Quarian si concentrò su quest'ultima: il capo artigliere mandò Castor in un testa coda, facendo dietrofront e marciando verso nord, nord est, schiacciando l'acceleratore abbastanza da fare un buco sul fondo dell'IFV. Si diressero al punto di schianto della sonda dell'Alleanza, mentre Shepard conquistava la posizione dell'artigliere e liberava il cannone. Nel frattempo, Tali si rimise al posto di copilota, indicando a Williams dove non andare, cercando di trovare lo spazio di dare indicazioni tra un colpo di cannone e l'altro.
I Rachni smisero di inseguirli dopo venti chilometri, e Shepard li vide diventare sempre più piccoli nel mirino del cannone fino a scomparire.
Williams non staccò il piede dall'acceleratore fino a quando non furono di nuovo sulla SR1.
 
Di nuovo al sicuro a bordo della Normandy, ovvero nello spazio e in rotta verso il sistema di Erebus, la squadra visionava le riprese dei sensori di Castor e della corazza del comandante.
"...Adesso sappiamo quanto siano profonde le loro colonie su Altahe." commentò Shepard, osservando le riprese fatte dal retro del suo casco: tutti i loro dati, e le sue conclusioni, erano stati lasciati a disposizione per gli incrociatori dell'Alleanza, sperando che bastassero per disinfestare il pianeta.
"Signora?"
"...Esiste una relazione geometrica tra il numero di individui di una colonia e la loro profondità, che dipende però anche dall'ambiente in cui si trovano a scavare... le loro colonie devono sprofondare per circa un chilometro e mezzo nel terreno."
"È per questo che l'ha fatto, ma'am? Ottenere dati per gli incrociatori?"
"Per questo, e per la sensazione esilarante di essere un'esca viva: dovranno usare cariche termobariche, se vogliono avere una speranza di disinfestare Altahe. E giusto per essere sicuri... sposterei la base di studio su Ontahe: un doppio pianeta di Roche si può studiare anche sull'altro gemello."
Liara scosse la testa, un gesto che Shepard finse di non vedere:
"Alenko, Vakarian: a che punto siete?"
"A buon punto signora: visto che è la prima testata nucleare che costruisco, mi sono permesso di... esagerare. Garrus è entusiasta." ed effettivamente il Turian annuì.
"Bel lavoro." replicò Shepard con un sorriso obliquo e incrociando le braccia: "...Vorrei un rapporto completo sulla mia scrivania non appena avrete finito. Ma per oggi può bastare: direi che Prescott può tirare fuori dalla ghiacciaia le birre e concederci una serata di dissolutezze."
"Ah! Mi piace come suona."
"Penso che ne approfitterò anch'io: Rachni." disse Tali rabbrividendo.
"...A proposito,che avete trovato sull'asteroide carbonioso?" chiese il comandante, cominciando a sgomberare la sala, e tirandosi dietro il resto della Squadra
"Un'insegna della colonia di Epyrus." rispose Garrus.
"L'ambasciatrice Orinia sarà entusiasta... adesso ci manca un solo Medaglione, e avrò anche la Dalatrass Dardree pronta a ricoprirmi d'oro."
"...Non ci hai mai detto cosa siano, Shepard."
"Il tuo prossimo bonus in busta paga Wrex. E non chiedere altro..."
"Comandante." la chiamò Liara: non si era mossa di un millimetro dalla sala comunicazione, rimanendo ferma come una statua di sale: "...Posso avere un momento del suo tempo?" chiese, indicando gli ologrammi di Altahe.
Shepard si guardò indietro, e fece cenno al resto della squadra di andare avanti senza di lei. Quando le porte si chiusero nuovamente, lasciandola da sola nella sala comunicazione con Liara, l'archeologa la schiaffeggiò: poi uscì senza dire una parola.
Forse se l'era meritato.
 
***
 
Quella notte, fu Shepard a fare visita a Liara nel suo laboratorio, portando sottobraccio la sua scacchiera. Passando, il comandante rivolse un cenno d'intesa a Garrus, sdraiato mollemente sulla sua branda a leggere la Divina Commedia dal suo datapad retroilluminato. Il Turian sorrise vedendola passare, per quanto la sua specie potesse fare almeno, fingendo di ignorare le implicazioni della sua visita notturna:
"...Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ’l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate." lesse il Turian.
