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Autore: kogarashi    25/01/2009    2 recensioni
Ash diventa Campione...ma qualcuno trama alle sue spalle cercando di minare la felicità e la gloria che per tanto tempo ha cercato...qualcuno che vuole vendicarsi di torti passati subiti...(attenzione: possibili alzamenti di rating)
Genere: Drammatico, Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 16



“Ce la fai a camminare?” chiese Ash notando come l’amica facesse fatica a muoversi. La folle corsa l’aveva smembrata, anche se sapeva benissimo che la vera ragione di quella stanchezza era per il fatto di ciò che erano appena venuti a conoscenza.

Si, non preoccuparti” rispose la ragazza dai capelli rossi, cercando in qualche modo di non dare a vedere la sua situazione precaria.

Sapere la verità, sapere di come lei ed Ash erano stati usati per gli sporchi giochi del Team Rocket la faceva stare male, ma prima di tutti, prima del dolore e di qualsiasi altro sentimento, provava rabbia per quella donna anziana che l’aveva accolta come una figlia, soltanto per poi pugnalarla alle spalle.

Ed improvvisamente il dolore per ciò che aveva fatto pochi giorni prima nelle celle tornò più vivido che mai. Quasi a ricordarle il peccato che aveva commesso senza in realtà desiderarlo neanche un po’.

“Mi dispiace”

“Uhm?”

Ash la guardò e si rese conto solo un momento più tardi di come le mani della ragazza erano tornate a stringersi intorno alla sottile vita.

“Misty, cos’hai?”

“Quello…quello che abbiamo fatto io e Drew è imperdonabile…

Il ragazzo scosse la testa. “Non è questa la priorità ora, non importa, va tutto bene

“COME PUO’ ANDARE TUTTO BENE ASH? MALEDIZIONE, PIANTALA CON LE TUE SOLITE PAROLE DA AUTOCOMMISERAZIONE!”

Ash si pietrificò all’istante, era da parecchio che non vedeva Misty così arrabbiata, e forse, in parte, in questo momento ne aveva più che ragione.

Ma nonostante ciò, nonostante la rabbia e la voglia di spaccare il muso a Drew e a chiunque altro, non riusciva a prendersela, non riusciva a guardare negli occhi la ragazza ed affrontarla.

Non c’era mai riuscito, fin dal principio.

Le cose, in fondo, non erano così tanto cambiate.

“Dobbiamo trovare un modo per andarcene e portare con noi tutti gli altri, non permetterò a nessuno di fare ancora del male a te o a qualsiasi altra persona alla quale tengo


*


“Ehi toglimi quelle zampacce di dosso!” disse Dawn cercando di mordere l’agente del Team Rocket che le mise le manette ai polsi, spingendola poi insieme al resto dei suoi compagni.

“Come va la caviglia?” chiese Vera, preoccupata per l’amica, fissando la gamba della ragazzina, la quale nonostante cercasse di camminare normalmente, faceva fatica ad appoggiare il piede a terra a causa della slogatura.

“Ricordate di ritirargli tutte le sfere pokè, non voglio che riescano a fuggire con uno stratagemma così stupido” disse Madama Boss tenendo per un braccio delia, la quale, non poteva fare altro che guardare gli amici di suo figlio essere imprigionati nelle segrete.

“Che ne sarà di Ash e Misty?” chiese volgendo lo sguardo verso gli occhi glaciali della donna.

“Ce ne occuperemo personalmente, tuo figlio mia cara è troppo importante, per lasciarlo libero di scorrazzare per il mondo. Il tempo dei giochi è finito. E’ giunto il momento che impari a crescere e che prenda il proprio posto nella società…ovviamente al mio fianco

“Siete un mostro…”

Madama Boss sorrise beffarda.

“Sono felice che te ne sia accorta mia cara

“Lasciala stare, e pensiamo ad un modo per trovare quei due” disse Giovanni intromettendosi e mettendosi di fianco a Delia.

“Come puoi dire una cosa del genere! Devi lasciarlo libero! Ash non diverrà mai come te!”

“Ricordati che è pur sempre nostro figlio” lo disse con un tono di voce talmente dolce e tenero che per un attimo Delia rimase a fissarlo come se non l’avesse mai visto. Come se l’avesse conosciuto adesso per la prima volta.

