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Autore: _BlueLady_    31/07/2015    1 recensioni
"L'Amore genera odio, l'Odio genera amore"
Questa è una legge alla quale Heather e Alejandro non possono sottrarsi.
(Raccolta di one-shots dedicate alla coppia AxH.)
Attenzione: il rating potrebbe variare con l'aggiunta dei capitoli.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Twist of Fate
 

Buio, luci lampeggianti, odore di chiuso, musica assordante capace di penetrare fin nelle viscere, facendole vibrare come quella disgustosa gelatina verde che schifava tanto Courtney.
Heather non sapeva come avesse fatto a trovare quel posto, né per quale assurdo motivo si fosse decisa ad entrarvi. Odiava i locali come quelli, dove lo spazio è talmente poco per cui l’unico modo per riuscire a spostarsi è quello di sgusciare tra la miriade di corpi sudaticci ed accaldati, spalmandosi addosso quell’insopportabile olezzo tipico di tutti i perdenti che proprio non si addiceva ad una come lei.
Li odiava, si, eppure aveva avuto il coraggio di entrarvi lo stesso, forse per rincarare la sua dose di malvagità quotidiana, andata leggermente perduta ultimamente, rivolgendo ogni sorta di pensiero malvagio a chiunque gli passasse davanti agli occhi.
Se ne stava seduta su uno dei pochi divanetti rimasti liberi e asciutti (molti colavano di schifosi drink maldestramente rovesciati a terra), osservando con malvagia compassione la folla di sfigati che si agitava di fronte a lei come una mandria di bufali in calore a ritmo di musica.
Nonostante fosse da sola e rappresentasse perciò una preda abbastanza abbordabile per chiunque, nessuno osava avvicinarsi a lei, intimorito dalle occhiatacce glaciali che rivolgeva ai pochi sconsiderati che osavano avvicinarsi anche solo di un passo in più del dovuto.
Se stai anche solo provando a pensarci ti uccido - sembrava dire il suo sguardo, e ciò era in grado di indurre a lasciar perdere anche i più temerari.
Non era venuta in quel postaccio in cerca di un’avventura di una notte soltanto – per nessuno al mondo sarebbe mai valsa la pena di vendersi per un simile capriccio – né per sopportare le odiose moine di tutti quegli sfigati che le ronzavano attorno come api su un vasetto di miele.
Heather era entrata a “La Fortuna” solamente perché era l’unico posto in tutta la città di Toronto (o, almeno, in una buona parte di essa ) a mostrare qualche segno di vita mondana.
Non che lei ne fosse una gran appassionata, ma necessitava di lasciarsi alle spalle anche solo per una notte la sua solitudine, ed immergersi nella confusione che soltanto una folla festante sapeva concedere.
Un maggior numero di persone implicava una maggiore possibilità di sfogare la sua cattiveria repressa, dopotutto.
Aveva incontrato quel locale per puro caso: era stata una vera fortuna (non poté fare a meno di digrignare i denti nel pensare ciò) trovarlo a pochi isolati di distanza da casa sua, in questo modo si sarebbe risparmiata di farsi centinaia di chilometri a piedi al ritorno, col rischio di essere abbordata da qualche autista ubriaco fradicio desideroso di passare una nottata di fuoco con qualsiasi cosa avesse anche solo una parvenza di sembianze femminili.
Impegnata com’era a riversare il suo odio contro tutto il resto del mondo, non si accorse di aver distrattamente abbassato la guardia, così da permettere ad uno dei tanti scimmioni presenti all’interno del locale di avvicinarsi a lei quanto bastasse da rivolgerle la parola.
L’impavido salutò Heather con un sorriso che voleva essere seducente, ma che di seducente aveva ben poco.
Notò con estremo fastidio che teneva un drink di un disgustoso color vomito in mano, completo di cannuccia ed ombrellino.
- Ciao – le disse, digrignando i denti in una maniera tale che fu capace di farle ricordare una delle poche volte in cui Eva aveva tentato un sorriso, finendo per rimanere con mezza faccia paralizzata.
- Che cosa vuoi?- chiese acida, con un tono talmente velenoso che, se solo fosse stato possibile, avrebbe potuto ucciderlo all’istante.
La sua domanda parve non turbarlo minimamente, rimase in piedi di fronte a lei a fissarla come fosse un cioccolatino da scartare e assaporare in tutto il suo gusto.
- Mi chiedevo cosa ci facessi seduta qui tutta sola, e se avessi bisogno di un po’ di compagnia… – le disse, proponendole un’altro dei suoi innumerevoli ghigni.
- Sparisci!- gli abbaiò Heather in risposta, continuando a trafiggerlo con le sue occhiatacce raggelanti.