Quel poema non era faticoso nel suo significato letterale, ma era assolutamente enigmatico in quello nascosto: tuttavia, il concetto del contrappasso era qualcosa che il Turian era riuscito ad apprezzare e molto in fretta.
Garrus cominciò a leggere le note che erano incluse nel datapad su quei versi:
"Oh." disse solamente all'infermeria ora vuota.
 
Dall'altra parte della porta, chiuse nel laboratorio, Shepard si avvicinò a T'Soni:
"Pace?" chiese a Liara, abbassando lo sguardo.
"...Non sono mai stata arrabbiata con te, Hayat." rispose l'archeologa, salvando e chiudendo le schermate di dati a cui stava lavorando: i dischi dati Prothean continuavano a rimanere un mistero.
"Sul serio, dottoressa?"
"...No." ammise Liara: "Il tuo ignorare la tua stessa sicurezza.... mi inquieta."
"Ha modo di vendicarsi allora." rispose Shepard, piazzando la scacchiera tra loro: non c'era una seconda sedia nel laboratorio, per cui il comandante come sempre prese per sé una delle casse sparse in giro.
"...Dovrei dire qualcosa?" chiese Liara quando il sorteggio le assegnò i bianchi: una vecchia routine.
 Pedone in e4.
"Solo se lo vuoi." rispose Hayat, muovendo pedone in d5: difesa Scandinava.
"...E tu vorresti dire qualcosa?" pedone in e5.
Shepard ci pensò a lungo:
"Non lo so." ammise: cavallo in c6.
Liara spostò la sua regina in e2, corrugando la fronte.
"...Non mi posso scusare per quello che ti ho chiesto Liara." alfiere in f5: "Dopo quello che ti ho fatto... io non ho parole per scusarmi."
Liara mise il suo pedone in c3:
"Stai cercando di razionalizzare un tentativo di suicidio?" pedone nero in e6.
"Non era un tentativo. E non era un suicidio." pedone bianco in d4.
"E cos'era allora Hayat?"
"...Una dichiarazione." rispose il comandante: pedone nero in f6.
"Oh?" Liara mise il suo pedone bianco in f4, e il cavallo di Shepard fuggì in a5: c'era quasi.
"...Io non sono... una persona normale, Liara. Non credo di essere migliore di altri, ma di certo sono diversa."
"A dir poco." cavallo bianco in f3.
"Cavallo nero in c4... la verità è, che a causa di come ho vissuto la mia vita, ho una serie di valori differente: ci sono alcune cose che ritengo siano inaccettabili, al punto tale che la mia coscienza mi chiede di risolverle. Immediatamente, senza scuse." cavallo bianco in h4:
"E questo quindi quello che hai cercato di fare?"
"Sì. Ogni membro della mia squadra è importante, tu più di tutti." alfiere nero in e4: a cosa stava mirando quel doppio assedio?
Liara spostò il suo cavallo bianco in d2.
"...Quello che voglio dire, Liara, è che... io non conosco il mio destino." pedone nero in f5: "Ma..."
"Ma?" regina bianca in h5: scacco. Liara stava aspettando solo quello.
"Ma sono pronta a fare del mio meglio per creare un futuro per noi... se tu lo vorrai." pedone nero in g6.
Cavallo bianco in g6, pedone in g6 e Liara mangiò con la regina la torre di Hayat in h8.
Shepard spostò il cavallo in h6, con uno strano sorriso obliquo sul volto:
"Non capisco." ammise Liara mangiando col suo cavallo bianco in c4: "Qual è il nesso tra queste tue parole e...?"
Hayat mangiò col suo pedone in c4, e Liara punì quel pedone ribelle con il suo alfiere.
"Che dopo quello che ti ho tolto, vorrei darti così tanto in cambio. Io ti amo. E questo non è cambiato."
Finalmente, la regina di Hayat si mosse in h4, dando scacco al re di Liara.
"Ma non è stata colpa tua!" sbottò Liara sfuggendo col suo re in d2.
"Su questo... dobbiamo dissentire." regina nera in f2 e Liara arretrò in d1: "...Ma la verità è che se devo scegliere tra fare quello che so giusto e quello che dice il mio cuore... allora io ho già scelto di stare con te. Prima di te, nessun altro mi ha mai chiesto di tornare."
"Pace allora." disse Liara quietamente: finalmente. "...Ma continuerei a preferire meno esplosioni nel nostro futuro... adesso...?"
"Adesso...?"
"...Hai intenzione di darmi scacco matto, così che possa baciarti come si deve?"
