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Autore: Martymoli    31/07/2015    5 recensioni
"Tom era decisamente stato un ragazzo normale e a lui andava bene così, ma l'ambizione e il potere sono dei veleno per gli uomini."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Audrey/Percy, Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Diciannove anni dopo la sconfitta di Voldemort, molte cose erano cambiate nel mondo magico. Questo però non riguardava solo Hogwarts o i maghi inglesi. Durmstrang, ad esempio. Aveva quella solita atmosfera cupa e tetra, ma all'interno non lo era più così tanto. Era diventata un po' come Hogwarts, erano accetti sia maghi che streghe e potevi entrare anche se i tuoi genitori erano Babbani. Questa cosa, come si può ben immaginare, non era ben accetta da tutti, ma alla fine succedeva lo stesso anche ad Hogwarts, perciò nessuno si poneva più di tanto il problema. Dentro questa scuola si trovavano alunni alquanto curiosi. Tom, ad esempio. Quel ragazzo dai riccioli neri ribelli e gli occhi scuri, che il primo giorno del suo ultimo anno era seduto al letto, ad osservare la pioggia che batteva rumorosamente sui vetri del dormitorio. Non sapeva chi fossero i suoi genitori, né gli interessava più di tanto saperlo. Viveva la sua vita normalmente e ciò gli bastava. Il preside della scuola, Egil Larsen, sapendo delle vere origini del ragazzo, aveva preferito nasconderle ed iscriverlo alla scuola con il cognome Nilsen, appartenente ad una famiglia nordica di maghi purosangue. 
"Perché proprio il primo giorno deve piovere?" Domandò retoricamente Tom ad alta voce, stendendosi sul lettino. "Scommetto che è tutta una messa in scena da parte di Egil per non farci fare casino almeno quest'anno" rispose ironica una ragazza che in quel momento si trovava accanto a lui, Amanda Jensen, purosangue, considerata da tutti forse la più bella della scuola. Aveva degli occhi di un verde brillante, senza alcuna sfumatura marrone, che risaltavano con forza sulla sua pelle bianchissima, i suoi capelli neri e lunghissimi, perfettamente lisci, senza neanche un ciuffo fuori posto. Accanto a loro c'era anche Damien Olsen, il quale non parlava molto, anche perché spesso diceva cose che facevano sbellicare Tom e Amanda, anzi, non erano le cose che diceva, ma era il suo tono perennemente preoccupato e paranoico che era divertente. Damien, nonostante la sua statura piuttosto bassa e la sua perenne insicurezza attirava parecchio, con quei suoi capelli biondissimi, contrastati dagli occhi di un marrone così scuro che talvolta si confondeva con la pupilla. I tre, nonostante fossero spesso parecchio in disaccordo, erano legati come amici e avevano il talento e la passione di importunare in modo scherzoso tutti, senza mai risultare troppo fastidiosi. 
Erano, insomma, tre ragazzi normali. Normali.
Che bella parola.
Piaceva molto ai tre.
Se sei un normale ragazzo, non hai nulla da temere. Vivi in una situazione di equilibrio. Ti svegli, frequenti le lezioni, mangi, studi, stai con i tuoi amici, magari qualche cavolata la fai pure, ma al limite della normalità. Non vivi situazioni di eccessivo sconvolgimento. 
A Tom, Amanda e Damien piaceva essere ragazzi normali e su questo non c'era da discutere, ma a volte tutto ciò non basta. A volte c'è qualcosa che spezza l'equilibrio di normalità, che tu lo voglia o no. A volte a farlo è qualcosa di semplice, come un simpatico gufetto incaricato di portare messaggi all'interno della scuola. A Tom, per l'appunto, arrivò alle due di notte questo gufo, mentre conduceva la sua vita da ragazzo normale con i suoi due amici. 
"Qualche ragazza cerca di darti appuntamento anche a quest'ora, Tom?" Chiese Amanda ridacchiando.  "Direi di no. Qui c'è scritto che devo scendere subito all'ingresso, ma non è firmato".
"E tu ci vai?" Praticamente urlò Damien, alzandosi di scatto. "Potrebbe essere chiunque!"
"Damien, Damien" lo canzonò Amanda ridacchiando "devo ricordarsi che se fosse stato qualcuno con cattive intenzioni non sarebbe riuscito ad entrare? Esistono le difese, mio carissimo amico".
"Beh.. Giusto" rispose il biondo, decisamente imbarazzato. "Ma... Porta comunque la bacchetta ok?" Raccomandò a Tom, il quale gli rispose "mi hai mai visto girare senza bacchetta?"
"Effettivamente no" rispose Damien tutto rosso. Riconosceva lui stesso di essere eccessivamente paranoico.
"Allora a dopo" li salutò Tom, accompagnando il saluto con un cenno della mano.
Piuttosto incuriosito, scese per le scale che lo portavano all'ingresso.
Appena arrivò, vide un uomo che non aveva mai visto.
Aveva dei lunghi capelli biondi e degli occhi azzurri tendenti al grigio.
"Salve" lo salutò quell'uomo, sedendosi. 