Lui, per tutta risposta, non accennò alcun movimento, anzi, osò addirittura ridere dell’ostilità che lei continuava a mostrargli.
- Siamo piuttosto nervosette, eh? Lascia che ti offra qualcosa da bere – disse ancora, ponendole davanti agli occhi il suo disgustoso drink dall’odore terribilmente penetrante.
Che diamine ci avevano messo dentro?
Heather si alterò solamente al pensare che qualcuno potesse ritenerla capace di bere una brodaglia simile.
Lo scarico dei gabinetti del confessionale di Wawanakwa in confronto era da considerarsi pura acqua di sorgente, e questo diceva tutto.
- Osi anche rifilarmi questa robaccia da bere? Ti ho detto di sparire di qui, non ho nessuna intenzione di mischiarmi con la feccia di questo posto schifoso. L’olezzo dei perdenti che rimane sui vestiti mi da il voltastomaco. TU mi dai il voltastomaco, perciò dissolviti in fretta, prima che perda del tutto la pazienza!-
… Si, la sua malvagità andava assolutamente riesercitata un poco, si vedeva che era parecchio fuori allenamento.
Osservò il suo interlocutore soddisfatta, credendo che per una nullità come lui ciò che aveva detto fosse sufficiente, ma dovette ricredersi quando, abbassatasi un momento per tirare fuori il cellulare dalla borsa, se lo ritrovò ancora piantato davanti, quasi avesse messo radici in quel punto solamente per darle fastidio.
- Ti piace fare la difficile, eh? Guarda, non chiedo molto, soltanto due chiacchiere di fronte a un bicchiere di vodka-lemon, ti va?-
Heather lo osservò come per accertarsi che non la stesse prendendo in giro.
Quella roba osava definirla vodka-lemon?!
- Non sono stata abbastanza chiara, forse? Gira. A. Largo!-
- Niente vodka-lemon? Vada per un pesquito, allora!
- BASTA! –
Sentì un’ondata di collera pervaderle il corpo, le mani che prudevano terribilmente.
- Senti: non ho nessuna intenzione di bere con te qualsiasi schifezza tu abbia il coraggio di propormi, nessuna voglia di parlare con te il tuo stupido linguaggio per babbuini, nessuna aspirazione a lasciarmi infettare dai tuoi germi da perdente! Ed ora, insetto insignificante e dannatamente fastidioso, fammi il piacere di sparire!-
Dovette aver urlato parecchio, perché al termine della frase si sentì innumerevoli sguardi puntati addosso: nonostante il volume della musica fosse molto alto, la maggior parte delle persone che aveva intorno l’avevano sentita, ed avevano preso a guardarla a bocca aperta e con gli occhi sbarrati, quasi chiedendosi se fosse umana.
Heather si limitò ad ignorarli.
Prese a pigiare con rabbia i tasti del cellulare, simulando di scrivere un messaggio a un destinatario inesistente, soltanto per sviare tutte quelle occhiate indagatrici e terribilmente fastidiose.
- … Sei davvero sicura di non volere compagnia per stasera? Una bella ragazza come te non merita di passare tutta la serata da sola - si sentì ancora dire.
Non ci poteva credere, ci stava provando ancora!
Pigiò con più forza la tastiera del cellulare, rischiando addirittura di far saltare via uno dei tasti dal troppo nervosismo.
Un ringhio rabbioso le fece vibrare le corde vocali: alzò il volto verso il suo stupido importunatore - perché doveva per forza essere stupido se dopo le sue continue minacce osava ancora posare gli occhi su di lei - e fece per aprir bocca, pronta ad abbaiargli contro le medesime parole ripetute in precedenza in tono più crudele e spietato, tanto perché arrivasse a capire il concetto una volta per tutte.
- Infatti non lo è – esordì a un tratto una voce dai toni caldi e seducenti alle sue spalle - una voce terribilmente familiare, si ritrovò a pensare - che le tolse tutto il divertimento nell’umiliare il suo assillante corteggiatore.
Impiegò qualche secondo a voltarsi: giusto il tempo di realizzare chi si celava dietro le sue spalle, e la sua bocca si contorse in una smorfia infastidita.
Il volto di Alejandro che le sorrideva sornione le comparve davanti agli occhi quasi per dispetto, peggiorando ancora di più il suo già pessimo umore.
Lui parve non farci caso, anzi, si rivolse con tutta calma al persecutore di Heather senza togliersi quel sorriso a tratti strafottente dal volto.
- Perdona il disturbo, amigo. Mi spiace informarti che questa splendida ragazza è con me – disse, Heather storse il naso nell’udire l’appellativo volutamente ironico con cui Alejandro aveva osato chiamarla.