"...Alfiere in c2. Scacco matto." l'accontentò Hayat.
Ma a Liara non importò di aver perso un altra volta: nella semioscurità del laboratorio, due menti divennero una, e due cuori trovarono conforto l'uno nell'altro.
 
***
 
"Mayday. Mayday. Mayday. Qui è il tenente Marie Durand, 3°-14° unità di fanteria, 10° divisione di frontiera dell'Alleanza..."
Nepmos era il primo di quattro pianeti ad orbitare attorno alla sua stella: un luogo sulfureo, di roccia nera e cieli gialli e grigio scuro, dalla sottile crosta ricca di metalli pesanti, soprattutto uranio, palladio e titanio; a coprire un nucleo di magma fuso e ribollente.
"...La postazione è sotto attacco da forme di vita non identificate. Abbiamo bisogno di una dannata estrazione!"
L'atmosfera del pianeta era densa e calda: 68 °C. I soldati dell'Alleanza si muovevano su un pianeta con 1.2 g.
"Qui è il comandante Shepard della Normandy. Stiamo arrivando."
Castor e Pollux fendettero le nuvole basse, portandosi dietro una larga striscia bianca di condensa: per Marie Durand e i suoi, avrebbero potuto essere angeli.
I Rachni avevano aperto una corona di caverne proprio dirimpetto alla base, e le forze dell'Alleanza cercavano di arginarli nei cento metri di terra di nessuno che c'era fra l'uscita della colonia e la loro base. I marines avevano pistole e fucili, e solo un fiume sotterraneo di magma aveva impedito che gli alieni gli sbucassero da sotto. Le creature erano implacabili: l'insediamento aveva subito gravi danni e i marines stavano perdendo, al punto, che su un altro pianeta avrebbero provato a ritirarsi... ma non c'era un altro luogo dove scappare su Nepmos: solo roccia nera e zolfo.
I due IFV toccarono terra pesantemente, a fianco del fortino dell'Alleanza: i loro cannoni e le raffiche di mitragliatrici furono una manna per i marines asserragliati lì, senza un trasporto e chissà da quanto tempo sotto attacco. Castor e Pollux cominciarono a riequilibrare la sorti di quello scontro: per fortuna, i Rachni non erano impervi ai loro cannoni quanto i Creepers del Thorian.
Fu uno scontro breve, mentre i due Mako scodavano per evitare gli schizzi d'acido dei Rachni e i loro artigli, comportandosi come due cani da pastore occupati a contenere un gregge impazzito.
I marine li aiutarono a vincere.
 
"Tenente Durand, signora..." salutò la donna dalle barricate: indossava una corazza pesante modificata della Aldrin Labs. Una rarità, tra le forze di frontiera dell'Alleanza: il 3°-14° era ben equipaggiato, forse proprio a causa di dove erano stati schierati.
Shepard restituì il saluto:
"...3° brigata, 14° reggimento fanteria." completò la marine: "E sono dannatamente felice di vederla."
"Abbiamo pensato che vi servisse un po' d'aiuto..."
"Per la verità signora, ci serve un'evacuazione. Potete portarci via?"
"...In quanti siete rimasti?" chiese Shepard facendo scorrere lo sguardo sui marine dell'accampamento: un fragile anello di prefabbricati.
"Quaranta persone, più o meno, e io sono l'ufficiale più alto in grado. Metà di quelli che eravamo..."
Shepard scosse la testa:
"La nostra è una fregata da guerra: non siamo in grado di gestire una simile evacuazione da soli."
"Dannazione..." imprecò uno dei marine di Durand.
"...Ma faremo quanto è in nostro potere per aiutarvi: l'Alleanza ha già inviato degli incrociatori nell'ammasso. Tempo una settimana al massimo e saranno da voi."
"Signora, con tutto il dovuto rispetto, non resisteremo altre sette ore contro quelle cose: quelli che abbiamo affrontato erano solo l'avanguardia! Le nostre sonde sismiche hanno rilevato un branco molto più numeroso in avvicinamento. Cinque minuti al massimo."
Attraverso il casco, Shepard le rivolse un sorriso:
"Ecco perché siamo qui. Vakarian, Alenko, Zorah: controllate cosa potete fare per rinforzare questa postazione. Williams, Wrex: ispezionate il perimetro." la piccola squadra alle sue spalle scattò, e solo Liara rimase con lei.