“Non è…”

Le parole le morirono in gola, mentre l’uomo posava avidamente le proprie labbra sulle sue, e venne sopraffatta, antiche e represse sensazioni tornarono in superficie, facendola sentire meno di zero. Aveva seppellito quei sentimenti per non dover soffrire, per proteggere Ash.

Solo per lui

Ed invece ora eccola li, in balia degli eventi e dei suoi stessi sentimenti, che, come accade in questi casi, quando si pensa siano ormai morti e sepolti, tornano alla ribalta più splendenti e caotici di prima.


*


Nel frattempo Ash e Misty correvano da una parte all’altra del palazzo, cercando un qualsiasi punto di appiglio per poter scappare di li.

“Ash, dobbiamo trovare gli altri” disse la ragazza ma Ash le mise una mano sulla bocca.

Sssh” disse prendendola e nascondendosi insieme a lei in uno stanzino buio.

Uno stanzino delle scope.

“Ma cosa?” chiese lei.

“C’erano degli agenti, ci avrebbero scoperto

“E mi trascini nel ripostiglio adibito alle scope per pulire? Ma sei fuori? Che hai in quella testa Ash?”

Misty era seriamente adirata dalla situazione, non per il fatto in se, ma proprio per l’angusto e ristretto spazio vitale che per forza maggiore era costretta ad avere li dentro. Era una strana sensazione, nuova.

Aveva sempre desiderato stare così vicino ad Ash, poter sentire il respiro sui capelli, il suo cuore battere alla medesima velocità del suo. Eppure in quel momento una vampata di sangue le affluì alle guance, facendola arrossire, e si ritrovò a benedire l’oscurità dello stanzino.

“Che hai?” le chiese improvvisamente Ash vedendo come la ragazza cercasse di tenere lo sguardo basso, per non dover incontrare il suo sguardo.

“Ho caldo, e si sta stretti”

“Bhe, mi dispiace, cerca di resistere ancora un po’, quando le guardie saranno passate e saremo sicuro di essere al riparo da occhi e orecchie indiscrete usciremo. E’ questione di minuti, te lo prometto”

A quelle parole Misty alzò di scatto il viso ritrovandosi a fissare gli occhi scuri del ragazzo che in quel momento avevano assunto un’espressione fiera e coraggiosa.

Lo sguardo che aveva sempre amato.

Non pensò neppure a ciò che stava per fare, si tese quel poco che bastava per sfiorare delicatamente le labbra del ragazzo che assunse stavolta un’espressione stupita e confusa.

“Mi dispiace…è…il buio che gioca strani effetti

“Ah…”

Nessuno dei due seppe quando tutto ebbe inizio, forse il luogo, forse i loro respiri e i loro cuori troppo simili, ma improvvisamente, tornarono nuovamente a baciarsi, ed era un bacio completamente differente da quello che si erano dati subito dopo la morte di Brock. No, questo bacio faceva presagire molto altro.

Qualcosa che avrebbe comportato da parte di entrambi un notevole autocontrollo e un’ancora maggiore maturazione per poter riuscire ad andare avanti.

Crescere insieme


*


“Li avete trovati?” chiese Madama Boss, ormai stanca di sentirsi sempre ripetere che quei due ragazzi erano scomparsi nel nulla.

“Siamo spiacenti Signora, ma siamo certi che sono ancora all’interno dell’edificio, se fossero usciti le telecamere di sicurezza li avrebbero filmati” disse uno degli agenti, terrorizzato vedendo come gli occhi dell’anziana donna erano ora, iniettati di sangue.

“TROVATELI!” gridò, sbattendo con forza il pugno sul tavolo del suo studio, dove si era rifugiata dopo essere stata sicura che gli intrusi fossero stati fatti portare nelle segrete.

L’agente mormorò un si sommesso, dopodichè uscì di gran carriera dallo studio della donna, pregando di riuscire a trovare gli ultimi due intrusi rimasti il libertà prima che la donna decise di sistemare lui.


*


“Spero che Ash stia bene” disse Dawn seduta sullo scomodo letto, mentre Vera le visionava la caviglia, nonostante non fosse un medico e che quindi, di simili cose ne sapesse meno di zero. Eppure quando lei e Max erano più piccoli e il fratellino alle volte giocando cadeva a terra scorticandosi le mani o le ginocchia era lei quella che se ne prendeva cura. Era lei la persona che correva alla più vicina fontanella per bagnare un fazzolettino di tela da applicare sulle ferite del fratello, e che poi, nonostante la sua esile figura, lo portava in spalle fino a casa.