L’altro lo fissò con un’occhiata mista tra sbigottimento e scetticismo.
- Scusa se ci ho messo tanto, amor…- continuò l’ispanico, volgendo ad Heather un’occhiata complice - … ma non c’era uno straccio di parcheggio nelle vicinanze neanche a pagarlo. Ho dovuto spingermi piuttosto in là per trovarne uno decente -
Heather osservò prima lui accigliata, poi l’altro che ancora li osservava sospettoso.
- Mi chiedevo quanto ancora ci avresti impiegato a raggiungermi – disse poi, ricambiando l’occhiata complice all’ispanico.
L’altro si ostinava ancora a non capire.
- Lei è la tua ragazza?- domandò, rivolto ad Alejandro.
- A chi credevi che stesse inviando il messaggio?- rispose lui, accennando al cellulare che Heather teneva ancora tra le mani.
L’idiota parve finalmente capire di essere di troppo. Con fare avvilito cominciò ad allontanarsi dalla coppia, conscio di aver appena fatto una terribile figura.
- Mi dispiace aver rovinato i tuoi piani, amigo!- gli urlò dietro Alejandro – Sarà per un’altra volta!-
- Addio!- salutò invece Heather con il più soddisfatto dei toni.
Non appena ebbe finito di crogiolarsi nella sua soddisfazione, tornò a concentrare la sua attenzione su Alejandro, che aveva preso posto accanto a lei e la stava osservando con quel suo solito sguardo carico di malizia, porgendole uno dei due drink.
- Tutto questo ha dell’incredibile – esclamò in un sorriso saccente.
Heather non si lasciò sfuggire l’occasione per controbattere:- Cosa? Il fatto che nonostante il locale sia pieno di splendide ragazze – marcò volutamente le ultime due parole - nessuna di loro si sia ancora fatta avanti per chiederti un autografo ed un’uscita a cena, tanto che sei dovuto per forza ricorrere ad importunare me? Stai perdendo punti, a quanto vedo! - esclamò pungente, lanciandogli un’occhiata di sfida.
Alejandro non parve minimamente cogliere la sua provocazione. Anzi, si limitò a sorseggiare il suo cocktail con estrema disinvoltura, quasi la provocazione di Heather non l’avesse minimamente sfiorato.
- Se è per questo, nemmeno a te nessuno ha ancora osato chiedere l’autografo, sbaglio? O devo credere che il tizio mezzo ubriaco che ti ha importunato giusto pochi secondi fa fosse un tuo sfegatato fan, piuttosto che un poveretto in cerca di una ragazza qualsiasi con cui passare una piacevole serata in compagnia?- e sorrise nel notare lo sguardo di lei accendersi di iraconda indignazione – La piacevolezza della serata dipende dai punti di vista, ovviamente.- 
Heather gli lanciò un’occhiataccia di sbieco osservandolo sorseggiare con aria soddisfatta il suo drink, e trattenendo a forza l’impulso di rovesciargli il resto del bicchiere in testa. Qualcosa le disse che non era certo il cocktail a renderlo così di buon umore, quanto la frecciatina che gli aveva appena rivolto.
- Di certo la mia serata era piacevole, finché non sei comparso tu a rovinarla del tutto - ribatté arcigna.
Lui sorrise:- Lieto di averti rovinato il divertimento, allora - disse – Ne prenderò nota per il futuro, nel caso avessi ancora in programma di farti da guastafeste.-
Lei non rispose, limitandosi ad incrociare le braccia in un grugnito di disappunto.
Alejandro bevve un altro sorso del suo drink, poi entrambi si chiusero nei loro pensieri, intrappolati in un lungo ed imbarazzante silenzio.
Heather non poté fare a meno di domandarsi il perché il destino avesse voluto giocarle uno scherzo simile proprio quella sera.
Avrebbe preferito incontrare chiunque dei concorrenti del vecchio reality, perfino quella grossa mongolfiera di LeShawna o quella logorroica psicotica di Sierra, eccetto lui.
L’ultima volta che si erano visti l’aveva umiliato in diretta mondiale, rifiutando il suo amore e spingendolo giù dalle pendici di un vulcano in cambio di un milione di dollari fruscianti. Un mese dopo, essendo venuta a conoscenza delle gravi lesioni che aveva riportato in seguito all’accaduto – non certo per colpa sua, si era ritrovata a pensare, che colpa ne aveva lei se il vulcano aveva deciso di eruttare proprio in quel momento, sommergendolo sotto metri e metri di lava bollente?- si era augurata di non doverlo mai più incontrare in vita sua.