Durand diede ordini perché qualcuno dei marine desse loro una mano:
"...Avete dei feriti?"
Durand scosse la testa:
"Non fanno prigionieri signora: se ti afferrano, ti ammazzano. Ho perso la maggior parte del plotone cercando di mettere in funzione le torrette." spiegò Durand, indicando due postazioni automatizzate di fronte ai prefabbricati, che avrebbero dovuto sorvegliare la terra di nessuno tra Rachni e marine.
"Se ne occuperanno i miei uomini."
"Come siete finiti in questo posto?" chiese invece Liara
"Siamo un plotone di frontiera." disse uno dei marine di Durand, alzando le spalle come se fosse evidente.
"...Temo di non capire." rispose la dottoressa.
"Una piccola guarnigione dislocata in posizione strategica: in caso si renda necessario un intervento delle forze dell'Alleanza nell'ammasso, possono usare i marine qui, invece di doverli portare al completo dai nostri territori. Riduce il numero di navi coinvolte nell'operazione. E le tempistiche di un'azione."
"Oh... ha senso. Ma questo vuol dire che vi hanno lasciato qui senza una nave di supporto?"
Durand annuì:
"Ci hanno schierato qualche mese fa, in previsioni di possibili operazioni antipirateria, e ci inviavano trasporti automatizzati con i rifornimenti ogni paio di settimane. Non era così male: prima di quei cosi, non avevamo visto niente di più pericoloso di qualche lichene... ma ieri, questi animali hanno cominciato a sbucare fuori dal terreno."
"Sono Rachni tenete, non semplici animali. E sono sfuggiti al controllo. Stiamo cercando di contenere la situazione da allora."
"L'Alleanza produce questi cosi?"
"Certo che no, caporale." rispose Shepard, rivolgendosi al marine: "...Stiamo ripulendo casini altrui, ma è una lunga storia."
"Signora, sinceramente non mi interessa. L'unica cosa che m'importa è sopravvivere fino all'evacuazione."
"La ricevo forte e chiaro, tenente. Tali, a che punto siamo?" disse Shepard attaccandosi alla radio.
"Mi servono delle ore per rimettere in funzione il generatore delle torrette." il primo assalto dei Rachni doveva essersi spinto fino all'interno del campo...
"Non abbiamo tutto questo tempo." rispose il comandante.
Pensa Tali pensa: pensapensapensapensapensapensa! E il panico diede alla Quarian l'illuminazione:
"...Posso provare a collegare uno dei Mako al generatore e usarlo come fonte energetica temporanea, ma ci lascerà con un IFV immobilizzato."
"Fallo comunque: l'unica cosa che ci serve adesso sono i cannoni."
"Ricevuto."
"Williams, Alenko! Spostate i due Mako: uno all'interno del perimetro, l'altro vicino a generatore."
Il coro di "Sissignora" e "Aye aye ma'am" si sovrappose nella sua radio.
"Potete bombardarli dall'orbita?" implorò uno dei marine.
Ancora una volta, Shepard si trovò a scuotere la testa:
"Un bombardamento dall'orbita ci farebbe nuotare tutti nella lava: la crosta di Nepmos è troppo sottile. Abbiamo già una soluzione a lungo termine, ma l'obbiettivo ora e difendere questo posto."
"...Aye aye ma'am."
"Signora: stanno arrivando!" disse un altro soldato uscendo da uno dei prefabbricati: probabilmente il centro di comando.
"Sulle trincee marine!" urlò Durand: "Fate provvista di granate!"
"Le dispiace se mi aggrego?" chiese Shepard dirigendosi verso la barricata.
"Volentieri, signora."
"...Wrex." disse Shepard quando il Krogan la affiancò, assieme a Vakarian, Alenko e Liara.
Williams e Tali avrebbero manovrato i cannoni dei Mako.
"Shepard?"
"Come ci si sente a combattere contro la nemesi della propria specie? Come un guerriero delle leggende Krogan?"
"...Mhh. Mi piace." rispose sinceramente il mercenario stringendo il suo fucile d'assalto: di tutta la barricata, Shepard e Garrus erano gli unici ad avere un fucile da cecchino.
"Questo fa di noi dei Krogan onorari?" chiese Alenko al mercenario.
"...Ci penserò." rispose prudentemente Wrex.
Le due torrette presero improvvisamente vita: Tali doveva aver finito.
"Garrus?"
"Sì, Shepard?"
"...Vediamo chi fa più centri?"