Il più delle volte, durante il tragitto Max si addormentava, scaricando tutto il peso del suo piccolo corpicino sul suo. Eppure non le interessava. Perché in quei momenti, nonostante le ferite provocate della caduta, poteva sentire il suo respiro farsi sempre più profondo e regolare, poteva sentire il suo respiro accarezzarle i capelli e il viso.

Era vivo

La ragazza scacciò via quel pensiero, l’ultima cosa che voleva adesso era deprimersi ripensando ai momenti felici che aveva passato con lui. Una volta usciti da quella situazione, avrebbe avuto tutto il tempo per distruggersi dal dolore.

Sospirò, cosa che non sfuggì all’occhio attento di Drew, il quale, si ero appoggiato al muro tenendo le braccia incrociate.

“Tutto bene?” le chiese.

Si, tranquillo” rispose lei, cercando di mascherare il dolore dietro ad un falso sorriso.

Il ragazzo la fissò per alcuni minuti, indeciso se crederle o no, ma quando lei ripete la frase e si voltò di scatto verso Dawn riprendendo la sua medicazione il ragazzo capì che era meglio lasciar perdere.

“Sono preoccupata per Misty, mi sembrava debilitata, come se fosse distrutta” disse improvvisamente Dawn fissando la sua caviglia appena fasciata dalla ragazza dai capelli castani.

“Distrutta?” le domandò Vera, alzando il viso e guardandola confusa.

Si, come se fosse provata dal dolore, non so spiegartelo, ma io me ne intendo di queste cose” rispose la ragazzina e per un breve periodo di tempo sia Drew che Vera si domandarono se non li stesse prendendo per i fondelli o stesse dicendo la verità.

“Spero che non sia così…spero solo che….” Disse Drew, ma non riuscì a continuare, un pensiero assurdo ed atroce iniziava a sorgergli. Era impossibile una cosa del genere.

Perché se fosse successo davvero, avrebbe distrutto gli equilibri.

“Maledizione…”


*


“Entra” disse Giovanni spingendo con non troppa delicatezza l’ex moglie nella stanza.

“Che vuoi fare?” chiese lei, più arrabbiata che impaurita, nonostante Giovanni fosse un uomo rude e malvagio, era pur sempre un gentiluomo, e questo in parte, giocava a favore di Delia.

Se avesse amministrato bene le sue carte sarebbe riuscita a farla franca. Tutto stava però a cercare di capire come fare.

“Mi spieghi una cosa?” disse improvvisamente guardando l’uomo di fronte a lei che corrugò la fronte, indeciso se permettere alla donna di parlare o meno.

“…dimmi…”

“Perché è così importante per te avere Ash a capo del Team Rocket?”

“Che razza di domanda è? E’ mio figlio no?”

Delia alzò un sopracciglio.

“Appunto…”

Giovanni capì immediatamente dove la donna volesse arrivare. Ogni genitore vuole solo il bene per i propri figli, e lui, voleva precludergli la possibilità di essere felice, perché, sapeva, di non aver scelto da sé di diventare capo di quella grande forza mondiale quale era diventato il Team Rocket.

Sarebbe stato disposto a sacrificare gli ideali del figlio? E per cosa poi? Per una sciocca vendetta, per un suo benessere personale.

La sua libertà in cambio di quella di Ash

“Che razza di donna meschina sei? Vuoi mettermi contro mia madre!”

“Io non ho mai detto questo, sto solo cercando di capire perché

L’uomo si voltò dall’altra parte mentre Delia, con la solita calma che la contraddistingueva continuava a guardare tranquilla l’uomo, le cui spalle un tempo, erano esili e larghe come quelle di Ash, ma che ora, a causa di dolori, vittorie e sconfitte erano diventate in qualche modo possenti.

“Perché vivi ancora alla sua ombra? Per te cos’è più importante? I soldi rubati ed estorti con l’inganno oppure la realizzazione dei sogni di Ash? Il tuo sogno, che lui, inconsciamente sta cercando di portare a compimento, nonostante voi cerchiate ogni volta di fermarlo, mettendogli i bastoni fra le ruote

“Il Team Rocket continuerà ad evolversi, a soggiogare i deboli e gli inutili, e che lo voglia o no, Ash farà parte di questo grandioso progetto di conquista” disse nuovamente fiero e sicuro di se stesso, ed uscì dalla stanza, lasciando la donna sola.