Aveva sperato ciò, non tanto perché si sentisse in colpa – lei, malvagia com’era?-, né perché non riuscisse a sopportare la vista del suo più grande amor… rivale ridotto peggio di uno straccio.
La sua era stata soltanto una semplice presa di posizione in difesa del suo beneamato orgoglio.
E come avrebbe potuto riuscire a guardarlo nuovamente in faccia senza provare un briciolo di vergogna, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, per ricevere in cambio soltanto un cumulo di soldi ridotti in cenere?
Non avrebbe tollerato le sue prese in giro sul fatto che avesse inevitabilmente compiuto la scelta sbagliata, finendo per rimanere con un palmo di naso sotto ogni punto di vista.
Un leggero colpo di tosse la riscosse improvvisamente dai suoi pensieri.
Alejandro le era ancora seduto accanto, e non cessava di osservarla con quegli occhi verde smeraldo piantati nei suoi, in cerca di un segno di cedimento che si ostinava a celargli.
Istintivamente la schiena di Heather fu percorsa da un brivido.
Sostenne fiera lo sguardo dell’ispanico, senza dar cenni di cedimento. Se doveva fronteggiarlo, l’avrebbe fatto a testa alta come aveva sempre fatto anche in passato.
- A dire il vero – cominciò lui, passando l’indice sull’orlo del bicchiere ormai vuoto – Ciò che trovo piuttosto incredibile è il fatto di averti incontrata qui questa sera dopo tanto tempo, ed in circostanze così singolari –
Heather alzò istintivamente un sopracciglio, chiedendosi dove volesse mai andare a parare Alejandro con quel discorso.
Lui, per tutta risposta, le rivolse un altro dei suoi sorrisi maliziosi:- Che strana coincidenza! Una vera fortuna, non trovi?- le chiese, ed appoggiò il bicchiere completamente vuoto sul tavolo accanto.
Heather digrignò i denti nell’essere costretta ad udire ancora una volta quell’odioso gioco di parole che continuava ad assillarla da inizio serata.
- Chiamalo più uno scherzo del destino – rispose acida, accennando una smorfia di disgusto – Un pessimo scherzo del destino, per giunta!-
- Andiamo, non mi dirai che non sei contenta di vedermi, dopo tutto questo tempo! - esclamò lui con finta sorpresa.
- Ti sembra forse il volto di una che sta morendo dalla felicità, il mio?- ribatté lei, indicando il suo viso corrucciato – Sapevo che avrei fatto pessimi incontri entrando qui dentro! - mormorò poi tra sé e sé, dandosi inevitabilmente ragione.
Quella serata era cominciata da schifo e non dava cenni di miglioramento. Dannate coincidenze, dannato Fato.
L’ispanico si limitò a ridacchiare.
Passarono qualche minuto senza scambiarsi una parola, la musica che ancora rimbombava nel locale a coprire il loro silenzio. Alejandro non distolse gli occhi da Heather un istante, e ciò provocò in lei un’irritazione sempre più crescente.
- Beh?!- fece a un tratto, incrociando le braccia al petto e squadrandolo da capo a piedi con aria di sfida.
Alejandro parve non capire:- Cosa, chica?- chiese col più innocente dei toni.
- Perché sei ancora qui? Non devi nasconderti dalle grinfie delle tue migliaia di fan, sempre che tu ne abbia ancora qualcuna? O sei qui soltanto per infastidirmi?-
- Noto con piacere che il tuo pessimo carattere non è cambiato di una virgola dal nostro ultimo incontro – rispose Alejandro, sviando con abilità la domanda.
Heather si prese il tempo di studiarlo ancora per qualche secondo.
- Ho capito!- disse infine, assolutamente convinta di averlo colto sul fatto – Ti aspetti di ricevere qualcosa in cambio per le tue gesta da eroe! Credi che io sia disposta a prostrarmi ai tuoi piedi adorandoti per il resto dei miei giorni per quello che hai appena fatto?- gli domandò, sempre più acida.
- Cosa ti fa pensare che io voglia qualcosa in cambio, querida?-
- Perché ti conosco, Burromuerto, e so bene che non faresti mai un favore a qualcuno senza avere uno scopo in mente – ribadì lei, assolutamente ferma nelle sue decisioni.
Alejandro sospirò:- Ah, Heather, perché devi sempre pensar male delle persone?- esclamò, mostrandosi quasi ferito dalle sue parole.
- Tu non sei una persona qualunque, sei Alejandro Burromuerto. L’essere più subdolo, schifoso, viscido, manipolatore e opportunista che sia mai esistito sulla faccia della terra.-
- Lo prendo come un complimento - sorrise lui.