Dalla corona di caverne, la terra cominciò a smuoversi.
"Speravo me lo chiedesse, signora." rispose Garrus, azionando una serie di comandi sul suo omnitool: nel suo casco, si diffuse l'inno imperiale Turian.
Poi tutti cominciarono a fare fuoco.
 
I Rachni furono inarrestabili: su Nepmos, i marine e la Squadra di Shepard ebbero un assaggio di cosa erano state le guerre contro di loro. Per ogni Rachni ucciso, altri tre ne prendevano il posto, e l'uniforme onda di marrone cioccolato progrediva verso di loro, accelerando, urlando e facendo scattare le chele. Anche con i Mako e le torrette a difenderli, ognuno ebbe abbastanza bersagli da riempire un fucile di tacche.
"Sta barando signora!" il Turian dovette alzare la voce per farsi sentire.
"Sto vincendo Garrus." lo corresse Shepard, prima di lanciare una singolarità dove lo schieramento dei Rachni era più fitto.
Ancora una volta, erano i poteri biotici a fare la differenza: per controllare un vasto branco di Rachni alla carica, le singolarità di Liara e Shepard erano un dono del cielo. Costringevano i Rachni a rallentare e davano tempo ai marine e al resto delle difese di concentrare i loro attacchi, impedendo ai Rachni di travolgerli.
"...E stai rimanendo indietro comunque!" aggiunse Shepard, piazzando un tiro in bocca ad un Rachni col suo fucile.
Li respinsero senza farsi illusioni, senza smettere di combattere: senza sperare di sopravvivere. Con i marine di Durand che ogni tanto li guardavano come se oltre ad essere piovuti dal cielo, fossero anche fatti di altra materia rispetto alla carne: l'equipaggiamento e l'addestramento non dovrebbero fare tutta quella differenza...
Chi tra gli insetti si avvicinava troppo, riceveva l'accoglienza di Kaidan e Wrex, che tra poteri biotici e fucili d'assalto finivano i feriti, i moribondi o semplicemente i più feroci e svelti tra i Rachni.
Granate e il resto dei marine respingevano coloro che si avvicinavano ancora di più: un solo Rachni riuscì a morire ad un tiro di sputo dalle barricate di Durand, ma fu quello che si avvicinò di più.
Rimasero su quella barricata per due ore prima che i Rachni finissero.
 
Il centro di comando di Durand non era molto spazioso, ma era un prefabbricato con aria condizionata, in cui la squadra trovò rifugio volentieri dopo i 68 °C di Nepmos. Williams e Alenko si versarono in testa una bottiglia d'acqua ciascuno, mentre Durand si accese una sigaretta: il tenente aveva un volto acuto, di vaghe ascendenze nordiche, e capelli neri tenuti molto corti in una sorta di mohawk, bagnati di sudore.
Shepard invece sembrava avesse appena finito una passeggiata.
"Dannazione signora.... solo... dannazione." commentò la tenente scuotendo la testa e inspirando la sua sigaretta con mani lievemente tremanti.
"Shepard porta sempre la violenza migliore."
"Ah Wrex... e tu dici sempre le cose più carine."
"Wha ah ah."
Durand scosse ancora la testa: zero morti, zero feriti da quando Shepard e i suoi si erano aggiunti sulla barricata... dannazione era il modo di Durand di ammettere che era senza parole.
"Signora... mi firmerebbe il fucile?" chiese uno dei marine di Durand.
"...Un po' troppo freudiano per i miei gusti, caporale." rispose Shepard guadagnandosi una risata da tutta la sala.
Dei... perfino Durand era pronta a seguirla all'inferno ora: cosa doveva essere servire con lei? Ed essere esposti tutti i giorni a quella luce? Doveva essere come imparare, se non da Marte in persona, almeno da Badb: sì, il giardino di Shepard, era una giusta metafora per quello che avevano lasciato sulla superficie di Nepmos.
Quell'alto muro di carapaci marroni...
"Signora... stanno arrivando i dati dai nostri UAV." disse un altro marine.