"Tu chi sei?" Gli chiese subito Tom, che non amava i convenevoli.
"Io sono Lucius Malfoy. Non c'è bisogno che tu ti presenti, so già benissimo chi sei. E anche se non lo sapessi.. Come sbagliarmi? Sei identico a tua madre".
L'ultima frase è quella che rimase più impressa al ragazzo. Non si era mai chiesto chi fossero i suoi genitori, mai, ma ora che quell'uomo si era presentato a quell'orario indecente era decisamente curioso.
"Tu conosci mia madre?" Chiese sedendosi difronte a lui.
"E come non conoscerla?" Chiese più che altro a se stesso, ridacchiando. "Senti..." Continuò poi Lucius. "Per curiosità, quale cognome credi di portare?"
"Nilsen" rispose "ma ora, mi diresti chi è mia madre?"
"Ogni cosa al suo tempo, Tom. Nilsen... Quel Larsen è proprio furbo, eh? Darti il cognome di una famiglia purosangue che non ha mai fatto nulla di male..."
"Non è quello il mio vero cognome? E allora qual è?"
"Bene, Tom. Mi sembra giusto dirti la verità. Il tuo cognome è Riddle. Suppongo che tu conosca un altro mago che si chiamava Tom Riddle, no? Bene, lui è tuo padre".
"Ma... Tom Riddle non era Voldemort? Insomma... Non può essere che io sia suo figlio. È impossibile".
Sapeva benissimo che non era impossibile, infondo non aveva mai conosciuto i suoi genitori, ma gli sembrava troppo... Strano. E lui era un ragazzo normale.
"Sì, è proprio lui. E tu sei suo figlio. E per quanto riguarda tua madre, si chiamava Bellatrix Black. Mesi prima della Battaglia di Hogwarts il Signore Oscuro voleva assicurarsi di avere un erede... E la migliore per questo suo proposito era proprio Bellatrix, la Mangiamorte più temibile, o almeno così credevo... Poi è stata uccisa da una traditrice del suo sangue... Ma non è di questo che voglio parlare, ora. Ascolta. Abbiamo bisogno che torni qualcuno degno del Signore Oscuro. E chi, meglio di te, il suo erede, potrebbe sostituirlo meglio?"
"Stammi a sentire" rispose Tom innervosito. Quel discorso lo stava facendo arrabbiare. Credeva alle sue origini, ma il resto del discorso non stava né in cielo né in terra, secondo lui. 
"Non dirò a nessuno di questa tua proposta, credimi. Però, non ho la minima intenzione di stare a capo di un branco di pazzi squinternati assetati di potere. Che poi, perché proprio ora vi svegliate? Voldemort è morto diciannove anni fa".
"Sì, ma tu stai per finire solo ora la scuola" disse, totalmente ignorando le prime frasi del ragazzo. "Venite istruiti per otto anni, anziché sette alle arti oscure. Quando sarai uscito di qui, sarai in grado di fare qualunque cosa".
"Sarà pur vero, ma, non so se ti è chiaro, non sono un pazzo furioso e non ho intenzione di uccidere gente a caso senza alcun motivo".
"I motivi ci sono. I Mangiamorte hanno bisogno di te. C'è un tale clima di tolleranza là fuori... Intollerabile. Scusami per la ripetizione, ma si può definire solo così. I maghi ormai si dimenticano di essere superiori e sono tutti appassionati ai Babbani, con quello Schackebolt come Ministro della Magia. Bisogna che al potere ci sia qualcuno che rispetti il sangue puro. Bisognerà uccidere, certo, ma il fine giustifica i mezzi".
"Sono totalmente d'accordo con l'ultima frase e non mi sembri neanche totalmente pazzo, ma insomma... Io sono un ragazzo normale!"
"La normalità non ti è mai appartenuta, Tom" ripose Lucius, facendo spezzare così l'equilibrio del ragazzo. Però... Questo disequilibrio... Non era poi così male, in effetti. Forse era anche questo un equilibrio. Un cerchio, forse, al cui limite c'era il potere. Potere. Una parola decisamente più affascinante di "normalità". Se sei normale, passi inosservato. Il mondo procede normalmente, con o senza te.
Se hai potere, tutti sanno chi sei. Lasci un segno nel mondo. Buono o cattivo, che importa? Uno vale l'altro, quando tutti farfugliano tra loro quando ti vedono.
Tom era decisamente pensieroso e Lucius lo notò. 
"Ti lascio ai tuoi pensieri" disse, soddisfatto del suo lavoro. "Quest'anno imparerai a comunicare con la gente che ha un Marchio a te collegato. Alla fine di quest'anno, facci sapere cosa avrai deciso".
Detto questo, se ne andò senza dare al ragazzo il tempo di rispondere.
Tom era decisamente stato un ragazzo normale e a lui andava bene così, ma l'ambizione e il potere sono dei veleno per gli uomini.



Angolo autrice:
Pubblico il prologo il giorno del compleanno dello Sfregiato! 
Beh, che dire, essendo solo l'inizio non voglio dilungarmi troppo.
Spero vi piaccia!
  
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