Heather lo fulminò con lo sguardo, per nulla incantata dalla sua ridicola messa in scena:- Sputa il rospo: che cosa vuoi? – gli chiese ancora.
Alejandro alzò le spalle con tutta la disinvoltura di cui era disposto.
- Nada, te l’assicuro. È già una soddisfazione vederti sana e salva dalle grinfie di quell’essere viscido che ha osato importunarti.- disse soltanto.
Heather, tuttavia, non si lasciò abbindolare.
- Soldi? Ammirazione?- tentò.
Alejandro rimase impassibile.
- E’ un bacio quello che vuoi? Una stupida dichiarazione d’amore? Ti aspetti che ora mi inginocchi ai tuoi piedi giurandoti fedeltà eterna? – suppose ancora lei, maligna.
L’ispanico scosse la testa, indifferente: - Non mi aspetto nulla di tutto ciò, chica. Anche perché non ho più alcun interesse a riguardo.-
Quell’ultima frase pronunciata con la più fredda delle intenzioni, non seppe il perché, le accese un campanello d’allarme in testa.
- Come sarebbe a dire che non hai alcun interesse?!- esclamò, rizzandosi in piedi e volgendo un’occhiata pressoché stupita verso colui che aveva osato proferire tanto.
Alejandro alzò le spalle, disinvolto:- Sarebbe a dire che è finita. Adios. Bye, bye. Ormai è acqua passata.-
Quelle poche parole la fecero montare su tutte le furie. Cercò di controllarsi, ma le riuscì praticamente impossibile farlo.
- Acqua passata?! Acqua passata?! Fino a sei mesi fa dicevi di esserti innamorato di me e ora mi vieni a dire che è acqua passata?!- strillò, riversando di nuovo l’attenzione di tutti i presenti su di lei.
L’ispanico, per nulla turbato della sua reazione, si prese tutto il tempo del mondo per risponderle.
- Che ti devo dire, querida, il tempo cambia le persone, i fatti, e anche i sentimenti…- biascicò, quasi annoiato.
Ad Heather quella risposta non bastò. Anzi, la giudicò quasi un profondo affronto verso di lei.
- Ma non dopo sei mesi! Come puoi esserti dimenticato di me dopo soli sei mesi?! Hai detto che ti avevo preso in ostaggio il cuore! Hai detto di amarmi!-
- Non te la stai prendendo un po’ troppo per una che non è mai stata minimamente interessata, querida?- le chiese lui di rimando, scorgendo una punta di gelosia in lei.
- Non è questo il punto, Alejandro!- esclamò lei al limite della pazienza – Come puoi dire di esserti innamorato, quando ti bastano sei mesi per dimenticarmi? Nessuno si scorda di Heather, ricordalo!-
- E’ facile dimenticare la strega che ti ha buttato giù da un vulcano, preferendo un milione di dollari al ragazzo che le si è appena dichiarato!- le sputò finalmente in faccia lui, guardandola negli occhi con rabbia.
- Non biasimarmi! Avresti fatto lo stesso!- ribadì lei senza distogliere lo sguardo da quello di Alejandro.
Chi li stava osservando poté quasi giurare di aver visto le scintille spuntar fuori dai loro occhi, tanto era l’odio che covavano l’uno verso l’altra.
I due si guardarono ancora un istante negli occhi, prima di voltare i volti da parti opposte, offesi e colmi di rabbia.
Poi Alejandro parlò:- Senti, chica – cominciò - non sono venuto qui per assistere alle tue scenate di gelosia.-
- Quali scenate di gelosia? Le mie sono soltanto semplici constatazioni, tienilo bene a mente!- si affrettò a puntualizzare lei.
L’ispanico sospirò rassegnato:- Certo, allora ti informo che non sono venuto qui per sentire le tue constatazioni a proposito del fatto di quanto tu sia gelosa di me, Heather. Mi piacerebbe, ovvio: tutto ciò rappresenta una grande fonte di soddisfazione per il mio affascinante ego, tuttavia ho, come dire, affari più urgenti da sbrigare, ora. Te saludo, chica. Non nascondo il fatto che è stato bello rincontrarti e constatare quanto tu sia ancora così ossessionata da me – e nel dire ciò, non poté fare a meno di sciogliersi in un sorriso compiaciuto.
Heather arricciò il naso accigliata:- Tu per me non rappresenti affatto un’ossessione, sei più che altro una maledizione. E poi che hai di tanto urgente da fare che ti costringe a scappare via in questo modo con la coda tra le gambe?-
Alejandro fece per darle le spalle nel tentativo di andarsene, ma fu costretto a voltarsi di nuovo verso di lei per risponderle:- Diciamo che ho pesci più grossi di te da pescare, in questo momento.-
Heather ridacchiò:- Pesci più grossi? Da quando ti sei dato alla pesca, Burromuerto?-
Lui la osservò negli occhi, impassibile:- Da quando ho scoperto che con il fuoco ci si può bruciare parecchio – rispose.