Delia sospirò, conscia del fatto che ormai esisteva solo un unico modo per fermare Giovanni.

Le parole non erano servite.


*


Il calore di un corpo contro un altro, cuori che battono veloci come battiti d’ala di giovani colibrì. Respiri dolci e piacevoli carezze.

Nonostante il buio e lo spazio angusto Misty non si era mai sentita a suo agio come in quel momento. Poco importava che dietro a quella porta che li divideva dal resto del mondo, ogni singolo membro del team Rocket le stesse dando la caccia.

In quel preciso istante, poteva anche esserci la fine del mondo, che lei non se ne sarebbe minimamente accorta.

“E’ tutto a posto?” le chiese Ash, la voce che tremava, come il suo intero essere.

Lei annuì semplicemente, abbracciando il ragazzo e lasciandosi inebriare da quel suo profumo inconfondibile. Dal calore che la sua pelle emanava e che la avvolgeva in modo protettivo, facendo scivolare via tutto il dolore che aveva provato, come acqua a contatto con la pelle.

Passarono altri interminabili minuti prima che i due ragazzi presero il coraggio a due mani e decisero di uscire per controllare se la situazione era tranquilla.

“Via libera” disse Ash tendendo una mano e prendendo quella di Misty che sussultò a quel contatto. Arrossì lievemente ma il ragazzo non ci fece caso per sua fortuna, troppo preso com’era a controllare che tutto fosse deserto.

Fecero un passo avanti, ma improvvisamente qualcuno arrivò loro alle spalle e ci volle poco che Misty cacciasse un urlo.

Invece quell’urlo non ci fu, ma ci fu qualcos’altro. Una mano era ferma sulla bocca di Misty, e due occhi castani la guardavano con un misto di sentimenti contrastanti.

Ga…Gary?” disse quasi interdetta, quando fu libera dalla mano del ragazzo, più lo guardava e più se rendeva conto che era impossibile che lui fosse li. L’ultima volta che lo aveva visto era bloccato in una stanza d’ospedale, paralizzato.

Subito il suo sguardo corse alle sue gambe, perfette e forti come un tempo.

“Ma come…?” chiese incredula.

“Riabilitazione e parecchia morfina per attenuare il dolore, a dopo con le spiegazioni più dettagliate” disse quando lei cercò di aprire la bocca per dire qualcos’altro. Lo sguardo del ragazzo corse ad Ash, fermo ed impassibile dietro a Misty, la cui mano era ancora ben salda alla sua.

“Ho visto il video…quello dove…” non riuscì a continuare e Misty sentì Ash irrigidirsi improvvisamente.

Si voltò appena verso di lui e vide che il suo sguardo era fermo, quasi di pietra mentre teneva gli occhi saldamente ancorati al viso di Gary.

Non voleva.

Non poteva…non riusciva a guardarla.

Non ancora.

Di nuovo il dolore la attanagliò, mentre la tranquillità che aveva provato pochi istanti prima sfumavano, evaporando dentro di lei e facendo spazio all’oblio.

“Misty? Che hai?” disse Ash vedendo il corpo della ragazza iniziare a tremare in modo convulso.

“Non…”

Non fece in tempo a dirlo che Misty crollò esausta fra le braccia di Gary…

 

 

CONTINUA

°^° posso affermare con certezza matematica che mancano 4 capitoli alla fine <3 oddio, questa fic è una vera e propria odissea ormai…xD comunque, ok, ho sconvolto una marea di gente…^^’’ scusate…

 

NEKO-CHAN

Dire che sono rimasta sconvolta per la mega recensione è dire poco xD…°^° comunque più che altro non è il fatto che Ash ci arriva troppo facilmente, è che il primo attacco a Misty è accaduto proprio nel modo pressoché identico a quello della finale di Sinnoh, e reputo Ash “sveglio” solo per quanto riguarda questioni di carattere prettamente da pokemon, ed essendo che sicuramente si ricorda ogni singolo incontro, bhe, uno più uno…°^° per il fatto di Misty, bhe, in effetti forse è troppo lagna, ma aveva delle certezze che le sono crollate, inoltre Ash non si comporta proprio da “moroso” e questo la scardina ulteriormente…^^ comunque sono contenta che ti piaccia, e soprattutto per il caos del TR xD davvero, sei stata molto gentile. Per quanto riguarda le ship...bhe, vedrai ohohoh.

  
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