Durand annuì, attivando il piano olografico del suo tavolo e caricando i dati che i loro droni stavano raccogliendo: stava combattendo da 26 ore filate, ma qualcosa le diceva che avrebbe voluto assistere ai prossimi eventi. Dopo aver respinto i Rachni, avevano lanciato subito i droni per compiere una ricognizione ad ampio spettro: per quanto li avessero respinti, non c'era modo di sapere quanti ancora ne restassero su Nepmos. Fu un sollievo indescrivibile scoprire dai dati raccolti che, a quanto pareva, ne rimanevano pochi: così pochi in effetti, da non essere più un problema. Durand e i suoi avrebbero potuto aspettare l'evacuazione dell'Alleanza e sopravvivere a Nepmos senza problemi. La donna ebbe voglia di gridare, di ballare: di abbracciare qualcuno.
"I Rachni si sono rintanati in una grossa cavità 500 metri sotto la superficie." osservò Shepard: "Qui... circa trenta chilometri dalla nostra posizione."
"Non siamo equipaggiati per un'operazione di pulizia...per quanto mi piacerebbe dar loro la caccia."
"Non dovrete farlo: la cavità sembra essere una vecchia camera magmatica. Un'esplosione al suo interno, e anche se dovessero sopravvivere, affogherebbero nel ferro fuso."
"Signora... ci ha salvato il culo qui. Non c'è bisogno di andare a cercare guai: li abbiamo sconfitti..."
La Quarian, e Durand ci aveva messo un po' a convincersi che non fosse una marine con una strana corazza, interloquì a quel punto scuotendo lievemente la testa:
"Shepard è una perfezionista." commentò, a metà tra la rassegnazione e l'ammirazione.
"...E siamo venuti preparati: abbiamo con noi una testata nucleare artigianale. Portandola in quella cavità e facendola detonare, dovremmo sterminare tutti i Rachni sul pianeta. E risolvere definitivamente il problema."
"Dovrò depotenziarla un po' prima, però. Tipico, la prima bomba che costruiamo, e devo dimezzarla." si lamentò Alenko: "O forse ridurla ad un terzo...con permesso" aggiunse pensieroso, rimettendosi il casco e dirigendosi fuori a lavorare al suo marchingegno.
"Shepard." aggiunse il brutto Krogan che si portavano dietro: prima volta che Durand vedeva così tanti alieni diversi in una volta.
"Wrex." annuì l'N7, e in quelle due parole era passato un intero discorso.
"E nel frattempo noi cosa dovremmo fare?" chiese il Turian.
"Wha ah ah... ancora triste per essere stato battuto, Garrus?"
Era anche la prima volta in cui Durand vedeva Turian e Krogan fare cameratismo.
"Dovrete aiutare i marine a rimettere in linea il generatore dell'installazione: non possiamo lasciare qui l'IFV."
La Quarian tirò un sospiro di sollievo.
"E per quanto riguarda me e la dottoressa?" chiese Williams.
"Dipende... Pressly ha mandato un messaggio: il sistema è stato cartografato dalla Ibn Battuta qualche mese fa, ma ha fatto solo un passaggio attorno al secondo e quarto pianeta del sistema. L'XO ha mandato le sonde spia della Normandy a finire la perlustrazione del terzo, visto che noi siamo già su Nepmos." Shepard guardò intensamente la dottoressa Asari: "...Hanno trovato un caccia Salarian a lungo raggio schiantato sulla superficie del pianeta."
"Un medaglione, ma'am?" chiese il capo artigliere: "Quindi la serie è..."
Shepard annuì: Styx Theta era stato generoso con loro. A parte per i Rachni, s'intende:
"...E un disco dati Prothean a bordo." aggiunse il comandante.
"Allora è meglio che torni sulla Normandy e mi metta ad analizzare i dati: chissà, potremmo essere fortunati questa volta e scoprire la chiave di cifratura."
"Con 10 dischi a disposizione, uno può solo sperarlo dottoressa."
Durand aspirò la sua sigaretta, notando di averla quasi finita: una battaglia contro i Rachni sembrava qualcosa di normale per loro... si comportavano come se avessero visto di peggio. Durand si accorse di non voler sapere... ma non poté fare a meno di continuare ad ascoltare:
"Se non le dispiace signora, preferirei rimanere sul pianeta: dovesse succedere qualcosa, posso sempre venirvi a prendere con l'altro Mako, non appena l'avremo staccato."
"Buona idea Williams... Tenente Durand, sembra che le nostre strade si separino qui."
"...Non tornerete al campo?"
"Nah... altre battaglie ci aspettano: una volta piazzata la bomba, e assicuratici di non aver causato danni collaterali, lasceremo il pianeta immediatamente: quattro giorni, una settimana al massimo, e l'Alleanza vi recupererà."