Il sorriso che Heather aveva dipinto in volto si spense non appena si sentì addosso l’occhiata raggelante che l’ispanico le aveva rivolto.
Passarono circa dieci secondi di silenzio prima che lui si decidesse a parlare nuovamente.
- Muy bien, Heather. È stato, come dire, interessante rincontrarti. Chissà che la fortuna non ci riserverà un altro scherzo simile, in futuro. Ora, se non ti dispiace, ho una mujer che mi sta aspettando qui fuori, e sarebbe davvero scortese farla attendere per restare qui con te, quando la mia presenza non ti è nemmeno gradita, non trovi?- e le rivolse un altro dei suoi strafottenti sorrisi.
- Una cosa?- esclamò lei di rimando, comprendendo solo la metà del discorso.
Heather odiava con tutta se stessa la fastidiosa tendenza di Alejandro nel parlare per enigmi, utilizzando qualche parola in spagnolo a caso nel discorso perché lei non potesse intendere, e quindi controbattere alle sue provocazioni. Era una delle cose che gli erano meno mancate di lui in assoluto. Non che lui gli fosse mancato, sia chiaro.
Lo vide sorridere sornione alla sua domanda, come se non stesse aspettando altro.
- Una mujer, Heather – rispose - Una chica proprio come te. Forse meglio di te, chissà…-
- Meglio di me? Nessuna ragazza è migliore di me! Io sono Heather, ricordalo!- ribatté lei, più infuriata di quello che avrebbe dovuto essere.
Alejandro schioccò la lingua soddisfatto nel vederla così agitata, troppo agitata per i suoi gusti.
- Non prenderla troppo a male se non sei più la mia prima scelta, querida, non hai alcun motivo per farlo. Sono certo che saprai andare avanti, come sono andato avanti io – sorrise - Del resto, sei stata tu stessa a pregarmi di togliermi dalle scatole per non infastidirti oltre, ed è proprio quello che sto facendo - 
- Non credere che mi importi qualcosa di te e dei tuoi stupidi giri, non mi interessa affatto. La mia è soltanto una presa di posizione: nessuno può piantarmi in asso così, men che meno tu, Alejandro! Non te lo permetto!-
- Ebbene, guarda a caso, è proprio quello che mi sto permettendo di fare -
Heather rimase stizzita a fissarlo voltarle le spalle senza proferire parola.
Assolutamente inaudito!
Come si permetteva quel pidocchio di lasciarla lì da sola senza neanche un minimo di riguardo? Come si permetteva di trattarla a quel modo, dopo tutto quello che avevano passato insieme?
Come poteva preferire una sgualdrinella qualunque a lei?
Come poteva non amarla più, quando per lei era stato disposto a sacrificare, in passato, un milione di dollari?
Che fine aveva fatto quel bastardo e subdolo Alejandro di sei mesi fa, così determinato nel raggiungere i suoi obiettivi, eppure così pieno di premure per lei?
Non l’avrebbe mai ammesso neppure a se stessa, eppure le mancava terribilmente quell’assillante dongiovanni da quattro soldi che le ronzava sempre attorno. Ci si era abituata, ormai, al suo fastidiosissimo ronzio.
Alejandro le volse un cenno di saluto con la testa, e si accinse a dirigersi verso l’uscita del locale.
Heather lo osservò allontanarsi senza riuscire a muovere un muscolo.
Dov’era finito l’Alejandro di sei mesi fa? Talmente odioso da essere quasi adorabile?
Dov’era quell’Alejandro insopportabile, ma la cui presenza era così essenziale per spronarla a dare il meglio di se stessa in qualsiasi sfida che era stata costretta a fronteggiare?
Dov’era quell’Alejandro così innamorato di lei?
Accetta le cose come stanno, Heather: lui non ti ama più – le suggerì la coscienza.
- Inaudito – pensò ad alta voce.
Inaudito, insopportabile, impossibile…
Inaccettabile?
Quella situazione le risultava troppo assurda per crederla vera. L’atteggiamento che quell’idiota aveva tenuto nei suoi confronti semplicemente l’indignò: la rese così indisponente, così isterica, così infuriata, così…
Gelosa?
Chi diamine era lui per trattarla a quel modo? Lei era Heather, diamine! La stronza delle stronze, la malvagità fatta a persona! Come poteva permettere che un Alejandro qualunque la spodestasse dal trono così facilmente?
