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Autore: _diana87    31/07/2015    7 recensioni
Non ricorda più il panorama prima che quell’ondata di fumo nero invadesse la sua visuale.
Neanche nelle sue teorie più assurde avrebbe mai immaginato di vedere il cielo sopra New York tingersi di nero.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non riesce più a pensare a qualcosa. Durante il tragitto dal bar vicino l’esplosione al distretto, Castle ha tenuto un silenzio tombale.
Ryan ed Esposito, seduti ai posti davanti, rispettivamente nei sedili di guidatore e passeggero, si sono voltati poco e ogni volta lo vedono guardare fuori dal finestrino con lo sguardo assente e le mani in mano ferme e irrigidite, bloccate in quella posizione.
Le immagini della sua Kate gli passano davanti come un film a rallentatore e si sente come nell’istante in cui si sta per morire e si ripercorrono tutti gli attimi più importanti della propria vita.
Un sussulto lo riporta alla realtà: è la portiera dell’auto che sbatte. Esposito e Ryan sono usciti e gli fanno notare che sono arrivati al Dodicesimo. Sentendosi il peso sulle spalle, Castle apre a fatica la portiera, ma invece di mettersi eretto, scivola a terra e appena sente il terreno con le mani, vomita la colazione e anche l’anima.
Ryan ed Esposito devono tirarlo su con la forza e trascinarlo nel distretto.
L’accoglienza è fredda, mentre gli agenti della centrale osservano un uomo ridotto in stracci, sporco e spento, che non riesce a stare in piedi. Il viso è pallido, le mani tremano e la testa comincia a scoppiargli. Sente che non riuscirà a pronunciare una sola parola.
La luce violenta piantata su di lui gli fa intuire di essere nella stanza degli interrogatori. A fatica apre gli occhi e dalla penombra spunta un uomo massiccio di carnagione scusa. È rasato, ha lo sguardo cupo e indossa un elegante completo con un distintivo che ancora non riesce ad identificare sulla parte sinistra della giacca.
Perfetto per il mio romanzo di spionaggio, pensa Castle.
Nikki Heat aiuta uno 007 a combattere un grosso omone di colore, a capo di un traffico di armi illegali.
Ma la vera Nikki Heat è morta e l’immagine della sexy detective in tacchi a spillo e minigonna scompaiono all’istante.
“Signor Richard Castle,” inizia il grosso uomo, poggiando le mani sul tavolo per sporsi verso lo scrittore, “sono l’agente Harrison Turk, FBI. Ho qualche domanda da farle su sua moglie, la detective Kate Beckett.”
Le labbra gli si incrinano in mezzo sorriso pensando che quest’uomo ha un nome buffo che non gli si addice per nulla data la sua imponente statura. Sarà alto più di due metri e sembra più un giocatore dell’NBA che un agente dell’FBI. Forse faceva il buttafuori prima di unirsi alle forze governative. Mentalmente traccia una linea immaginaria, cancellando dalla testa la trama del suo romanzo.
“Mia moglie è morta”, gli esce di risposta dalla bocca senza pensarci su ulteriormente. “Non può interrogare un cadavere.”
Castle sembra divertito dalla sua stessa osservazione. Le persone hanno uno strano modo per elaborare il lutto.
L’agente Turk si volta confuso cercando lo sguardo del capitano Gates, che è rimasta in un angolino della stanza. Anche lei non capisce l’atteggiamento dello scrittore.
“So che non sarà facile dirglielo, ma devo farlo. La scientifica ha rivelato che lo smembramento del corpo della detective è tipico dei kamikaze integralisti che si fanno esplodere.”
L’agente Turk capisce il riserbo e dà qualche secondo affinché lo scrittore elabori il lutto. Rick invece si prende la testa tra le mani e dondola compulsivamente sulla sedia.
Com’era successo? Come si era arrivati a fare una conversazione del genere?
La donna che amava, colei che rappresentava la giustizia in persona, non poteva essere una spietata killer che agiva di nascosto. C’era qualche passaggio a cui lui non aveva pensato. La trama è stata tessuta in ogni dettaglio alla perfezione; un matrimonio felice, due persone che si amano e che desideravano costruirsi una famiglia. Lo scrittore e la musa che combattono il crimine insieme. Sempre.
Terminati quei secondi di fuoco, Castle si toglie le mani, che dalla testa passano davanti gli occhi e scivolano lentamente sul duro tavolino, quasi a volersi aggrappare a qualche corda invisibile che lo aiuti ad uscire da quell’oscurità.
“Kate è sempre stata la miglior detective della polizia di New York. Il fatto di essere sposata con me non l’ha mai fermata. Non ha mai anteposto la sua carriera per star dietro a suo marito” mentre dice ciò, si tocca la fede all’anulare sinistro. China la testa e abbozza un sorriso dolceamaro. La figura di Beckett appare davanti a lui. “Era una donna tenace, dura e in gamba. Era difficile farla aprire, ma una volta che sfondavi quel muro, si rivelava una donna ricca di sorprese che nessuno poteva immaginare. Ci amavamo ogni giorno, disperatamente e allegramente, come se fosse l’ultimo. In conclusione, agente, conosco mia moglie e non l’avrei mai creduta capace di una cosa del genere.”