"Non saprei signora... senza i Rachni, potrebbe perfino piacermi questo posto." rispose Durand salutando.
Shepard ricambiò il saluto con un sorriso, trasformandolo in una stretta di mano che Durand restituì sopra il tavolo:
"Buona fortuna, tenente."
"...Buona caccia comandante."
Poi, con un cenno della testa a Wrex, l'N7 e la sua squadra uscirono al completo.
"...Signora." chiese uno dei suoi uomini nel silenzio che seguì, scuotendo la testa: "...Crede che ci siamo sognati tutto?"
"Non lo so caporale. Credo che mi farò una dormita, e ti risponderò fra sei ore."
"Aye ma'am."
Fuori, il motore di uno dei Mako prese vita.
 
Al di fuori della base dell'Alleanza, Nepmos era un pianeta abbastanza regolare: la crosta esterna doveva essere sufficientemente densa da essere più difficilmente soggetta ai terremoti e fenomeni bradisismici, di quanto qualcuno avrebbe potuto aspettarsi. Piatte colline e bassipiani erano la norma, tuttavia il fatto che si trovasse nell'anello dei cinque chilo parsec dal nucleo galattico lo rendeva un luogo in cui difficilmente l'Alleanza avrebbe voluto o potuto investire in operazioni minerarie.
Castor trovò quello che stava cercando a fatica, nonostante le indicazioni dell'UAV di Durand: una grossa caverna che si apriva nel fianco di una collina piatta.
"...Quanto dobbiamo scendere?" chiese il Krogan, che portava la testata legata la petto: trenta chili di ordigno nucleare non sembravano troppo faticosi da trasportare per lui.
"Considerando la conformazione del terreno e la densità del pianeta..." cominciò il tenente affacciandosi all'imboccatura della caverna.
"Alenko: in termini... comprensibili."
"150, 200 metri di roccia sopra la testa basteranno. L'onda d'urto non si disperderà più a quel punto, ma frantumerà la crosta fino ad aprirsi la strada alla camera magmatica più vicina."
"E tanti saluti ai Rachni."
"...E tanti saluti ai Rachni: sì signora."
Entrarono nella caverna cautamente, avanzando fino a quando la luce di Erebus non scomparve, lasciandoli al buio.
"Alenko?"
"Nessun Rachni di fronte a noi per ora: questo passaggio ci porterà in basso." rispose Alenko, spegnendo l'omnitool e imbracciando il suo fucile d'assalto.
Scesero in silenzio e con calma, senza incontrare resistenza:
"Mi sembra di essere finita in un libro di Jules Verne." commentò il comandante con un mezzo sorriso nella voce.
"...Viaggio al centro della Terra?" e Shepard annuì in risposta alla domanda del tenente.
Wrex invece rimase in silenzio: due ore contro i Rachni avevano saziato la sua sete di battaglie per quel giorno... e per altri a venire. In verità, non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto tornare sulla Normandy, e con questo in mente, accelerò lievemente nella discesa, aprendo la strada.
Scesero per molto tempo nel passaggio regolare, un cilindro che si arrotolava verso il basso, senza incontra ostacoli, o resistenza: il movimento della lava aveva reso il pendio non troppo difficile da percorre.
Quando si fermarono, lo fecero perché era finita la strada: davanti e sotto di loro, si apriva ora l'abisso. Erano arrivati sul ciglio di una cavità di cui i sensori nelle loro tute non riuscivano a individuare il fondo o la parete più distante.
"È abbastanza." disse Alenko, osservando il tutto attraverso i sensori della corazza.
"Ah... dobbiamo solo trovare un modo per scendere allora. E se anche voi Umani ve la cavate bene, noi Krogan non siamo fatti per arrampicarci."
"Maledizioni no, Wrex: con la fortuna che abbiamo, come minimo ci attaccherebbero mentre siamo a metà della discesa."
"Vero... quindi?"
"Dipende: Alenko, quanto è resistente la bomba?"
"Non abbastanza da restare intatta a questa caduta."
E usare i poteri biotici per calarla era fuori discussione: lo sforzo richiesto sarebbe dovuto durare interi minuti. Nessuno di loro aveva una tale resistenza.
"...Capisco. Wrex, setta il timer per 40 minuti."
Wrex era curioso, ma cominciò ad armeggiare con i comandi della bomba senza fare domande.
"Signora?"
"Hai notato Alenko, quanto i Rachni reagiscano al suono? In condizioni normali, deve essere una delle loro forme primarie di comunicazione."