Con il petto gonfio d’ira e gli occhi brucianti di rabbia, si fece coraggio e gli urlò a pieni polmoni, giusto un istante prima che lui sparisse dalla sua vista.
- Ehi, Burromuerto! Aspetta soltanto un secondo!-
L’ispanico l’udì, e si voltò nuovamente verso di lei, in attesa di sentire ciò che aveva da dirgli.
Heather si diresse a grandi passo verso di lui con gli occhi iniettati di sangue, tanto era furibonda.
- D’accordo, vuoi sapere la verità? – gli domandò, con aria di sfida, fulminandolo con gli occhi.
- Sto aspettando – le rispose.
– Mi ha dato terribilmente fastidio il fatto di averti incontrato qui oggi, terribilmente fastidio che tu mi abbia sottratto tutto il divertimento nell’umiliare al posto mio quel povero sfigato che aveva osato rivolgermi, terribilmente fastidio il fatto che tu ti sia spacciato per il mio fidanzato, quando è evidente che non potremmo mai condividere nulla io e te insieme, eccetto il nostro odio reciproco – man mano che gli vomitava in faccia tutta quanta la verità, sentiva un’orda di euforia ribollirle nel sangue.
 – Mi ha dato terribilmente fastidio lo stupido atteggiamento strafottente che hai tenuto nei miei riguardi questa sera, come mi ha dato terribilmente fastidio il fatto che tu abbia anche solo potuto pensare che io possa essere gelosa di te. Mi da terribilmente fastidio il modo in cui pretendi di piantarmi in asso, andandotene con la prima puttanella disponibile che incontri…-
Alejandro continuava ad ascoltarla impassibile, senza battere ciglio.
 -… Come mi da terribilmente fastidio l’espressione indifferente che aleggia sul tuo volto in questo momento, quando dovresti soltanto aver paura di me – esclamò Heather, prendendo un lungo sospiro – Ma soprattutto, mi da terribilmente fastidio il fatto che tu sia ricomparso nella mia vita, proprio ora che stavo cominciando a dimenticarmi di te!- gli sputò infine in faccia, tutto d’un fiato.
Al termine della lunga sfuriata fu costretta a riprendere fiato un istante, mentre Alejandro sgranava gli occhi basito, osservandola con aria stupita e compiaciuta al tempo stesso.
Solo in un secondo momento si rese conto di aver detto più di quanto avrebbe dovuto dire in realtà.
D’improvviso si portò le mani alla bocca come per impedirsi altre distrazioni, mentre le labbra dell’ispanico si allargarono in un sorriso vittorioso.
- Diablo, Heather, mi sarei aspettato qualsiasi cosa da te, eccetto questa dichiarazione inaspettata!- gongolò soddisfatto – Non credevo che potesse darti così terribilmente fastidio la paura di potermi perdere, chica – affermò, lanciandole un’occhiata maliziosa che fu capace di farla arrossire.
- Cos… Che diamine vai dicendo?! – esclamò irritata, nel tentativo di celare un evidente imbarazzo – Non brilli proprio di intelligenza tu, eh? Hai frainteso ogni cosa: i miei sentimenti non c’entrano niente con tutto questo! Ho parlato per difendere il mio orgoglio! Io sono Heather, diamine, sono io che dovrei piantarti in asso, e non il contrario! Capisci che intendo?-
Alejandro le si avvicinò malizioso, guardandola negli occhi.
- Ho capito benissimo quello che intendi dire, querida, fin troppo bene. Guarda quale sorta di marchingegni mi costringi ad architettare per costringerti ad ammettere la verità – ridacchiò intenerito.
Le sembrò quasi di scorgere, in quella risata sommessa, l’Alejandro di sei mesi fa.
Era tornato, dunque?
- Che cosa vai farfugliando, Burromuerto?-
La bocca dell’ispanico si allargò nell’ennesimo sorriso.
- Intendo dire che è stato un bene che il destino ci abbia fatti incontrare in situazioni così propizie. Non sarei riuscito a farti ammettere la tua gelosia per me, altrimenti…-
- Alejandro…?-
- … Ciò dimostra il fatto che, nonostante tutto, tieni ancora a me. Quando ti ho scorto sola soletta seduta su quel divanetto a rivolgere occhiatacce raggelanti a chiunque ti passasse a fianco, ho temuto che tutta la fatica che avevo consumato per convincere il tuo assillante fan ad approcciarsi con te sarebbe andata rovinosamente sprecata. Non è stato facile per lui riuscire a rivolgerti la parola, terrorizzato com’era dai tuoi sguardi omicidi, ma alla fine ne è valsa proprio la pena. Mi sarei aspettato qualsiasi cosa in cambio delle mie gesta da eroe, ma mai avrei potuto sperare in un simile risultato.-
- Vuoi dire che tu…- cominciò Heather, sgranando gli occhi in un misto di rabbia e stupore.