L’agente Turk guarda di nuovo la Gates prima di sedersi davanti a Castle. Si decide ad aprire una cartellina dove un post-it ricorda che si tratta di informazioni riservate, e lo sfoglia lentamente.
“Siamo tutti accecati dalla bellezza interiore ed esteriore di una donna. Ma sua moglie le nascondeva molte cose a quanto pare. Qualche tempo fa, lavorando a un caso, è entrata in contatto con degli integralisti islamici.”
Castle strabuzza gli occhi. Questo dettaglio gli mancava. Non lo aveva calcolato. Quante cose gli aveva nascosto la sua Kate?
“Impossibile. Se l’avessi sorpresa a pregare come una musulmana, o parlare con uno di loro, me ne sarei accorto.”
“Posso solo dirle come stanno le cose. La detective Beckett ha incrociato la strada con qualcuno di grosso che l’ha convinta a diventare un mostro.”
Quella parola lo fa uscire fuori di senno. Si agita sulla sedia e gli punta il dito indice contro, prima di ricordarsi che deve comportarsi da civile se vuole andare in fondo a questa storia.
“Non le permetto di parlare così di Kate.”
Ma l’agente continua a sfogliare la cartellina senza degnargli di uno sguardo.
“Signor Castle, sua moglie le ha detto dove andava questa mattina?”
“Era al distretto quando me ne sono andato per cercare ispirazione da solo. Sono uno scrittore, nel caso non lo sapesse.”
“Non ha notato nulla di strano nel suo comportamento di recente?”
“Non che io sappia.”
“Signor Castle, le conviene non mentire se vogliamo sapere cos’è successo realmente alla detective Beckett.”
La Gates fa un passo in avanti e finalmente si mostra sotto la luce fioca. Una figura irrigidita dagli occhi carichi di tensione che scrutano Rick facendogli un impercettibile segno.
Lui ritira le mani da sopra il tavolo e se le mette sopra le gambe, incrociate, giocherellando con le dita. Lo sguardo si sposta in basso, andando ad aprire i cassetti più remoti della sua mente da scrittore.
“Era pensierosa ultimamente. Ma credo sia per il fatto del concorso da capitano, per questo non le ho chiesto altro. Agente Turk, io e Beckett ci amavamo e mi rifiuto di credere che abbia deciso di tradirmi da un giorno all’altro.”
L’agente gli mostra una fotografia, presa da una videocamera di sorveglianza, della sua Beckett a volto scoperto, capelli raccolti e divisa da poliziotto mentre porta con sé una strana valigia. Truccata pochissimo, si guarda circospetta intorno, mentre i lineamenti degli occhi gli danno l’impressione che sia preoccupata e che abbia paura. Tremolante, Rick afferra l’ultima foto che la ritrae in vita.
“Abbiamo dei testimoni che l’hanno vista uscire dal Dodicesimo alle 10 questa mattina e dirigersi proprio sul luogo dell’attentato alle 11,30.”
“Chi sono queste persone? Mi dica il loro nome!”
L’espressione agguerrita di Castle, che lascia cadere sul tavolo la foto per stringere i pugni, non provocano alcun sentimento nel duro agente dell’FBI, il quale, con molta compostezza, si alza e rimette tutto il materiale nella cartellina.
“Grazie per la sua pazienza.”
Castle cerca disperatamente lo sguardo della Gates, sperando che la ‘Iron’ del distretto possa dire la sua, ma il capitano non ha tutti i poteri per agire contro l’uscita frettolosa dell’agente Turk.
“Aspetti, che ne sarà di me adesso? E l’attentato?”
L’uomo si blocca sulla soglia e resta di spalle per qualche secondo, prima di voltarsi verso lo scrittore mantenendo quell’espressione fredda, di chi ormai è abituato alla prassi.
“Ci sono due opzioni: l’attentato verrà rivendicato o meno, e nel primo caso ce ne occuperemo noi. Lei ha una sepoltura di cui occuparsi adesso.”
C’è qualche tassello del puzzle che non è chiaro.
Rick guarda la Gates che accompagna l’agente Turk fuori dalla stanza, e lui se ne resta lì, letteralmente con le mani in mano.
Il petto gli brucia, quella fede al dito la sente sempre più stretta.
Tante domande affiorano nella sua mente, e stavolta non sarà d’ispirazione per una nuova trama di un romanzo di avventura.
Quanto a fondo si conosce la persona con cui si decide di passare il resto della propria vita?


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Ma che belle storie felici che vado a scegliermi, eh? *-*
Rick è sotto interrogatorio, un po' frastornato, tra l'elaborazione del lutto e l'accettazione di ciò che ha fatto Kate.
Nessuno sembra intenzionato a dargli una mano per indagare a fondo sulla verità che ha portato la sua amata a uccidersi, quindi il nostro eroe dovrà cavarsela da solo.
Ci riuscirà?
Se volete, sapete dove trovarmi :p
A presto,
D.
   
 
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