"Non la seguo signora..."
"Strano, considerato che intendo seguire un suo consiglio."
Shepard aprì il circuito della sua corazza, si mise le mani sulle ginocchia e... urlò. Urlò con quanto fiato aveva in gola, gridò oscenità e parolacce fino a farsi venire male alla lingua.
E l'abisso rispose.
"Signora..."
"Wrex: la bomba è settata?" chiese Shepard ignorandolo.
"Ovviamente."
"Posala a terra." ordinò il comandante, senza distogliere lo sguardo dall'abisso: sulla parete, arrampicandosi in verticale, stava arrivando qualcosa.
"...Vi chiedo solo di non fare rumore ora, e di non sparare." spiegò, estraendo una bomboletta da uno scomparto dell'armatura e tenendola nella sinistra, impugnando nella desta la sua pistola.
Poi Shepard sollevò la bomba con i suoi poteri biotici. E la scagliò addosso al guerriero Rachni che stava salendo per primo: i riflessi animali della creatura non lo abbandonarono, ma il comandante contava proprio su questo.
Il Rachni ricevette la bomba con l'incavo delle sue braccia, senza perdere la presa sulla parete di roccia.
Shepard gli lanciò addosso l'intera bomboletta di omnigel che aveva con sé. Un colpo di pistola molto preciso, e il Rachni si trovò il contenuto esploso addosso, accecato e con la bocca tappata: un problema che non sarebbe durato molto dato il suo sputo acido.
Tuttavia, l'omnigel aveva di fatto incollato la bomba al Rachni, in modo... piuttosto comico. Sempre con la pistola in mano, Shepard gli mozzò una gamba, e una delle due braccia dotate di artigli. Il Rachni, appesantito dalla zavorra, e senza possibilità di reagire, fece la cosa più sensata: cominciò a scivolare verso il basso, lasciando ai suoi compagni il compito di catturare quella preda.
Shepard rinfoderò la pistola, poi prese dalla cintura le stesse luci chimiche che Liara portava sempre con sé, rompendole e agitandole... e le gettò tutte nell'abisso il più lontano possibile, assieme ad una granata.
"Non un fiato." sibilò nella radio, cominciando lentamente ad indietreggiare.
Attirati dal rumore, l'intera cavità Rachni era in fermento, ma con la luce chimica che segnalava la presenza di intrusi, lo stimolo visivo ebbe la meglio su quello sonoro, specie quando, toccato il fondo, la granata esplose senza fare alcun danno: nessun Rachni superò il ciglio dell'abisso.
Shepard, Wrex e Alenko invece, indietreggiarono lentamente, fino a quando non furono di nuovo nel passaggio della roccia. Il comandante minò la galleria con le granate: se i Rachni avessero deciso di inseguirli, il passaggio sarebbe franato loro addosso. Poi corsero come il vento verso la superficie e la salvezza.
Il tenente non smise di ridere nemmeno quando furono a bordo della Normandy, e quando raccontò tutta la scena, il resto dei marine poterono solo unirsi a lui.
Quando lo lasciarono, Nepmos era al 100%, disinfestato dai Rachni, e la postazione di Durand si reggeva ancora in piedi: i marine dell'Alleanza sarebbero stati evacuati cinque giorni dopo... ma per allora la Normandy avrebbe già perso un'altro membro del suo equipaggio.



E con questo siete arrivati alla fine di questo capitolo... spero che vi sia piaciuto.
Ho cercato di reinterpretare un po più... tragicamente l'effetto che la morte di Benezia può avere su Liara, e nel caso che siano assieme, anche su Shepard. Per questa mia Hayat in particolare, che conosce il dolore della perdità di un genitore in prima persona, restare... indifferenti non è semplicemente, un'opzione.
Sperò però, che il dramma che ho cercato di inserire non appaia gratuito: Hayat (e qualunque Shepard più in generale), semplicemente non può essere una persona normale. Non sarebbe l'eroe di questa storia, altrimenti.
A parte questo, comunico che non ci sono freni su questo treno: nel senso che la pubblicazione dei capitoli di questa storia continuerà regolarmente anche ad agosto, a meno che non mi sparino o impazzisca... (quest'ultima più probabile, visto che è dalla fine di giugno che il lavoro non mi dà tregua, mangiandosi anche i miei fine settimana xD).
In ogni caso, alla prossima :).
  
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