- Posso svelarti una cosa, chica?- le chiese lui, senza darle il tempo materiale per replicare e soffiandole dolcemente all’orecchio - …Mi sarei accontentato, in cambio, anche di un semplice Grazie. Ma ciò che mi hai detto mi appaga molto di più -
E, detto questo, la lasciò basita all’entrata della discoteca, senza darle il tempo di realizzare realmente ciò che le aveva confessato.
L’ispanico scomparve dalla sua vista in un istante, e per lei fu impossibile riuscire a ritrovarlo una volta uscita, pieno com’era di persone tutte uguali fra loro.
Alla fine, Alejandro l’aveva piantata in asso. C’era riuscito per davvero.
Poi lo squillo del suo cellulare la riscosse dallo shock.
Aprì, scorse un messaggio, e lesse.
 
“Mi hai buttato giù da un vulcano, facendomi perdere contemporaneamente dignità ed un milione di dollari. Questo scherzo me lo dovevi, non ti pare?
E già che ci sei, mi devi anche una cena. Ristorante più chic della città, piatti più raffinati di tutto il menù: offri tu. Dopotutto sei tu quella che ha vinto un milione di dollari, sbaglio?”
 
Heather fissò allibita lo schermo del cellulare per qualche istante, prima di digrignare i denti in una smorfia infastidita.
Dannato Burromuerto e dannata Fortuna.
Dedusse che la resa dei conti con quel dongiovanni da quattro soldi era appena cominciata. Avevano entrambi molto da pagare, su questo non c’era alcun dubbio. E la posta in gioco, questa volta, valeva molto di più che un misero milione di dollari.
Al solo pensiero, una sensazione piacevolmente familiare le piombò nuovamente addosso, come se una secchiata d’acqua gelida l’avesse ridestata improvvisamente dopo essere stata assopita tanto a lungo in lei.
Gli ingranaggi della mente leggermente arrugginiti ripresero a mettersi in moto, il dolce sapore di una vendetta ancora da progettare riprese a sfrigolarle in bocca, ed in testa le balenò come un lampo a ciel sereno la consapevolezza di una vittoria certa, ma ancora tutta da giocare.
Era una sensazione che l’aveva abbandonata da un po’ – da all’incirca sei mesi, per l’esattezza - e che mai avrebbe immaginato di provare ancora in maniera così terribilmente intensa.
Ma le era mancata. Eccome se le era mancata.

Angolo Autrice:

Da quanto non aggiorno questa raccolta??
Da tanto, troppo, troppissimo tempo... mamma mia, vengono i brividi anche a me ora che ci penso!
Sono sparita da un pò dalla circolazione, ma ho i miei validi motivi.
La vita reale mi ha tenuto parecchio impegnata in questi... ehm... due anni... e di scrivere non se ne parlava neanche. Contiamo anche il fatto che mancavo terribilmente di ispirazione, e siamo a posto.
Ma adesso il tempo degli esami è finito: sono in vacanza, e sebbene il mio computer mi abbia dato il suo ultimo addio, quindi di rimettersi a scrivere non se ne parla di nuovo, oggi mio padre mi ha gentilmente concesso di utilizzare il suo, ed eccomi qui a partorire questa.... cosa...
Non so se facevo meglio a starmene buona buona senza tentare più di scrivere alcunchè, o se ho fatto bene a postare questa one shot, ma... beh, chi non risica non rosica, dunque sono pronta a sentire i vostri commenti a riguardo!
Ho pensato ad un possibile reincontro dei nostri due diavoletti al di fuori del reality, ed ecco ciò che la mia mente ha partorito.
Speriamo bene va... non credo che i personaggi siano OC, ma i commenti spettano a voi, quindi non temete di giudicarmi, sono pronta alle critiche!
Ringrazio chi fino ad ora mi ha seguito, e chi eventualmente recensirà questa os!
Scusate ancora la lunga assenza, comunico che comunque ce ne saranno ancora in futuro per cause di forza maggiore (coff coff - tirocinio - coff coff), ma, dai, mi salvo in calcio d'angolo solo perchè questa non è una long, ma una raccolta, e quindi ogni capitolo è a se stante e non rischiate di perdere il filo della storia.
...No, eh?
Va beh, io ci ho provato....
Ah, già, dimenticavo di drivi che il titolo della fic singnifica "scherzo del destino"
Saluto tutti e auguro delle buone vacanze a tutti!
Ci risentiamo!

_BLueLady_
  
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